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storia,tradizioni e cucina della sardegna
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claudia76



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MessaggioInviato: Lun Ago 18, 2008 19:53    Oggetto: Rispondi citando


Barì Sardo




Situato al centro dell'Orientale Sarda, questo paese conta quasi 4000 abitanti. Barì, come veniva chiamato il paese, dalla radice mesopotamica" bar" e da "abbarì" (palude), con la costituzione del Regno d'Italia è diventato Bari Sardo. Di tradizione agricola ed artigianale ha scoperto da poco una vocazione turistica. Tra case rustiche e coloniche, sopravvivono antichi ovili, e si ergono ville, alberghi, campings. Il paese è circondato dalle verdi e dolci colline di Su Pranu e Pizz'e Monti e dagli altipiani di Teccu e Su Crastu. Il periodo prenuragico e nuragico è documentato dalla presenza di molti monumenti preistorici: menhirs, domus de janas (presenti in località Pirarba, Funtana Su Rettore, Ibba Manna, Gib'e Scrocca, Pizz'e Monti), nuraghi e tombe dei giganti. La storia del periodo fenicio-punico-romano coincide con le vicende ogliastrine, testimoniate dalla presenza, ad appena 13 chilometri di distanza, del centro commerciale è portuale di "Solki" (l'attuale Girasole). Con l'avvento del Cristianesimo sorsero numerosi villaggi intorno a chiese rurali: Sant' Antine, Santa Susanna, San Leonardo, Santa Cecilia. Successivamente le incursioni vandaliche ed arabe diedero origine alla nascita della villa di Barì, nell'attuale sito, a 4 Km dalla costa. Le prime citazioni si trovano infatti in due documenti medievali: il primo (XII secolo) per "coltivazione di cereali, grano ed orzo", il secondo (1316) per tributi che i bariesi pagavano ai pisani. Nel 1479 il paese cadde sotto il dominio spagnolo. Sullo scoglio della costa di Barì, per decreto di Filippo II, venne fatta costruire la torre, detta appunto " spagnola", in difesa della costa dalle frequenti incursioni saracene. Il periodo della dominazione di Casa [img][img]Savoia, dal 1715 in poi, è caratterizzato da grandi problemi: mal governo,[/img][/img] tributi esosi e malaria. Nel 1800 il paese doveva comunque essere fiorente, se, insieme a Tortolì e Lanusei, aveva l'ambizione di diventare Diocesi d'Ogliastra. La costa bariese, lunga circa 9 km., inizia dalla bella spiaggia di Cea, incastonata nella omonima insenatura con due faraglioni di porfido rosso; continua con la rocciosa Punta Niedda, propaggine di un antichissimo vulcano spento, per aprirsi alle larghe e spaziose spiagge della Torre, fino alla Marina di Gairo. La bellezza e la limpidezza delle coste bariesi hanno portato al riconoscimento della “Bandiera Blu”. Per gli amanti del trekking e delle escursioni montane, inoltre, Barisardo offre una natura rigogliosa di essenze tipiche dell’area mediterranea; incredibili esplosioni cromatiche si fondono con profumi e paesaggi incantevoli. La modernità dello sviluppo turistico, peraltro, non ha trascurato la valorizzazione degli aspetti tradizionali; gli oggetti dell’artigianato locale hanno una impronta particolarissima: si va dalle elaborate e complesse volute delle filigrane impiegate nei gioielli alle forme astratte e selvagge delle maschere e dei costumi locali. Nel periodo estivo si svolgono diverse sagre e manifestazioni di carattere religioso, fra le quali la "Sagra de su Nenniri" (nettare) con processione fino al mare, alla fine di giugno, e la Festa Patronale della B.V. di Monserrato a settembre.

LA SPIAGGIA E' lunga circa 8 Km. e larga 100 metri, divisa in due parti dal promontorio roccioso sul quale si trova la Torre. Una parte della spiaggia è composta da sabbia grossa come chicci di riso ed è di un colore leggermente ocra, mentre l'altra parte è fatta di sassolini tondi. La spiaggia è soleggiata fino al tramonto, il mare è sempre calmo con poco vento ed il fondale degrata dolcemente. Splendido il contorno

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claudia76



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MessaggioInviato: Mar Ago 19, 2008 15:59    Oggetto: Rispondi citando


oggi ,con un'amica ,abbiamo portato i bambini a mare pintau(dipinto)SPIAGGIA DI MARI PINTAU

Posizione
Sulla costa sud, a km da Cagliari, lungo la SP 17.

Arrivare
Si percorre la SP 17 fino al Km. 17. Non c'è un parcheggio organizzato, per cui occorre lasciare la macchina o lungo la strada nel tratto sterrato di fianco alla cunetta, oppure nello slargo che precede la stradina che si inerpica sulla collina che sovrasta la località. Per raggiungere la spiaggia: lungo la provinciale ci sono alcuni punti in cui il guardrail presenta dei passaggi, da cui partono i sentieri che portano al mare.

Descrizione
Percorrendo la SP 17, d'improvviso si apre alla vista un'insenatura dai colori unici. L'acqua verde smeraldo, la collina ricca di macchia, l'ampia pineta, i ciottoli granitici levigati, gli scogli sulla destra e una striscia di sabbia sulla sinistra: così si presenta Mari Pintau. La sorpresa più grande si ha entrando in acqua: i ciottoli lasciano il posto alla sabbia finissima. L'acqua è poco profonda. La presenza contemporanea di queste due caratteristiche spiega le sfumature esclusive del mare "pintau", ovverosia dipinto. È in assoluto una delle spiagge più belle e "naturali" di tutta la costa.
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claudia76



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MessaggioInviato: Mar Ago 19, 2008 16:07    Oggetto: Rispondi citando


Domani si va a MASUA e NEBIDA La costa di Nebida e Masua, nell'iglesiente, costituisce uno dei paesaggi più affascinanti della Sardegna.

In questo territorio, però, si è sviluppata anche una delle attività estrattive più importanti dell'Isola.

1857: Paolo Vacatello ottiene il primo permesso di ricerca di minerali che vende alla Società di Montesanto;

1863: la Società di Montesanto ottiene la concessione per minerali di piombo che passò a due imprenditori, F. Calvo e ingegner Scarzella.

Sotto il controllo della Società Anonima Miniere di Lanusei, la miniera alle soglie della prima guerra mondiale, fu tra le prime ad alimentare, a corrente elettrica, il motore del pozzo interno.
Negli anni venti fu evitata la chiusura con l'assorbimento di Masua dalla società Belga Vieille Montagne: nacque, quindi, un unico centro minerario che si dotò successivamente del moderno Porto Flavia, così chiamato dal nome della primogenita del suo progettista, ing. Cesare Vecelli, per la spedizione del minerale.

Negli anni quaranta la miniera passò nelle mani della Sapez.

Dopo la guerra la produzione riprese soprattutto con le ricerche. E' in questo periodo che si giunse all'unificazione con la miniera di Nebida.

Nel 1956 l'AMMI assorbì le miniere: i nuovi capitali vennero investiti in un grande progetto per lo sfruttamento del giacimento a solfuri di Acquaresi stimato in 15 milioni di tonnellate.

Ma il destino di questo progetto fu segnato come la lenta ma inevitabile chiusura definitiva delle miniere.


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claudia76



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MessaggioInviato: Mar Ago 19, 2008 16:14    Oggetto: Rispondi citando


PAN DI ZUCCHEROMASUANEBIDANEBIDA
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claudia76



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MessaggioInviato: Mar Ago 19, 2008 16:19    Oggetto: Rispondi citando


Proseguendo da Masua, lungo la strada asfaltata, si percorre un tratto interno, non più sul mare, si passa per Acquaresi (miniera), fino a giungere, dopo circa 8 km al bivio per Cala Domestica.

Cala Domestica, una delle più belle spiagge della Sardegna, si trova a 2 km a sud di Buggerru. La spiaggia posta al termine di una profonda insenatura della costa e circondata da alte falesie, fu utilizzata fino al 1940 come porto d'imbarco dei minerali provenienti dalle miniere della zona, a testimonianza di questo periodo restano ancora i ruderi di diversi edifici, tra cui le rovine dei magazzini della miniera. Qui, una volta, era in funzione una piccola ferrovia per il trasporto del minerale da imbarcare sulle navi. Durante la II Guerra Mondiale fu base navale tedesca. Cala Domestica è dominata da un'antica torre spagnola, per raggiungerla basta prendere il sentiero che parte a sinistra della spiaggia, lungo il tragitto si possono ammirare stupendi panorami sull'insenatura, mentre sulla punta della scogliera opposta si trova un arco di roccia. La torre fu costruita probabilmente alla fine del XVIII secolo (1765-1786), la struttura, in calcare, presenta una forma cilindrica e misura circa 12 m di diametro e circa 11 m d'altezza. Durante la seconda guerra mondiale fu utilizzata come punto di osservazione, la scala in ferro all'interno della torre risale a quest'epoca. Sulla scogliera a destra della spiaggia, una galleria scavata dai minatori, porta ad un altra spiaggetta.

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claudia76



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MessaggioInviato: Mar Ago 19, 2008 16:25    Oggetto: Rispondi citando


[img]http://garetjax74.altervista.org/plugins/gallery/includes/image.php?pic=L21lbWJyaTIvZ2FyZXRqYXg3NC9nYWxsZXJ5L2NhbGFkb21lc3RpY2EvY2FsYWRvbWVzdGljYTAwNS5qcGc=&h=300&w=400[/img]sempre cala domestica
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claudia76



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MessaggioInviato: Mer Ago 20, 2008 14:47    Oggetto: Rispondi citando


Cinghiale sardo
NOME IN SARDO: polschavru, porcrabru, sirbone, sirvone, sirboni, pulcavru
FAMIGLIA: Suidi
ORDINE: Artiodattili
DESCRIZIONE:

E' un suide dalle forme massicce e di mole imponente,che raggiunge 1-1,5 m di lunghezza; la femmina è più piccola. Ha il corpo ricoperto da un mantello bruno-nerastro formato da lunghe setole rigide e da un folto pelo lanoso e corto, che sul dorso si rialza formando una specie di cresta; la testa è grande, con le orecchie dritte e il muso dal caratteristico grifo. I canini inferiori sono molto sviluppati e formano le cosiddette zanne (o difese), che raggiungono anche i 10 cm. La vista, piuttosto debole, è compensata da udito e olfatto estremamente fini. Di carattere pauroso e prudente, abita i boschi di pianura e di montagna fino al limite della zona arborea, le zone umide, le coste dei laghi e dei fiumi (che attraversa a nuoto, e anche abbastanza abilmente, durante i suoi spostamenti). L'alimentazione è varia: si nutre di tuberi, radici, cereali, anfibi, rettili, nidiacei di uccelli che hanno il nido a terra; nelle sue operazioni di "zappatura" alla ricerca di cibo il cinghiale si rivela un provvidenziale distruttore delle larve di insetti nocivi per il bosco. Caccia in prevalenza di notte, ma se non avverte pericoli lo si vede pascolare anche di giorno. La femmina partorisce fino a 12 (5-6 in media) piccoli, allattati per 2-3 mesi, che raggiungono la maturità sessuale a 10-16 mesi. I cinghialetti, per i primi 6 mesi di vita, hanno il mantello striato. L'adattabilità ad ogni tipo di ambiente, la mancanza di predatori specifici (cacciatori a parte) e la sua introduzione a fini venatori in varie zone ne hanno molto favorito l'espansione numerica, che causa parecchi danni all'agricoltura. Tipico abitante della macchia e dei boschi, il cinghiale sardo è notevolmente più piccolo del cinghiale che vive sul continente. I giovani presentano le caratteristiche strisce longitudinali di color bruno-scuro che scompaiono dopo i 5-6 mesi di età. Ha la dentatura caratterizzata dall'abnorme sviluppo dei canini che hanno assunto forma di zanne (nel maschio sono più evidenti). È con queste, e con il muso dalla forma particolare, che fruga nel terreno alla ricerca di cibo lasciando caratteristici solchi. Si nutre di bulbi, ghiande, radici, lombrichi, funghi ma anche di uova, nidiacei di uccelli che fanno il nido a terra e carcasse di animali. Ha abitudini prevalentemente crepuscolari e vive in piccoli gruppi. In Sardegna sono frequenti gli incroci con i maiali domestici, che vengono tenuti spesso allo stato brado. È preda ambita dei cacciatori, che utilizzano la tecnica della "battuta" con i cani; a queste perdite si aggiungono però quelle dovute al bracconaggio, che utilizza invece la tecnica del filo d'acciaio teso attraverso i passaggi obbligati (e del quale restano spesso vittime anche numerosi altri animali selvatici



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claudia76



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MessaggioInviato: Mer Ago 20, 2008 15:01    Oggetto: Rispondi citando


CINGHIALE AL CANNONAU

Ingredienti
carne di cinghiale
vino rosso cannonau
aceto
cipolla, aglio, alloro, pomodoro secco, olive sarde al finocchietto selvatico, sale e pepe

La sera taglia la carne a tocchi come per uno spezzatino.
Mettila in una terrina e ricoprila con una marinata fatta con questi ingredienti: cannonau, poco aceto, cipolla, aglio, carota, sedano e alloro e qualche grano di pepe.
Lascia la carne a marinare per tutta la notte.

La mattina seguente, togli la carne dalla marinata e falla rosolare in un tegame con un fondo di olio d'oliva extravergine, a fuoco vivace.
Aggiungi un trito prepara un soffritto con olio d'oliva extravergine, cipolla, aglio, pomodoro secco e un po' di prezzemolo.
Aggiungi le foglie d'alloro intere e due grani di pepe.
Abbassa la fiamma e fai cuocere a tegame coperto, aggiungendo ogni tanto un mestolo della marinata.
Aggiusta di sale e aggiungi le olive sarde al finocchietto selvatico.
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sarah72andrea



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MessaggioInviato: Mer Ago 20, 2008 17:13    Oggetto: Rispondi citando


MIO MARITO MI DICE SEMPRE CHE LA CARNE DI CINGHIALE E' BUONISSIMA....
IO NON L'HO MAI ASSAGGIATA E SO' CHE NON LO FARO' MAI Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes MI FA' IMPRESSIONE Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes

SARAH
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GLI AMICI SONO QUELLE RARE PERSONE CHE TI CHIEDONO COME STAI E POI ASCOLTANO PERSINO LA RISPOSTA...
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claudia76



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MessaggioInviato: Mer Ago 20, 2008 20:08    Oggetto: Rispondi citando


non sai che ti perdi......
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sarah72andrea



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MessaggioInviato: Mer Ago 20, 2008 20:14    Oggetto: Rispondi citando


claudia76 ha scritto:
non sai che ti perdi......


SINCERAMENTE NON VOGLIO PROPIO VEDERLA Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes

MA STO' ALLA TUA PAROLA... Very Happy Very Happy Very Happy

VEDRO' DI PROVARLA....FORSE!!!

SARAH
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PREZIOSI27



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MessaggioInviato: Mer Ago 20, 2008 20:41    Oggetto: magníficas playas Rispondi citando


Preciosas playas teneis por ahí.Me gustaria ir de vacaciones por Italia.En septiembre voy de vacaciones por las islas Griegas.Pero para el año que viene pasare por Italia. Very Happy
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claudia76



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MessaggioInviato: Gio Ago 21, 2008 15:50    Oggetto: Rispondi citando


Cabras




Cabras (Crabas in lingua sarda) è un comune di 9.000 abitanti della provincia di Oristano, nella regione del Campidano di Oristano sulla riva sinistra dello stagno omonimo.
Il territorio comunale si estende per 102,18 km2, e confina a nord con i comuni di Riola Sardo e Nurachi e a est con Oristano. A ovest invece il territorio si affaccia sul mare, con un articolazione costiera di circa 30 km che comprende al suo interno la penisola del Sinis e i due isolotti disabitati di Mal di Ventre e del Catalano.


Storia
I primi insediamenti nell'attuale centro di Cabras risalgono al XI secolo, quando la città di Tharros si spopolò definitivamente a causa delle incursioni dei corsari nordafricani. I primi abitanti si stabilirono intorno al castello di cui oggi rimangono solo alcuni resti vicino alla chiesa parrocchiale.

Durante il periodo giudicale guadagnò una discreta importanza poichè spesso la corte del Giudicato d'Arborea risiedeva nel castello. Dopo la caduta del giudicato, il paese passò sotto il dominio di numerosi feudatari anche se spesso gli abitanti cercarono di liberarsi dal vincolo feudale anche con rivolte.

Nella prima metà del XIX secolo il paese fu incluso nella provincia di Oristano come capoluogo di mandamento, sino al 1859 quando passò alla provincia di Cagliari. Nel 1974 tornò infine a far parte della provincia di Oristano appena ricreata.
Luoghi di interesse

Spiaggia di Is Arutas, CabrasFra i principali luoghi di interesse del centro abitato di Cabras vi è la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, una costruzione barocca del XVII secolo dedicata alla santa patrona. A fianco ad essa si possono ancora trovare alcuni resti del castello di Casa di Regno (o Mar'e Pontis), che dopo l'utilizzo nel periodo giudicale andò rapidamente in rovina a partire dal XV secolo. Altra chiesa da segnalare è quella dello Spirito Santo, costruita nel 1601 con una sola navata e due cappelle laterali in stile tardo gotico.

Nel territorio del comune si trova inoltre il villaggio punico di Tharros, uno dei più importanti siti archeologici della Sardegna, oltre alle antiche chiese di San Giovanni di Sinis e San Salvatore. I reperti archeologici trovati a Tharros e nei due villaggi prenuragici che sorgevano sulle rive dello stagno sono conservati al Museo archeologico comunale Giovanni Marongiu‎.

Di grande interesse sono anche le spiaggie della penisola del Sinis, un litorale ancora per larghi tratti non costruito nel quale spiccano per bellezza le bianche distese di sabbia di Is Arutas.

Lo stagno di Cabras è infine noto per la presenza di numerosi uccelli acquatici fra cui i fenicotteri rosa.


Economia
L'economia del paese è basata principalmente sulla pesca, che viene svolta nello stagno in cui sono presenti numerosi allevamenti ittici. I pescatori sono riuniti in cooperative e pescano soprattutto muggini. Prodotto tipico della zona è infatti la bottarga, uova di muggine essicate e salate che vengono commercializzate in tutta italia come prodotto tipici.
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claudia76



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MessaggioInviato: Gio Ago 21, 2008 19:36    Oggetto: Rispondi citando


LA CORSA DEGLI SCALZI




Il villaggio di

San Salvatore

Sorge lungo le strade che portano alle spiagge e alla città di Tharros. Il villaggio si è formato attorno all’antico ipogeo di età nuragica; estesosi con il culto della religione cristiana e con la presenza dei romani nella città di Tharros.

E’ un antico paesino che si popola ad agosto e settembre, per celebrare i riti e la festa in onore del santo. Questa festa si conclude la prima domenica di settembre con la corsa degli scalzi,




è una processione durante la quale il santo si porta dal villaggio di San Salvatore alla chiesa di Santa Maria Assunta a Cabras. .

È una manifestazione tra le più suggestive che si svolgono in Sardegna, che ricorda vicende storiche di invasioni e devastazioni saracene. Quella di San Salvatore è forse la più singolare. 900-1000 giovani, scalzi, che indossano un saio bianco, corrono lungo le strade della campagna portando il santo in spalla sino al paese di Cabras.



La Festa








9 giorni prima, all’inizio del novenario, da Cabras parte una processione di donne vestite in costume che a piedi scalzi portano sino al villaggio un piccolo simulacro raffigurante San Salvatore. Le donne il lunedì successivo riporteranno nella chiesa maggiore il santino. Ogni mattina e ogni pomeriggio viene celebrata una messa e la solenne Via Crucis lungo le 14 stazioni che compongono il calvario di Cristo. La sera, alle18.00, viene celebrata la messa e il parroco saluta e benedice i corridori che si apprestano a trasportare il santo e a dare vita alla corsa.
La leggenda dice che la corsa si riferisce all’impresa di un gruppo di giovani, abitanti di San Salvatore, che dopo aver evacuato il villaggio per sottrarsi alle ricorrenti scorrerie dei Mori, tornarono indietro per sottrarre il simulacro del Santo la saccheggio degli invasori trascinandosi delle frasche per simulare un grosso manipolo di armati.

Nel nostro secolo è nata la rievocazione di quell’episodio in corrispondenza di un numero sempre maggiore di partecipanti, che consentiva un ricambio continuo di forze disponibili al trasporto.

Questa immensa processione a piedi nudi prende il via dalla chiesa Maggiore di Cabras, dove una processione di donne in costume preleva il simulacro del Santo per condurlo nella chiesa laddove i riti religiosi si susseguono per nove giorni (novena).

La corsa vera e propria ha inizio all’alba del primo sabato di settembre quando i corridori prendono in consegna la statua del Santo per portarla nel santuario del villaggio.

L’organizzazione della corsa viene normalmente affidata ai corridori più anziani e di lunga esperienza i quali hanno il dovere di istruire i partecipanti sulle modalità dell’avvenimento.

Essi infatti dovranno avere un comportamento ineccepibile nel seguire lo stendardo e il cocchio con il Santo nel contempo.
Il medesimo rituale si svolge la domenica seguente con l’itinerario contrario fino a concludersi all’ingresso del paese dove li attende un’immensa folla che darà vita alla processione che si concluderà di fronte al sagrato della chiesa di Santa Maria Assunta (chiesa Maggiore).

Il rito della corsa degli scalzi vuole essere inoltre d’auspicio per un buon raccolto, una buona pescosità negli stagni e una grande fertilità delle greggi. SAN SALVATORE
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claudia76



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MessaggioInviato: Gio Ago 21, 2008 19:42    Oggetto: Rispondi citando


Il pozzo romano e il pozzo nuragico di San Salvatore.
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Accesso all'ipogeo dal pavimento della chiesa. L'ipogeo, parzialmente scavato nella roccia, è sotto la chiesa dedicata a San Salvatore, al centro del villaggio omonimo, poco distante dalla città fenicio-punica di Tharros e dalla chiesa bizantina di San Giovanni di Sinis.

Descrizione
Il sito dell'ipogeo presenta tracce di frequentazione già dal Neolitico. Sin da epoche antichissime si evidenzia la sua vocazione cultuale. In età nuragica vi fu scavato un pozzo sacro per il culto delle acque; nel periodo punico l'area fu dedicata a Sid, il dio guaritore; i Romani vi praticarono il culto di Asclepio; in età cristiana, il luogo fu destinato ai riti in onore del Salvatore.
La chiesa fu costruita nel XVII secolo e attorno si sviluppò il villaggio di "cumbessias", alloggi per i pellegrini che si recavano a San Salvatore per compiere il proprio percorso devozionale.
L'attuale sistemazione dell'ipogeo risale al periodo tardo-imperiale. La parte inferiore è interamente scavata nella roccia, mentre quella superiore è realizzata con filari di mattoni e blocchi di tufo intonacato. Ad esso si accede mediante un ingresso che si apre nel pavimento della chiesa e che immette in una scala scavata nella roccia. Dalla scala si accede ad un corridoio lungo il quale si aprono diversi ambienti. Le prime due stanze (A e B) hanno pianta rettangolare, sono coperte a volta con lucernario e sul pavimento di ciascuno di essi si apre un pozzetto destinato a raccogliere i residui dei pasti rituali.
Si accede quindi, dopo aver percorso un breve tratto del corridoio, ad un ambiente a pianta circolare (C), coperto a cupola ribassata, con un lucernario sulla sommità e sul cui pavimento vi è il pozzo d'acqua sorgiva considerata salutare. Ai lati del vano circolare si aprono due ambienti (D e E) con la parete di fondo absidata. Infine, in posizione opposta rispetto all'ingresso, c'è un ambiente (F) più grande rispetto a tutti gli altri, absidato, coperto a volta su cui si aprono due lucernari. Anche in questo vano vi è un pozzo con acqua sorgiva. Nei vani B ed F sono collocato due rozzi altari per il culto cristiano, ai lati dei quali un grosso bacino nuragico è stato riutilizzato come acquasantiera.
Sulle pareti di tutti gli ambienti sono ancora visibili iscrizioni in caratteri punici (il nesso RF = RUFÙ, "guarisci"), greci (con funzioni magiche), latini (generalmente in corsivo) e perfino arabi (si tratta di iscrizioni del XVI-XVII secolo relative alla fede islamica). Presenti anche pitture databili a diversi periodi e riconducibili sia ai culti pagani (Dea tra le fiere, Proserpina dagli Inferi, Pegaso, Ercole che strozza il leone) sia cristiani (pesce, pavone).
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