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1861-2011:ricordiamo insieme i 150 anni dell'unità d'Italia.
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Autore Messaggio
Adry



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MessaggioInviato: Mer Nov 02, 2011 13:19    Oggetto: Rispondi citando


grazie per questo post Giuly
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genziana



Registrato: 22/03/04 13:40
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MessaggioInviato: Mar Nov 22, 2011 23:33    Oggetto: ROMA, presentazione Calendario Storico 2012 GDF con PREZIOSI Rispondi citando



ha scritto:



GDF
: PRESENTATO IL CALENDARIO STORICO 2012




(AGENPARL) - Roma, 22 novembre 2011, 19.46 - “È terminata poco fa, presso la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium “Parco della Musica” di Roma, la presentazione del “Calendario Storico” della Guardia di Finanza - Edizione 2012 - dedicato ai cento anni della Bandiera di Guerra del Corpo”. Lo si legge in una nota della Guardia di Finanza. “Il Calendario, realizzato per la prima volta anche in inglese ed impreziosito dalla prefazione del Prof. Domenico Fisichella nonché dalle tavole del Maestro Antonio Tamburro, ripercorre la centenaria storia del prestigioso Vessillo, in un percorso ideale che attraversa gli avvenimenti più significativi del nostro Paese. Hanno preso parte all’evento, organizzato in collaborazione con la RAI e condotto da Massimo Giletti e Claudia Andreatti, il Comandante Generale della Guardia di Finanza Nino Di Paolo e numerose Autorità Istituzionali. La Sala Santa Cecilia, nei suoi oltre duemila posti a sedere, era gremita di pubblico di ogni età. Alessandro Preziosi ha aperto l’evento recitando il “discorso sul Tricolore” di Giosuè Carducci. L’attore alcuni anni fa, era stato protagonista della fiction televisiva prodotta dalla RAI “il Capitano”, dedicata proprio alle Fiamme Gialle, per la regia di Vittorio Sindoni. Nel corso della serata, all’esibizione della Banda Musicale della Guardia di Finanza, composta da 102 elementi e diretta dal Maestro Tenente Colonnello Leonardo Laserra Ingrosso, si è alternata la proiezione di filmati storici che hanno consentito di rivivere gli atti di eroismo e generosità compiuti dai Finanzieri dal 1911, anno della concessione della Bandiera di Guerra, ad oggi. Il pubblico ha potuto così ricordare, con intensa emozione, gli innumerevoli eventi che hanno visto protagonisti i Finanzieri nel corso della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, durante la Resistenza al nazifascismo, in occasione di calamità naturali e in diverse missioni internazionali. Per tali gesta, la Bandiera di Guerra è stata insignita di numerose ricompense al valore. E’ stata, pertanto, ripercorsa l’evoluzione del Corpo e della sua Storia, dalle origini quale polizia doganale e di frontiera, fino a giungere al suo moderno assetto di polizia economico-finanziaria. Un percorso ideale che la Banda musicale della Guardia di Finanza ha tradotto in musica eseguendo alcuni brani tra i quali Il Nabucco, La leggenda del Piave, L’Inno alla Gioia, accompagnata dalle voci bianche del Coro degli oltre cento bambini dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, martire e patrona della musica, dei musicisti e dei cantanti, della quale proprio oggi si commemora la ricorrenza. La serata è culminata con l’arrivo in Sala della Bandiera di Guerra della Guardia di Finanza, celebrata protagonista, accompagnata dalle note dell’Inno di Mameli, cantato dalle voci bianche del Coro. “La Bandiera racchiude la sintesi dei valori in cui da sempre crediamo per combattere ogni fenomeno che metta a rischio la sicurezza economica e finanziaria del nostro Paese” ha detto il Generale Di Paolo che ha aggiunto “Soprattutto oggi è necessario che i giovani traggano spunto dalle virtù che essa rappresenta, per una ricerca continua del bene comune, che si traduce nella garanzia di una società più equa e più giusta”.
L’evento sarà trasmesso su RAI 1 il 10 dicembre p.v. alle ore 11.00”.

Scritto da com/bat







appuntamento con GDF e il nostro Capitano:

RAI UNO - sabato 10 dicembre 2011 - ore 11.00 in punto!!!


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Antonietta68



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MessaggioInviato: Mer Nov 23, 2011 12:59    Oggetto: Rispondi citando


Grazie Giuly di tutte le news.Ti nomino ufficialmente la vice presidente di questo topic Wink
A parte la battuta personale nei confronti di una persona INEGUAGLIABILE come Giuly,mi sento di dover esternare una mioa considerazione personale,che ,nell'arco degli ultimi mesi è andata sempre più rafforzandosi.
Noi italiani siamo un popolo speciale;le diversità tra nord e sud,tra ricco e povero,tra colto e ignorante ec.ec. spesso fanno parte del nostro vivere quotidiano,un piccolo ,perdonatemi la parola, "razzismo" al quale siamo abituati da sempre e con cui abbiamo imparato a convivere,anche scherzando.Ho una cara amica milanese,e ogni volta che ci vediamo o ci telefoniamo diciamo così "Wuè polentona comm staie" io a lei, " ciao terrona tutto bene" lei a me;questo per farvi capire come scherziamo ,anche se altri,magari,non la pensano così.......
Arrivo al punto:quando c'è bisogno di dare una mano a chi è stato colpito dall'alluvione,dal terremoto,chi ha bisogno di soldi per curarsi,chi ha perso il lavoro all'improvviso.....non c'è diversità che tenga!Da nord a sud è una lunga catena di solidarietà ed è questa l'Italia che preferisco,che amo e che mi fa essere FIERA di essere italiana,alla faccia dei sorrisini del cuginetto francese,che facesse bene a pensare ai suoi problemi invece di sparlare di noi.
Per vedere l'Italia unita c'è ne voluto!!!!Ho riempito pagine di questo topic per cercare di riassumere tutte le difficoltà,gli ostacoli,le guerre,i morti e quant'altro abbia reso possibile l'unificazione.Non dimentichiamocelo mai,la libertà è una grande cosa.
Anche questo forum è una grande unificazione virtuale;grazie al nostro capitano,a Carla e alle volontarie,a noi forumiste,abbiamo creato una solidarietà che va "oltre",oltre qualsiasi barriera architettonica e culturale,grazie amiche.



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cinzia76



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MessaggioInviato: Mer Nov 30, 2011 11:29    Oggetto: Rispondi citando


Hai perfettamente ragione teso'...quando si tratta di dare una mano l'italia si coalizza e non ci sono distinzioni tra nord e sud Very Happy !
Pero' sai che sono una sentimentale Embarassed ...beh mi piacerebbe vedere sempre l'italia unita tra nord e sud senza discriminazioni e forme piu' o meno vistose di razzismo Crying or Very sad ...invece purtroppo ce ne sono ancora parecchie Confused ....
Un bacio sorella mia e torna a presto tvtb Wink !

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genziana



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MessaggioInviato: Sab Dic 10, 2011 11:23    Oggetto: Roma GDF 22/11/11 PREZIOSI legge Discorso Tricolore CARDUCCI Rispondi citando




Giosuè Carducci, Nobel per la letteratura 1906
nel discorso "Per il Tricolore" - 7 gennaio 1897
a Reggio Emilia per celebrare il 1° centenario della nascita del Tricolore

«Popolo di Reggio, Cittadini d'Italia!

Ciò che noi facciamo ora, ciò che da cotesta lapide si commemora, è più che una festa, è più che un fatto. Noi celebriamo, o fratelli, il natale della Patria.

Se la patria fosse anche a noi quello che era ai magnanimi antichi, cioè la suprema religione del cuore, dell'intelletto, della volontà, qui, come nella solennità di Atene e di Olimpia, qui, come nelle ferie laziali, starebbe, vampeggiante di purissimo fuoco, l'altare della Patria; e un Pindaro nuovo vi condurrebbe intorno i candidi cori dei giovani e delle fanciulle cantanti le origini, e davanti sorgerebbe un altro Erodoto leggendo al popolo ragunato le istorie, e il feciale chiamerebbe a gran voce i nomi delle città sorelle e giurate. Chiamerebbe te, o umbra ed etrusca Bologna, madre del diritto; e te Modena romana, madre della storia; e te epica Ferrara, ultima nata di connubii veneti e celti e longobardi su la mitica riviera del Po. E alle venienti aprirebbe le braccia Reggio animosa e leggiadra, questa figlia del console M. Emilio Lepido e madre a Ludovico Ariosto, tutta lieta della sua lode moderna; che "città animatrice d'Italia" la salutò Ugo Foscolo, e dal seno di lei cantava il poeta della Mascheroniana. La favilla scoppiò donne primiero. Di nostra libertà corse il baleno. Ma i tempi sono oggi mai sconsolati di bellezza e d'idealità; direbbesi che manchi nelle generazioni crescenti la coscienza, da poi che troppo i reggitori hanno mostrato di non curare la nazionale educazione. I volghi affollantisi intorno ai baccani e agli scandali, dirò così, officiali, dimenticano, anzi ignorano, i giorni delle glorie; nomi e fatti dimenticano della grande istoria recente, mercé dei quali essi divennero, o dovevano divenire, un popolo; ignora il popolo e trascura, e solo se ne ricordano per loro interesse i partiti. Tanto più siano grazie a te, o nobile Reggio, che nell'oblio d'Italia commemori come nella sala di questo palazzo di città, or son cent'anni, il 7 gennaio del 1797, fu decretato nazionale lo stendardo dei tre colori. Risuonano ancora nell'austerità della storia a vostro onore, o cittadini, le parole che di poi due giorni il Congresso Cispadano mandava da queste mura al popolo di Reggio: "Il vostro zelo per la causa della libertà fu eguale al vostro amore per il buon ordine. Sapranno i popoli di Modena di Ferrara di Bologna qual sia il popolo di Reggio, giusto, energico, generoso; e si animeranno ad emularvi nella carriera della gloria e della virtù. L'epoca della nostra Repubblica ebbe il principio fra queste mura; e quest'epoca luminosa sarà uno de'più bei momenti della città di Reggio".

Il presidente del Congresso Cispadano dicea vero. L'assemblea costituente delle quattro città segnò il primo passo da un confuso vagheggiamento di confederazioni al proposito dell'unità statuale, che fu il nocciolo dell'unità nazionale. Quelle città che fin allora s'erano riscontrate solo su' campi di battaglia con la spada calante a ferire, con l'ira scoppiante a maledire; che fino in una dissonanza d'accento tra' fraterni dialetti cercavano la barriera immortale della divisione e dell'odio; che fino inventarono un modo nuovo di poesia per oltraggiarsi; quelle città si erano pur una volta trovate a gittarsi l'una nelle braccia dell'altra, acclamando la repubblica una e indivisibile quale spirito di Dio scese dunque in cotesta sala a illuminare le menti, a rivelare tutta insieme la visione del passato e dell'avvenire, Roma che fu la grande, Italia che sarà la buona? Certo l'antico ed eterno spirito di nostra gente, che dalla fusione confluito delle varie italiche stirpi fu accolto e dato in custodia della Vesta romana dal cuore di Gracco e dal genio di Cesare, ora commosso dall'aura de' tempi nuovi scendeva in fiamme d'amore su i capi dei deputati cispadani, e di essi usciti di recente dalle anticamere e dalle segreterie de' legati e dei duchi faceva uomini pratici del reggimento libero, cittadini osservanti del giusto e dell'equo, legislatori prudenti per il presente, divinatori dell'avvenire.

E già a Roma, a Roma, si come a termine fisso del movimento iniziato, era volata nei discorsi e nei canti la fantasia patriottica; ma il senno ed il cuore mirò da presso il nemico eterno nel falso impero romano germanico, instrumento d'informe dispotismo alle mani di casa d'Austria; sicché prima a quei giorni risuonò in Reggio la non mai fin allora cantata in Italia reminiscenza della lega lombarda e di Legnano; sicché impaziente ormai d'opere la gioventù affrettò in Montechiarugolo le prove d'una vendetta di Gavinana. Per ciò tutto, Reggio fu degna che da queste mura si elevasse e prima sventolasse in questa piazza, segnacolo dell'unico stato e dell'innovata libertà, la bella la pura la santa bandiera dei tre colori.

Sii benedetta! Benedetta nell'immacolata origine, benedetta nelle via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all'Etna; le nevi delle alpi, l'aprile delle valli, le fiamme dei vulcani. E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e sì augusta; il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l'anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi. e subito il popolo cantò alla sua bandiera ch'ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà; ond'è che ella, come la dice la scritta, Piena di fati mosse alla gloria del Campidoglio.

Noi che l'adorammo ascendente in Campidoglio, noi negli anni della fanciullezza avevamo imparato ad amarla ed aspettarla dai grandi cuori degli avi e dei padri che ci narravano le cose oscure ed alte preparate, tentate, patite, su le quali tu splendevi in idea, più che speranza, più che promessa, come un'aureola di cielo a' morienti e a' morituri, o santo tricolore. E quando tu in effetto ricomparisti a balenare su la tempesta del portentoso Quarantotto i nostri cuori alla tua vista balzarono di vita novella; ti riconoscemmo, eri l'iride mandata da Dio a segnare la sua pace co'l popolo che discendeva da Roma, a segnare la fine del lungo obbrobrio e del triste servaggio d'Italia. Ora la generazione che sta per isparire dal combattuto e trionfato campo del Risorgimento, la generazione che fece l'Unità, te, o sacro segno di gloria, o bandiera di Mazzini di Garibaldi di Vittorio Emanuele, te commette alla generazione che l'unità deve compiere, che deve coronare d'idee e di forza la patria risorta.

O giovani, contemplaste mai con la visione dell'anima questa bandiera, quando ella dal Campidoglio riguarda i colli e il piano fatale onde Roma discese e lanciossi alla vittoria e all'incivilimento del mondo? o quando dalle antenne di San Marco spazia su'l mare che fu nostro e par che spii nell'oriente i regni della commerciante e guerreggiante Venezia? o quando dal Palazzo de' Priori saluta i clivi a cui Dante saliva poetando, da cui Michelangelo scendeva creando, su cui Galileo sancì la conquista dei cieli? Se una favilla vi resti ancora nel sangue dei vostri padri del Quarantotto e del Sessanta, non vi pare che su i monumenti della gloria vetusta questo vessillo della patria esulti più bello e diffonda più lieto i colori della sua gioventù? Si direbbe che gli spiriti antichi raccoltigli intorno lo empiano ed inanimino dei loro sospiri, rallegrando ne' suoi colori e ritemperando in nuovi sensi di vita e di speranza l'austerità della morte e la maestà delle memorie. O giovani, l'Italia non può e non vuole essere l'impero di Roma, se bene l'età della violenza non è finita pe' validi; oh quale orgoglio umano oserebbe mirare tant'alto? Ma né anche ha da essere la nazione cortigiana del rinascimento, alla mercé di tutti; quale viltà comporterebbe di dar sollazzo delle nostre ciance agli stranieri per ricambio di battiture e di stragi? Se l'Italia avesse a durar tuttavia come un museo o un conservatorio di musica o una villeggiatura per l'Europa oziosa, o al più aspirasse a divenire un mercato dove i fortunati vendessero dieci ciò che hanno arraffato per tre; oh per Dio non importava far le cinque giornate e ripigliare a baionetta in canna sette volte la vetta di San Martino, e meglio era non turbare la sacra quiete delle ruine di Roma con la tromba di Garibaldi sul Gianicolo o con la cannonata del re a Porta Pia. L' Italia è risorta nel mondo per sé e per il mondo, ella, per vivere, deve avere idee e forze sue, deve esplicare un officio suo civile ed umano, un'espansione morale e politica. Tornate, o giovani, alla scienza e alla coscienza de' padri, e riponetevi in cuore quello che fu il sentimento il voto il proposito di quei vecchi grandi che han fatto la patria; l'Italia avanti tutto! L'Italia sopra tutto!
»
















      Alessandro Preziosi con la Banda della GDF

      la cerimonia del 22 novembre 2011 - Roma

      RAI UNO, sabato 10 dicembre 2011 - 11.00


        ......... ......... ...

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L'ultima modifica di genziana il Dom Dic 11, 2011 15:38, modificato 2 volte
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Beta



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Residenza: Padova

MessaggioInviato: Sab Dic 10, 2011 16:13    Oggetto: Rispondi citando


Beta ha scritto:
preziosina66 ha scritto:
..."L'ITALIA AVANTI TUTTO! L'ITALIA SOPRA TUTTO! "Bravo Alessandro...mi hai fatto venire la pelle d'oca!!!
È proprio vero Smile stesse emozioni! Bravo Alessandro ! !

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genziana



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MessaggioInviato: Dom Dic 11, 2011 10:33    Oggetto: Roma GDF 22/11/11 PREZIOSI legge Discorso Tricolore CARDUCCI Rispondi citando



      Alessandro Preziosi con la Banda della GDF

      la cerimonia del 22 novembre 2011 - Roma

      RAI UNO, sabato 10 dicembre 2011 - 11.00


Dall'Auditorium Parco della Musica in Roma, con la presentazione di Massimo Giletti e Claudia Andreatti, RAI UNO ha trasmesso sabato 10 dicembre alle 11.10, il Concerto della Banda Musicale della Guardia di Finanza, in occasione dei 100 anni della Bandiera di Guerra e presentazione del Calendario Storico. A dirigere i 102 elementi della Banda, che hanno eseguito brani di A. Piazzolla, L. Van Beethoven e N. Rota, il Maestro Leonardo Laserra Ingrosso. La regia era affidata a Carlo Tagliabue.
L'evento ha visto, inoltre, la partecipazione straordinaria di Alessandro Preziosi.




per rivedere la trasmissione RAI UNO a questo link
è disponibile solo per 7 giorni, fino a sabato prossimo 17/12

per Alessandro Preziosi, dopo la lettura all'inizio, vi consiglio di
aspettare il saluto che gli porge il presentatore Massimo Giletti
Exclamation

e se ne avete il tempo, la trasmissione è tutta interessante
per il Concerto, per il Coro, per l'Inno e la Bandiera d'Italia!


Arrow
www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#day=2011-12-10&ch=1&v=98065&vd=2011-12-10&vc=1
oppure
Arrow www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html selezionare SAB. 10 e poi RAI 1

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Antonietta68



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MessaggioInviato: Gio Gen 05, 2012 16:28    Oggetto: Rispondi citando


[color=red]L'anno appena passato doveva essere speciale per l'Italia a per tutti noi italiani,invece sappiamo bene com'è andata! Crying or Very sad L'Italia non si meritava tutto ciò che è successo!Nonostante tutto sono ottimista e lo dobbiamo essere tutti.Continuiamo a ricordare tutti e tutto ciò che ha reso l'Italia unita .In questo clima ancora natalizio mi piace unirla così:



Dal panettone milanese....




....al cioccolato piemontese.....



.....dai toscani cantucci.....



......agli struffoli napoletani....



......dalla puglia il pasticciotto....




.....senza dimenticare la cassata siciliana...



...........facciamo un brindisi tutti insieme a l'unità italiana
Wink





La condivisione resta e dovrà essere l'arma vincente per rialzarci tutti insieme.Dalle piccole cose,dalla spesa quotidiana ai grandi eventi prediligiamo i nostri prodotti,abbiamo tutto e il meglio di tutto perchè comprare cose estere???Lo stile italiano c'è lo invidiano tutti,ci copiano i vestiti,gli arredi,addirittura l'arte,ma resteranno solo brutte copie.Ripristiniamo i vecchi mestieri,l'artigianato è una caratteristica che non dobbiamo mai perdere,aiutiamo le piccole imprese servendoci di loro ,spendiamo i nostri "pochi soldi" dove c'è ne bisogno........AIUTIAMOCI a risalire perchè c'è la possiamo fare e c'è la faremo,tutti insieme.

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Marilina



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MessaggioInviato: Gio Gen 05, 2012 17:27    Oggetto: Rispondi citando


Rolling Eyes concordo appieno con te Antonietta cara,
credo che queste feste siano state toste per il nostro paese.
Nella mia famiglia abbiamo festeggiato sottotono ma siamo riusciti a non farci mancare niente.Ma bisogna reimparare ad essere parsimoniosi, a non sprecare, a chiedersi se 'serve davvero?' quando si acquista qualcosa e soprattutto che sia di casa nostra.
Brindo con te e con voi tutti al nostro paese aggiungendo alla tavola un vassoio di papassini,dolci tipici delle feste sarde Wink

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Antonietta68



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MessaggioInviato: Ven Gen 06, 2012 14:30    Oggetto: Rispondi citando


Grazie Marilina di aver brindato con noi e di averci farci fatto conoscere un prodotto tipico sardo.Insieme c'è la faremo,ne sono sicura.Anche per me non è stato un natale come gli altri,un pò per la crisi ma anche perchè negli ultimi anni,le feste di natale sono state sempre contornate da lutti e malattie, Crying or Very sad Però questa crisi mi ha insegnato molto,mi ha fatto riscoprire valori che avevo perso per strada,mi ha fatto capire quanto sia importante l'essere e non avere,quanto con poco si possa far felice qualcuno,quanto è indispensabile un abbraccio e non un regalo.Siamo in guerra,una guerra moderna,dove non si usano le armi ma veniamo bombardati dalle tasse,dove dobbiamo conservare quello che abbiamo,dare la caccia al prezzo migliore al supermercato,aggiustarci le cose da soli,rimettere i vestiti che per anni abbiamo depositato nell'armadio,camminare a piedi,andare al ristorante il meno possibile,le vacanze un sogno o almeno dimezzate......ma tutto ciò ci è servito a farc i capire che vivevamo con i prosciutti sugli occhi,non ci siamo resi conto di ciò che non volevano che sapessimo.Grazie ad un uomo,un grande uomo,il presidente Napolitanoche,nei momenti più difficili della crisi politica ed economica ,ha preso in mano la situazione diventando la vera garanzia per il nostro paese.Un uomo onesto con la capacità di decidere ,il coraggio di non nascondere la difficile realtà ma nello stesso tempo l'ottimismo per una nuova rinascita,perchè,come ha detto nel discorso di fine anno" l'Italia può e deve farcela".
Brindiamo anche alla sua salute,deve vivere il più a lungo possibile,grazie presidente.




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Adry



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MessaggioInviato: Mar Gen 10, 2012 23:42    Oggetto: Rispondi citando


mi permetto di inserire questo articolo in questo topic per amore di verità storica.

come in tutte le guerre e le rivoluzioni, non tutto il bene e non tutto il male stanno da una parte soltanto.


Vi prego quindi di leggere...



La Strage di Castellammare del Golfo

di Ignazio Coppola (3/1/2012)


Con il 31 dicembre 2011 si chiude l’anno delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia che, ancora una volta, come avvenne allora nel lontano 1960 in occasione delle celebrazioni del centenario, e così come opportunamente riporta in un precedente articolo di questo giornale Pasquale Hamel, sono state ora come allora, un’occasione mancata. Celebrazioni caratterizzate da vuota retorica e da vacui trionfalismi senza mai scendere nel merito di una obbiettiva rivisitazione storica e squarciare così il velo su verità ed avvenimenti che per 150 anni ci sono state sempre nascoste e secretate da storiografie compiacenti e di regime
Verità negateci dalla storiografia ufficiale e scolastica per cui Garibaldi non fu tanto un eroe più di quanto lo si è dipinto sinora, che Vittorio Emanuele non fu affatto il re “galantuomo” riportato enfaticamente sui libri di storia e che i piemontesi non furono affatto i liberatori, ma senza pietà conquistatori e protagonisti di eccidi e sopraffazioni nei confronti delle genti del Sud e che, conseguenzialmente, portarono ad una mai metabolizzata Unità d’Italia.
I fatti d’arme a partire dal 1860 in poi, i plebisciti farsa e la proclamazione del regno d’Italia avvenuta il 17 aprile 1861 importarono per il Sud e la Sicilia non una liberazione, ma una vera e propria conquista in cui i piemontesi si distinsero per ferocia e brutalità, rendendosi protagonisti di inenarrabili massacri che costarono alla fine in una vera e propria guerra civile tanti più morti di tutte le guerre del Risorgimento I siciliani e i meridionali impararono così, a proprie spese, a conoscere questo singolare modo di essere liberati e affrancati dalla tirannia dei Borbone, prima con gli eccidi di Bronte, di cui si rese protagonista, su mandato di Garibaldi, Nino Bixio, e poi con la rivolta di Palermo (anche questa puntualmente ignorata dalla storiografia ufficiale e dai testi scolastici) del “Sette e Mezzo”( durò infatti sette giorni e mezzo) che avvenne nel settembre 1866 con miglia di morti e con Palermo messa a ferro e a fuoco e tenuta in stato d’assedio per diversi mesi dal generale Raffaele Cadorna, padre di quell’ancor più famoso Luigi, artefice della disfatta di Caporetto.
I piemontesi nei loro processi di “liberazione” e di “esportazione della democrazia”, come si direbbe oggi, non andarono troppo per il sottile, considerando “barbari ed incivili” come li definì in pieno parlamento il generale Giuseppe Govone per giustificare il suo operato e che, decretando nell’Isola, lo stato d’assedio e la dittatura militare con centinaia di fucilazioni e migliaia di arresti e decine e decine di paesi posti in stato d’assedio, guidò la repressione alla ricerca dei renitenti di leva. Il generale Govone morirà suicida forse per il rimorso delle sue esecrabili nefandezze, nella sua casa di Alba nel gennaio del 1872, guarda caso, esattamente dieci anni dopo gli eccidi della “rivolta dei Cutrara” di Castellammare del Golfo perpetrati dai suoi soldati nel gennaio del 1862 e che in questo contesto ci accingiamo a ricordare.
“Barbari e incivili” definì i siciliani il generale Govone sulla stessa lunghezza d’onda del massacratore di Bronte, Nino Bixio, che in una lettera inviata alla moglie, a proposito della Sicilia, così ebbe a scrivere. “Un paese che bisognerebbe distruggere e gli abitanti mandarli in Africa a farsi civili”. “Barbari e incivili” ossia gente inerme, uomini, vecchi, donne e bambini che ebbero, prima a Bronte e poi a Castellammare del Golfo, il solo torto di trovarsi sulla strada di queste razziste belve sanguinarie. Significativo, a tal proposito, fu quanto avvenne ai primi di gennaio del 1862 con gli avvenimenti passati alla storia, e di cui se ne ha scarsa memoria, come la “ rivolta dei Cutrara” e che ricorrendone il 150° anniversario alcuni cittadini castellamaresi in questi giorni si accingono con l’impegno della “Associazione culturale Nostra Principalissima Patrona” a celebrarne il ricordo e a commemorarne i morti.
Il primo gennaio del 1862, a poco meno di un anno dalla proclamazione del regno d’Italia, buona parte degli abitanti di Castellammare del Golfo, stanchi delle sopraffazioni e dei soprusi subiti in così breve tempo, scese in piazza al grido di “abbasso la leva morte ai Cutrara”
La causa scatenante della rivolta fu data, appunto, dall’introduzione della lunga leva militare obbligatoria (dalla quale sotto i borboni i siciliani erano esenti) la cui legge istitutiva, pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale del 30 giugno 1861, prevedeva discriminatamene che i figli dei poveri non potendosi comprare l’esenzione, prevista dalla legge, erano costretti ad una lunga leva di ben 5 anni, mentre, al contrario, ai figli dei ricchi appunto i Cutrara (cappeddi o galantuomini), potendoselo permettere e pagando profumatamente, ne potessero essere esentati.
Il primo gennaio 1862, esattamente 150 anni addietro, gran parte della popolazione capeggiata da due popolani, Francesco Frazzitta e Vincenzo Chiofalo, insorse contro questo stato di cose e contro queste ingiustizie. Dopo avere portato una bandiera rossa al centro del paese si pose alla caccia dei notabili locali appunto i “cutrara” simbolo di queste discriminazioni e di questi privilegi. Furono assaltate la abitazioni del commissario alla leva, Bartolomeo Asaro, e del comandante della guardia nazionale, Francesco Borruso, catturati ed uccisi e le loro case bruciate. Eccessi esecrabili di una popolazione esasperata da vessazioni ed ingiustizie.
Fatti che non trovarono successivamente giustificazione nelle rappresaglie e negli eccidi da parte dei piemontesi sbarcati su due navi da guerra con centinaia di bersaglieri nel porto di Castellammare, inviati dal generale Govone al comando dal generale Pietro Quintino, ex garibaldino. Militari che, anziché porsi alla caccia dei colpevoli, non trovarono di meglio che passare per le armi e fucilare, in dispregio ad ogni elementare norma di umanità e legalità, vecchi, donne e persino un’innocente bambina di appena 9 anni, Angela Romano. Uomini donne e una bambina rastrellati dalle truppe piemontesi in contrada “Villa Falconeria”, alla periferia del paese.
Gli altri fucilati alle ore 13 di quel maledetto venerdì 3 gennaio 1862 furono Mariano Cruciata di 30 anni, Marco Randisi di 45 anni, il sacerdote Benedetto Palermo di 46 anni, la contadina Anna Catalano di 50 anni e i vecchi Angelo Calamia e Antonino Corona entrambi di 70 anni.
A distanza di poco meno di due anni si ripetevano a Castellammare, ad opera dei piemontesi, con pedissequa ferocia e con una sconcertante analogia e crudeltà, i fatti e gli eccidi di Bronte perpetrati da Nino Bixio contro ogni aspettativa di libertà, di giustizia e di affrancamento dalla miseria che avevano invocato i siciliani all’arrivo dei garibaldini prima e dei piemontesi dopo. Di recente, in memoria di quagli avvenimenti le amministrazioni comunali di Castellammare del Golfo e di Gaeta hanno deciso di intitolare una via cittadina ad Angelina Romano la più giovane delle incolpevoli e inconsapevoli vittime di quell’esacrabile eccidio
La rivolta di Castellammare del gennaio del 1862 fu poi, come ricordato all’inizio, propedeutica della grande rivolta palermitana del settembre del 1866 così detta del “Sette e Mezzo”, che costò miglia e migliaia di vittime a causa della repressione piemontese. Rivolte puntualmente ed ipocritamente secretate e ignorate dai testi scolastici e dalla storiografia ufficiale. Questo, ancora una volta, fu il contributo di sangue innocente dato dai meridionali e dai siciliani alla causa dell’Unità nazionale. E proprio per questo sarebbe stato più giusto, lo scorso anno, oltre che festeggiare e celebrare enfaticamente e vacuamente i 150 anni dell’Unità d’Italia, ricordare quei morti e quelle vittime innocenti che furono immolate, loro malgrado, al processo unitario.
Ed è quello che con molto merito per rimuovere una damnatio memorie che per lungo tempo li ha condannati all’oblio stanno facendo in questi giorni i cittadini di Castellammare, commemorando e ricordando le vittime della rivolta dei Cutrara del gennaio del 1862. In piena sintonia con quanto sosteneva Leonardo Sciascia: “Questo è un paese senza memoria e io non voglio dimenticare”. Ed è per non dimenticare che i castellammaresi sono, con questa ed altre future iniziative, alla costante ricerca di una memoria storica perduta.

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cinzia76



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MessaggioInviato: Mer Gen 11, 2012 00:11    Oggetto: Rispondi citando


Grazie teso' per aver inserito questo post dedicato alla nostra Italia scusami non l'avevo notato prima Embarassed ....come sempre concordo pienamente con te Wink !
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Antonietta68



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MessaggioInviato: Gio Gen 12, 2012 17:27    Oggetto: Rispondi citando


Adry grazie per aver inserito questo articolo!Penso che tanti di noi sappiano già che Garibaldi non è stato solo un eroe,anzi!Non dobbiamo stare solo a quello che dicono i libri,a quello che ci fanno studiare,ma cercare e informarsi di capire realmente come sono andate le cose.


Garibaldi per antonomasia è l'eroe dei due mondi ma non è solo così.
Egli era un massonico.Fu finanziato da banchieri inglesi per compiere la spedizione dei 1000 per liberare il sud italia dalla dittatura borbonica.
Il Sud Italia TUTTAVIA a quei tempi era al massimo del suo splendore, era tra i regni più prosperi infatti i suoi primati si contavano a decine e,pertanto, non esigeva per nessun motivo di essere liberato.
Infatti fu saccheggiato e distrutto dai 1000: AD ESEMPIO in Sicilia, a Bronte Garibaldi massacrò migliaia di contadini perchè aveva promesso loro delle terre da coltivare in cambio loro entravano a far parte delle file garibaldine cosa che i contadini fecero, ma Garibaldi non mantenne mai la promessa delle terra e,anzi,reagì con le armi alla loro protesta.
Dall'Unità d'Italia il SUD è CADUTO IN BASSO.
Le casse del Regno d'Italia erano composte per il 70% dai soldi che provenivano dal Regno delle 2sicilie.
SECONDO VOI IL REGNO DI SARDEGNA CHE GUADAGNO AVREBBE AVUTO AD ANNETTERE UN PAESE POVERO?? il SUD NON ERA POVERO PER QUESTO FU CONQUISTATO X DERUBARLO!
LA MASSONERIA (di cui faceva parte Garibaldi) VOLEVA L'UNITà PER CREARE IL NUOVO ORDINE MONDIALE x creare cioè una sola banca,un solo parlamento.
Infatti dopo l'Unità CREBBE L EMIGRAZIONE
CON I SOLDI DEL SUD SI COSTRUIRONO LE INDUSTRIE AL NORD nacque in quell'epoca LA QUESTIONE MERIDIONALE.
Le mafie prima sparse dopo l'unità divennero più forti.
I libri di storia ci parlano dell'Unità d'Italia solo in positivo ma esiste questo aspetto negativo ben documentato che purtroppo quasi tutti disconoscono


Ci sono tante verità celate non solo nella storia italiana...

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