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chi ho conosciuto per colpa del conte
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Autore Messaggio
genziana



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MessaggioInviato: Mer Giu 01, 2005 15:13    Oggetto: Nuove tendenze Rispondi citando


Che bello Daisy! Posso rubartene qualche petalo? è una mia impressione o da qualche tempo a questa parte si trovano sempre di più foto di girasoli... stiamo lanciando una nuova moda: persino l'ipermercato ora mette in mostra mazzi di girasoli, mai visti prima.

Un Abbraccio da Piero e un Bacione da me, Giuly
Smile Very Happy
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maya



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MessaggioInviato: Mer Giu 01, 2005 15:22    Oggetto: Rispondi citando


Ohhh....finalmente!!!!sniffa,così non mi chiederai + che cosa mi sono fumata quando guardo le foto di Reggi......mannaggia al conte Shocked Shocked
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robin81



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MessaggioInviato: Mer Giu 01, 2005 22:11    Oggetto: Re: Nuove tendenze Rispondi citando


Genziana ha scritto:


... stiamo lanciando una nuova moda: persino l'ipermercato ora mette in mostra mazzi di girasoli, mai visti prima.

E' vero cara Giuli, anch'io vedo girasoli daperttutto!!!!!!!!!

Per esempio ho trovato una sacca carina con su un girasole.....


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cris



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MessaggioInviato: Mer Giu 01, 2005 22:22    Oggetto: Rispondi citando


Bimbeeeeeeeeee, attenzione a non sniffare troppo....altrimenti mi diventate così oppure così anche se i colori.....sono quelli giusti! Laughing
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daisy



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MessaggioInviato: Gio Giu 02, 2005 00:44    Oggetto: Rispondi citando


care belle....

anch'io noto molti più girasoli, ma mi chiedevo: non sarà che c'erano anche prima e noi non li notavamo?

Ora mi sento un po' così....

preparatevi a vedere altre foto...

Wink

Gio
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tris



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MessaggioInviato: Gio Giu 02, 2005 11:30    Oggetto: Rispondi citando


ragazze, vi lascio sole per un po' e come vi trovo?mi sembra che stiate peggiorando Very Happy
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"...le cose che ci accadono non sono mai fine a se stesse...ogni incontro, ogni piccolo evento racchiude in sè un significato..."S.Tamaro
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daisy



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MessaggioInviato: Ven Giu 03, 2005 00:04    Oggetto: Rispondi citando


oggi è stata una giornata di m.....

per fortuna è finita...non vedo l'ora che sia domani...mi sento così...

però...vorrei cogliere l'occasione per salutare e invitare nella nostra conversazione tutte coloro che lo desiderano (questo topic non è solo per noi che ci conosciamo bene!) e soprattutto Stellina!!!!

Wink VIENIIIIIIII!!!



Gio
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daisy



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MessaggioInviato: Ven Giu 03, 2005 00:08    Oggetto: Rispondi citando


propongo una ciucca....



hey ragazze...

ho trovato del cibo...



c'è anche una specie di torcetto...quelli che in Germania chiamano Braezel..


Gio
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stellina



Registrato: 25/04/04 16:38
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MessaggioInviato: Ven Giu 03, 2005 18:58    Oggetto: Rispondi citando


Chi ho conosciuto per colpa del conte?..ma DAISY naturalmente!!! generosa, straordinaria, imprevedibile a ricordarsi di me dopo tanto tempo!! Laughing Laughing Laughing Laughing


[img][/img][/quote]


vorrei conoscere anche il tuo volto, quale sei tu? come sei vestita?

bacioni e complimenti per quello che sei!!!
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daisy



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MessaggioInviato: Ven Giu 03, 2005 22:38    Oggetto: Rispondi citando


hem...non amo essere vista in foto...perchè vengo male...comunque sono la 4a da destra...con maglia più o meno tendente al rosa...capelli lunghi ricci neri. ..la mia foto tessera è questa:



ho pure trovato un puffo...va che roba...

Wink

Gio
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daisy



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MessaggioInviato: Ven Giu 03, 2005 22:51    Oggetto: Rispondi citando


prontissima per il concerto del Boss...

domani si parte!!!

Wink

hey, ho trovato una figura uguale a mio papà...per mentalità e aspetto...



be'...per aspetto un po' meno a dire il vero...

Wink

Gio
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cris



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MessaggioInviato: Ven Giu 03, 2005 23:04    Oggetto: Rispondi citando


Così sei pronta!!!!!!!
Ora puoi partire!!!
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daisy



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MessaggioInviato: Sab Giu 04, 2005 00:26    Oggetto: Rispondi citando


come vedete anche i siti delle faccine fanno sempre più girasoli...



...sono emozionata...domani rivedo vecchi amici che non vedo da secoli...anche vecchie fiamme...

anche se la mia fidanzata resta sempre e solo una...

AHAHAHAHAHAHAHHA!!!!

Gio
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maya



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MessaggioInviato: Sab Giu 04, 2005 11:36    Oggetto: Rispondi citando


Gio,c'è una pagina intera dedicata al boss sul secolo di oggi Wink buon viaggio.....e non tornare senza voce che hai lo spettacolo Wink
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genziana



Registrato: 22/03/04 13:40
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MessaggioInviato: Sab Giu 04, 2005 13:19    Oggetto: OMAGGIO AL BOSS! Dedicato alla sua SuperFAN DAISY :) Rispondi citando


Il SECOLO XIX - Genova ha scritto:



SPETTACOLI - 4 giugno 2005, Sabato


DIARIO DI UN FAN DI SPRINGSTEEN

CACCIA AL BOSS FRA I DEMONI E LA POLVERE D’AMERICA




Bruce Springsteen al concerto di giovedì a Madrid.
Il Boss sarà oggi a Bologna, lunedì a Roma e martedì a Milano


GRAZIANO CETARA

Ho incontrato il fantasma di Tom Joad. Sulla strada, dove demoni e polvere non sono solo le note di una ballata, l’ultima, del Boss. Ho cercato l’America del sogno infranto, salendo su un aereo, su un pullman, affittando una macchina a trenta dollari al giorno per usarla come casa viaggiante sui sentieri senza fine delle highway. “Mamma, dovunque ci sia un poliziotto che picchia un ragazzo, dovunque ci sia un neonato affamato che piange, dove c’è una lotta contro il sangue e l’odio nell’aria. Cercami mamma, io sarò lì. Dovunque ci sia qualcuno che combatte per un posto in cui stare o per un lavoro decente o per una mano d’aiuto, guarda nei loro occhi, mamma, e vedrai me”. Ricordate l’addio di Tom Joad a sua madre in “Furore” di John Steinbeck? A quel capolavoro della letteratura americana Bruce Springsteen ha dato la musica. E io sono andato ad ascoltarla e a viverla da Cleveland (Ohio) a East Rutherford (New Jersey), passando da Philadelphia (Pennsylvania).

Tre tappe per tre concerti di un viaggio che molti fan del Boss potrebbero forse invidiare ma che, di sicuro, nessuna agenzia turistica arriverebbe mai a proporre. “Devils & Dust”, demoni e polvere, è il titolo dell’ultimo album che Bruce sta portando in giro per il mondo dalla fine di aprile e che oggi arriverà in Italia, a Bologna, per replicare due volte, lunedì e martedì, a Roma e poi a Milano. Parla dei demoni (devils) che popolano le nostre vite, annebbiandoci la vista, avvolgendoci nella loro scia, demoni con i quali ogni giorno combattiamo. E canta degli spettri che noi stessi creiamo per giustificare debolezze, paure, sconfitte. Bruce li evoca nel rappresentare il lato oscuro del sogno americano che in buona parte è il dark side dell’esistenza di tutti noi. Lo ha sempre fatto fin dai primi concerti nella sua Freehold, cittadina del New Jersey, quasi quaranta anni fa. E continua alla soglia dei suoi 56 anni, a sfidare la sua terra sul tema della guerra (in Vietnam come in Iraq), della povertà diffusa, dell’immigrazione che ogni anno fa centinaia di morti sul confine con il Messico. Bisogna ascoltare Bruce Springsteen dal vivo, su un palcoscenico, per apprezzare il suo messaggio fino in fondo, sia nella versione rock insieme alla E-Street band, che in quella acustica, solitaria. Meglio, però, se prima sei stato sulla strada. Sulla strada ho visto i diseredati della California calpestare come gli altri il viale delle stelle di Hollywood boulevard, dove a ogni tappa sono impressi i nomi dei grandi dello spettacolo. Non sono poi così diversi dai diseredati di Cleveland o di Philadelphia o di New York, che di giorno portano le loro vite stipate su un carrello del supermercato. Lo stesso che i vincenti della società americana ogni giorno riempiono di cibo in scatola. Di notte i diseredati dormono sugli sfiati di vapore del metrò o dell’aria condizionata dei palazzi del potere. Si svegliano quando la sbronza si è esaurita ed è il momento di andar per quarter (quarti di dollaro). Gli homeless, da nessuna parte così tanti, qui sono quasi sempre arrabbiati: prova ad augurare loro il buon giorno, prova a regalar loro un sorriso, una stretta di mano: «Se vuoi lavare la tua coscienza paga man, altrimenti va’ via». Se paghi, vuotando le tasche, ti guadagni un bless you, una benedizione distratta. Anche la questua è un misero business. Vivono ai margini del sogno americano: un sogno realizzato non da tutti, che è infranto ormai per chi ha perso l’assicurazione sanitaria e la dignità, e non sa più cosa significhino libertà, uguaglianza, opportunità per tutti, second chance. Macché seconda occasione. L’ultimo treno è già passato per molta, troppa gente e il prossimo non porterà a una “Land of hope and dream” (terra di speranze e di sogni). Canta Bruce: “Questo treno porta santi e peccatori, perdenti e vincitori, prostitute e giocatori d’azzardo, girovaghi notturni, cuori spezzati, anime perdute, buffoni e re. Su questo treno i sogni non saranno ostacolati, la fiducia sarà ricompensata. Grandi ruote rombano attraverso i campi, dove riverbera la luce del sole. Incontrami in una terra di speranza e di sogni”. Ai margini di questa terra ci sono i passeggeri dei Greyhound, i pullman che collegano città lontane anche ventiquattrore di guida ininterrotta. Le stazioni dei bus sono un formicaio di persone in transito, come gli aeroporti. Ma non ci sono infradito, tailleur, doppiopetto e borse in pelle, donne incipriate e sorrisi scintillanti, da pubblicità. Ci sono invece gli americani con i denti storti e i vestiti laceri, che devono restare per due ore in coda, seduti sulle loro valige a strascico, davanti a un gate per avere un posto certo sul proprio Greyhound, dopo aver dormito su panchine in lamiera, guardati a vista dalla security. Oggi fanno notizia le foto in mutande di Saddam, pubblicate in prima pagina dal Sun, tabloid britannico. Gli anchorman in televisione sembrano incantati sullo stesso ritornello. Bush promette un’indagine aggressiva per capire chi le ha fornite alla stampa. Ma chi pensa agli uomini in mutande che popolano le strade d’America? Certamente Springsteen. Per arrivare a sedersi su una poltroncina del Convention Centre di Cleveland, per il primo dei tre concerti del viaggio, e poi nel Tower Theatre di Philly e alla Continental Arena di East Rutherford, sono dovuto passare da Los Angeles. Una mia amica negli States mi ha procurato i biglietti da un broker americano: un professionista che acquista e rivende ticket per gli eventi più gettonati. Per le date più ambite bisogna pagare lots of money, per dirla alla loro maniera: un sacco di soldi. In Italia è diverso. Qui per avere un ticket devi saper aspettare e io ho atteso 23 ore davanti ai cancelli del box office di Genova per il concerto di Milano, dormendo in macchina come altri cinquanta fan, svegliandoci ogni due ore per fare l’appello. Mia moglie su internet da casa provava l’acquisto on-line dei tagliandi per le date di Bologna e Roma. Pura follia: o compri nei primi cinque minuti, oppure sei out. Non se ne capiscono le ragioni ma è così: il sistema di vendita dei biglietti per le esibizioni dei musicisti più acclamati è diventato un affare da pazzi, una grande rappresentazione di isteria collettiva. Prima andavi in biglietteria, semplicemente. Ora devi armarti di telefono, computer portatile e pazienza di Giobbe. Senza parlare del prezzo degli ingressi, che in pochi anni è quasi raddoppiato, esattamente come quello della pizza, per dirne una. Per il coast to coast da Los Angeles a Cleveland, la città del primo concerto, ho scelto l’aereo. Cleveland è la città simbolo del rock&roll, con la R&R hall of fame, il museo dei più grandi del genere che fu di Elvis. L’ho conosciuta di domenica attraverso la voce di una commessa del McDonald’s: «Qui, quand’è giorno di festa, è un mortorio». Siamo in una delle metropoli che si affacciano sui grandi laghi. In pullman ho raggiunto Philly: città dove gli Stati Uniti sono stati fondati, dove è nato il leggendario sistema postale americano e dove è esposta la campana della democrazia. Una crepa nel metallo fa sì che ogni rintocco possa essere l’ultimo. È esposta ma non suona più. Vorrà dire qualcosa? E in pullman sono arrivato a East Rutherford, in New Jersey, la sponda proletaria di New York, dove le luci e i sogni della capitale del mondo arrivano lontani e distorti attraverso i vapori del fiume Hudson. Qui è nato Springsteen, tra Freehold e Asbury Park, la sua “città di rovine” con un passato da Rimini atlantica e un presente tutto da ricostruire. Sono andato a cercarlo dove adesso abita: in una villa di Rumson, non distante dalla sua città natale. Un reticolo di viali alberati e parchi dove svettano edifici lussuosi senza storia. In uno di questi da decenni ormai nascono la musica e le storie della leggenda del rock. Quando il sipario si alza e le luci si spengono, è tutto dimenticato: l’attesa, i sacrifici, la noia, il fuso orario, la paura. L’11 settembre è relegato a una sola canzone nelle scalette del Boss e l’allarme attentati sembra rimosso, stampato solo sui vecchi adesivi che ancora trovi in aeroporto e sul metrò: “Se qualcuno ti sembra un terrorista, denuncialo”. Ecco le prime note, ecco il demone dei demoni che mi ha portato fin qui. Il suo volto emerge dall’oscurità, circondato, distorto da un alone di luce chimica. La sua musica è una lama in note che trafigge l’animo a ogni passaggio della mano tesa sulle dodici corde della chitarra acustica. È una sciabolata di elettricità. In “Youngstown”, “Reason to believe”, quel blues che sembra una vecchia melodia scorticata dal tempo, con lo stivale in pitone che pesta il ritmo su una pedana microforata. E’ il battito di un cuore grande come un teatro che palpiterà per altre venti melodie, vecchie e nuove, oppure riadattate a un ritmo inconsueto, sperimentale. Vecchi e nuovi personaggi, evocati al pianoforte, all’harmonium, al banjo, scolpiti con il suono dell’armonica a bocca, con ritmo folk, country. Spanish Johnny di “Incident”, Rainey di “Black Cowboys”, per citarne due tra quelli ancora in attesa della Terra promessa. Canta Bruce in “The promise land”: “Lavorare tutto il giorno nell’officina di mio padre, guidare tutta la notte in cerca di qualche miraggio, presto piccola cambierò vita”... “Ho sempre cercato di fare del mio meglio per vivere in modo giusto. Mi alzo tutte le mattine e vado a lavorare tutti i giorni. Ma gli occhi si accecano e il sangue scorre freddo. A volte mi sento così debole che vorrei esplodere, esplodere e devastare la città, prendere un coltello e tagliarmi questo dolore dal cuore”. Mentre questa rappresentazione prende forma sul palcoscenico, sugli spalti l’insofferenza, il dinamismo patologico degli americani toccano il colmo. Ogni canzone lenta, ogni pausa tra un accordo e l’altro sono buone per alzarsi e andare. Dove? Non importa. Al bagno, al banco degli hot-dog, davanti ai pretzel allampanati, quella sorta di salatini espansi spolverati di sale. In galleria e in platea è una hola continua di spettatori costretti a tirarsi su per far passare il vicino ipercinetico di turno. Ma si può fare la coda ai bagni, nel corridoio dove la voce del Boss arriva distorta, attraverso le tende del teatro, mentre sul palco risuona “Racing in the street” acustica? Canta Bruce: “Alcuni uomini rinunciano semplicemente a vivere e iniziano a morire lentamente, un poco alla volta. Altri rientrano a casa dal lavoro e si danno una lavata e poi vanno a gareggiare in strada”. Per fortuna ci sono anche americani come John, 65 anni, sedia a rotelle da quattro. Lo incontri nel parcheggio della Continental Arena di East Rutherford quattro ore prima dell’ultimo concerto della serie, tra cortine fumogene di barbecue e le note di Bruce diffuse dalle auto. Qui si usa così: a centinaia ci si allunga sulle sdraio per ingannare l’attesa, cuocendo ogni genere di grasso e carne davanti al bagagliaio spalancato. Anche John lo fa e intanto balla, con le mani sulle ruote, sulla musica di “Born to run”, nato per correre: «Quando potevo camminare caddi da una passerella in legno del mio istituto di previdenza e mi ruppi il collo. Sono in causa. Mi hanno offerto un milione di dollari. Il mio collo, la mia vita valgono molto di più: ne ho chiesti cinquanta e non importa quando me li daranno e se io sarò già morto». Canta Bruce, in “Youngstown”: “Quando muoio non voglio avere un pezzo di paradiso, non riuscirei a lavorare bene in paradiso. Prego il diavolo di venire a prendermi per portarmi nelle fornaci infuocate dell’inferno”. Alla fine ho incontrato davvero il mio poeta. Succede dopo l’ultima esibizione. Sono in macchina, assopito nel parcheggio in attesa che il traffico defluisca. Mi sveglio richiamato dal vociare di un gruppetto di una decina di fan, accalcati a un’uscita. Mi aggrego. Sono le 23,30 quando dal ventre della Continental Arena esce una monovolume blu. Si ferma per caso proprio davanti a me. Il finestrino fumé cala. C’è Bruce, con la sua indolenza post-concerto: «I wanna go hooome», esordisce con la moglie Patty Scialfa al suo fianco. Poi firma, anche il mio biglietto. E’ il mio primo autografo. Riesco a urlare la più inutile delle affermazioni in inglese che l’adrenalina mi fa pronunciare: «Saluti dall’Italia». Poi l’auto riparte. E il mio poeta se ne va, salutando con la mano come fosse una diva del cinema. E con lui scompare anche il fantasma di Tom Joad.






Ragazze trasmettete a Daisy il nostro IN BOCCA AL LUPO, anzi speriamo IN BRACCIO AL BOSS, per un secondo incontro ravvicinato! E poi al ritorno ci racconti tutto, ma proprio tutto! Piero e Giuly Very Happy Laughing
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