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LA', DOVE SFIORI IL MISTERO
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Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Forum Alessandro Preziosi
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Autore Messaggio
PattyRose



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MessaggioInviato: Mar Feb 01, 2005 18:40    Oggetto: Misteri Rispondi citando


CUORE LEGATO, SPIRITO LIBERO. - Se si lega strettamente e si tiene prigioniero il proprio cuore, si possono dare al proprio spirito molte libertà: l'ho già detto una volta. Ma non mi si crede, ammesso che non lo si sappia già...

Davanti a noi stessi, noi ci atteggiamo tutti a persone molto più semplici di quel che non siamo: così ci riposiamo nei nostri simili.

Quando si ammaestra la propria coscienza, essa ci bacia nello stesso momento in cui ci morde.

Il pericolo della felicità. - "Adesso tutto mi va per il meglio, adesso amo ogni destino. Chi ha voglia di essere il mio destino?".

Ogni credibilità, ogni buona coscienza, ogni evidenza della verità proviene innanzi tutto dai sensi.

Si mente certo con la bocca; ma con la faccia che allora si fa si dice pur sempre la verità.

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PattyRose



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MessaggioInviato: Mer Feb 02, 2005 12:24    Oggetto: Re: <<<LA', DOVE SFIORI IL MISTERO>>> Rispondi citando


PattyRose ha scritto:
Amici del Forum, che ne dite di comunicarci in questo topic ; LA’, DOVE SFIORI IL MISTERO; esperienze forti, eventi, incontri con persone particolari, gesti concreti, sensazioni, luoghi che ci ricordano qualcosa o qualcuno, sogni… in breve, tutto ciò che in qualche modo ha dato una nuova direzione alla nostra esistenza facendoci fare un passo più avanti, “Migliorandoci”. Del resto questo Forum ha inizio dal mistero di “Rivombrosa”. Chi poteva immaginare un anno fa che dallo sguardo luminoso di Alessandro che con energia ci ha incollate allo schermo (cosa che io personalmente non faccio perché non seguo le Fiction e non sapevo neppure chi fosse, fino a quel momento, Alessandro Preziosi) sarebbe sorto il progetto: “UN BUCO NEL MURO” ?
Il mistero è il fascino dell’esistenza, quel qualcosa che improvvisamente appare all’orizzonte e ci aiuta a diventare ciò che desideriamo essere. “Mostrati come desideri essere. Agisci come scegli di agire. Pensa come vuoi pensare. Parla come vuoi parlare. Persegui gli scopi che desideri raggiungere. Vivi in armonia con le verità che senti tue” .
Inizio io col comunicarvi una tra le mie "tante esperienze" .
Tutte/i, pur "ammesso" che non vogliamo "ammetterlo" neppure a noi stesse/i, abbiamo qualcosa di misterioso da comunicare.

“Miglioriamoci”.



LA MIA ESPERIENZA OLTRE IL CONFINE

Spesso, per il carattere indipendente, inquieto, amante della solitudine edificante, mi trovo ad incontrare il mio lato d’ombra che non provo mai a sfuggire ma ad affrontare con decisione anche se “le fiabe ci raccontano che in questa lotta si tratta sempre di vita e di morte”. In questi momenti di sfida con me stessa, di lotta interiore , l’oscurità si fa strada con prepotenza, tutto entra nel vortice dei perché.
Agosto di qualche anno fa, questa è la mia condizione, una delle tante. Improvvisamente lo squillo del telefono, l’invito di una persona conosciuta da poco, così una notte d’estate, in apparenza normale, riserva un’esperienza molto rischiosa, ma non casuale (perché non credo nella casualità) che diviene energia per una nuova vita. Al rientro, verso le prime ore del mattino, per una folle corsa tra le note di una musica che avanza nel cuore della notte, l’auto sulla quale sono trasportata sbanda e si schianta frontalmente con un’altra auto che procede in senso contrario. Uno schianto orribile, un groviglio di lamiere, tutto in un attimo precipita nel silenzio e nel buio più profondo.
Riporto, per farsi un’idea, le parole dell’articolo uscito su un quotidiano : “(…) al momento dell’arrivo dei soccorritori la scena era di un incidente molto serio, con morti incastrati tra le lamiere…. ”.

Quasi di riflesso percepisco, prima di perdere coscienza, la precarietà della vita e come tutto, al di là dei nostri progetti, delle nostre ansie per il futuro, può sottrarsi e far cambiare scena improvvisamente. Solo adesso ho compreso il vero e sapiente significato del vivere “l’attimo presente”. La mia vita vissuta mi è passata in un attimo davanti agli occhi con una velocità indescrivibile e l’unico rimpianto che ho percepito, in questi brevissimi ma intensissimi attimi, è stato per l’Amore che avrei potuto donare di più alla mia famiglia e al prossimo. Stavo per andar via con conti in sospeso.
Dio, che fino a quel momento sentivo lontano e irraggiungibile, è imprevedibile e non sbaglia mai. E’ stato necessario superare il confine per sentire quello che ho sempre cercato di sentire, cioè la consapevolezza della Sua presenza. Proprio nella mancanza di coscienza ho percepito che Lui è sempre presente e noi non siamo mai soli .
Dopo lo schianto sono precipitata in quella che ho definito dimensione vuota e buia, metafisica, sospesa al di là di tutto ciò che è materiale, di tutto ciò che è dimostrabile razionalmente. E’ stato come sollevarsi in volo, un non sentire nulla a parte uno stato di sospensione in una dimensione misteriosa in cui stavo bene. Non ho mai chiesto al Neurologo e non voglio saperlo per quanto tempo sono stata, per il tremendo trauma cranico riportato, fuori della realtà provvisoria che ci circonda; stavo bene questo mi è bastato per non temere più il confine. Poi il ritorno. Improvvisamente una luce intensa, luminosissima e contemporaneamente sono stata “strappata” dalla presa fortissima di una mano misteriosa, è stato come attraversare un tunnel, rinascere nuovamente alla vita, con una velocità incredibile. La luce intensa si allontanava sempre più.
Devo a quest’esperienza in cui, ora mi rendo conto, ho superato il confine tra la vita e la morte, la risposta a tanti miei dubbi. Ormai sono certa che esiste una dimensione che diviene reale solo nel momento in cui si supera il confine e si fa esperienza di questo mistero, impossibile da dimostrare diversamente, è necessario entrarci, farne esperienza.
Dio spesso si manifesta in modi strani, quasi di riflesso, ma esiste davvero e non ci lascia mai soli. Siamo sempre noi, gonfi del nostro orgoglio, della nostra arroganza, del nostro voler razionalizzare ciò che la sola e limitata ragione umana non può contenere, l’ostacolo alla manifestazione della Sua semplicità infantile.
Bisogna allontanarsi da tutto quello che sembra indispensabile, perdere quei sostegni che danno un’apparente serenità al nostro cuore. Per essere veramente liberi dal proprio io spesso occorre che Dio, che ci ama immensamente, distrugga qualcosa.
Da quel ritorno la mia esistenza è cambiata completamente, in meglio naturalmente. Ho percepito che siamo anime in cammino verso l’eternità e che la vita è un attimo speciale ed unico da non sprecare egoisticamente ma da dedicare agli altri. Con la gioia della speranza e i piedi saldi sulla terra, ho iniziato a saldare i miei conti in sospeso, nonostante la debolezza umana sia immensa. La forza e la certezza di quella luce misteriosa rimasta dentro cerco di comunicarla nelle piccole cose, attraverso gesti concreti di Amore incondizionato. In questo cammino mi ha colpito "particolarmente" la verità di Alessandro ed ora anche la nostra: "MIGLIORIAMOCI".
“Vedi, io sono un’anima che passa per questo mondo. Ho visto tante cose belle e buone e sono sempre stata attratta solo da quelle. Un giorno (indefinito giorno) ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. Mi accorsi che era la Verità".

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PattyRose



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MessaggioInviato: Mer Feb 02, 2005 15:26    Oggetto: Misteri Rispondi citando


La Sacra Sindone
(di Luca Berto)


La Sindone è un lenzuolo in lino cucito a “spina di pesce” di 442 centimetri di lunghezza per 113 di larghezza conservato nella cappella del Guarini, vicino al Duomo di Torino. Presenta, stampata come se fosse il negativo di una fotografia, l’immagine di un uomo con barba e capelli lunghi: in questa immagine, molti hanno visto impresso, per qualche misterioso e divino motivo, il volto di Gesù Cristo. Insomma, la Sindone sarebbe il sudario di Cristo, il lenzuolo nel quale sarebbe stato avvolto dopo la Crocifissione ed abbandonato nel sepolcro dopo l’Ascensione. Prima di vedere quali siano i motivi che fanno a supporto di questa “teoria”, è opportuno tracciare una breve storia di questo telo, ripercorrendo le tappe che l’hanno o l’avrebbero portato dalla Palestino a Torino. Non abbiamo testimonianze, nelle Scritture, di ciò che accadde al sudario di Cristo dopo l’ascensione. Ciò è dovuto al fatto che, in abiente giudaico, ogni indumento o oggetto venuto a contatto con un cadavere era considerato impuro. E' quindi plausibile che, per salvare il telo, i discepoli abbiano nascosto la reliquia. Una ricerca che sembra avvalorare questa ipotesi è stata condotta dal prof. Michele Salcito, secondo il quale le macchie d'acqua più vistose, causate dall'acqua utilizzata per spegnere l'incendio di Chambery, non corrisponderebbero al sistema di piegatura del telo in quell'occasione, ma ad una piegatura "grossolana" e frettolosa fatta per inserire il lenzuolo in una giara di terracotta del I secolo. Da un Vangelo Apocrifo, però, sappiamo che Gesù, resuscitato, consegnò la Sindone ad un servo del sacerdote del Tempio. Nel 33 d.C., a Gerusalemme, il lenzuolo diventa subito oggetto dell’adorazione dei fedeli, che lo custodiscono per più di 500 anni. Nel 544, infatti, il telo si sposta a Edessa, in Turchia meridionale, dove, le cronache riportano, si ha la prima apparizione di un’immagine “non fatta da mano d’uomo”: la sua esposizione è ancora parziale, viene mostrata solo la parte frontale, quella recante l’immagine del volto. L’identità della Sindone si confonde, qui, con quella di un altro oggetto simile, recante l’immagine del volto di Cristo: il Mandylion, che, vuole la leggenda, sarebbe un fazzoletto (mandylion in greco) sul quale Gesù impresse il suo volto. L’ipotesi che un “fazzoletto” sarebbe la Sindone è spiegabile con l’ipotesi che il lenzuolo fosse piegato in maniera tale da mostrare solo il volto. Da Edessa, i bizantini la portano a Costantinopoli, dove viene esposta integralmente. Nel corso del XIII secolo nell’arte bizantina la raffigurazione della morte di Cristo e della sua deposizione nel sepolcro si modifica: vengono raffigurate caratteristiche che sembrano sottintendere la conoscenza di particolari della Sacra Sindone. Qui rimane fino al 1204, quando i crociati entrano in città e la saccheggiano. Il soldato crociato Robert De Clari riportò, nella sua cronaca, di aver visto “la Sindone del Signore”, “la figura di nostro Signore”, conservata nella chiesa di Santa Maria delle Blacherme. Cosa succeda alla Sindone tra il XIII secolo ed il XIV rimane un mistero. Un documento del 1204, conosciuto soltanto in una copia ottocentesca tratta da una copia antica andata dispersa durante la II Guerra Mondiale, ci fa ipotizzare che la Sindone, nel suo lungo peregrinare per il Mediterraneo, abbia compiuto anche tappa ad Atene: si tratta di una lettera indirizzata di Teodoro Angelo, parente dei deposti imperatori bizantini, a Papa Innocenzo III all’indomani del sacco di Costantinopoli. Nella missiva, Teodoro Angelo si scaglia contro il comportamento dei crociati, conquistatori e razziatori senza scrupoli e senza rispetto per gli oggetti sacri, tra cui la Sindone, che egli sapeva essere conservata ad Atene. Il nuovo signore feudale di Atene, nel 1204, è Ottone de La Roche, uno dei capi della crociata, che durante la presa di Costantinopoli ebbe il quartiere dove sorgeva la chiesa delle Blacherne, dove era custodita la Sindone. Il telo ricompare poi nel 1353 in Francia, a Lirey, donata a Geoffrey de Cherny, grande generale francese, dopo un successo conseguito in battaglia. Il nuovo “padrone” della Sindone era parente, si diceva all’epoca, di un Cavaliere Templare e proprio i Templari, vuole la tradizione, adoravano il viso di un uomo con la barba. E’ dello stesso periodo storico un dipinto, presente a Templecomb, raffigurante un volto molto somigliante a quello della Sindone, posto su un pannello di legno: sarebbe stato il coperchio, si dice, del contenitore della Sindone. Alla sua morte, avvenuta nella battaglia di Poitiers, il 19 settembre 1356, si scatenò una disputa sul possesso della reliquia tra il figlio di Geoffrey de Charny ed i canonici di Lirey ed il vescovo di Troyes, nella quale disputa venne coinvolto anche l’antipapa avignonese Clemente VIII. A metà del XV secolo, Marguerite de Charny ritirò la Sindone dalla chiesa di Lirey, dove era custodita, e la portò con sé attraverso l’Europa. Nel 1452 il lenzuolo viene ceduto a Ludovico di Savoia, alla famiglia del quale erano stati legati sia il padre della nobildonna, sia il suo secondo marito, Umbert de La Roche. La famiglia Savoia stabilisce che la si conservi a Chambéry, capitale dell’allora ducato di Savoia. A partire dal 1471, Amedeo IX detto “il Beato”, figlio di Ludovico, decise di collocare Sindone nella chiesa francescana di Chambery. In seguito, la Sindone venne definitivamente riposta in un’urna d’argento in una nicchia della sagrestia della Sainte Chapelle du Saint-Suaire. I Savoia, nel 1502, chiesero ed ottennero dal Papa il riconoscimento di una festa liturgica apposita, per la quale fu scelto il 4 maggio. Nel 1532, precisamente il 4 dicembre, il sudario rischia di venire distrutto da un incendio sviluppatosi all’interno della Sainte Chapelle: saranno le suore clarisse, nel 1534, a ripararla con toppe triangolari. L’inizio della guerra tra Francesco I e Carlo V, nel 1536, costringe il duca di Savoia a fuggire portando con sé la Sindone: la Sindone passa per Torino, Milano, Nizza, Vercelli, per fare poi ritorno ufficialmente nella Sainte-Chapelle di Chambéry il 4 giugno 1561, in seguito alla pace di Caveau-Cambrésis, che permetteva al nuovo duca Emanuele Filiberto di riottenere i suoi Stati. Nel 1578 i Savoia la fanno trasportare a Torino, nuova capitale del ducato, e la fanno porre nella cappella del Guarini, sua attuale sede. Questo, si dice, più che altro per abbreviare il viaggio dell’arcivescovo Carlo Borromeo, che da Milano voleva recarsi ad adorare la Sacra Sindone a piedi, in base ad un voto fatto in occasione della peste del 1576. Inizialmente, la Sindone fu collocata nella chiesa di San Francesco d’Assisi; in seguito fu spostata nella cappella ducale dedicata a San Lorenzo. Nel 1583 fu trasferita in una cappella rotonda dell’antico palazzo ducale e, nel 1587, venne collocata in un’edicola del duomo. II 1 giugno 1694 la Sindone fu collocata nella cappella della Sindone nell’altare-reliquiario ideato da Antonio Bertola. Sarà quella la sua sede fino al 1996, quando, in occasione dei lavori di restauro della cappella, fu collocata nel coro del duomo. Fu, questo, un fatto provvidenziale, in quanto le permise di scampare all’incendio scoppiato tra l’11 e il 12 aprile 1997. Nel 1706 la Sindone fu spostata momentaneamente a Genova, a causa dell’avvicinarsi dei francesi, che si accingevano ad assediare la città. Ancora, tra il 1939 ed il 1946, in previsione dei fatti della Seconda Guerra Mondiale, fu trasportata nel santuario di Montevergine, presso Avellino. Nel 1983, su volere testamentario di Umberto II, viene donata al Vaticano. A questo punto, è opportuno analizzare da vicino questo lenzuolo, per comprendere quali siano i dettagli che lo fanno ritenere il sudario di Cristo. Questa è l’immagine totale della Sindone.
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PattyRose



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MessaggioInviato: Mer Feb 02, 2005 15:46    Oggetto: Misteri Rispondi citando


La storia di Natuzza Evolo, da Samarcanda a Rai Usa

"I giornali dicono una cosa che sanno che non è vera, nella speranza che se continueranno a dirla abbastanza a lungo sarà vera".(Arnold Bennet)

Non solo la cronaca nera catalizza l’attenzione del grande pubblico. Ci sono argomenti che in termini di ascolto "tirano" più di quanto non avvenga con le tragedie o le disgrazie collettive. Sono soprattutto quegli argomenti legati al "mistero", argomenti difficili da spiegare in pubblico, complessi da trattare in televisione, e di cui la gente sembra andar matta.

Nella storia della Rai calabrese c’è un argomento molto particolare che in questi ultimi vent’anni ha fatto storia per via dei dati di ascolto registrati in tutte le occasioni in cui questa vicenda così particolare è stata affrontata, ed è la storia personale, e ormai anche pubblica, di Natuzza Evolo, una donna che vive nella sua modesta casa di Paravati e che da quasi mezzo secolo soffre e sopporta il mistero delle stigmate: dettaglio, questo, importante e che in tutti questi anni ha portato in Calabria gli inviati delle maggiori reti televisive di tutto il mondo per riferire di questa donna "che parla con i defunti, che vede l’angelo custode di ognuno di noi, e che fa i miracoli". Una sorta di Padre Pio al femminile e che in ogni caso la televisione non ha mai raccontato nella sua totale interezza. Dico tutto questo per via di un’esperienza personalissima. Sono stato a Paravati decine di volte, in decine di occasioni diverse, ma i tempi veloci e nevrotici della televisione non mi hanno mai consentito un’analisi approfondita ed esauriente del fenomeno. Un fenomeno che naturalmente non può considerarsi solo "calabrese", ma che appartiene ormai al mondo intero. Il primo ad intuire che Natuzza Evolo sarebbe stata una "storia ideale" per la televisione, e quindi un personaggio che avrebbe colpito molto il grande pubblico, fu il giornalista Michele Santoro. Erano gli anni della mitica "Samarcanda", la fine degli anni 80, quando nessuno, dico proprio nessuno, né in RAI né nel Paese, avrebbe mai immaginato di trovare tra gli ospiti del giovane "Robespierre" di RAI-TRE questa "povera contadina calabrese che come il frate di Pietralcina vive da almeno 50 anni il grande mistero delle stigmate". La puntata fu uno straordinario successo di audience, ma l’approccio che Santoro riservò alla "mistica di Paravati" non piacque molto alla Chiesa locale, e quando Samarcanda l’anno successivo bussò per la seconda volta alla porta di casa di Natuzza Evolo trovò un insormontabile muro di diffidenza e di rifiuti. Da quel momento Natuzza, e la sua storia, scomparvero completamente dal video. Per tre anni consecutivi gli inviati delle più grandi reti televisive del mondo provarono a diventare titolari di una intervista esclusiva con "questa donna che vede la Madonna, e che parla con l’angelo custode che sta alle nostre spalle", ma inutilmente. Poi, all’improvviso il "miracolo".

Tre anni più tardi ci riprovò Piero Vigorelli, allora esordiente conduttore di "Detto Tra Noi" su RAI-DUE, cronista graffiante e dall’aspetto assai burbero, ma estremamente attento verso i tanti "misteri della fede". Vigorelli era alla ricerca di un qualcosa di "forte" da mandare in onda l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, quando tutti stavano a casa. La sua redazione gli propose una decina di casi diversi, ma erano storie che non lo convincevano. Maniacale come lo è sempre stato Vigorelli si tuffò allora tra la rassegna stampa che Pier Guido Cavallina, allora capostruttura responsabile del programma, aveva sistemato nella sua stanza e dopo giorni di ricerche e di solitarie riflessioni rispuntò il "caso-Natuzza". Ma accetterà mai? Il colpo di genio.Vigorelli decise di chiamare personalmente il marito della donna al telefono, lo convinse a ricevere un suo cronista, poi fece in modo di ottenere il placet del vescovo di Mileto, mons.Domenico Tarcisio Cortese. Fu un lavoro estenuante, ma che produsse l’effetto sperato. Alla fine Natuzza accettò di diventare protagonista di una puntata di "Detto tra Noi", ma pose una condizione: chiese di essere trattata -fece sapere al giornalista di RAI DUE- con la stessa "serenità di giudizio e lo stesso rispetto umano" con cui la trattava la gente che da trent’anni a questa parte da ogni parte del mondo arriva fin quaggiù per incontrarla e parlarle. Da vecchio "inviato", abituato a mari più procellosi, Piero Vigorelli decise di vendersi l’anima, ma lo fece solo perché intuì che il gioco sarebbe valso la candela, soprattutto in termini d’ascolto. La puntata andò in onda regolarmente l’8 dicembre 1992. All’indomani i dati Auditel proclamarono Natuzza Evolo "regina incontrastata" della televisione italiana. Quasi seimilioni d’italiani avevano seguito la diretta dalla Chiesa da Paravati e la mia intervista alla donna con le stigmate, un record che diventò una delle pagine più belle della storia di RAI-DUE. Il 6 gennaio 1993 Piero Vigorelli rimandò in onda uno spezzone dell’intervista fatta a Natuzza Evolo, in occasione della sua festa a Paravati, e per la seconda volta fu un trionfo dell’audience.

Dalle colonne dell’Avvenire don Claudio Sorgi, critico televisivo del giornale della CEI, tentò un’interpretazione, tessé le lodi di Vigorelli, e spiegò che a vincere la battaglia dell’auditel era stata, quella volta, la "semplicità di questa donna", ma forse anche la necessità per ognuno di noi "di riscoprire la fede e di interpretare i misteri della vita". Un’opinione personale, ma che ridiede a Piero Vigorelli la forza di proseguire sulla strada intrapresa con maggiore vigore e maggiore tranquillità, alla riscoperta dei tanti altri misteri di quest’Italia così ricca di suggestioni popolari. Ma che cosa scatta nella mente di ognuno quando Natuzza compare in video? Perché questo "povero verme di terra", così come Natuzza Evolo ama definire se stessa, fa man bassa di ascoltatori e riporta ai picchi più alti la curva dell'audience di qualunque programma televisivo la abbia come sua ospite principale? Sono risposte non semplici, che riguardano una vicenda a cui da anni tentano di dare un’interpretazione scientifica studiosi ed esperti di ogni parte del mondo. Per lei, Natuzza, vera grande star della televisione di questi anni, è invece un fatto assolutamente normale. "La gente vuol vedere cosa di nuovo e di diverso sul fronte della fede si muove nel mondo", lo fa con lei, ma in passato lo aveva già fatto con i misteri di Medjugorie. Molti ricordano anche un’altra puntata di "Detto Tra Noi" che Piero Vigorelli aveva dedicato qualche mese prima alla storia della Madonna delle Lacrime di Siracusa, altro grande trionfo televisivo di quell’anno, con oltre cinque milioni di italiani "appesi al video". Natuzza stessa non sa da cosa possa dipendere tutto questo, ma sa però che la televisione ha il grande merito di portarti là dove nessuno altro strumento tecnologico potrebbe mai farlo, facendoti entrare nelle case di tantissima gente che non può muoversi da casa propria e che solo così ha invece la possibilità di toccare con mano altre storie. Qualche anno dopo accadde la medesima cosa con il caso di un frate di Placanica, Fratel Cosimo Fragomeni, storia anche la sua di misticismo e di miracoli che Vigorelli presentò in televisione come uno dei pochi "eventi straordinari dell’anno". Anche quel giorno a Placanica c’ero io insieme con la Squadra Esterna Uno di Cosenza. "Natuzza-superstar", dunque, un successo dell’auditel che potrebbe avere mille interpretazioni diverse. La sua è la storia di una donna che all'età ormai di 70 anni continua a vivere durante la settimana santa, tra il venerdì santo e la domenica di Pasqua, il grande vero mistero delle stigmate. "Sono stigmate molto particolari. Le compaiono sulle mani, ai piedi, persino sulle ginocchia dove il sangue forma degli strani disegni geometrici. A volte pare che qualcuno si fosse divertito ad intagliare la pelle di questa donna, e a disegnarle sulle sue ginocchia il volto di Gesù. Ma altrettanto importante è la ferita che compare sul costato di questa donna, nello stesso punto dove Gesù venne colpito a morte dalla lancia del centurione. Tutto questo, lo ricordo, in una settimana di dolori atroci e di sofferenze inenarrabili, che per gli psichiatri della New York University venuti in Calabria per studiare il fenomeno non hanno "nessun precedente al mondo e nessun termine di paragone". Lo è altrettanto per le stigmate, quasi identiche a quelle che aveva padre Pio, ma nel caso di Natuzza sono più profonde e più evidenti, soprattutto quelle delle mani, dove attorno al foro classico delle stigmate il sangue disegna ogni anno dei misteriosi segni di croce. Ma il mistero di Natuzza non finisce qui. Nella sua puntata di "Detto Tra Noi" Piero Vigorelli quell’anno analizzò il fenomeno in tutte le sue sfaccettature, raccontando con dovizia di particolari i momenti in cui Natuzza va in trance e incomincia a parlare le lingue più strane di questo mondo, persino il russo e l’ebraico. "Siamo in presenza, giova ricordarlo -ripeteva l’ex Direttore della TGR- di una donna che non ha frequentato la scuola e che non sa né leggere né scrivere". Dopo il primo successo televisivo di "Detto Tra Noi" Pier Guido Cavallina, fino ad allora instancabile capostruttura di RAI-DUE (passato qualche anno più tardi a Canale5), chiese a degli esperti di comunicazione di massa di analizzare i dati auditel, e si scoprì che il momento di maggiore "tensione popolare" e quindi di massimo ascolto generale si registrò nel momento in cui Vigorelli tentò di spiegare il rapporto che Natuzza "vive con il mondo dei morti". Questa donna, si dice in Calabria, ha "il potere di comunicare con l’al di là, e di parlare con i defunti". Vigorelli si fece spiegare in diretta da Natuzza come tutto questo fosse possibile, e Natuzza rispose con la sua solita grande semplicità: "Ma è l'angelo custode che ho alle mie spalle che mi suggerisce e mi guida in questo cammino a ritroso nel tempo". Non soddisfatto, Vigorelli riprovò con una nuova domanda: "Ma è vero che lei riesce a sapere tutto degli altri?", e lei di rimando: "Ma non sono io il miracolo, il vero miracolo è Gesù che mi usa per i suoi obiettivi umanitari. Molti giurano di essere stati guariti da me, ma tutte queste guarigioni straordinarie, e anche misteriose sul piano scientifico, non dipendono dalla mia volontà. E’ Gesù che mi dice cosa devo fare e cosa devo dire alla gente che viene a trovarmi, il resto poi accade senza che io sappia nulla". Natuzza, ma come fa a trovare la forza per ricevere tutta questa gente? "Neanche questo dipende da me -rispose la donna di Paravati- è sempre Gesù che mi dà la forza di andare avanti". Dopo la sua seconda trasmissione dedicata a Natuzza Evolo Piero Vigorelli tentò un calcolo, ne venne fuori che da questa sua casa di Paravati, dove Natuzza vive, in tutti questi anni sono passati milioni di uomini, un mistero che i grandi giornali americani presentarono a tutta pagina un anno più tardi, approfittando forse del fatto che RAI- Corporation avesse deciso di ritrasmettere per ben due volte di seguito il programma che io, Rosario Greco, Bruno Castagna e Ciccio Di Michele, avevamo nel frattempo realizzato e montato nella vecchia sede di Via Montesanto, e riversato poi sulle reti destinate agli italiani d'America. Per Luigi Maria Lombardi Satriani, titolare di antropologia culturale alla Sapienza di Roma, il successo sta nella "mediazione che Natuzza svolge tra mondo dei vivi e mondo dei morti, e che consente di dare concretezza al bisogno di un recupero del rapporto interrotto. La contraddizione tra comunità perenne e precarietà esistenziale -aggiunge il vincitore del Premio Viareggio 1982- riceve un’attenuazione sul piano della simbolicità, risolvendosi nella dimensione della comunità metastorica, che Natuzza-vivente che ha stigma di morte può garantire". Ma perché tanto successo in televisione? Forse perché la storia di questa donna è legata sempre di più alla nevrosi del mondo moderno. Per Luigi Maria Lombardi Satriani "L'attività di Natuzza è in nome della vita; della vita dei superstiti, cui ridà sguardo e parola; dei morti, cui assicura continuità di discorso; in sintesi, di una comunità rifondata nella quale vivi e morti possono comunque continuare in relazione: la vita è nel rapporto, è il rapporto".

Ma del "caso-Evolo" in tutti questi anni ci si è interessati a fondo anche all’Università di Cassino, dove il sociologo Rocco Turi teorizza l’idea di un "Successo televisivo legato all’aspirazione della gente comune, nella ricerca -spiega l’autore dell’indagine- di una fede più solida e di certezze assolute". "Il movimento di massa che si è creato attorno a Natuzza Evolo -aggiunge Rocco Turi- è legato al desiderio diffuso di personalizzare la propria dottrina cristiana. Le preghiere non soddisfano del tutto quei credenti che sono ancora sprovvisti di una debole fede. In tutti c’è la speranza e il desiderio di un contatto diretto con Gesù, la Madonna, i Santi, affinché sia possibile sottoporre loro e risolvere più efficacemente le proprie angosce e le proprie inquietudini. Attraverso il video, dunque, tutti sognano di incontrarla, di conoscerla, di parlarle, di chiedere a Natuzza la sua intercessione...".

Natuzza Evolo, insomma, "ultima spiaggia", di un pianeta di sofferenza e di dolore. E la TV, anche in questo caso, ha solo mediato un evento naturale che nessuno di noi cronisti forse ha mai avuto modo di raccontare bene e fino in fondo.

(Capitolo tratto da "40 anni di RAI in Calabria" di Pino Nano, Edizioni Memoria, Volume 2)


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Elvira di Torino



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MessaggioInviato: Mer Feb 02, 2005 22:28    Oggetto: GRAZIE PATTY ROSE....SONO SPLENDIDE PAROLE...Elvira Rispondi citando


Ho letto soltanto oggi il tuo post. Sono parole davvero forti, piene d'amore, dentro il quale vi è un importante messaggio, un insegnamento anche di vita. Sono parole che mi hanno toccata in particolar modo. Vedi, anch'io ho vissuto un'esperienza davvero durissima. Anzi, per la verità più d'una. Ma quella che più mi ha fatto capire quanto la nostra vita sia...precaria e importantissima è stata quando ho subito un intervento a cuore aperto, in Francia, durante gli anni della mia adolescenza (17 anni).
Ricordo il piacere di riaprire gli occhi e accorgersi che il sole e tutte le cose che amiamo sono ancora lì...ad aspettare un tuo cenno, un difficilissimo quanto improbabile saluto....
Ricordo il piacere di rimparare tutto. A respirare, a parlare, a mangiare, a sedermi, a camminare...ad accettare che ciò che sino a ieri era possibile oggi non lo era più.
Non ricordo alcuna luce, nè alcun trapasso dal quale ci fu un ritorno. Non ricordo niente di tutto questo ma sono credente. E come te, questa esperienza mi ha insegnato molte cose, a vedere la bellezza impercettibile di Dio in tutte le cose, ad amare il mio prossimo, a soffrire per lui.
Grazie ancora per averci raccontato la tua esperienza...Elvira di Torino
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PattyRose



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MessaggioInviato: Gio Feb 03, 2005 18:35    Oggetto: Re: GRAZIE PATTY ROSE....SONO SPLENDIDE PAROLE...Elvira Rispondi citando


Elvira di Torino ha scritto:
Ho letto soltanto oggi il tuo post. Sono parole davvero forti, piene d'amore, dentro il quale vi è un importante messaggio, un insegnamento anche di vita. Sono parole che mi hanno toccata in particolar modo. Vedi, anch'io ho vissuto un'esperienza davvero durissima. Anzi, per la verità più d'una. Ma quella che più mi ha fatto capire quanto la nostra vita sia...precaria e importantissima è stata quando ho subito un intervento a cuore aperto, in Francia, durante gli anni della mia adolescenza (17 anni).
Ricordo il piacere di riaprire gli occhi e accorgersi che il sole e tutte le cose che amiamo sono ancora lì...ad aspettare un tuo cenno, un difficilissimo quanto improbabile saluto....
Ricordo il piacere di rimparare tutto. A respirare, a parlare, a mangiare, a sedermi, a camminare...ad accettare che ciò che sino a ieri era possibile oggi non lo era più.
Non ricordo alcuna luce, nè alcun trapasso dal quale ci fu un ritorno. Non ricordo niente di tutto questo ma sono credente. E come te, questa esperienza mi ha insegnato molte cose, a vedere la bellezza impercettibile di Dio in tutte le cose, ad amare il mio prossimo, a soffrire per lui.
Grazie ancora per averci raccontato la tua esperienza...Elvira di Torino



Grazie a te, Elvira, per averci raccontata la tua esperienza: una lacrima è scesa sul mio viso.
Sai, le esperienze forti aiutano a superarsi, a vedere le cose con una luce diversa, a non attaccarsi a nulla di tutto ciò che è destinato a passare, insegnano a capire che bisogna vivere unicamente nell'amore. L'amore è tutto ciò che resterà di noi per sempre, è l'unica forza che ci lega all'eternità.
La vita è l'occasione da non perdere, non ne abbiamo altre, per camminare verso la luce attraverso il viale dell'amore.
Dopo questa esperienza, - e altre esperienze che ho vissuto di recente che attraverso il dolore danno una forza sempre nuova per continuare ad amare - vedo un grande sole e in ogni raggio vedo camminare una persona, un raggio per ciascuno. La direzione e la meta sono le stesse, tocca a noi decidere se continuare o fermarci...


Grazie, ancora grazie.
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PattyRose



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MessaggioInviato: Mer Feb 09, 2005 17:36    Oggetto: Misteri Rispondi citando


Credere è una bella cosa, ma mettere in atto le cose in cui si crede è una prova di forza. Sono molti coloro che parlano come il fragore dei mari, ma la loro vita è poco profonda e stagnante come una putrida palude. Sono molti coloro che levano il capo al di sopra delle cime delle montagne, ma il loro spirito rimane addormentato nell’oscurità delle caverne.

Gibran - The Tempest

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MessaggioInviato: Gio Feb 10, 2005 11:00    Oggetto: I tuoi messaggi importanti...Elvira di Torino Rispondi citando


Grazie Patty Rose, i tuoi messaggi sono davvero piccole gemme dagli svariati colori....Ho perso proprio ieri una persona cara e credimi ho bisogno come non mai di parole che mi aiutino a rafforzare la mia fede.
Un abbraccio Elvira
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PattyRose



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MessaggioInviato: Gio Feb 10, 2005 18:04    Oggetto: Re: I tuoi messaggi importanti...Elvira di Torino Rispondi citando


Idea Idea Idea Idea Idea Idea Idea Idea Idea Idea
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L'ultima modifica di PattyRose il Gio Feb 10, 2005 18:17, modificato 2 volte
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MessaggioInviato: Gio Feb 10, 2005 18:11    Oggetto: Re: I tuoi messaggi importanti...Elvira di Torino Rispondi citando


Elvira di Torino ha scritto:
Grazie Patty Rose, i tuoi messaggi sono davvero piccole gemme dagli svariati colori....Ho perso proprio ieri una persona cara e credimi ho bisogno come non mai di parole che mi aiutino a rafforzare la mia fede.
Un abbraccio Elvira



Elvira ogni separazione è un dolore immenso ma è necessario trovare la forza per andare oltre.
Un'altra "stella" ha raggiunto la sua costellazione.
Questa separazione si sente ma è solo apparente perché l'unità con le persone care è una realtà sempre più forte che niente, neppure la morte, può far morire.
Ho perso da poco mio padre in circostanze sconvolgenti per lui e per me. Mi sono trovata ad affrontare la sua morte improvvisamente, il suo coma di 5 giorni (per uno shock anafilattico), non riuscire a dimenticare, non trovare pace, cercare una logica in quello che ho vissuto, tutti i sensi di colpa per averlo accompagnato io in Clinica, voglia di gridare, sentire d' impazzire, indossare una maschera per farmi forza e nascondere tutto a mia madre che stava ricoverata in Ospedale per un'ischemia cerebrale con tutte le conseguenze del caso... e che non poteva ricevere subito la notizia...
Sai questo fiume in piena dopo un momento di perdita del respiro mi ha dato una nuova forza, una forza che solo Dio può dare se ci si abbandona alla sua volontà. Mio padre, come tutte le persone andate, sono dentro di noi, sono nella loro luce.Tutto serve per "Migliorarci". La vita è così, non possiamo farci nulla. Nella logica umana il dolore non ha logica. Ma in quella eterna certamente si. Ed io mi fido di Dio.

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MessaggioInviato: Ven Feb 11, 2005 09:35    Oggetto: Il motivo di tanta sensibilità....Elvira Rispondi citando


Patty Rose, capisco dal racconto delle tue vicissitudini il motivo di tanta sensibilità! Grazie ancora per le tue parole....
Sei davvero una bella persona.
Elvira
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MessaggioInviato: Ven Feb 11, 2005 16:23    Oggetto: Re: Il motivo di tanta sensibilità....Elvira Rispondi citando


Elvira di Torino ha scritto:
Patty Rose, capisco dal racconto delle tue vicissitudini il motivo di tanta sensibilità! Grazie ancora per le tue parole....
Sei davvero una bella persona.
Elvira



GRAZIE A TE, ELVIRA, PER ESSERCI!

Wink Wink Wink Wink Wink Wink
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MessaggioInviato: Lun Feb 14, 2005 16:36    Oggetto: Rispondi citando


Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes
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L'ultima modifica di PattyRose il Gio Feb 17, 2005 18:30, modificato 1 volta
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MessaggioInviato: Lun Feb 14, 2005 16:40    Oggetto: Rispondi citando


Mentre scrivo sento un suono, un suono che mi è diventato familiare, uno cui devo prestare attenzione. Il suono diventa sempre più forte, arriva dal profondo di me, dove c’è tutta la consapevolezza… e pur continuando a scrivere, ascolto il battito della mia anima. Il suo ritmo diventa sempre più forte, ricordandomi… che sono anima. Che ogni essere umano, ogni creatura di questa terra, è luce, appartiene alla luce.
Tutto ciò che importa ora è che nella verità, nella luce io diventi più luce, più verità.

Rosemary Altea

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MessaggioInviato: Gio Feb 17, 2005 18:23    Oggetto: Rispondi citando


Castel del Monte

Persino le origini di Castel del Monte (Andria) sono avvolte nel mistero, tuttavia un documento del 1240 attesterebbe che fu Federico II di Svevia a volerne la costruzione.
L'ombra del mistero si diffonde dalle origini alle sue funzioni. Le ipotesi più disparate furono fatte nel corso dei secoli: manufatto di natura militare, dimora fortificata, luogo di delizie, castello di caccia, tempio laico. E' facile essere d'accordo con la definizione di Mario Praz, secondo il quale Castel del Monte è un sonetto di pietra.
La costruzione è infatti un'autentica trasposizione in mura della musica del cielo, è un tempio che racchiude i simboli numerici dell'universo.
Penetrare nel mistero di Castel del Monte non è tentativo di poco conto, tanti si sono cimentati in tale prova.
Qui riportiamo alcune coincidenze astronomiche, le quali, più che disvelare e risolvere l'enigma, lo ammantano, se si può, di ulteriore fascino.

Coincidenze astronomiche:

· A mezzogiorno dell'equinozio d'autunno la parete sud del cortile, alta originariamente m 20,50, proietterebbe sul terreno un'ombra lunga quanto la larghezza del cortile del castello. E così via, spostandosi di mese in mese, tutti gli spazi interni del castello sarebbero toccati dalle ombre proiettate dalla parete sud, come a seguire il viaggio del sole. Persino l'analemma di Vitruvio sovrapposto alla sezione di Castel del Monte, dimostra la coincidenza delle ombre vitruviane con quelle individuate dagli elementi architettonici dell'edificio.

· Le presunte irregolarità del cortile ottagonale interno sarebbero in realtà il riflesso di un sapiente simbolismo dell'anno platonico, ovvero della precessione degli equinozi. Ciò implica la conoscenza dell'angolo di inclinazione dell'asse terrestre, cioè della caratteristica più propria del pianeta Terra che ne rende possibile la vita qual è.

· Alla latitudine di 41° nord, cioè quella di Castel del Monte, la somma delle aperture angolari del sole nel giorno dell'equinozio da un angolo di 45°, ovvero quello che sottende una corda pari al lato dell'ottagono regolare corrispondente alla costruzione. Infatti Castel del Monte ha la forma di un ottagono e il sole, nell'equinozio, segna un lato del castello.

La lettura attenta delle numerose pubblicazioni su Castel del Monte può soddisfare la curiosità dei lettori, senza nulla togliere al mistero dell'edificio, ricco di simboli esoterici, oltre che astronomici e geometrici.

Dario Dell’Aere
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