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LA', DOVE SFIORI IL MISTERO
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Autore Messaggio
PattyRose



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MessaggioInviato: Dom Feb 20, 2005 17:00    Oggetto: Misteri Rispondi citando


Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes :roll
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L'ultima modifica di PattyRose il Ven Mar 04, 2005 18:12, modificato 1 volta
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PattyRose



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MessaggioInviato: Dom Feb 20, 2005 17:11    Oggetto: Misteri Rispondi citando


JULIAN SCOTT

Verso la fine
La verità degli altri era menzogna per me;
e ingiustizia la giustizia degli altri;
le loro ragioni di morte, ragioni di vita per me;
le loro ragioni di vita, ragioni di morte per me;
avrei voluto uccidere coloro che essi salvavano,
e salvare coloro che uccidevano.
E capii che se un Dio, condotto in terra,
dovesse manifestare ciò che vede e pensa,
non potrebbe vivere in questo mondo di uomini
e agire tra loro fianco a fianco
senza continui urti.
La polvere è per strisciare, il cielo per volare –
Perciò, o anima, quando le ali saranno cresciute,
spicca il volo verso il sole!

Edgar Lee Masters – Antologia di Spoon River

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PattyRose



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MessaggioInviato: Gio Feb 24, 2005 18:58    Oggetto: Misteri Rispondi citando


MISTERO "E' RICOMINCIARE SEMPRE A DIRE SI'; UN SI' CHE NON E' MAI LO STESSO"
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PattyRose



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MessaggioInviato: Mar Mar 01, 2005 17:15    Oggetto: Misteri Rispondi citando


LA LEGGENDA DEL CASTELLO SCOMPARSO

Molti Castelli della nostra zona sono stati distrutti dall'abbandono secolare. Altri, come quelli di Oramala, di Montù Beccaria e di Zavattarello, sono rimasti deserti per lungo tempo e sono caduti in rovina, prima di conoscere una nuova stagione di restauri, che in misura maggiore o minore, li hanno resuscitati.

Come nella leggenda del Graal, anche le vallate del nostro Oltrepò celano gelosamente alcuni misteri. Nelle alte vallate si favoleggiava di corti d'amore scomparse ma anche di luoghi truci dai quali i castellani dominavano incontrastati, terrorizzavano i valligiani e ne rapivano le figlie, di fantasmi che popolavano le notti senza luna. Certo anche su queste montagne, non meno che nella Scozia, in Irlanda, nella valle del Reno o nella Transilvania, la vita feudale e i rapporti di vassallaggio e di servitù erano duri.
Anche queste colline videro passare cavalieri, splendidi nelle loro armature, che partivano per le crociate o alla ricerca del Santo Graal, recando con se la sciarpa donata da una donna che si chiamava Beatrice o Selvaggia. Menestrelli e trovatori si arrampicavano verso i castelli della montagna, veri e propri "nidi d'aquile" arroccati in siti quasi inaccessibili.

Riusciamo ad immaginare il primitivo splendore dell'apparire in lontananza castelli come Oramala o Zavattarello, dopo un lungo cammino attraverso monti o valli boscose ? Riusciamo a ricomporre la meraviglia dell'eremo di Sant'Alberto, aggrappato al versante di una stretta forra torrentizia? Altri castelli sono scomparsi (citiamo ad esempio "la corte verde", il castello di Cecima, quello di Canneto, ma quanti altri?).
Nelle alte vallate si favoleggia di intere città scomparse risalenti ai Romani o alle invasioni saracene, nei secoli che precedettero l'anno mille.
Queste terre, percorse da cavalieri e cantori, vissero il periodo intenso delle crociate e le magie "dell'amor cortese". Queste valli celano una storia e una magia che nulla avrebbe da invidiare alle saghe di re Artù. Vogliamo provare a percorrerle con il gusto di questa scoperta, a cercare anche noi il "Graal" nascosto nei luoghi più reconditi del nostro appennino? D'altra parte lo stesso nome Auramala può celare un probabile etimo celtico aura-mol: la collina d'oro, sacra a Marte o a un Dio-guerriero dalle caratteristiche marziali (il mitico Gargan-Gargantua).
Occorre approfondire le ricerche intorno alle etimologie. Le origini delle antiche lingue ligure e celtica di nomi come Varzi, Zavattarello, Butrio (burrone?) o altri rimangono da chiarire e potrebbero riservare interessanti sorprese.

Associazione Culturale VARZI VIVA

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PattyRose



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MessaggioInviato: Ven Mar 04, 2005 18:11    Oggetto: Misteri Rispondi citando


SIPONTO: LA MAGIA DEL SOLSTIZIO D'ESTATE
Un viaggio tra cavalieri teutonici, enigmatiche scritte e antiche energie
Andrea Romanazzi

Spesso, quando si pensa alla Puglia, si ha l'immagine del "paese d'o Sole", spiagge e bellezze naturali, in realtà moltissimi sono i misteri che circondano la regione tanto da poterla quasi definire il "paese della luna", visione non tanto fantastica se pensiamo che il primo romanzo gotico, scritto da Horace Walpole, "il Castello d'Otranto", non e' ambientato tra le brume della Scozia, ma sulla soleggiata costa pugliese. La nostra regione e' spesso legata all'Ordine templare e alle numerose magioni e porti esistenti in Puglia da cui la "Militia Cristi" partiva per l'Oriente. In realtà un altro ordine cavalleresco era presente nella regione, e non meno potente o intrigante del primo:L'Ordine Teutonico! La date di fondazione e' piuttosto incerta, alcuni dicono che sia stato fondato nel 1118, pressappoco la stessa data di fondazione dei templari, per altri verso il 1128. Del resto, anche per il più conosciuto Ordine del Tempio la data è alquanto controversa e oggi si tende a spostarla verso la seconda decade dell'anno 1100.
L'ordine, comunque, fu definitivamente accettato dalla chiesa nel 1190 da papa Celestino III che confermò la nuova confraternita e alla quale impose la stessa regola dei Templari e degli Ospedalieri, con l'unica differenza che ai Teutonici potevano accogliere solo membri della nobiltà tedesca. Solo verso il 1198, anche grazie alla figura del Gran Maestro Hermann Von Salza, l'ordine iniziò ad acquisire notevole potere, riuscendo a farsi appoggiare sia dall'imperatore Federico, con il quale intrattenne stretti rapporti, facendo quasi diventare l'Ordine una "milizia privata " del Puer Apuliae , sia dal potere Papale rappresentato da Papa Onorio III.
A differenza del "gemello" Ordine Templare, i Teutonici ebbero la possibilità di crearsi un vero e proprio impero, infatti nel 1230 furono trasferiti in Prussia e li, sottomisero e convertirono gran parte delle popolazioni pagane .Da allora e per quasi mezzo secolo i Cavalieri Teutonici portarono avanti una lunga e cruenta Crociata contro gli infedeli del nord e, nonostante la bellicosità delle popolazioni germaniche, nel 1283 la Prussia poteva dirsi definitivamente conquistata dal bianco mantello. Figura fondamentale per l'ordine del "bianco mantello" fu quella del già citato Hermann Von Salza. Il Gran Maestro dell'ordine riuscì, infatti a intrattenere buoni rapporti sia con l'Imperatore che con il Papa. Ebbe un ruolo fondamentale nel matrimonio tra Federico II e Jolanda, figlia di Giovanni di Bienne re di Gerusalemme e si adoperò molto in Terra Santa, ove lui stesso operava con i suoi cavalieri per la liberazione del Santo Sepolcro e partecipò alla incruenta crociata del 1228. Grande diplomatico ebbe numerosi incarichi delicatissimi dall'imperatore e molto spesso fungeva da intermediario tra la corona e la Roma pontificia. Il Gran Maestro morì a Salerno in circostanze non ancora ben chiare il 20 marzo 1239, stesso giorno in cui l'imperatore veniva scomunicato per la seconda volta, il suo corpo fu, su suo espresso desiderio, sepolto non in Germania, bensì a breve distanza da Castel del Monte, nella splendida chiesa di San Tommaso dell'Ospedale di Barletta. Come accadde per i Templari, anche l'Ordine Teutonico intrattenne in Terra Santa rapporti con gli "infedeli" che non vedeva solo come nemici da sconfiggere l' "inimicum" latino ma come "guerrieri" da rispettare e da cui "imparare" e dunque "hostes". Si narra , così, che anche i Teutonici ebbero rapporti con la setta Sufi , adoratori del culto unico Cristiano- Ebraico- Mussulmano, e dai quali impararono l'arte della terra di Khem. Del resto una piccola conferma di questo la troviamo tra le mura dell'affascinante cattedrale di Troia, piccolo paese in provincia di Foggia e vicino alla roccaforte saracena di Federico II a Lucera. Sulle mura perimetrali della Cattedrale sono rappresentate, con simbologie piuttosto strane per esser presenti in una dimora Cristiana, le tre grandi religioni ,ma questa e' un'altra storia…Torniamo ai Teutonici….
(alla prossima...)

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PattyRose



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MessaggioInviato: Lun Mar 07, 2005 18:29    Oggetto: Misteri Rispondi citando


Per alcuni studiosi questi cavalieri furono tramite fondamentale tra l'imperatore Federico II e la setta Sufi e si narra di strane riunioni che l'Imperatore e il Capitolo dell'ordine tenevano all'interno di Castel del Monte! Gli Ordini cavallereschi erano fortemente legati alla figura della Vergine dall'iconografia "bruna", spesso addirittura trafugate dalla Terrasanta, come la Madonna di Czestochowa in Polonia, e insieme ai cistercensi , furono grandi promotori del culto in Europa, basti pensare alle chiese dedicate in Francia a "Nostra Signora" dai Templari, oppure alla Chiesa d’ Altamura fatta erigere da Federico II e dedicata alla Vergine, o ancora alle diverse chiese Teutoniche presenti in Puglia. Forse l'idea dell'imperatore era quella di una "religio" unica che avrebbe certamente tolto potere alla Chiesa, in quel periodo sempre più legata ad una visione temporale e materiale, ma che avrebbe presto suggellato la pace tra i popoli non più straziati da inutili guerre e crociate religiose, ma tutti accomunati da un unico Culto-Sogno d'amore e fraternità, sotto il segno della Vergine Maria. L'Ordine Teutonico ebbe anche forti legami con quello Templare a differenza di quello che ci racconta la storia che afferma che tra i due ordini non scorresse buon sangue come ultimamente dimostrano le ultime scoperte della cattedrale di Vienna. Infatti è recente la notizia che nella splendida cattedrale di Santo Stefano è stata scoperta una cripta sotterranea di cui non si conosceva l'esistenza e quasi sotto l'ingresso della cattedrale, cosa non nuova quando si parla di chiese templari. Ebbene all'interno di questa cripta, in una chiesa appunto fondata dai teutonici, ecco 2 gargoyls con il muso rivolto verso un'enorme croce patente rossa. Molti degli insediamenti Teutonici nella terra di Puglia sono presenti sul Gargano, il Promontorio e' sicuramente un luogo molto particolare, crocevia dei pellegrini che, prima di partire per le crociate, percorrevano la "via sacra longobardorum", che da San Marco in Lamis passava per San Giovanni Rotondo, Monte Sant'Angelo fino a giungere a Siponto. Il Gargano, dunque, era, nel medioevo, un vero e proprio centro spirituale e ancor oggi, nelle isolate grotte del promontorio, vivono numerosi eremiti…
(alla prossima)

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PattyRose



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MessaggioInviato: Gio Mar 10, 2005 17:04    Oggetto: Misteri Rispondi citando


Lungo " l'antico percorso" numerosi furono i monasteri, chiese, e ricoveri costruiti per i pellegrini, spesso sovrapposti a piu' antiche strutture; esempi sono Santa Matria di Stignano, San Matteo, San Giovanni Rotondo, Sant'Egidio, San Leonardo di Siponto , fino ad arrivare a Monte Sant'Angelo. Un sito di carico e di un fascino particolare e' la chiesa di Santa Maria di Siponto, appartenente all'Ordine Teutonico. Appena si giunge sul luogo notiamo una particolarita', infatti la chiesa di Santa Maria e' a forma di un cubo, una pianta al quanto "strana" per un classico edificio di culto, il quadrato e' il simbolo della Terra, della Gerusalemme terrestre, in contrapposizione al cerchio, simbolo celeste. Lo strano legame simbolico con la "terra" non e' casuale, infatti, all'interno si puo' ammirare la Madonna nera sipontina ,ricordo lontano della "Vergine bruna". Sempre sulla stessa via percorsa dai pellegrini e a breve distanza, troviamo il Priorato di San Leonardo.Il monastero fu fondato attorno all'anno 1000 dai regolari di Sant' Agostino e affidato , successivamente nel 1261 da Papa Alessandro IV all'Ordine teutonico di Santa Madre Prussia , insediati a Barletta nella chiesa di san Tommaso, citta' da dove i cavalieri, legati come ben sappiamo alla figura dell'imperatore Federico II, partivano per la Terra Santa sotto la guida di Ermanno Von Salza, gran maestro dell'Ordine . Ultimo rappresentate di quest'ordine sara' il vescovo di Troia , Stefano Gruben.
Dal punto di vista architettonico San Leonardo si presenta con una navata centrale coperta da una serie di cupole e due laterali con copertura a botte.Lo stile e' cosi' facilmente collocabile in quello orientale latino dominante in quel periodo.
Lo schema del portale non e' tipico del romanico pugliese ma ricorda molto le maestranze francesi , attraverso la mediazione dei cantieri abruzzesi.
Osserviamo la lunetta: al centro troviamo, nella "vescica piscis" il Cristo apocalittico retto da due angeli…tutt'attorno, partendo da sinistra a destra troviamo il toro, l'angelo, una cerva, il centauro che suona la lira, il drago, il centauro che suona il flauto, l'aquila e il leone. Molti di questi simboli li abbiamo gia' incontrati in altri luoghi legati al culto delle Madonne nere, il toro e la cerva sono il simbolo di Dioniso e Diana, divinita' legate alla vegetazione, il centauro rappresenta la doppia natura dell'uomo che suona strumenti "filisofali" come la lira e il flauto. Interessante e' anche la valenza simbolica dei due leoni , il primo , che sta sbranando un uomo nudo , rappresenterebbe il diavolo , sempre in agguato e in cerca di prede come un leone , l'altro , invece , ha significato opposto , si ciba di un pesce , che appunto rappresenta il Cristo e da cui trae forza .
Nell'antichita' infatti i primi cristiani si riconoscevano con un segno in codice, quando due di essi si incontravano uno di loro tracciava meta' del segno e l'altro lo completava. Il simbolo in questione era appunto il PESCE!…
(alla prossima…)

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kesy



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MessaggioInviato: Gio Mar 10, 2005 17:32    Oggetto: SI.....PETTY ROSE... Rispondi citando


CONDIVIDO ALCUNI TUOI PENSIERI Laughing Laughing Laughing Laughing .....E POI LA COSA CHE CI ACCOMUNA è LA PASSIONE PER ALESSANDRO Embarassed Embarassed Laughing KE TROVIAMO SEMPRE MOLTO DISPONIBILE E ATTENTO!! Razz Razz Rolling Eyes Wink ....


CIAO PETTY ROSE!!....DA KESY!! Embarassed Embarassed Laughing Laughing
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salve a tutti mi chiamo chiara sono una ragazza che ha sempre avuto il sogno di stare vicino a coloro che "soffrono di leucemia".....sogno di stargli vicino.....
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PattyRose



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MessaggioInviato: Gio Mar 10, 2005 17:50    Oggetto: Re: SI.....PETTY ROSE... Rispondi citando


kesy ha scritto:
CONDIVIDO ALCUNI TUOI PENSIERI Laughing Laughing Laughing Laughing .....E POI LA COSA CHE CI ACCOMUNA è LA PASSIONE PER ALESSANDRO Embarassed Embarassed Laughing KE TROVIAMO SEMPRE MOLTO DISPONIBILE E ATTENTO!! Razz Razz Rolling Eyes Wink ....


CIAO PETTY ROSE!!....DA KESY!! Embarassed Embarassed Laughing Laughing



Laughing Laughing Laughing Laughing Laughing Laughing Wink Wink Wink

CONDIVIDO! Wink Wink Wink

CIAO KESY Razz Razz Razz
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PattyRose



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MessaggioInviato: Gio Mar 10, 2005 18:08    Oggetto: Rispondi citando


SCUSAMI... Laughing Laughing Laughing DIMENTICAVO KESY Embarassed Embarassed Embarassed

ANCHE SE IN RITARDO Embarassed Embarassed Embarassed

W E L C O M E!!!!

(ci sono talmente tanti TOPIC... tutti interessanti che mi gira la testa ad entrare e uscire Rolling Eyes Rolling Eyes qualcosa mi sfugge Wink )


CIAO
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PattyRose



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MessaggioInviato: Mer Mar 16, 2005 17:49    Oggetto: Misteri Rispondi citando


Del resto la parola Nazareni, oltre che abitanti di Nazareth significava "piccoli pesci", e i seguaci di Gesù erano appunto i Nazareni. Non dobbiamo, poi dimenticare che all'ingresso di Gerusalemme il Cristo fu accolto nel grido di "Oannes" che poi diventerà, per un errore di trasposizione, Osanna. Ebbene gli Oannes erano divinità delle popolazioni Medio-orientali che, curiosamente erano rappresentati metà uomini e metà pesci!
Sempre sulla facciata esterna, sulla destra dell'ingresso, troviamo un misterioso criptogramma una "croce stellata”. Entrando nella chiesa l'attento viaggiatore può osservare i Gigli federiciani, che fanno intuire l'intimo legame tra imperatore e teutonici, mentre sulle pareti troviamo delle croci nere, simbolo dell'Ordine. Alzando, poi, lo sguardo sulla volta, notiamo un piccolo rosone a 11 raggi . E' proprio qui che risiede la soluzione dell'enigma della croce stellata trovata all'esterno, infatti ogni anno, nel solstizio d'estate, un raggio di luce attraversa il "rosoncino" e va a colpire una zona del pavimento contrassegnata da una piccola croce, quasi ad indicare un punto ben preciso del sito. Ed ecco allora la spiegazione della croce gammata incontrata in precedenza: "il sole, alto nel cielo e a perpendicolo va a colpire un punto a metà strada tra i due pilastri". Il simbolo è un segnale per il sapiente, il modo per indicare un preciso punto , l' Omphalos del luogo sacro.
La parola è di origine greca, Omphalos, ma la sua tradizione e il suo significato è molto più antico e legato a culti e tradizioni che affondano le loro radici nella notte dei tempi. In questa accezione "ombelico" rappresenterebbe il centro sacro, luogo ove il "divino" si unisce con il "terrestre". Il concetto di Omphalos lo troviamo sia nella Bibbia che in molte culture megalitiche, è l'idea di una proiezione in terra di un centro celeste, il "loco" ove dimorano gli dei e dove l'uomo , in terra , può avere contatti con loro.
Una spiegazione per cosa siano davvero questi centri potrebbe esser desunta dalla teoria dei leys .L'idea nacque negli anni '20 in Inghilterra quando Alfred Watkins scoprì che molti siti megalitici erano allineati seconde delle direttrici preferenziali, direttrici successivamente chiamate leys. Oggi si parla di una vasta rete che collega siti megalitici di tutta Europa creando una fitta maglia, una maglia di energie sottili che scorrono all'interno della terra, spesso seguendo corsi d'acqua sotterranei, e che si addenserebbero in punti particolari, appunto gli Omphalos.
Omero, per esempio, chiama l'isola di Ogigia l'ombelico del mare, appunto un Omphalos. La narrazione sembrerebbe quasi confermare la teoria delle energie che permetterebbero l'unione con il divino, infatti Ulisse trova sull'isola, appunto, una dea, Calipso, l'elemento femminile, che lo rigenera, lo rinsavisce e finchè Ulisse rimane sull'isola potrà essere immortale. Cosi' l'omphalos diventa il simbolo di antichi culti, in particolare di quello ctonio legato alla Vergine bruna , identificata come la terra dalla qualche fuoriescono queste energie che permettono, come nel caso di Ulisse, di avvicinarsi al divino.
Una teoria più classica, invece, vuole l'ombelico come "centrum" di una civiltà o semplicemente di una comunità , come appunto quella dei pellegrini in viaggio verso l'Oriente.
In entrambi i casi San Leonardo diventa realmente Omphalos della comunita' Cristiana , il cui segreto , protetto dai monaci guerrieri , continua a nascondersi al visitatore dietro l'enigmatica croce!

A. Romanazzi

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MessaggioInviato: Dom Mar 20, 2005 16:32    Oggetto: Misteri Rispondi citando


Se pensate, come Emilio Salgàri (il quale creò i suoi luoghi esotici senza muoversi da casa) che scrivere sia viaggiare senza la seccatura dei bagagli, potete saltare senz'altro questa pagina; se invece credete, come Nikolàj A. Bèrdjaev, che "la struttura di una terra, la geografia di un popolo è sempre e soltanto l'espressione simbolica della struttura dell'anima di un popolo, è solo una geografia dell'anima", fermatevi qualche istante e raccontateci i vostri viaggi...

"Le sole persone che pretendono di conoscere a fondo un dato paese son quelle che dopo averlo percorso in quindici giorni hanno potuto lasciarlo con un'opinione ben confezionata nella valigia. Quelle invece che ci vivono si rendono conto ogni giorno che non sanno un bel niente, se non addirittura il contrario di quel che sapevano già."
Pierre Daninos

La GEOMANZIA, cioè l'arte di riconoscere e di trarre giovamento dalle energie e dai simbolismi magici della terra, immagina una fitta rete di linee che scorrono da un luogo all'altro, influenzando nel bene e nel male le cose e le persone che le attraversano.
Una sorta di web sotterraneo, insomma, che solo alcuni iniziati saprebbero dirigere o persino attivare.





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MessaggioInviato: Lun Mar 21, 2005 18:23    Oggetto: Misteri Rispondi citando


DEDICATO AI GIOVANI

Vuoi vincere il male? non averne paura


Violenza, odi, catastrofi naturali: il mondo sembra un bozzolo di male. È invece il banco di prova del nostro amore a Dio e ai fratelli.

di Fabio Scarsato

Dio mio, in che mondo viviamo! Quanto male, quanta sofferenza, quanti volti di fratelli e sorelle sfigurati. Quante storie drasticamente e violentemente interrotte, quanto odio che si insinua nei nostri cuori. Come se non bastasse, la natura fa il suo corso, come lo fa da secoli, che a noi piaccia o meno, dandoci altri lutti e altre tragedie. Inutile, secondo i nostri criteri, definire bello il tramonto e terribile il terremoto: l'uomo riesce a peggiorare tutto con ingegno diabolico, a rendere tutto più difficile, più... brutto.
È la nostra impotenza. Toccare quotidianamente la sconfitta dei nostri deliri di onnipotenza, sentirsi deboli, scoprirsi incapaci, piccoli e fragili... Niente ci può preservare da nulla, non siamo garantiti e rassicurati da nessuna appartenenza, da nessun conto in banca, da nessun colore della pelle, da nessuna presunta abilità. Da niente. Seppur partiti da stazioni diverse, e magari avendo viaggiato per tanto tempo in classi e con comfort diversi, il capolinea, inevitabile, immancabile e improvviso, ci aspetta tutti. Senza guardare in faccia nessuno (e neppure nelle tasche).
Come non riuscire a spezzarsi, travolti da questa lotta tra il bene e il male, che troppe volte abbiamo letto nei racconti fantasy o visto in tanti film dai mille effetti speciali? Come riuscire ad attraversare indenni, almeno il più possibile, tempi tanto difficili, salvando la parte più vera di sé, lì dove abita Dio in noi, lì dove risiede la nostra dignità e quella di tutti i nostri fratelli? Essì, perché una relazione altamente spirituale con Dio e con tutta l'umanità vissuta nella pace e nella sicurezza della propria stanza, be', non sarebbe poi tanto difficile: ora invece a ben altra ardua missione siamo ormai tutti chiamati. A non sottrarsi a nulla, a vedere tutto, ad ascoltare tutto, a lasciare che tutto ci attraversi, trovando in noi scaglie di misericordia, ancora prima che concetti di comprensione. A riuscire a sopportare il mistero di Dio.
Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende tutti un po' più umani, sarà stato inutile. Se tutta questa morte non ci avrà fatti aggrappare ancor più alla vita, sarà stata inutile. Se tutta questa violenza non provoca in noi un'azione uguale, ma contraria, sarà stata inutile.
Se tutto questo male non ci apre ancor di più alla promessa e alla speranza della sua sconfitta, sarà stato inutile. Se tutto questo marcire non porta abbondante frutto, sarà stato inutile.
Per questo, come fecero Francesco d'Assisi e Antonio di Padova, vorremmo anche noi unirci alla compagnia dell'Agnello, immolato, passato attraverso la morte, ma vittorioso. Lo riconosciamo senza ombra di dubbio perché trafitto (Gv. 19,37), perché ci mostra nelle sue mani il segno dei chiodi (Gv, 20,25). Riconosciamo i suoi compagni perché portano impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte (Ap 7,3), il tau di cui parla il profeta Ezechiele (Ez 9,4), a cui Francesco era così legato, vedendovi, nella forma di questa lettera dell'alfabeto greco, la stessa croce.
Questo sembrerebbe essere l'unico cammino che, transitando sotto il Calvario e approdando alla tomba vuota nel giardino lì accanto, sembrerebbe permetterci di riavvolgere di senso ciò che sembra non avere senso. E di essere in grado di affermare, paradossalmente e con tutta l'assurdità concessaci dal Vangelo, che la vita è comunque e sempre bella. Buona Pasqua, amici.
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MessaggioInviato: Sab Mar 26, 2005 18:05    Oggetto: Misteri Rispondi citando


Il mistero pasquale è così centrale nel pensiero di Hans Urs von Balthasar, che la sua riflessione rappresenta uno stimolo per il cammino intellettuale e spirituale del cristiano in questo tempo di Pasqua. Senza voler entrare in tutte le sfumature del suo pensiero riguardo a questo mistero - per una presentazione del quale rinviamo alla sua opera Teologia dei tre Giorni -, abbiamo evidenziato alcuni aspetti del mistero pasquale.

“Il messaggio cristiano è gioia”. 1

«L’evento cristiano comincia con l’incarnazione annunciata come la “grande gioia” (Lc 2, 10). [...]
L’evento sfocia nella grande gioia e meraviglia della risurrezione (Lc 24, 41) e del ritorno al Padre (Lc 24, 55)». 2

E’ solo alla luce del mistero pasquale che si riesce ad intuire l’originalità della gioia cristiana e quanto il messaggio cristiano sia messaggio di gioia. «La vita e la passione di Cristo ricevono la loro giustificazione a partire dalla Pasqua, e la missione della Chiesa di annunciare questa universale giustificazione di Dio nel mondo con l’evento pasquale, resta una missione di gioia»3, nonostante il dramma della sofferenza.

Von Balthasar sottolinea come il messaggio delle beatitudini esprime questo paradosso della gioia cristiana: «Elementi universalmenti umani si trovano così inseriti e recuperati nei macarismi. [...] nessuna gioia profonda senza sacrificio delle felicità superficiali; non soltanto sul piano individuale, ma anche sociale: il singolo può rinunciare a se stesso con gioia per il bene comune [...]»4, tuttavia, non nel senso hegeliano-marxista di un sacrificio della persona, bensì con la coscienza di essere amato ed eternamente affermato come persona. E questo, a partire dalla luce che scaturisce esplicitamente dalla buona novella della Risurrezione. E’ il sì filiale che diviene il paradigma d’interpretazione dell’atteggiamento cristiano davanti alla gioia e alla croce: «Il sì alla sofferenza e alla notte ha la sua ultima giustificazione nella cristologia: in un sì del Figlio alla volontà del Padre che ha potuto essere pronunciato soltanto nella gioia e non nel lamento»5.
In tal modo von Balthasar ci svela la dimensione trinitaria del mistero della sofferenza. Dietro il sì del Figlio alla volontà del Padre sta il cuore del Padre, un Padre che deve essere d’accordo già prima con le sofferenze dell’amato 6. La gioia cristiana include dunque nel suo centro la croce. Von Balthasar ha meditato a lungo sulla dialettica cristiana della gioia e della croce, mostrando come questa dialettica rimanda a un mistero nel cuore stesso di Dio, e si chiede: «Non potrebbe la gioia divina essere così grande e così profonda da tollerare di albergare in sé il grido dell’abbandono di Dio senza esserne offuscata?»7
“La Chiesa è fondata, inviata, congedata a partire dalla Pasqua”8
Il messaggio cristiano di gioia che nasce dalla Risurrezione di Cristo è manifestato al mondo mediante la Chiesa. Infatti, il paradosso della gioia e della croce accompagna la vita della Chiesa perché è a partire dal Risorto che la Chiesa attinge la sua vita, la sua forma, estranea a questo mondo che passa9. Von Balthasar non manca di riflettere sul mistero della Chiesa che conserva, come un mistero d’amore, nel suo centro il venerdì santo e il sabato santo10: «[…] una Chiesa che ama marcia sempre, con il sì mariano-giovanneo, anche in direzione della croce [...]»11. E una tale Chiesa può solo essere «“tenda” di un popolo pellegrinante»12 che, in quanto corpo di Cristo, obbedisce alla legge di Cristo13.

La norma di Cristo è una norma oggettiva che determina la soggettività del cristiano e dunque anche l’esperienza della sua sofferenza soggettiva: «La Chiesa nella sua totalità, nella misura in cui essa è realmente (attraverso l’eucaristia) corpo di Cristo, deve essere crocifissa con il suo capo e, in primo luogo, senza considerare la sofferenza soggettiva dei cristiani, ma grazie al semplice fatto della loro esistenza e della logica della fede»14. Infatti, von Balthasar ricorda che il peccatore, in quanto peccatore. è appeso alla croce di Cristo, e ciò realmente: «“Cristo muore della morte del mio peccato”, mentre io, al di là di me stesso, raggiungo in questa morte la vita dell’amore di Dio»15. Il cristiano porta dunque non la sua sofferenza, bensì la sofferenza di morte del Cristo. Perciò il cristiano, secondo l’apriorità e l’oggettività di questo essere con-crocifissi, deve orientare la sua soggettività16.
Esistenza nel mistero pasquale

La gioia di Pasqua nasce dalla vittoria dell’amore sul peccato, alla quale il cristiano è chiamato a partecipare non solo come spettatore, ma come collaboratore della Gloria dell’amore17. Vivere una esistenza pasquale significa vivere, con Cristo e in Cristo, il paradosso della gioia e della sofferenza. Il cristiano può «dire, con Dio e in Dio, sì al dolore nella gioia e a un dolore che ha, cionostante, la profondità dell’abbandono di Dio. Anche Dio lo fa, e in ciò è un mistero del suo amore»18. Von Balthasar ricorda che l’esistenza cristiana «resta avvolta nel mistero insolubile del periodo “intermedio”, tra la dipartita e il ritorno del Signore. [...] la comprensione della Chiesa del rapporto tra la croce e la gioia si colloca all’interno del mistero della croce dello stesso Gesù, il quale soltanto in forza del suo rapporto filiale, diretto, con Dio Padre può assaporare sino in fondo l’abbandono totale del Padre»19.

Non è dolorismo. Non è rifiuto di una gioia terrena che Dio offre all’uomo20. Ma è una esistenza capace di unire nella gioia della Risurrezione i dolori e le gioie quotidiane. L’atteggiamento ad assumere nella sofferenza è quello di Cristo: «Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi» (1 Pt 4, 12s). L’elemento alienante della sofferenza diviene pegno, anzi presenza velata della gioia escatologica21. Inoltre «nella misura in cui la sofferenza e la prova sono una partecipazione del cristiano a Cristo, devono anche poter essere trasmesse ad altri: l’esperienza acquisita del dolore non è una cosa privata, ma deve essere valorizzata nella comunione dei santi, e ciò in duplice maniera: rendere possibile un’altra esperienza di dolore di tipo cristiano, confortare e lenire durante queste prove»22. Ma non è tutto. Il paradosso non è gioia e sofferenza, ma gioia e croce, cioè croce come via di liberazione dai peccati. E’ quindi una gioia nella quale si esprime la gioia per la liberazione dal peccato: «Si tratta ad ogni modo di una gioia che non si può adagiare, soddisfatta, su nessuno dei beni terreni, ma che anche nell’autentico godimento tiene davanti agli occhi l’amore di Cristo, quale si manifesta nella Chiesa»23.
Von Balthasar ricorda come l’esistenza pasquale è una esistenza feconda nella forza di Cristo che concorre ad una fecondità non sempre visibile, ma ben reale, come lo rivela l’impegno dei santi: «In quanto impegno nella preghiera pura, nella notte della croce, nella sofferenza nascosta, esso può essere molto più fruttuoso di ciò che si verifica visibilmente […]»24.
Seguendo il pensiero di von Balthasar in questo tempo della Risurrezione di Cristo possiamo essere riportati, mediante il mistero della Risurrezione, al centro della nostra fede cristiana, fede che diventa vita nella Vita del Risorto. Vivere una vita pasquale significa vivere nella gioia della fecondità della Croce, secondo la logica dell’amore, una pro-esistenza eucaristica; significa amare dell’amore stesso di Dio e conoscere l’autentica gioia filiale di chi accetta di essere con-crocifisso con Cristo. Il pensiero di Von Balthasar ci aiuta ad integrare il mistero della Passione nel Mistero della Passio caritatis di Dio, evitando una concezione estrinseca della Croce che porta sia a svuotarla del suo significato che a leggerla in modo riduttivo.

André-Marie Jerumanis



BUONA PASQUA NEL MISTERO LUMINOSO DEL RISORTO!
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PattyRose



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MessaggioInviato: Lun Mar 28, 2005 16:09    Oggetto: Misteri Rispondi citando


In questi giorni siamo stati scossi, soprattutto per la risonanza del bombardamento mediatico, da due avvenimenti entrambi drammatici: la vicenda della cittadina americana in coma da svariati anni e la malattia del Papa.

La prima vicenda ha visto contrapposti i due fronti quello favorevole all’eutanasia (anche se è stato giustamente osservato che in questo specifico caso non si possa parlare propriamente di eutanasia, date le condizioni di non morte cerebrale) e quello della difesa della vita. Giustamente è stato polemicamente fatto notare che i Conservatori americani che si stanno battendo per la vita di questa persona sono i più strenui sostenitori della pena di morte.

Giustamente molti genitori di persone con disabilità hanno fatto presente che le condizioni della cittadina americana non sono molto dissimili da quelle di molti loro figlioli, per la cui vita e la cui integrazione sociale possibile essi si sono battuti e continuano a battersi.

La seconda vicenda, come è ovvio, assume anche profonde connotazioni religiose, talora però eccessive. Insistere, come taluni hanno fatto, sul valore della sofferenza del Papa, mi sembra un’ingerenza profonda nella sua intimità e nel suo senso di vivere il valore salvifico della sofferenza in senso cristiano.
Non mi sembra corretto esaltare mediaticamente il valore della sua sofferenza che è un valore profondamente personale, inquadrato in una visione mistica della vita che non si può sbandierare come un prodotto pubblicitario. Io ho sempre sostenuto che, di fronte al mistero del dolore, occorre sospendere il giudizio pubblico, come giustamente ci insegna il libro di Giobbe, dove il protagonista giustamente rimprovera tutti quelli che si sforzano di dimostrargli perché è giusto ed ha un senso che egli soffra.

Ed anche il mistero più profondo della Morte di Gesù merita molto più rispetto delle facili spiegazioni misticheggianti che solitamente si leggono e sentono. Non per nulla, il testo della messa recita, dopo la consacrazione “questo è il mistero della fede”.

Voler dare per forza una risposta, talora di comodo, al mistero della sofferenza, è una grave tentazione che talora viola la privacy delle persone sofferenti.

Anche fra gli Ebrei, qualcuno discute se non sia il caso di sostituire il termine “Olocausto” con altro più laico. Infatti “Olocausto” significa sacrificio ed i sacrifici hanno, tradizionalmente, un senso religioso ed una finalità, mentre qui si è trattato di un’immane tragedia dovuta alla depravazione della stirpe umana senza alcun senso e finalità salvifica.

Il voler attribuire alla sofferenza un valore salvifico astratto mi ha sempre lasciato assai perplesso.

Infatti anche i fondamentalisti islamici che si fanno esplodere credono di sacrificare la loro vita per un bene superiore con le conseguenze per il valore della vita propria e degli altri che è sotto gli occhi di tutti.

Personalmente sono fra quelli che credono che il sacrificio, specie umano, sia un retaggio del passato preistorico. Non per nulla il vecchio testamento descrive l’episodio del mancato sacrificio di Isacco, proprio come esempio della volontà di Dio che siano superati in perpetuo i sacrifici umani come propiziatori della divinità.

Giustamente i profeti della Bibbia dicono che Dio non ama i sacrifici, ma vuole la conversione dei cuori. Non per nulla Gesù ha contestato la logica ferrea dell’applicazione inumana della legge, dichiarando che è il Sabato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato e per questa radicale contestazione è stato condannato a morte.

Giustamente i credenti in Gesù hanno proclamato la gioia della sua Resurrezione e San Paolo scrive che se Gesù non fosse risorto vana sarebbe stata la Croce e vana sarebbe la nostra fede.

In questi giorni in cui a livello mediatico si pone tanto, in modo compiaciuto, l’accento sul valore della sofferenza, mi permetto di proporre di riflettere sul valore salvifico della Resurrezione non solo di Gesù ma di tutti quanti sono schiacciati dal peso del dolore fisico e psicologico, sforzandoci, ciascuno nel nostro piccolo, di contribuire ad alleviarlo in chi lo subisce.

Ciò è quanto fanno le famiglie delle persone con disabilità e le stesse persone con disabilità fisica e sensoriale, che lottano per il superamento dell’handicap e l’integrazione nella società e nelle comunità religiose come membri attivi ed a pieno titolo.

S. Nocera

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