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PAPA LUCIANI: IL PAPA DEL SORRISO
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Autore Messaggio
Rossana



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MessaggioInviato: Gio Mar 23, 2006 19:19    Oggetto: PAPA LUCIANI: IL PAPA DEL SORRISO Rispondi citando


Citazione:
"Genziana ha scritto:"

DA "AVVENIRE"

PAPA GIOVANNI PAOLO I, "Il Papa del sorriso"

Primo ciak su «Papa Luciani»


(T.Vio.) 18 marzo 2006

Mentre a Mediaset cresce l'attesa per la presentazione in Vaticano, al cospetto di Papa Benedetto XVI, della fiction Karol, un Papa rimasto uomo (in programma il 30 marzo in Aula Paolo VI), sono iniziate ieri le riprese di un'altra attesa fiction dedicata a un Pontefice, Papa Luciani. Il sorriso di Dio. Se nella fiction-sequel di Canale 5 (in onda il 2 e 3 aprile, nel primo anniversario della morte) sarà ancora il polacco Piotr Adamczyk a interpretare Papa Wojtyla, a dare il volto a Giovanni Paolo I è invece l'attore Neri Marcorè. Prodotta dalla Compagnia Leone Cinematografica di Francesco e Federico Scardamaglia, la miniserie di Rai Fiction (girata tra Roma e Viterbo) vede la regia Giorgio Capitani (per la seconda volta alle prese con la storia di un Pontefice dopo la fiction campione di ascolti Papa Giovanni) e la sceneggiatura di Francesco Scardamaglia e Massimo Cerofolini (gli stessi della fiction sul Papa Buono con Ed Asner protagonista). «Questo ruolo - dice Marcorè - è per me una grossa responsabilità. Spero di essere all'altezza, perché credo che Papa Luciani sia tra le figure più interessanti e amate in assoluto. Mi sto documentando sul personaggio, ho trovato anche dei vecchi filmati». Noto per le tante imitazioni e parodie, da quella di Maurizio Gasparri a quella del diessino Piero Fassino, Marcorè ha già dato prova di credibilità drammatica in film come Il cuore altrove e La seconda notte di nozze, entrambi di Pupi Avati. «Questo Papa durato 33 giorni - aggiunge Marcorè - era estremamente colto, ma "se parlassi in modo difficile sarei come un pavone con le piume alzate" diceva».

[/img]


LA CARISSIMA GIULY MI HA DATO LA SPLENDIDA IDEA DI APRIRE UN NUOVO TOPIC SU QUESTA FIGURA, FORSE DA POCHI CONOSCIUTA, MA MOLTO SIGNIFICATIVA, CHE E' PAPA ALBINO LUCIANI.
E' STATO IL SUCCESSORE DI PIETRO, PAPA DUNQUE, CON IL NOME DI GIOVANNI PAOLO I, PER APPENA 33 GIORNI, ED HA PRECEDUTO IL NOSTRO GRANDE PAPA GIOVANNI PAOLO II, KAROL WOITYLA.
E' DUNQUE UN ONORE ED UN PICCOLO GESTO AFFETTUOSO ED UMILE, INIZIARE A RACCONTARE LA SUA STORIA, PERCHE' PAPA GIOVANNI PAOLO I NON VENGA MAI DIMENTICATO.
IL SIGNORE L'HA VOLUTO PRESTO CON SE', MA HA SOPRATTUTTO VOLUTO DARGLI QUESTA MISSIONE IN TERRA, SEPPUR BREVE...
GRAZIE A TUTTE COLORO CHE CONTRIBUIRANNO: UN BACIONE

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Sara87



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MessaggioInviato: Gio Mar 23, 2006 21:26    Oggetto: Rispondi citando


PAPA GIOVANNI PAOLO I "IL PAPA DEL SORRISO"

Albino Luciani nacque il 17 ottobre 1912 a Forno di Canale (dal 1964 Canale d'Agordo), villaggio montano presso Belluno. Proveniva da una povera famiglia della classe operaia: suo padre andava spesso a lavorare in Svizzera e la sua famiglia era nota come apertamente socialista. Dopo aver studiato nei seminari locali e aver prestato servizio militare, Luciani fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1935. Compiuti gli studi conseguendo il dottorato nell'università Gregoriana, fu dapprima curato nella sua parrocchia natale e nell'autunno del 1937 divenne vice-rettore del seminario di Belluno. Per dieci anni insegnò le materie più importanti, ricoprendo anche la carica di vicario generale del vescovo di Belluno. Nel 1949 fu incaricato delle questioni catechistiche in occasione del congresso eucaristico di Belluno e descrisse le sue esperienze in un libro intitolato Catechetica in briciole. A quel tempo mantenne un valido rapporto con i comunisti locali. Nel dicembre del 1958 Giovanni XXIII lo nominò vescovo di Vittorio Veneto, dove esercitò un ministero decisamente improntato a uno spirito pastorale adatto all'ambiente rurale. Rimasto in secondo piano durante il concilio Vaticano 11(1962-1965), svolse poi una notevole attività nella commissione dottrinale della conferenza episcopale italiana. 1115 dicembre 1969, per espresso desiderio della chiesa locale, venne nominato patriarca di Venezia.
Durante i nove anni trascorsi in quella città ospitò cinque conferenze ecumeniche, compreso il raduno della Commissione internazionale tra anglicani e cattolici che nel 1976 concordò una dichiarazione riguardante l’autorità; in campo politico spostandosi con discrezione verso destra dichiarò pubblicamente (nelle elezioni del giugno 1975) che il comunismo era incompatibile con il cristianesimo.
Pubblicò inoltre Illustrissimi, una serie di lettere umoristiche e argute a autori e personaggi della storia o della narrativa (Pinocchio, Figaro etc.) che rivelavano fra l'altro la sua passione per Dickens e per Mister Pickwick; una volta pare abbia confessato che, se non si fosse fatto prete, avrebbe potuto senz'altro intraprendere la carriera giornalistica.Pur essendo praticamente sconosciuto all'estero, fu eletto nel terzo scrutinio del primo giorno del conclave riunitosi nell'agosto del 1978, dopo la morte di Paolo VI. La sua candidatura si impose quando divenne evidente che la maggioranza dei cardinali voleva un papa dallo stile completamente nuovo, senza relazioni con l'ambiente curiale; dopo l'elezione lo stato d'animo che prevalse fra gli elettori fu una gioia incontenibile; l'uomo che avevano scelto era "il candidato di Dio".
Si disse che l'avere scelto il nome di Giovanni Paolo esprimeva il desiderio di combinare le qualità progressiste e quelle tradizionali di Giovanni XXIII e di Paolo VI; il 27 agosto egli annunciò ai cardinali - leggendo un testo ufficiale precedentemente preparato la sua intenzione di continuare a mettere in atto le deliberazioni del concilio Vaticano II, conservando intatta allo stesso tempo "la grande disciplina della chiesa nella vita dei sacerdoti e dei fedeli". Un atto genuinamente spontaneo fu quello di tenere una conferenza stampa durante la quale affascinò i mille giornalisti presenti.
Tre settimane più tardi, intorno alle undici di sera di giovedì 28 settembre, morì per un attacco cardiaco mentre era a letto intento a leggere delle carte contenenti appunti personali. La luce era ancora accesa quando fu trovato morto il giorno dopo, intorno alle cinque e mezza del mattino.
Fu il primo papa di cui si può dimostrare che ebbe origine dalla classe operaia: un uomo dotato di buon senso pratico che attirava la gente con il suo sorriso cordiale; è impossibile indovinare che tipo di politica avrebbe seguito se fosse vissuto.
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genziana



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MessaggioInviato: Ven Mar 24, 2006 01:50    Oggetto: Papa Giovanni Paolo I Rispondi citando




Papa Giovanni Paolo I


Per conoscerlo meglio, anche riascoltando la sua voce
http://www.papaluciani.com/ita/ (Quicktime Player)
http://www.albino-luciani.com/
http://www.amicipapaluciani.it/

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PattyRose



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Residenza: Valle Santa

MessaggioInviato: Ven Mar 24, 2006 16:38    Oggetto: Rispondi citando


Dio Trinità,
Cenacolo d'Amore,
Sorgente di Santità,
dalla cui benevolenza
ha inizio la vita
e nella cui volontà
cresce la nostra felicità,
a Te chiediamo di esaltare
tra noi l'opera del tuo amore
nel riconoscere la santità
originale del tuo servo
Albino Luciani,
Papa Giovanni Paolo I.
Nelle nostre necessità
invochiamo la sua
intercessione
per ottenere la grazia
di cui abbiamo bisogno. . .
Fa' che sia a noi concesso
di imitare il suo sereno
abbandono in Te.
Ci sostenga l'esempio
della sua preghiera
con cui durante la vita
apriva tutto il suo cuore a Te
e ora, nella tua gloria, Ti loda.
Amen.


+ Vincenzo Savio S.D.B.
Vescovo di Belluno-Feltre




CENTRO SPIRITUALITA' E CULTURA "PAPA LUCIANI"

Il Centro di Spiritualità e Cultura "Papa Luciani" sorge nel 1982 per ricordare il papa bellunese, Giovanni Paolo I° che in soli 33 giorni di pontificato (26 agosto - 29 settembre 1978) ha dato al mondo intero una testimonianza di serenità e di fede che sono tutt'ora luminoso ricordo per tanta gente. Il complesso - ubicato sulla sommità di un colle che domina la Valbelluna - era originariamente costituito da una villa, abitazione dei padroni, con le case dei contadini disposte attorno, a formare un quadrilatero. Dopo la ristrutturazione - scrupolosamente rispettosa delle caratteristiche linee architettoniche originali - voluta dall'allora Vescovo di Belluno-Feltre Mons. Maffeo Ducoli, il Centro dedicato al Papa del sorriso è dotato è dotato di due grandi sale per conferenze (rispettivamente di 80 e 150 posti), di una decina di sale più piccole per incontri e di un grande anfiteatro all'aperto capace di 800 posti.
Ha un servizio di cucina e due sale da pranzo per un totale di 150 coperti ed un servizio bar ad uso esclusivo delle persone alloggiate. È fornito di due ampi parcheggi acessibili ai portatori di handicap.
Gli ampi spazi all'aperto consentono passeggiate e gioco per i ragazzi. Il parco con 5 gazebo si presta per dei momenti di riflessione e di riposo. Attigua al Centro è funzionante una struttura d'accoglienza per giovani, in autogestione, per una settantina di posti.

Il Centro Papa Luciani è anche molto attivo nel settore culturale: qui si sono alternati molti personaggi illustri della Chiesa, della politica, della scienza, del giornalismo, dello spettacolo e dello sport. L'intendimento di tali incontri, organizzati da una giovane coppia di sposi,è di aiutare la popolazione di queste zone ad aprirsi a problematiche più vaste, a sentire voci nuove, ad arricchirsi con l'esperienza di persone che per le funzioni ricoperte e l'esperienza accumulata, hanno segnato la vita culturale, sociale ed ecclesiale, anche a livello internazionale. Giovanni Paolo II stesso, il 16 luglio 1988 - nel decennale della elezione e morte di Papa Luciani - ha visitato il Centro, incontrando i sacerdoti della Diocesi; ha parlato davanti a quindicimila fedeli e si è intrattenuto con 800 giovani, nell'anfiteatro all'aperto.

La direzione e la conduzione della vita del Centro sono affidate a due sacerdoti e a tre religiose appartenenti alle Piccole Suore della Sacra Famiglia.
Geograficamente , il Centro Papa Luciani si trova nel comune di Santa Giustina Bellunese, a metà della Valbelluna, proprio all'ingresso del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, in un posto... incantevole!
E' facilmente raggiungibile tramite la ferrovia e i mezzi pubblici da Belluno e da Feltre; è altresì collegato con la pianura veneta, con Padova e Venezia attraverso l'autostrada Mestre-Belluno, o la statale feltrina.



"Il mondo va male perché ci sono più battaglie che preghiere. Cerchiamo che ci siano più preghiere e meno battaglie".

Papa Luciani (3 settembre 1978)


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L'ultima modifica di PattyRose il Sab Mar 25, 2006 17:54, modificato 1 volta
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PattyRose



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MessaggioInviato: Sab Mar 25, 2006 17:52    Oggetto: Rispondi citando


Giovanni Paolo I, il Papa venuto dall'umiltà

(...) "Le grandi cattedrali della terra, con le loro porte di roccia, coi loro mosaici di nubi, con il loro coro di ruscelli e di cascate, con i loro altari di neve, con le loro volte risplendenti di sole o scintillanti di stelle...." John Ruskin, non cattolico, era stato capace di vedere tutto questo nelle montagne. Ed è una citazione che ho sentito spesso dal patriarca Albino Luciani nelle nostre giornate trascorse in vacanza tra i monti. Per lui montagna significava silenzio, riflessione, rischio prudente e coraggioso, ma, soprattutto, presenza e messaggio di Dio, elevazione dello spirito. Amava tornare tra le sue montagne, cambiando strada, illustrandomi le caratteristiche, ripetendomi i nomi dei fiori o delle diverse cime legando ricordi dell'infanzia, nomi di persone di ieri. Amava la sua terra, le sue montagne, i suoi boschi. Canale, Agordo, Garès, Caviola, Falcade; Passo di Valles e Passo San Pellegrino; la Marmolada, Focobòn, la Civetta...

Le montagne e sant'Agostino

Sapeva dir tutto: quasi conoscesse le pietre, i torrenti, i prati, i boschi come una litania familiare. Con Ruskin citava i Salmi e sant'Agostino: Emergono i monti, scendono le valli al luogo che hai loro assegnato... fai scaturire le sorgenti nelle valli e scorrono tra i monti...per i camosci il rifugio sono le alte montagne, le rocce per gli iràci... Quanto sono grandi, Signore, le tue opere. Con il Salmo 104 recitava come una filastrocca interrogativa il capitolo VI del X Libro delle Confessioni di Agostino: Ho interrogato la terra... Ho interrogato il mare e i suoi abissi... Ho interrogato il sussurro del vento... Ho interrogato il cielo, il sole, la luna e le stelle... Sei tu, Dio? se non lo siete voi, ditemi qualche cosa del mio Dio, parlatemi di Lui.... Io commentavo con qualche canto di montagna e mi pareva di far eco alla sua gioia: Sei tu, Signore, la rupe, alla quale si appoggia con fiducia la nostra debolezza.
Conoscevo questo amore per la montagna e l'assecondavo. Lo spingevo a qualche fuga, quand'era possibile, allungando il cammino o la strada per riportarlo per strade e valli che erano care ai suoi ricordi. Così mi parlava dei nonni, del vecchio parroco e delle sue gite con soste nei fienili per andar pellegrini a santuari; mi parlava della sua famiglia, del seminario, delle sue vacanze. A volte gli dicevo peccato non essere pittori: le parole e i ricordi si trasformerebbero in paesaggi meravigliosi con montagne, valli, pascoli, ghiaccio e neve, zoccoli e scarponi chiodati....
A Pietralba ci siamo andati per sette lunghe vacanze, nel silenzio del convento, dei boschi e delle montagne, l'anfiteatro del Rosengarten, il Làtemar, la piccola scalata annuale al Corno Bianco, il salire da malga a malga: la gita a Innsbruck, al Santuario dei Servi a Maria Waldrast o a Novacella, all'orso di San Romedio o alla Madonna di Pinè... tutto mi ha fatto capire il suo mondo e il suo spirito, le sue radici e la sua religiosità essenziale, il ruolo di sua madre e del vecchio parroco, che lo aveva legato allo studio e al giornalismo, la sua chiesa battesimale e il suo seminario.
So che nella scelta del nome, da Papa, il nome di Gregorio, legato al suo seminario oltre che al grande san Gregorio Magno (cui fece cenno all'Angelus del 3 settembre), è stato nella sua mente, vinto solo dall'affetto a papa Giovanni e a papa Paolo e alla voce dello Spirito che lo invitava a voltar pagina nella storia della Chiesa, seppure per soli trentatré giorni.
Le montagne le pose alla base del suo stemma (le sue radici) e in cima fece mettere tre stelle: possono significare - diceva - le tre virtù teologali: la fede, la speranza e la carità; a Venezia avrebbe aggiunto il leone di San Marco.
A Canale - ricordava - dove sono nato, durante le vacanze, mi avete visto lavorare con la falce e il rastrello... Con me il Signore attua il suo vecchio sistema: prende i piccoli dal fango della strada, prende la gente dai campi, dalle reti del mare, dal lago, e ne fa degli apostoli.
La sua famiglia era povera come la sua terra. A Venezia - lo ricordò ai pellegrini veneziani il giorno dell'inaugurazione del suo ministero apostolico - avvenne l'incontro dei miei futuri genitori, dediti a umile lavoro (la madre lavorava nella Casa di Ricovero per anziani ai SS. Giovanni e Paolo e il padre lavorava a Murano, nella fabbrica di Minio e Biaca, ai forni). Da lì prese avvio la conoscenza che li portò al Matrimonio e quindi, se io sono qua (Papa) il mio cuore è ancora a Venezia.
Il ricordo di Venezia crescerà come un sogno raccontato dai suoi genitori: Fanciullo di montagna, ho conosciuto Venezia coll'immaginazione e quasi in sogno. Mi dicevano: a Venezia le strade d'acqua sono solcate da gondole e gondole, le legano ai pali come noi quassù leghiamo gli animali agli alberi! Laggiù tra tante case e tante chiese si innalza un campanile altissimo, famosissimo, ma così mite, così galantuomo che, quando nel 1902 decise di accasciarsi a terra, lo fece con tale garbo da non recare danno alcuno e senza uccidere nemmeno un colombo.
E il sogno diventerà un vissuto quotidiano, da Patriarca, legato sempre al ricordo delle sue montagne. Nel Natale del 1973, nel Messaggio augurale ai veneti, dirà: Dio a noi veneti ha regalato una laguna unica al mondo, le irripetibili Dolomiti colorate di rosa nel quieto vespero, Sirmione col lago di Garda, il bosco del Cansiglio, i colli di Conegliano e di Asolo, gli Euganei e i Berici. È in questo ambiente di privilegio, che, lungo i secoli, si è formata una nostra civiltà, fatta di operosità sorridente e vigile, di passione per il colore e l'arte e di profonda religiosità. Da questo ambiente sono usciti Enrico Dandolo e Can Grande della Scala, Tiziano e Tiepolo, Goldoni e Vittorino da Feltre, san Pio X e santa Bertilla; qui hanno vissuto Dante e Petrarca, sant'Antonio e papa Giovanni. Questi e tanti altri: santi, statisti, uomini di letteratura e di arte, insieme all'umile popolo, hanno creato una storia, che si impone per i suoi valori morali. Vediamo di non tradirli, questi valori, ma di svilupparli e di trasmetterli intatti alle età successive.
L'orgoglio della sua terra e del suo paese lo portò sempre con sé, perché riconosceva le sue radici e sapeva che in quella terra e con quella gente era cresciuto. Si sentiva agordino fino a far scolpire sulla lapide marmorea nell'atrio del palazzo patriarcale di Venezia, al n. 45 della lunga serie di Patriarchi, Albinus Luciani, Augurdinus.
(...) Scrivendo a Teresa di Lisieux nella serie Illustrissimi, Luciani dice: Teresa, l'amore che avete portato a Dio (e al prossimo per amor di Dio) fu veramente degno di Dio. Così dev'essere l'amore nostro: fiamma, che si alimenta di tutto ciò che in noi è grande e bello; rinuncia a tutto ciò, che in noi è ribelle; vittoria, che ci prende sulle proprie ali e ci porta in regalo ai piedi di Dio.

Mario Senigaglia

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Rossana



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MessaggioInviato: Sab Mar 25, 2006 19:32    Oggetto: Rispondi citando


Grazie Patty...un grande abbraccio e buona domenica a tutte! Laughing Razz Laughing Razz

Ecco il suo primo discorso...buona lettura! Wink






"IL CHIROGRAFO DEL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO I
PER LA NOMINA DEL SEGRETARIO DI STATO

Al Nostro Venerabile Fratello
il Signor Cardinale Jean Villot
Vescovo titolare della Chiesa Suburbicaria di Frascati

Signor Cardinale,

Chiamati dalla volontà del Signore, manifestataCi mediante il consenso dei Signori Cardinali, a reggere il timone della navicella di Pietro, davanti alla formidabile responsabilità del ministero pontificale, Noi Ci siamo immediatamente preoccupati della scelta di colui che più direttamente avrebbe dovuto essere associato alle quotidiane sollecitudini del governo della Chiesa, in qualità di Nostro Segretario di Stato.

Il pensiero è subito corso a Lei, Venerabile Fratello, al quale già il Nostro Predecessore di venerata memoria Paolo VI, aveva affidato tale oneroso incarico, sottolineando « le doti di mente, di cuore, di volontà, come di pastorale sensibilità e saggezza »(1), che La distinguono.

Ci è caro, pertanto, affidarLe l'incarico di Nostro Segretario di Stato, attestandoLe così davanti all'Episcopato Cattolico ed a tutta la Chiesa, l'ammirazione profonda, l'apprezzamento sincero, la benevolenza paterna che nutriamo verso la Sua persona. Con questo Nostro Chirografo La nominiamo, altresì, Prefetto del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e Presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

Siamo certi che, grazie all'aiuto di Colui che «non delude quanti in Lui confidano»(2), Ella, Signor Cardinale, saprà validamente assecondare la Nostra opera pastorale, dividendo con Noi la quotidiana fatica del servizio apostolico per l'edificazione del Corpo di Cristo, che è la Chiesa (3) ed a beneficio dell'umanità intera.

Invocando su di Lei e sull'attività che L'attende l'abbondanza dei celesti favori, siamo lieti di inviarLe con effusione d'affetto, la Nostra confortatrice Benedizione Apostolica.

Dal Palazzo Apostolico Vaticano, il 27 Agosto dell'anno 1978, primo del Nostro Pontificato.

IOANNES PAULUS PP. I"

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PattyRose



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MessaggioInviato: Mar Mar 28, 2006 16:26    Oggetto: Rispondi citando



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Rossana



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MessaggioInviato: Ven Mar 31, 2006 19:19    Oggetto: Rispondi citando


HO VISTO ORA CHE SUL SITO http://www.actingnews.it PARLANO DI UN FILM IN LAVORAZIONE SU PAPA LUCIANI: HAI VISTO, GIULY? TI HANNO ACCONTENTATO E, INSIEME A TE, TUTTI NOI!
UN ABBRACCIO E PREGA X ME E LA MIA FAMIGLIA.

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genziana



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MessaggioInviato: Ven Mar 31, 2006 20:31    Oggetto: PAPA GIOVANNI PAOLO I, "Il Papa del sorriso" Rispondi citando



"Quando una persona è semplice e trasparente come Albino Luciani, non c'è bisogno di molto tempo per conoscerla. Direi che esiste una simpatia che provoca l'amore, una conoscenza quasi intuitiva. Allora si intravede subito l'azione dello Spirito in questa persona. Questo penso sia capitato a tutti i cardinali nella elezione di Giovanni Paolo I e questo l'ho sentito anch'io. Segno evidente che ora il mondo cerca e ama le cose semplici e ha bisogno della gioia e della speranza. Quando si vede un uomo della semplicità e del candore di Papa Luciani, viene spontaneo pensare: La mano di Dio è qui.
Il segreto di Papa Luciani era quello di trasmettere Dio.
Il suo sorriso era lo specchio del sorriso di Dio."

Card. Eduardo Pironio, 1990

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L'ultima modifica di genziana il Mer Mag 10, 2006 01:40, modificato 1 volta
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Jane



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MessaggioInviato: Ven Mar 31, 2006 21:50    Oggetto: Rispondi citando


Mi fa piacere vedere questo topic. Nonostante i soli 33 giorni l'amore per questo Papa è davvero grande.
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Serena_PE



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MessaggioInviato: Ven Mar 31, 2006 22:30    Oggetto: Rispondi citando


purtroppo non ho avuto il modo do conoscerlo...cmq grazie mille leggerò tutto!!
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PattyRose



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MessaggioInviato: Lun Apr 03, 2006 16:17    Oggetto: Rispondi citando





(...) Per comprendere meglio l’uomo Luciani è opportuno rileggere alcune testimonianze di chi lo ha conosciuto.

Come quella dell’Arcivescovo di Milano, Colombo, che così presentò in un’omelia il nuovo Papa appena eletto: "…egli è persona schietta, buona e profonda, una persona umanissima, conquistatrice delle anime, specialmente giovanili. Dirò ancora che egli ama ascoltare gli altri con attenzione cordiale e anche sorridendo; non col sorriso dell’ironia che raggela, ma con quello della comprensione di chi sa imparare dall’altro, con l’affetto di chi vuole bene e desidera incoraggiare. Il suo sorriso non nasce mai dai limiti delle persone, ma dai limiti delle cose e dei fatti umani, di cui egli riesce a sottolineare la relatività con un umorismo sapido, che taluni hanno chiamato manzoniano, altri goldoniano, altri inglese e invece è soltanto suo e lo rivela successore del cardinal Giuseppe Sarto, S. Pio X, sulle cui labbra fiorivano i motti spiritosi e insieme spirituali. Il nuovo Papa è un uomo colto, assai più di quanto lascia scorgere. Il suo magazzino è incomparabilmente più fornito della sua vetrina. Ma si sa che il card. Luciani, per indole è un uomo retrattile, e a furia di tirarsi da parte è finito sulla cattedra di Pietro. A questo Papa dal breve Conclave, fino a ieri quasi ignoto al mondo, è bastato un soffio per conquistarsi il cuore degli uomini. I sapienti rimangono stupiti. I semplici ne godono. lo mi domando: donde gli viene questo fascino intimo e spiritualissimo? Quando parla non pesca le parole dai molti libri che ha studiato o che ha letto, le prende calde e chiare dal cuore e le lancia ai cuori. Dall’origine quelle parole non sbagliano il bersaglio... Mi sembra che il fascino di questa augusta e mite persona viene dal morso della povertà".

E Geno Pampaloni, in un articolo pubblicato da "Il Tempo" del 30 settembre del ’78 e riportato da "L’Osservatore Romano" del giorno dopo, scrisse: "E' passato come un fanciullo: ilare, scanzonato, un po' sbarazzino...". "Ha portato nella Chiesa il sorriso aperto della bontà, la spontanea cordialità popolare, l'umiltà della saggezza e, oserei dire, il volto indifeso dell'innocenza. Così lo ricorderemo con il rimpianto di qualche cosa: che ci è stato sottratto anzitempo, ancora intatto di promesse e di futuro. Come un fanciullo".

Ma la testimonianza che più di qualsiasi altra ci può dare l’immagine di Albino Luciani è quella della nipote Pia: "Di quando ero piccola ho solo piccoli flash che mi ricordano lo zio… questo prete sorridente dalla lunga tonaca nera che mi offriva le caramelle, una carezza e si interessava ci ciò che stavo facendo. Le sue rapide visite in famiglia, alle quali non rinunciava nonostante fosse molto occupato… Ma il momento in cui cominciò un nostro più stretto rapporto fu quando avevo 12 anni. Conclusa la scuola elementare dovevo proseguire gli studi in un collegio nazionale, a Fano nelle Marche… Si offrì lui di accompagnarmi, affrontando il lungo viaggio con questa ragazzina, sua nipote, che lo conosceva solo fino ad un certo punto. Mi sembra ancora di vederlo, arrivare a casa, prendere la mia valigia e tranquillizzare i miei genitori, non tanto per la mia sicurezza che era naturalmente scontata, ma sul fatto che, nonostante le sue molte occupazioni si prestava molto volentieri per quel servigio. La sua preoccupazione di rendermi meno pesante il tempo che non passava mai sul treno, lo portava a farmi notare le cose più interessanti dal finestrino, a chiedermi di me e dei miei fratelli… E quella figura dolce, dalle parole incoraggianti, l'ultima che vidi prima di iniziare la mia vita di collegiale, fu sempre presente e non solo nel ricordo, a consolare la mia nostalgia di bambina prima, di ragazza poi, lontana da casa per necessità.

Mi invitava a scrivergli e lui rispondeva sempre, con consigli, incoraggiamenti ed apprezzamenti che facevano sentire tutto il suo affetto paterno per me… La nostra corrispondenza diventava più frequente, la mia maggior autonomia mi consentiva di frequentarlo più spesso… Anche dopo la discussione della mia tesi di laurea, la prima tappa era stata da lui...

Mi piaceva soprattutto il suo modo di insegnarmi le cose, senza darlo a vedere, parlando in modo quasi indifferente di questo o di quello… Una cosa che mi colpiva molto era la sua serenità di fronte ai problemi, che non era dovuta ad incoscienza, ma alla fiducia nel Signore e nella sua Provvidenza. Talvolta mi confidava: ho molte difficoltà con questo o con quello… non è facile fare il vescovo… dovrò prendere una difficile decisione… però poi aggiungeva: se avessi cercato io questo posto ne sarei pentito, ma non è stata una mia scelta, e la Provvidenza che mi ha messo qui mi aiuterà per il meglio".

Nel venticinquesimo anniversario della sua elezione al soglio pontificio, arriva dal Vaticano - firmato da Giovanni Paolo II il 17 giugno - il "nulla osta" per l'avvio al processo di beatificazione di Papa Luciani. Il documento è già stato trasmesso al Vescovo della diocesi di Belluno, monsignor Vincenzo Savio, dalla Congregazione delle Cause dei Santi. "Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II - recita il testo - dichiara: da parte della Santa Sede nessun ostacolo si pone alla possibilità che si proceda, con passaggi stabiliti, nella causa di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio, Giovanni Paolo I". (...)

F. Bellotto



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Rossana



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MessaggioInviato: Sab Apr 15, 2006 16:58    Oggetto: Rispondi citando


Un piccolo gesto d'affetto x la nostra Giuly: rialziamo questo topic e continuiamo a scriverci...
Caro Papa del sorriso, prega anche tu x noi e da lassù intercedi in questa Pasqua per tutti noi e per tutta l'umanità, perchè l'amore abbia il sopravvento sull'odio e si riscopra Gesù Cristo nelle proprie vite.
Un bacione a tutti


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Rossana



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MessaggioInviato: Mar Apr 18, 2006 18:14    Oggetto: Rispondi citando


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genziana



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MessaggioInviato: Ven Apr 21, 2006 14:48    Oggetto: PAPA GIOVANNI PAOLO I Rispondi citando


VATICAN Official Site ha scritto:



RADIOMESSAGGIO «URBI ET ORBI»
DI PAPA GIOVANNI PAOLO I



Venerabili Fratelli!
Diletti Figli e Figlie dell'intero orbe cattolico!

Chiamati dalla misteriosa e paterna bontà di Dio alla gravissima responsabilità del Supremo Pontificato, inviamo a voi il Nostro saluto; e subito lo estendiamo a tutti gli uomini del mondo, che in questo momento ci ascoltano, e nei quali, secondo gli insegnamenti del Vangelo, amiamo vedere unicamente degli amici, dei fratelli. A voi tutti, salute, pace, misericordia, amore: « Gratia Domini nostri Iesu Christi et caritas Dei et communicatio Sancti Spiritus sit cum omnibus vobis »(1).

Abbiamo ancora l'animo accasciato dal pensiero del tremendo ministero al quale siamo stati scelti: come Pietro, ci pare di aver posto il piede sull'acqua infida, e, scossi dal vento impetuoso, abbiamo gridato con lui verso il Signore: « Domine, salvum me fac »(2). Ma abbiam sentito rivolta anche a Noi la voce, incoraggiante e al tempo stesso amabilmente esortatrice del Cristo: « Modicae fidei, quare dubitasti? »(3). Se le umane forze, da sole, non possono essere adeguate a tanto peso, l'aiuto di Dio onnipotente, che guida la sua Chiesa attraverso i secoli in mezzo a tante contraddizioni e contrarietà, non mancherà certo anche a Noi, umile e ultimo Servus servorum Dei. Tenendo la Nostra mano in quella di Cristo, appoggiandoci a Lui, siamo saliti anche Noi al timone di questa nave, che è la Chiesa; essa è stabile e sicura, pur in mezzo alle tempeste, perché ha con sé la presenza confortatrice e dominatrice del Figlio di Dio. Secondo le parole di S.Agostino, che riprende un'immagine cara all'antica Patristica, la nave della Chiesa non deve temere, perché è guidata da Cristo: « Quia etsi turbatur navis, navis est tamen. Sola portat discipulos et recipit Christum. Periclitatur quidem in mari, sed sine illa statim peritur »(4). Solo in essa v'è salvezza: sine illa peritur!

Con questa fede, Noi procederemo. L'aiuto di Dio non Ci mancherà secondo la promessa indefettibile: « Ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi »(5). La vostra rispondenza unanime e la collaborazione volonterosa di tutti Ci renderà più leggero il peso del quotidiano dovere. Ci accingiamo a questo terribile compito nella coscienza della insostituibilità della Chiesa Cattolica, la cui immensa forza spirituale è garanzia di pace e di ordine, e come tale è presente nel mondo, come tale è riconosciuta nel mondo. L'eco che la sua vita solleva ogni giorno è la testimonianza che essa, nonostante tutto, è viva nel cuore degli uomini, anche di quelli che non condividono la sua verità e non accettano il suo messaggio. Come ha detto il Concilio Vaticano II, « dovendosi estendere a tutta la terra, la Chiesa entra nella storia degli uomini, e insieme però trascende i tempi e i confini dei popoli. Tra le tentazioni e le tribolazioni del suo cammino, la Chiesa è sostenuta dalla forza della grazia di Dio, a lei promessa dal Signore, affinché per l'umana debolezza non venga meno alla perfetta fedeltà, ma rimanga la degna sposa del suo Signore e non cessi di rinnovarsi sotto l'azione dello Spirito Santo, finché, attraverso la croce, giunga alla luce che non conosce tramonto »(6). Secondo il piano di Dio, che « ha convocato tutti coloro che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace », la Chiesa è stata da Lui voluta « perché sia per tutti e per i singoli sacramento visibile di questa unità salvifica »(7).

In questa luce, Noi Ci poniamo interamente, con tutte le Nostre forze fisiche e spirituali, al servizio della missione universale della Chiesa, che è quanto dire al servizio del mondo: cioè al servizio della verità, della giustizia, della pace, della concordia, della collaborazione all'interno delle Nazioni come nei rapporti tra i popoli. Chiamiamo anzitutto i figli della Chiesa a prendere coscienza sempre maggiore della loro responsabilità: « Vos estis sal terrae, vos estis lux mundi »( 8 ). Superando le tensioni interne, che qua e là si sono potute creare, vincendo le tentazioni dell'uniformarsi ai gusti e ai costumi del mondo, come ai titillamenti del facile applauso, uniti nell'unico vincolo dell'amore che deve informare la vita intima della Chiesa come anche le forme esterne della sua disciplina, i fedeli devono essere pronti a dare testimonianza della propria fede davanti al mondo: « Parati semper ad defensionem omni poscenti vos rationem de ea, quae in vobis est, spe »(9).

La Chiesa, in questo sforzo comune di responsabilizzazione e di risposta ai problemi lancinanti del momento, è chiamata a dare al mondo quel « supplemento d'anima » che da tante parti si invoca e che solo può assicurare la salvezza. Questo si attende oggi il mondo: esso sa bene che la sublime perfezione a cui è pervenuto con le sue ricerche e con le sue tecniche ha raggiunto un crinale oltre cui c'è la vertigine dell'abisso; la tentazione di sostituirsi a Dio con l'autonoma decisione che prescinde dalle leggi morali, porta l'uomo moderno al rischio di ridurre la terra a un deserto, la persona a un automa, la convivenza fraterna a una collettivizzazione pianificata, introducendo non di rado la morte là dove invece Dio vuole la vita.

La Chiesa, piena di ammirazione e amorevolmente protesa verso le umane conquiste, intende peraltro salvaguardare il mondo, assetato di vita e d'amore, dalle minacce che lo sovrastano; il Vangelo chiama tutti i suoi figli a porre le proprie forze, e la stessa vita, al servizio dei fratelli, nel nome della carità di Cristo: « Maiorem hac dilectionem nemo habet, ut animam suam quis ponat pro amicis suis »(10). In questo momento solenne, Noi intendiamo consacrare tutto quello che siamo e che possiamo a questo scopo supremo, fino all'estremo respiro, consapevoli dell'incarico che Cristo stesso ci ha affidato: « Confirma fratres tuos » (11).

Ci soccorre, a darCi forza nell'arduo compito, il ricordo soavissimo dei Nostri Predecessori, la cui amabile dolcezza e intrepida forza Ci sarà di esempio nel programma pontificale: ricordiamo in particolare le grandissime lezioni di governo pastorale lasciateci dai Papi a Noi più vicini, come Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, che con la loro sapienza, dedizione, bontà e amore alla Chiesa e al mondo hanno lasciato un'orma incancellabile nel nostro tempo tormentato e magnifico. Ma è soprattutto al compianto Pontefice Paolo VI, Nostro immediato Predecessore, che va il trasporto commosso del cuore e della venerazione. La sua morte rapida, che ha lasciato attonito il mondo secondo lo stile dei gesti profetici di cui ha costellato il suo indimenticabile pontificato, ha messo nella giusta luce la statura straordinaria di quel grande e umile uomo, al quale la Chiesa deve l'irraggiamento straordinario, pur fra le contraddizioni e le ostilità, raggiunto in questi quindici anni, nonché l'opera immane, infaticabile, senza soste, da Lui posta nella realizzazione del Concilio e nell'assicurare al mondo la pace, tranquiltitas ordinis.

Il Nostro programma sarà quello di continuare il suo, nella scia già segnata con tanti consensi dal grande cuore di Giovanni XXIII:

- vogliamo cioè continuare nella prosecuzione dell'eredità del Concilio Vaticano II, le cui norme sapienti devono tuttora essere guidate a compimento, vegliando a che una spinta, generosa forse ma improvvida, non ne travisi i contenuti e i significati, e altrettanto che forze frenanti e timide non ne rallentino il magnifico impulso di rinnovamento e di vita;

- vogliamo conservare intatta la grande disciplina della Chiesa, nella vita dei sacerdoti e dei fedeli, quale la collaudata ricchezza della sua storia ha assicurato nei secoli con esempi di santità e di eroismo, sia nell'esercizio delle virtù evangeliche sia nel servizio dei poveri, degli umili, degli indifesi; e a questo proposito porteremo innanzi la revisione del Codice di Diritto Canonico, sia della tradizione orientale sia di quella latina, per assicurare, alla linfa interiore della santa libertà dei figli di Dio, la solidità e la saldezza delle strutture giuridiche;

- vogliamo ricordare alla Chiesa intera che il suo primo dovere resta quello dell'evangelizzazione, le cui linee maestre il Nostro Predecessore Paolo VI ha condensato in un memorabile documento: animata dalla fede, nutrita dalla Parola di Dio, e sorretta dal celeste alimento dell'Eucaristia, essa deve studiare ogni via, cercare ogni mezzo, « opportune importune »(12), per seminare il Verbo, per proclamare il messaggio, per annunciare la salvezza che pone nelle anime l'inquietudine della ricerca del vero e in questa le sorregge con l'aiuto dall'alto; se tutti i figli della Chiesa sapranno essere instancabili missionari del Vangelo, una nuova fioritura di santità e di rinnovamento sorgerà nel mondo, assetato di amore e di verità;

- vogliamo continuare lo sforzo ecumenico, che consideriamo l'estrema consegna dei Nostri immediati Predecessori, vegliando con fede immutata, con speranza invitta e con amore indeclinabile alla realizzazione del grande comando di Cristo: « Ut omnes unum sint »(13), nel quale vibra l'ansia del suo Cuore alla vigilia dell'immolazione del Calvario; le mutue relazioni fra le Chiese di varia denominazione hanno compiuto progressi costanti e straordinari, che sono davanti agli occhi di tutti; ma la divisione non cessa peraltro di essere occasione di perplessità, di contraddizione e di scandalo agli occhi dei non cristiani e dei non credenti: e per questo intendiamo dedicare la Nostra meditata attenzione a tutto ciò che può favorire l'unione, senza cedimenti dottrinali ma anche senza esitazioni;

- vogliamo proseguire con pazienza e fermezza in quel dialogo sereno e costruttivo, che il mai abbastanza compianto Paolo VI ha posto a fondamento e programma della sua azione pastorale, dandone le linee maestre nella grande Enciclica « Ecclesiam Suam », per la reciproca conoscenza, da uomini a uomini, anche con coloro che non condividono la nostra fede, sempre disposti a dar loro testimonianza della fede che è in noi, e della missione che il Cristo Ci ha affidata, « ut credat mundus »(14);

- vogliamo infine favorire tutte le iniziative lodevoli e buone che possano tutelare e incrementare la pace nel mondo turbato: chiamando alla collaborazione tutti i buoni, i giusti, gli onesti, i retti di cuore, per fare argine, all'interno delle nazioni, alla violenza cieca che solo distrugge e semina rovine e lutti, e, nella vita internazionale, per portare gli uomini alla mutua comprensione, alla congiunzione degli sforzi che favoriscano il progresso sociale, debellino la fame del corpo e l'ignoranza dello spirito, promuovano l'elevazione dei popoli meno dotati di beni di fortuna eppur ricchi di energie e di volontà.

Fratelli e figli carissimi,

In quest'ora trepida per Noi, ma confortata dalle divine promesse, Noi rivolgiamo il Nostro saluto a tutti i Nostri figli: li vorremmo qui tutti presenti per guardarli negli occhi, e per abbracciarli, infondendo loro coraggio e confidenza, e chiedendo per Noi comprensione e preghiera.

A tutti il Nostro saluto:

- ai Cardinali del Sacro Collegio, con i quali abbiamo condiviso ore decisive, e sui quali contiamo ora e in avvenire, ringraziandoli per il saggio consiglio e la forte collaborazione che vorranno continuare ad offrirCi, in prolungamento di quel loro consenso che, per volontà di Dio, Ci ha portato a questo culmine dell'ufficio apostolico;

- a tutti i Vescovi della Chiesa di Dio, « che rappresentano la propria Chiesa, e tutti insieme col Papa rappresentano tutta la Chiesa nel vincolo della pace, dell'amore e dell'unità »(15), e la cui collegialità vogliamo fortemente avvalorare, avvalendoCi della loro opera nel governo della Chiesa universale sia mediante l'organo sinodale, sia attraverso le strutture della Curia Romana, a cui essi partecipano di diritto secondo le norme stabilite;

- a tutti i Nostri collaboratori chiamati alla stretta esecuzione della Nostra volontà, e all'onore di una attività che li impegna a santità di vita, a spirito di obbedienza, a opera di apostolato e ad esemplare fortissimo amore alla Chiesa. Noi li amiamo ad uno ad uno; e chiedendo loro di continuare a prestare a Noi, come ai Nostri Predecessori, la loro provata fedeltà, siamo certi di poter contare sulla loro opera preziosissima che Ci sarà di grande giovamento;

- salutiamo i sacerdoti e i fedeli della diocesi di Roma, ai quali Ci lega la successione di Pietro e l'incarico unico e singolare di questa Cattedra Romana « che presiede alla carità universale »(16);

- salutiamo poi in modo particolare i membri della Nostra diocesi di origine Belluno e quelli di Venezia, che Ci sono stati affidati come figli affettuosissimi e carissimi, ai quali ora pensiamo con sincero rimpianto, ricordando le loro magnifiche opere ecclesiali e le comuni energie dedicate alla buona causa del Vangelo;

- e abbracciamo poi tutti i sacerdoti, in special modo i parroci e quanti si dedicano alla cura diretta delle anime, spesso in condizioni disagiate, o di vera povertà, ma sorretti luminosamente dalla grazia della vocazione e dell'eroica sequela del Cristo « pastore delle nostre anime »(17);

- salutiamo i Religiosi e le Religiose di vita sia contemplativa sia attiva, che continuano a irradiare sul mondo l'incanto dell'intatta adesione agli ideali evangelici, supplicandoli di continuare a « porre ogni cura affinché per loro mezzo la Chiesa abbia ogni giorno meglio da presentare Cristo ai fedeli e agli infedeli »(18 );

- salutiamo tutta la Chiesa missionaria e inviamo agli uomini e alle donne, che sugli avamposti della evangelizzazione si dedicano alla cura dei fratelli, il Nostro incoraggiamento e il Nostro plauso più affettuoso: sappiano che, fra quanti abbiamo cari, essi Ci sono carissimi: non li dimenticheremo mai nelle Nostre preghiere e nelle Nostre sollecitudini, perché hanno un posto privilegiato nel Nostro cuore;

- alle associazioni di Azione Cattolica, come ai movimenti di varia denominazione che contribuiscono con energie nuove alla vivificazione della società e alla « consecratio mundi » come lievito nella pasta(19), va tutto il Nostro sostegno e il Nostro appoggio, perché siamo convinti che la loro opera, nella collaborazione con la sacra Gerarchia, è indispensabile per la Chiesa, oggi;

- e salutiamo i giovani, speranza di un domani più pulito, più sano, più costruttivo, affinché sappiano distinguere il bene dal male, e portarlo a compimento con le fresche energie di cui sono in possesso, per la vitalità della Chiesa e l'avvenire del mondo;

- salutiamo le famiglie, che sono « come il santuario domestico della Chiesa »(20), anzi sono una vera e propria « Chiesa domestica »(21) nella quale fioriscono le vocazioni religiose e le decisioni sante, e si prepara il domani del mondo; vogliano far argine alle ideologie distruttrici dell'edonismo che estingue la vita, e formare energie pulsanti di generosità, di equilibrio, di dedizione al bene comune;

- ma un particolare saluto vogliamo inviare a quanti soffrono nel presente momento; agli ammalati, ai prigionieri, agli esuli, ai perseguitati; a quanti non riescono ad avere un lavoro, o stentano nella dura lotta per la vita; a quanti soffrono per la costrizione a cui è ridotta la loro fede cattolica, che non possono liberamente professare se non al prezzo dei loro diritti primari di uomini liberi e di cittadini volonterosi e leali. In modo particolare pensiamo alla martoriata terra del Libano, alla situazione della Terra di Gesù, alla fascia del Sahel, all'India tanto provata, e a tutti quei figli e fratelli che subiscono dolorose privazioni sia per le condizioni sociali e politiche, sia per le conseguenze di disastri naturali.

Uomini fratelli di tutto il mondo!

Tutti siamo impegnati nell'opera di elevare il mondo ad una sempre maggiore giustizia, ad una più stabile pace, a una più sincera cooperazione: e perciò tutti invitiamo e scongiuriamo, dai più umili ordini sociali che formano il tessuto connettivo delle nazioni, fino ai Capi responsabili dei singoli popoli, a farsi strumenti efficaci e responsabili di un ordine nuovo, più giusto e più sincero.

Un'alba di speranza aleggia sul mondo, anche se una fitta coltre di tenebra, dai sinistri bagliori di odio, di sangue e di guerra, minaccia talora di oscurarla: l'umile Vicario di Cristo, che inizia trepido e fiducioso la sua missione, si pone a disposizione totale della Chiesa e della società civile, senza distinzione di razze o di ideologie, per assicurare al mondo il sorgere di un giorno più sereno e più dolce. Solo Cristo potrà far sorgere la luce che non tramonta, perché Egli è il « sole di giustizia »(22): ma Egli pure attende l'opera di tutti. La Nostra non mancherà.

Chiediamo a tutti i Nostri figli l'aiuto della preghiera, perché solo su questa contiamo; e Ci abbandoniamo fiduciosi all'aiuto del Signore, che, come Ci ha chiamati al compito di suo rappresentante in terra, così non Ci lascerà mancare la sua grazia onnipotente. Maria Santissima, Regina degli Apostoli, sarà la stella fulgida del Nostro pontificato. San Pietro, Ecclesiae frmamentum(23), Ci sorregga con la sua intercessione e col suo esempio di fede invitta e di umana generosità. San Paolo Ci guidi nello slancio apostolico dilatato verso tutti i popoli della terra; i Nostri santi Patroni Ci assistano.

E nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo impartiamo al mondo la Nostra prima, affettuosissima Benedizione Apostolica.

Domenica 27 agosto 1978


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(1) 2 Cor. 13, 13.
(2) Matth. 14, 30.
(3) Ibid. 14, 31.
(4) S. AUGUSTINI Sermo 75, 3: PL 38, 475.
(5) Matth. 28, 20.
(6) Lumen Gentium, 9.
(7) Ibid.
(8 ) Matth. 5, 13 ss.
(9)1 Petr. 3, 15.
(10) Io. 15, 13.
(11) Luc. 22, 32.
(12) 2 Tim. 4, 2.
(13) Io. 17, 21.
(14) Ibid.
(15) Lumen Gentium, 23.
(16) Cfr. S. IGNATII ANTIOCHENI Epistola ad Romanos, Funk, I, 252.
(17) Cfr. 1 Petr. 2, 25.
(18 ) Lumen Gentium, 46.
(19) Cfr. Matth. 13, 33.
(20) Apostolicam Actuositatem, 11.
(21 ) Lumen Gentium, 11.
(22) Cfr. Mal. 4, 2.
(23) S.AMBROSII Exp. Ev. sec. Lucam, IV, 70: CSEL 32, 4, p. 175.



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