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BENEDETTO XVI, Papa, 19/4/2005; Pontefice emerito, 28/2/2013
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genziana



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MessaggioInviato: Dom Apr 16, 2006 14:38    Oggetto: BENEDETTO XVI, Papa, 19/4/2005; Pontefice emerito, 28/2/2013 Rispondi citando



"Ricordo, in particolare, l'allora giovanissimo professor Ratzinger. Accompagnava al Concilio il cardinale Joseph Frings, arcivescovo di Colonia, in qualità di esperto di teologia. Fu successivamente nominato arcivescovo di Monaco da Papa Paolo VI, che lo creò cardinale, e partecipò al Conclave che mi affidò il ministero petrino. Quando morì il cardinale Franjo Seper, gli chiesi di succedergli nell'incarico di prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede. Rendo grazie a Dio per la presenza e l'aiuto del cardinale Ratzinger, che è un amico fidato."

(Giovanni Paolo II, "Alzatevi, andiamo!", Mondadori 2004)






------------------------------------------------------------------------

In memoria del Beato Giovanni Paolo II, Papa (festa: 22 ottobre) :


www.vatican.va/special/anniversario_gpii/documents/index_it.htm



......



www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/index_it.htm



Papa BENEDETTO XVI la gioia dell'Amore la forza della Fede



Oggi, Domenica di Pasqua 2006, giorno del suo 79° compleanno e vigilia del primo anniversario
della sua elezione (il 19 prossimo), penso sia tempo di dedicare a Papa Benedetto XVI un topic
- documento dove seguire giorno dopo giorno la storia presente e futura del nuovo Pontificato.

Conto naturalmente sul contributo di tutto il Forum ed auguro a voi tutte/i una Serena Pasqua,
Giuliana



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L'ultima modifica di genziana il Ven Mar 01, 2013 11:07, modificato 8 volte
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genziana



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MessaggioInviato: Dom Apr 16, 2006 15:00    Oggetto: PAPA BENEDETTO XVI Rispondi citando


- N. 16 - 16 aprile 2006 ha scritto:



BENEDETTO XVI

IL PAPA DELL’AMORE E DELLA GIOIA


Un anno di pontificato di Ratzinger: in questa intervista, il cardinale Ruini spiega che cosa caratterizza la sua azione.
In continuità con Wojtyla
.



«Benedetto XVI è un grande teologo e non si è spogliato certamente di questa sua dote nell’esercizio del ministero petrino. Anzi, essa ne connota il carisma. Eppure, ciò non ha impedito al Papa di comunicare con semplicità e spontaneità».
Il cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza episcopale italiana, racconta un anno di pontificato e descrive un uomo, Joseph Ratzinger, che ha dato l’impronta alla sua missione già nelle prime parole pronunciate dalla Loggia delle benedizioni, esattamente un anno fa, il 19 aprile 2005.

Eccole: «Sono un umile lavoratore nella vigna del Signore».

Eminenza, perché quelle parole hanno stupito il mondo?
«Perché hanno mostrato la sua semplicità, la sua gentilezza, che forse non molti conoscevano. E poi quel sorriso, la sua gioia. Ha parlato più volte della gioia. Se devo dire una cosa che ha connotato il primo anno di pontificato, vorrei parlare della gioia e della centralità dell’amore, che hanno segnato un’orma profonda nella vita della Chiesa e l’hanno posta anche all’attenzione di tutta l’umanità. Questo ci offre la cifra del suo pontificato».

Benedetto XVI ha messo la mitra al posto della tiara nel suo stemma. Inoltre, ha sottolineato con forza la sua missione di vescovo di Roma, compagno di strada dei vescovi, dei sacerdoti, di tutto il popolo di Dio. Che uomo è papa Ratzinger?
«È un uomo molto semplice, vicino a tutti. Non ama sottolineare la sua personalità, che è stata pur importante. Direi, anzi, che rifugge da tutto ciò».

È giusto dire che si tratta di un pontificato nel quale contano le parole più che le immagini del Papa?
«Sì. Le parole e le idee, che stanno dietro alle parole, hanno grandissima importanza. È un teologo che sa comunicare con semplicità e spontaneità».

In piazza San Pietro con i giovani ha risposto in maniera molto efficace a domande fondamentali sulla fede, la vocazione, la cultura. Non ha fatto un suo discorso. Secondo lei, questo segna uno stile del pontificato?
«È una scelta che Benedetto XVI adotta in alcune situazioni. Lo ha fatto con i sacerdoti in Valle d’Aosta, con i parroci di Roma, con i bambini nello scorso autunno. Lo ha ripetuto con i giovani. Riesce ad affrontare con immediatezza problemi difficili, utilizzando parole semplici per rispondere a questioni profonde. Noi vescovi e cardinali lo abbiamo sperimentato durante il Sinodo e al Concistoro, in quella giornata di riflessione sui problemi della Chiesa. Il Papa riesce con immediatezza a entrare nel cuore dei problemi».

Quali sono le grandi questioni aperte dal pontificato di Benedetto XVI, quali i fili rossi che si possono rintracciare lungo questo anno?
«Il Papa ha messo al centro la questione della fede cristiana nel nostro tempo. Ha richiamato i credenti ad allargare gli spazi della propria razionalità per essere testimoni dell’amore di Dio. Questa è la chiave, secondo il Papa, perché il cristianesimo possa interloquire con la cultura di oggi. Aggiungo che lo ha fatto in modo molto moderno, perché in tutti i suoi interventi ha riservato un grande ruolo alla libertà dell’uomo. Ha sempre insistito sul fatto che, alla fine, l’adesione al cristianesimo è un’opzione dell’uomo, ragionevole, ben fondata, ma sempre un’opzione affidata alla libertà dell’uomo. Ha offerto le ragioni per abbracciare la fede».

Il Papa ha insistito molto sulla dimensione pubblica della fede. Ha detto più volte di essere preoccupato di un mondo che procede come se Dio non esistesse. Secondo lei, Eminenza, sta qui la continuità del pontificato di Benedetto XVI con quello di Giovanni Paolo II?
«Certamente questa era una grande preoccupazione di papa Wojtyla. E lo posso testimoniare personalmente. È vero, anche qui sta la continuità. Direi continuità della missione. Giovanni Paolo II ha rivendicato molte volte questa pubblica dimensione della fede. Nei primi anni del pontificato lo ha fatto più volte riguardo ai Paesi dell’Est Europa, soprattutto per la Polonia. Benedetto XVI è più preoccupato, oggi che è cambiato il mondo, per la cultura occidentale, pervasa dal secolarismo, cioè dall’idea che possa procedere alla costruzione di spazio pubblico – vale a dire società, Stati, consessi tra le nazioni, diritti – a prescindere da Dio. Dio, eventualmente, è ammesso soltanto dentro le coscienze, ma pubblicamente non se ne può neppure pronunciare il nome, è come un fatto privato».

Molti la chiamano tolleranza…
«E il Papa, giustamente, spiega che si tratta di una falsa tolleranza. Lo ha ripetuto molte volte in questo primo anno del suo pontificato. Se non riconosciamo uno spazio pubblico alla religione, allora priviamo la vita sociale di una sua componente fondamentale, il cui contributo al mantenimento della società stessa è essenziale».

Ai giovani Benedetto XVI ha detto addirittura che questa è "la rivoluzione di Dio". Non ha usato, secondo lei, un parola che a molti potrebbe sembrare troppo impegnativa?
«No. I giovani l’hanno capita. È stato proprio questo il concetto fondamentale che il Papa ha sviluppato a Colonia. Alla Giornata mondiale della gioventù in Germania, il Papa ha scommesso sull’adorazione. Non era facile proporre l’adorazione con il Santissimo sull’altare, in un’immensa spianata davanti a un milione di persone. Eppure, ha vinto la scommessa. Posso testimoniare che i giovani, anche in quel contesto, sono riusciti a pregare».

E perché è una rivoluzione?
«Gesù, nell’ultima cena, anticipa la croce e la sua passione. Le accetta per amore, non si tira indietro, va fino in fondo. Quando ai giovani si propone un messaggio così impegnativo e rivoluzionario, che è in grado di cambiare la vita e la storia, significa che li si vuole incoraggiare e al tempo stesso gratificare. Questo ha fatto il Papa a Colonia: i giovani, magari in maniera un po’ confusa e utopistica, credono nella forza dell’amore che cambia il mondo. Più degli adulti, sicuramente. E papa Benedetto XVI ha scommesso proprio su di loro e ha affidato alle nuove generazioni un compito: "Occupatevi di cambiare voi stessi e la storia". Non è cosa da poco».

Nell’enciclica Deus caritas est ha ripreso il concetto. Qualcuno si è stupito che Ratzinger, guardiano della fede, abbia dedicato la sua prima enciclica all’amore. Lei che opinione ha?
«La prima parte è profondamente dottrinale. Spiega cos’è la fede e cosa non deve essere. Cos’è il cristianesimo, come si crede all’amore di Dio e come si può rispondere a questo amore: perché stupirsi di ciò? Nella biografia di Joseph Ratzinger il tema dell’amore è centrale. In concreto il Papa ha risposto all’obiezione di Nietzsche che il cristianesimo avvelenerebbe la gioia dell’amore. C’è molta gente, oggi, nelle nostre società che lo pensa, senza neppure conoscere l’esistenza di quel filosofo. E il Papa ha scelto con l’enciclica di spiegare perché non è vero, perché il cristianesimo non è un soprammobile, né nella vita pubblica, né nella vita personale».

Un altro tema è l’insistenza sulla Sacra Scrittura. Anche nelle visite alle due parrocchie di Roma ha pronunciato omelie riferite alle letture del giorno. È il segno di uno stile?
«Benedetto XVI è un teologo profondamente biblico e radicato nelle fonti liturgiche. E questo connota il pontificato. Il fatto di aver regalato la Bibbia ai giovani riuniti in piazza San Pietro per la Gmg di quest’anno è l’indicazione di un cammino, più che un segno. Ed è un invito ai sacerdoti di ogni parrocchia a fare altrettanto. Dobbiamo tornare a spiegare la Parola di Dio».

Il Papa e l’Italia. Che rapporto c’è stato in questo anno?
«Ricordo la visita alla basilica di San Paolo pochi giorni dopo l’elezione. C’era il popolo di Roma, che è rappresentativo del popolo d’Italia, non i grandi gruppi di pellegrini organizzati. Un entusiasmo travolgente, spontaneo. Non esiste un problema di nazionalità per un Papa, almeno non più dopo il pontificato di Karol Wojtyla. Ricordiamo, inoltre, l’attenzione di Benedetto XVI all’Italia come nazione: per esempio, nei suoi discorsi all’Assemblea della Cei, il 30 maggio, e al Quirinale, per la visita al presidente Ciampi».

Sappiamo che andrà a Verona al convegno della Chiesa italiana. La scorsa settimana ai giovani in piazza San Pietro ha detto che bisogna costruire oasi di cultura cattolica: in queste parole c’è apprezzamento per il Progetto culturale della Chiesa italiana?
«Senza dubbio. Confidiamo che papa Benedetto XVI venga a Verona in autunno. Il suo interesse per il Progetto culturale è grande. D’altra parte, questa idea è cresciuta alla scuola del magistero di Giovanni Paolo II, nel quale il cardinale Ratzinger ha avuto un ruolo molto importante. In fondo, è lo stesso problema posto dal Concilio: evangelizzare la cultura del nostro tempo. Su questo tema, non solo in questo primo anno di pontificato, Joseph Ratzinger ha speso molte energie. Sarebbe opportuno rileggere i suoi discorsi sull’Europa e le radici cristiane e non dimenticare quello memorabile pronunciato a Subiaco l’anno scorso, un giorno prima della morte di Giovanni Paolo II. È il segno più eloquente di quanto il Papa consideri centrale l’esercizio e il ruolo sociale di un’intelligenza illuminata dalla fede».

Lei, Eminenza, lo ha incontrato molte volte durante questo anno. Che tipo è papa Ratzinger?
«Nelle udienze ha uno stile diretto, immediato. Risponde alle questioni senza girarci intorno, in modo preciso. E questo è un grande vantaggio anche per il governo della Chiesa».

Quando lo ha visto la prima volta?
«Tanti anni fa a Reggio Emilia. Io ero preside dell’Istituto teologico, era il 19 aprile 1971, esattamente 34 anni prima che fosse eletto Papa. Lo invitai per una lezione e una Messa con i seminaristi e per una conferenza pubblica. Ricordo che mi chiese di accompagnarlo a Canossa. Mi colpì il suo entusiasmo per aver messo piede a Canossa, che è luogo evocativo per l’Europa e per la Chiesa. Alcuni amici di Reggio Emilia hanno scovato le fotografie di quel giorno. Gliele ho donate appena eletto. Lui non aveva dimenticato».

Alberto Bobbio




BENEDETTO XVI

LA SINCERA GENTILEZZA DI UN ESPERTO IN UMANITÀ


Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina
della fede? «Se doveva correggere, lo faceva con amore».



Ho dei ricordi bellissimi del mio lavoro accanto al cardinale Ratzinger e accanto a papa Giovanni Paolo II, già da quando ero consultore della Congregazione per la Dottrina della fede, quindi dagli anni ’80, prima ancora di diventare segretario di questo dicastero. Ricordi incancellabili, della cordialità, a volte anche della "irruenza", della personalità forte di Giovanni Paolo II.

Ricordo la forza dell’annuncio, la testimonianza della centralità di Cristo nella storia umana. Nello stesso tempo ho in mente la chiarezza di dottrina del cardinale Ratzinger, la fiducia totale che legava Giovanni Paolo II al cardinale. La mia esperienza accanto ai due Papi, nei ruoli diversi, è stata una scuola di vita, una scuola di fede, una scuola di spiritualità.

Vorrei sottolineare la capacità dell’uomo Joseph Ratzinger di creare amicizia, fraternità, cordialità, anche con quelli che nella consuetudine ordinaria hanno lavorato con lui.

Immaginiamo il venerdì, il "Congresso", riunione settimanale della Congregazione per la Dottrina della fede a Roma: di ogni questione di cui è richiesto un parere si è svolto un approfondito studio da parte degli ufficiali competenti per quel settore, che viene presentato di fronte a tutti i componenti dei vari "uffici" o settori. Il cardinale Prefetto chiede a ciascuno il proprio parere e ascolta tutti con attenzione. Che finezza d’animo questo ascolto anche dei più giovani da parte dell’esperto teologo, e quale segno di libertà interiore la scelta nel suo parere conclusivo di un elemento proposto proprio dagli ufficiali appena entrati in Congregazione.

La grande capacità di ascolto e di valorizzazione di tutti, secondo l’adagio medievale che la verità, da chiunque sia pronunciata, proviene in ultima istanza dallo Spirito Santo.

Qualcuno, dopo l’elezione, era spaventato dall’idea che sulla cattedra di Pietro sedesse una specie di arcigno censore, un freddo professore poco comprensivo.

Questi timori sono stati spazzati via dalla luce che comunicano i suoi occhi così espressivi, dalla bontà con cui si ferma a salutare i pellegrini alle udienze. Ma per me non è stata una scoperta, e anche qui racconto una sua abitudine nel lavoro in Congregazione molto eloquente in proposito.

Tante sono le richieste che giungono al palazzo del Sant’Uffizio e spesso il servizio alla verità esige che si dicano parole chiarificatrici per evitare fraintendimenti, per non prestare il fianco a riduzioni o travisamenti del Vangelo. Una volta avuto il parere dei collaboratori e presentata la questione al Santo Padre, dovevamo magari intervenire nei confronti di qualche vescovo o teologo con un richiamo formale.

Quella annotazione: «soavizzare»

Si preparava una lettera in cui veniva esposta la corretta posizione e proposti suggerimenti o provvedimenti disciplinari per risolvere la controversia. Passata sul tavolo del Prefetto, la lettera tornava all’ufficiale per la stesura definitiva. A margine c’era molto spesso un’annotazione particolare: «soavizzare».

Ho imparato e spiegato tante volte agli altri collaboratori il senso di questo verbo: indicava tutta l’amorevolezza da usarsi verso un vescovo che magari si è rivolto alla Congregazione con un dubbio di coscienza o una pena nell’animo, spesso in mezzo a tante fatiche pastorali; oppure il rispetto da avere per chi, pure sbagliando, aveva impegnato le proprie energie per esporre e approfondire le verità cristiane. Ratzinger, teologo, professore e vescovo, sapeva cioè farsi prossimo ai teologi, professori e vescovi a cui sui rivolgeva. Un rispetto dovuto all’uomo, che è sempre più grande di un suo atto, anche sbagliato: il principio caro a Giovanni XXIII di perseguire l’errore e amare l’errante.

Su questa linea mi piace ricordare un gesto significativo degli esordi del pontificato: l’invito a cena ad Hans Küng, a cui, dopo una collaborazione universitaria agli albori delle rispettive docenze, non aveva risparmiato i doverosi richiami e critiche precise.

Un cardinale, trovandosi in un locale dei Castelli romani per il pranzo, aveva infatti notato la fisionomia del noto professore a un tavolo accanto, ma indugiava a salutarlo, perché riteneva improbabile la sua presenza a Roma, poco dopo l’elezione sul soglio pontificio del suo "avversario teologico". Ebbene – mi confidava questo cardinale – fu grande lo stupore che lo colse quando, dopo aver deciso comunque di rispettare la buona educazione, avendolo salutato e domandato il motivo di quella visita alla Città eterna, si sentì annunciare dal teologo svizzero che era venuto su invito personale del Papa a cena. Abbiamo un Papa fra i più preparati sotto il profilo teologico, ma certo anche esperto in umanità, secondo quella caratteristica con cui Paolo VI – che lo creò cardinale – amava definire la Chiesa.

La bontà è anche dire "no"

Questa sua bontà d’animo, unita alla grande serenità e pace, che attinge da una profonda unione con Dio coltivata nella meditazione e nella preghiera, gli dà un’autorevolezza non comune. Soprattutto ha una grande libertà interiore, dote che ha indicato ai giovani in piazza San Pietro la domenica delle Palme. Insomma, possiamo aspettarci grandi intuizioni pastorali e spirituali per meglio guidare la Chiesa e servirla nell’unità e nella apostolicità.

Per completare questo mio affresco mi pare utile riportare quanto nel 2001, quando non pensava certo di diventare Papa, Joseph Ratzinger aveva detto di sé, in una sincera conversazione ai microfoni di Radio Vaticana: «È impossibile un autoritratto. Io posso soltanto dire che vengo da una famiglia molto semplice, molto umile, e perciò non mi sento tanto cardinale, mi sento un uomo semplice. In Germania vivo in un piccolo paese con persone che lavorano nell’agricoltura, nell’artigianato e lì mi sento nel mio ambiente. Nello stesso tempo cerco di essere così anche nel mio ufficio, se riesco. Non oso io giudicare. Io ricordo sempre con profondo affetto la bontà di mio padre e di mia madre e naturalmente per me bontà implica anche la capacità di dire "no", perché una bontà che lascia correre tutto non fa bene all’altro, qualche volta la forma della bontà può essere anche dire "no" e rischiare così la contraddizione. Ma pure questo deve essere realmente nutrito non da senso di potere, di rivendicazione, ma deve provenire da un’ultima bontà, dal desiderio di fare il bene dell’altro. Questi sono i miei criteri, questa è la mia origine».

E ancora: «Niente va fatto solo da me. Questo è molto importante, non prendere solo decisioni personali, ma tutto in una grande collaborazione».

Infine, sono illuminanti le parole pronunciate il 24 aprile 2005, all’inaugurazione solenne del suo ministero: «Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà. Di non perseguire le mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della Parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da lui, cosicché sia egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia».

Cardinale Tarcisio Bertone, Arcivescovo di Genova





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genziana



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MessaggioInviato: Dom Apr 16, 2006 15:13    Oggetto: PAPA BENEDETTO XVI Rispondi citando


- N. 16 - 16 aprile 2006 ha scritto:



LE LETTERE DI UNA SCOLARESCA SALERNITANA
A PAPA BENEDETTO XVI

DAL PROFONDO DEL NOSTRO CUORE


Dopo l’enciclica Dio è Amore questi ragazzi hanno scritto al Papa per manifestargli tutto il loro affetto e la loro simpatia. E ci hanno affidato le loro lettere con la segreta speranza che Benedetto XVI possa leggerle. E, soprattutto, invitarli per un incontro..


Abbiamo saputo dalla nostra maestra di italiano, Maria Teresa Scianni, che Benedetto XVI ha inviato un articolo a Famiglia Cristiana per spiegare la sua prima enciclica, Dio è Amore. Visto che l’enciclica è come una lettera che il Papa ha scritto a tutti, abbiamo voluto rispondergli come scolaresca.

Viviamo in un piccolo paese e non ci è possibile metterci in contatto col Papa. Quindi, ti chiediamo, caro padre, di pubblicare le nostre lettere. È l’unico modo che abbiamo perché il Papa possa vederle: abbiamo saputo che a Benedetto XVI piace "tantissimo" leggere Famiglia Cristiana. Ti prego, ci piacerebbe molto che il Papa le leggesse, perché quello che abbiamo scritto non sono solo macchie di inchiostro su un foglio bianco, ma è ciò che proviamo nel profondo del nostro cuore.

Ci piacerebbe che Benedetto XVI toccasse i fogli dei nostri quadernoni, che guardasse i nostri disegni e anche i nostri errori, perché la maestra ha evitato di correggerli. È vero che qualche volta facciamo arrabbiare i nostri nonni, ma è anche vero che molte volte li abbracciamo e regaliamo loro affetto. Ma il Papa, che per noi è come un nonno, chi ha che lo coccola, gli dona affetto, gli sta vicino? Ecco... Lui non ha nessuno; ha solo noi e a noi non è permesso parlare "a tu per tu" con Sua Santità. Quindi, sarebbe stupendo se queste lettere arrivassero nelle sue mani! E come sarebbe bello se il Papa ci rispondesse con una lettera scritta proprio da lui, e non da qualche suo segretario.

Speriamo nel tuo aiuto. Intanto ti diciamo "grazie", augurandoti "buon lavoro". Ti salutano con affetto riconoscente anche tutte le insegnanti per la puntuale testimonianza che offri con il tuo giornale. Con stima e gratitudine.

Classe V, Scuola Primaria
"Sac. A.M. De Luca" - Poderia (Sa)



Come un nonno col nipotino

Caro Papa, io so che tu non risponderai mai a questa lettera, ma io ti scrivo lo stesso e spero che tu possa sentire la voglia di parlare e di rassicurarmi, come fa qualsiasi nonno col suo nipotino. A scuola abbiamo riflettuto su alcuni temi che riguardano la violenza e anche sulle diversità che si creano tra noi e gli africani per la fame e la povertà. Molti giovani sono violenti, e anche nei luoghi di divertimento come lo stadio manifestano la loro violenza. Io mi chiedo da che cosa ha origine questa violenza?

Un altro fatto che mi ha fatto riflettere è quanto è successo a causa delle vignette satiriche su Maometto pubblicate in Danimarca. Per questo i musulmani hanno ucciso don Andrea Santoro. Giovanni Paolo II ci ha insegnato a essere tolleranti verso le persone diverse per cultura e religione, ma è difficile accettare quelli che commettono degli atti così ingiusti.

Poi, la cosa che mi fa riflettere è la disuguaglianza tra noi e il terzo mondo.
Io mi chiedo perché ci devono essere persone che muoiono di fame e di gravi malattie, mentre noi ci possiamo curare e viviamo nel benessere? Spero che un giorno questa disuguaglianza sparisca e che tutti possano vivere dignitosamente. Spero che tu possa fare un lungo pontificato. Un saluto affettuoso e tanti baci.

Francesco


Caro Papa, ci diamo del tu?

Caro Benedetto XVI, ci diamo del tu? Ma sì! Potresti essere mio nonno! Morto Giovanni Paolo II sei stato eletto tu, Benedetto XVI! Vieni dalla Germania e sei tedesco; questo, all’inizio, mi ha spaventato un po’, mi sembravi troppo preciso e perfetto, ma ora non è più così. Tu non mi conosci ma io so che, come me, ami molto i gatti e questo ti elegge nel mio cuore a "persona d.o.c.". So anche che sai suonare il pianoforte e sicuramente ne hai uno nella tua stanza e, quando ti penso, ti vedo alla tastiera mentre con il capo segui il tempo delle magnifiche suonate che certamente farai. Mi piaci perché hai sempre stampato un gran sorriso contagioso sul volto con cui accogli le migliaia di persone provenienti da tutto il mondo.

Chissà se un giorno potrò incontrarti anch’io a tu per tu? Ho la sensazione che tu sia una persona affettuosa e umile. La mia sensazione è fondata sulle parole che hai pronunciato quando sei stato eletto Papa, infatti hai detto che eri «un umile lavoratore nella vigna del Signore».

Nel mondo, caro Benedetto, stanno morendo tante persone; mi ha sconvolto la morte di don Andrea Santoro. Ho saputo che qualche giorno prima di morire ti ha inviato una lettera in cui ti chiedeva di portare il tuo calore umano tra quella gente che era diventata la sua gente. So che ti sei commosso a questa richiesta e ti sei dispiaciuto per la sua morte, e questo mi ha messo dentro il desiderio di coccolarti e di dirti che non sei solo... Tu hai noi. Lo so come ti senti... Come se il mondo ti crollasse addosso. Ma tu pensa a noi, perché noi ti sosteniamo.

Vorrei tanto incontrarti di persona per poter fare anche una chiacchierata con te. Magari! Ma voi Papi dovete seguire un protocollo che mette le ragioni di Stato al primo posto. Comunque, mi piaci e sarebbe bello incontrarti per raccontarci le nostre cose. Ti voglio bene! Ti abbraccio forte forte, un bacione sul naso.

Graziella


Pure noi siamo la tua famiglia

Caro Benedetto XVI, tu sei il successore di Giovanni Paolo II; sai, io volevo molto bene a quel Papa, ma ora non c’è più e penso che in questo momento stia pregando per tutti noi. Ora a guidare la Chiesa ci sei tu e spero tanto che tutti quegli uomini che vivono solo di falsità imparino a vivere nella verità di Gesù Cristo. Io penso che una persona non si deve rispettare, per esempio, solo quando è il suo compleanno, ma sempre. È questo ciò che insieme a te dobbiamo imparare a fare ogni giorno. Io mi chiedo perché nel mondo ci sono tante persone false, che uccidono i propri fratelli?

Caro Benedetto XVI, scusami se ti ho importunato con questi miei poveri pensieri, ma volevo anch’io parlare con te, perché sento che tu mi appartieni in quanto Dio ti ha donato a tutti noi. È vero, tu hai un fratello che vive in Germania, una famiglia ce l’hai, ma proprio perché sei un Sacerdote di Cristo la tua vera famiglia siamo tutti noi. Ti voglio bene.

Alessia


"Tanti auguri e vorrei baciarti"

Caro Papa, spero che tu possa vivere un pontificato intenso e lungo, come quello di Giovanni Paolo II. A me sembri troppo freddo, anche se ti ho visto solo una volta, quando sei passato per piazza San Pietro con la macchina bianca scortata dalle tue guardie del corpo. Una mia compagna, però, in questi giorni mi ha detto che hai anche un gatto e un pianoforte e questo, in fondo, ti fa un po’ più simpatico.

Spero che tu possa insistere per costruire l’unione tra i popoli con la tua autorevolezza, soprattutto nei paesi islamici. Il 5 febbraio in Turchia è morto don Andrea Santoro ucciso da un ragazzo di sedici anni; per me è stato un giorno terribile, ho avuto paura per il nostro futuro di cristiani..., cattolici per di più. Però se quel maledetto giornale danese non avesse pubblicato quelle vignette, questo non sarebbe successo. Perché ti ho scritto queste cose? Forse perché noi ragazzi abbiamo bisogno di essere rassicurati... E tu hai il potere di farlo. Auguri di un lungo pontificato e ti voglio anche baciare.

Piergiorgio


"Anche tu sarai un Papa santo"

Caro Papa, da quando ti ho visto in televisione mi sei sembrato come un nonno buono e simpatico. Il tuo italiano non è molto perfetto, ma anche l’altro Papa, soprattutto all’inizio, parlava male l’italiano. Spero che anche tu sarai un Papa santo, e farai del bene in tutto il mondo. Ti voglio bene.

Morena




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MessaggioInviato: Dom Apr 16, 2006 15:24    Oggetto: PAPA BENEDETTO XVI Rispondi citando


ha scritto:



AUGURI SANTITÀ

Nella sua città natale, il genetliaco di Benedetto XVI diventa per amici, conoscenti e fedeli, l’occasione per ricordare i numerosi momenti trascorsi con lui prima del pontificato. Un legame intensissimo che a settembre tutti attendono con ansia di rinnovare

«Buon compleanno al Papa... uno di noi»

Valanghe di auguri dalla Baviera per i 79 anni del Pontefice. E Ratisbona prepara la festa Il giurista Richardi ricorda quando l’allora cardinale Ratzinger andava a casa sua e giocava volentieri con i nipotini


Di Pierangelo Giovanetti

Nella loro casa alla periferia di Ratisbona, Joseph Ratzinger amava trascorrere le feste: Capodanno, Ognissanti, la Pentecoste. Qualche volta anche il compleanno, quando ad aprile faceva una capatina nella sua amata Baviera. Il professor Reinhard Richardi, giurista di fama e professore universitario in pensione, e la moglie Margarete, presidentessa del Servizio sociale delle donne cattoliche bavaresi, sono tra gli amici più stretti di Papa Benedetto. Da quando è stato eletto al soglio di Pietro, Joseph Ratzinger li ha invitati già tre volte nel suo appartamento a pranzo o per una chiacchierata tra amici. E per il suo settantanovesimo compleanno che Benedetto XVI festeggia oggi, i coniugi Richardi gli inviano un augurio speciale. «Santo Padre l'aspettiamo presto qui a Ratisbona, a settembre. Sarà una festa di popolo, un grande momento di fede e di riscoperta delle nostre radici cristiane. Un risveglio dell'anima profonda della Germania e dell'Europa tutta. Papa Benedetto, la sua Baviera l'aspetta con gioia ed entusiasmo. Il Signore la benedica e l'assista nella sua alta missione di guida della Chiesa universale».
Da Ratisbona, dove vive il fratello Georg e dove il Papa ha tuttora casa e la cittadinanza, sono molti i messaggi di auguri che in questi giorni sono partiti alla volta di Roma. Amici, conoscenti, semplici cittadini, fedeli che lo ricordano quando prendeva l'autobus per il centro e sostava a lungo in preghiera nella cattedrale, fino a pochi mesi prima dell'inizio del pontificato. Per il compleanno, il Comune ha inaugurato una mostra dal titolo «Uno di noi è Papa», dedicata a Benedetto XVI, con oltre cinquanta oggetti personali di Ratzinger donati alla cittadinanza di Pentling (la località alla periferia della città, dove risiedeva) e messi in esposizione. Si va da manoscritti e libri preziosi, a icone di Maria, ad un candeliere di grande valore affettivo, ad un antico orologio da tavola. E poi tante fotografie di Joseph Ratzinger da giovane, con la sua famiglia, durante gli anni della sua vita di prete e di professore.
«Il papa non vede l'ora di venire in Baviera. A settembre sarà con noi per una settimana. È prevista una grande Messa sui prati di Ratisbona, che già ora chiamano tutti: i prati del Papa», racconta l'amico Reinhard Richardi. «Poi andrà a ripercorrere le tappe della sua vita, un viaggio della memoria nei luoghi che hanno segnato il suo percorso umano, a cominciare dal suo paese natale, Marktl am Inn. A noi ha detto che è riuscito a ritagliarsi un giorno libero da impegni di protocollo, per andare a pregare sulla tomba dei genitori e su quella della sorella, e per stare un po' con il fratello Georg, a cui è legatissimo», aggiunge la signora Margarete Richardi. «Quando ci ha accomiatati dal suo appartamento, dopo il pranzo, abbracciandoci ci ha detto: "Il mio cuore batte bavarese. Nella mia missione appartengo al mondo"».
Il legame fra Joseph Ratzinger e la Baviera è intensissimo e lo si vede anche in occasione dei festeggiamenti per il suo compleanno e per il primo anno di pontificato. Oggi il giornale locale della Baviera dell'Est, il Mittelbayerische Zeitung, a cui il Papa è tuttora abbonato, gli ha dedicato delle pagine speciali, portandogli i saluti di amici e conoscenti. Tra questi, quelli del Maestro della cappella del duomo, Roland Büchner, che assicura la preghiera dei «Passerotti del duomo», i famosi cantori della cattedrale di Ratisbona, conosciuti in tutto il mondo per la soavità del loro canto. E poi l'augurio del professor Ulrich Hommes, il filosofo di Ratisbona, collega di Ratzinger all'università e con cui scrisse un libro a quattro mani «Das Heil des Menschen» (La salvezza degli uomini): «Santo Padre, Le auguro che il Signore le doni forza e grazia, perché possa continuare ad essere un esempio luminoso che la Chiesa è giovane e porta in sé il futuro del mondo». Per il decano della Collegiata di nostra Signora alla vecchia Cappella, Hubert Schöner, amico di lunghissima data di Ratzinger, il compleanno del Papa che cade proprio la domenica di Pasqua, è una solennità giubilare. «Questo è il giorno che ha fatto il Signore», esclama Schöner. «La gioia della Pasqua di tutta la Chiesa possa riempire anche la sua giornata di compleanno, e continuare ogni giorno che il Signore le dona».
Aria di gioia e di festeggiamenti si respira anche a Pentling, alla casa del professor Ratzinger. I vicini che l'hanno in custodia e che si preoccupano di tenerla pulita e di curare il giardino, in attesa di avere il Papa di nuovo ospite da loro a settembre, hanno inviato a Roma un messaggio di auguri, carico di affetto. «Pensiamo a lui spesso e siamo fiduciosi, perché tutto è nelle mani di Dio», dice Therese Hofbauer, la vicina. E il marito Rubert aggiunge: «Gli mandiano sempre il miele prodotto dalle api del suo giardino, e le candele fatte con la cera delle api bavaresi. Lo aspettiamo a settembre. Sono qui pronti per lui i dolcetti che tanto ama e lo strudel che cucina mia moglia, la sua passione».

16 aprile 2006




L'AFFETTO DEL FRATELLO GEORG

«Caro Joseph, con te vivo la gioia
Preghiamo l'uno per l'altro»



Si sentiranno oggi per telefono, Georg e il fratello Joseph Ratzinger. Non solo per gli auguri di Pasqua, ma anche per quelli di compleanno del Papa. Benedetto XVI è nato infatti la notte di sabato santo di settantanove anni fa, il 16 aprile 1927, e fu battezzato poche ore dopo, proprio la mattina di Pasqua, con l'acqua appena benedetta nella veglia pasquale.
«Voglio fare a Joseph gli auguri di compleanno a voce», dice Georg Ratzinger, che durante queste vacanze pasquali è rimasto nella sua Baviera. «Voglio che a Joseph non manchino i miei auguri». Nel frattempo don Georg, per oltre quarant'anni maestro della cappella del duomo di Ratisbona, nella sua casa di Lzengasse 2, a due passi dalla cattedrale, ha scritto al Papa un messaggio di auguri, vergato con grande affetto e toccanti parole. È un invito a pregare reciprocamente l'uno per l'altro, che rimarca ripetendolo anche in latino: «Oremus pro in vicem». Il fratello Georg innalza a Dio una preghiera forte perché gli anni della vecchiaia possano essere allietati da momenti insieme e dal poter gustare la gioiosa fratellanza che li ha uniti per tutta la vita in maniera molto affiatata. Ma è anche una supplica all'Onnipotente perché dia al Santo Padre ispirazione spirituale e intellettuale e forza fisica, così da rimanere saldo, fedele e coraggioso tra le onde in cui naviga la barca di Pietro. «Caro Joseph, spero naturalmente di poterti fare gli auguri di buon compleanno direttamente a voce, ma non voglio che ti manchino anche in questa forma pubblica attraverso il giornale», inizia il suo messaggio al fratello. «Possa il Signore darti ispirazione spirituale e intellettuale, ma anche regalarti forza fisica, così da poter prendere le decisioni giuste e trovare le parole adeguate, e rimanere coraggioso e fermo nelle onde che, secondo un segreto volere divino, circondano la Chiesa e con essa anche te. Possa Dio regalarci, in questi nostri ultimi anni di vita verso cui ci siamo avviati, un minimo di comunanza fraterna nella gioia e nel calore di un tempo».
Don Georg si preoccupa molto anche della missione del Santo Padre. «Possa, caro Joseph, il tuo pluridecennale oneroso lavoro teologico esserti di orientamento e di aiuto, nello svolgimento del grandioso compito conferitoti da Dio, nella piena universalità della tua missione».
Presto i due fratelli saranno di nuovo insieme. Papa Ratzinger ha promesso che a settembre, dal 9 al 15, trascorrerà alcuni giorni in Baviera, e s'è ritagliato del tempo proprio per stare solo con l'amato fratello, con cui nella vita ha condiviso anche la scelta sacerdotale.

P.Giov.

16 aprile 2006



LA LETTERA

«Dio ti doni coraggio e fermezza»

Tuo Fratello Georg



«Caro Joseph,

spero naturalmente di poterti fare gli auguri di buon compleanno direttamente a voce, ma non voglio che ti manchino anche attraverso questa forma pubblica del giornale.
Possa, caro Joseph, il tuo pluridecennale e oneroso lavoro teologico esserti di orientamento e di aiuto, nello svolgimento del grandioso compito conferitoti da Dio, nella piena universalità della missione. Possa il Signore darti ispirazione spirituale e intellettuale, ma anche regalarti forza fisica, così da poter prendere le decisioni giuste e trovare le parole adeguate, e rimanere coraggioso e fermo nelle onde che, secondo un segreto volere divino, circondano la Chiesa e con essa anche te. Possa Dio regalarci, in questi nostri ultimi anni di vita verso cui ci siamo avviati, un minimo di comunanza fraterna nella gioia e nel calore di un tempo.
Oremus pro in vicem.

Preghiamo l'uno per l'altro.
Con grande affetto




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genziana



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MessaggioInviato: Dom Apr 16, 2006 15:30    Oggetto: PAPA BENEDETTO XVI Rispondi citando


ha scritto:



Benedetto XVI presiede la pia pratica
della "Via Crucis" dal Colosseo al Palatino


La Via della Croce non è un grido di protesta che
non cambia niente.
È la via della misericordia che pone il limite al male:
così abbiamo imparato da Giovanni Paolo II



Benedetto XVI ha presieduto, nella tarda serata del 14 aprile, Venerdì Santo, il pio esercizio della "Via Crucis" dal Colosseo al Colle Palatino. Al rito hanno partecipato decine di migliaia di fedeli, che hanno "seguito" i passi del Santo Padre lungo le quattordici stazioni.

Ecco il testo del discorso del Papa:

Cari fratelli e sorelle,
abbiamo accompagnato Gesù nella "Via Crucis". Lo abbiamo accompagnato qui, sulla strada dei martiri, nel Colosseo, dove tanti hanno sofferto per Cristo, hanno dato la vita per il Signore, dove il Signore stesso ha sofferto di nuovo in tanti.
E così abbiamo capito che la "Via Crucis" non è una cosa del passato, e di un determinato punto della terra. La Croce del Signore abbraccia il mondo; la sua "Via Crucis" attraversa i continenti ed i tempi. Nella "Via Crucis" non possiamo essere solo spettatori. Siamo coinvolti pure noi, perciò dobbiamo cercare il nostro posto: dove siamo noi?
Nella "Via Crucis" non c'è la possibilità di essere neutrali. Pilato, l'intellettuale scettico, ha cercato di essere neutrale, di stare fuori; ma, proprio così, ha preso posizione contro la giustizia, per il conformismo della sua carriera.
Dobbiamo cercare il nostro posto.
Nello specchio della Croce abbiamo visto tutte le sofferenze dell'umanità di oggi. Nella Croce di Cristo oggi abbiamo visto la sofferenza dei bambini abbandonati, abusati; le minacce contro la famiglia; la divisione del mondo nella superbia dei ricchi che non vedono Lazzaro davanti alla porta e la miseria di tanti che soffrono fame e sete.
Ma abbiamo anche visto "stazioni" di consolazione. Abbiamo visto la Madre, la cui bontà rimane fedele fino alla morte, e oltre la morte. Abbiamo visto la donna coraggiosa, che sta davanti al Signore e non ha paura di mostrare la solidarietà con questo Sofferente. Abbiamo visto Simone il Cireneo, un africano, che porta con Gesù la Croce.
Abbiamo visto, infine, attraverso queste "stazioni" di consolazione che, come non finisce la sofferenza, anche le consolazioni non finiscono. Abbiamo visto come, sulla "via della Croce", Paolo ha trovato lo zelo della sua fede e ha acceso la luce dell'amore. Abbiamo visto come sant'Agostino ha trovato la sua strada: così san Francesco d'Assisi, san Vincenzo de' Paoli, san Massimiliano Kolbe, Madre Teresa di Calcutta. E così anche noi siamo invitati a trovare la nostra posizione, a trovare con questi grandi, coraggiosi santi, la strada con Gesù e per Gesù: la strada della bontà, della verità; il coraggio dell'amore.
Abbiamo capito che la "Via Crucis" non è semplicemente una collezione delle cose oscure e tristi del mondo. Non è neppure un moralismo alla fine inefficiente. Non è un grido di protesta che non cambia niente. La "Via Crucis" è la via della misericordia, e della misericordia che pone il limite al male: così abbiamo imparato da Papa Giovanni Paolo II. È la via della misericordia e così la via della salvezza. E così veniamo invitati a prendere la via della misericordia e a porre con Gesù il limite al male.
Preghiamo il Signore perché ci aiuti, perché ci aiuti ad essere "contagiati" dalla sua misericordia. Preghiamo la Santa Madre di Gesù, la Madre della Misericordia, affinché anche noi possiamo essere uomini e donne della misericordia e così contribuire alla salvezza del mondo; alla salvezza delle creature; per essere uomini e donne di Dio.
Amen!

16 Aprile 2006





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L'ultima modifica di genziana il Lun Apr 17, 2006 13:21, modificato 1 volta
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Rossana



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MessaggioInviato: Dom Apr 16, 2006 17:11    Oggetto: Rispondi citando


GRAZIE GIULY PER QUESTO NUOVO TOPIC: SAI, NON MI ERO ACCORTA SUBITO, COSI' AVEVO FATTO GLI AUGURI AL NOSTRO PAPA IN QUELLO PRECEDENTE, MA ADESSO LO METTO QUI ED INVITO TUTTI A CONTINUARE LE NOSTRE RIFLESSIONI E LE NOSTRE NOTIZIE SOLO IN QUESTO NUOVO... Wink
UN ABBRACCIO



UN AUGURIO SPECIALE QUEST'OGGI AL NOSTRO PAPA, DI BUON COMPLEANNO!!!!!
E GIA'...OGGI COMPIE 79 ANNI: AUGURI DI CUORE, CARO BENEDETTO, CHE IL SIGNORE TI BENEDICA E TI ACCOMPAGNI SEMPRE NELLA TUA MISSIONE DI PASTORE!
UN ABBRACCIO AFFETTUOSO

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mari79



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MessaggioInviato: Dom Apr 16, 2006 17:33    Oggetto: Rispondi citando


Mi unisco a tutti voi facendo tanti cari auguri a Papa Benedetto XVI, che possa trascorrere altri compleanni alla nostra guida...
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^Gaia^



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MessaggioInviato: Dom Apr 16, 2006 22:06    Oggetto: Rispondi citando


io cio la meil di lui..quella che avevano scritto anche sui giornali quando l'aveva fatta...se volete fargli gli auguri li posso mandare io..no???

scrivete a : gaia22@hotmail.com

le mandero tutte
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genziana



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MessaggioInviato: Dom Apr 16, 2006 22:27    Oggetto: PAPA BENEDETTO XVI - PASQUA 2006 Rispondi citando


VATICAN Official Site ha scritto:



MESSAGGIO URBI ET ORBI
DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

PASQUA 2006


Cari fratelli e sorelle!

Christus resurrexit! - Cristo è risorto!


La grande Veglia di questa notte ci ha fatto rivivere l’evento decisivo e sempre attuale della Risurrezione, mistero centrale della fede cristiana. Innumerevoli ceri pasquali si sono accesi nelle chiese a simboleggiare la luce di Cristo che ha illuminato e illumina l’umanità, vincendo per sempre le tenebre del peccato e del male. E quest’oggi riecheggiano potenti le parole che lasciarono stupefatte le donne giunte al mattino del primo giorno dopo il sabato al sepolcro, dove la salma di Cristo, calata in fretta dalla croce, era stata deposta nella tomba. Tristi e sconsolate per la perdita del loro Maestro, avevano trovato il grande masso rotolato via ed entrando avevano visto che il suo corpo non c’era più. Mentre stavano lì incerte e smarrite, due uomini in vesti sfolgoranti le sorpresero dicendo: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato” (Lc 24,5-6).“Non est hic, sed resurrexit” (Lc 24,6).Da quel mattino, queste parole non cessano di risuonare nell’universo quale annuncio di gioia che attraversa i secoli immutato e, al tempo stesso, carico di infinite e sempre nuove risonanze.

“Non è qui … è risuscitato”. I messaggeri celesti comunicano innanzitutto che Gesù “non è qui”: non è restato nel sepolcro il Figlio di Dio, perché non poteva rimanere prigioniero della morte (cfr At 2,24) e la tomba non poteva trattenere “il Vivente” (Ap 1,18 ), che è la sorgente stessa della vita. Come Giona nel ventre del pesce, allo stesso modo il Cristo crocifisso è restato inghiottito nel cuore della terra (cfr Mt 12,40) per il volgere di un sabato. Fu veramente “un giorno solenne quel sabato”, come scrive l’evangelista Giovanni (19,31): il più solenne della storia, perché in esso il “Signore del sabato” (Mt 12,8 ) portò a compimento l’opera della creazione (cfr Gn 2,1-4a), elevando l’uomo e l’intero cosmo alla libertà della gloria dei figli di Dio (cfr Rm 8,21). Compiuta quest’opera straordinaria, il corpo esanime è stato attraversato dal soffio vitale di Dio e, rotti gli argini del sepolcro, è risorto glorioso. Per questo gli angeli proclamano: “non è qui”, non può più trovarsi nella tomba. Ha pellegrinato sulla terra degli uomini, ha terminato il suo cammino nella tomba come tutti, ma ha vinto la morte e in modo assolutamente nuovo, per un atto di puro amore, ha aperto la terra e l’ha spalancata verso il Cielo.

La sua risurrezione, grazie al Battesimo che ci “incorpora” a Lui, diventa la nostra risurrezione. Lo aveva preannunciato il profeta Ezechiele: “Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d’Israele” (Ez 37,12). Queste parole profetiche assumono valore singolare nel giorno di Pasqua, perché oggi si compie la promessa del Creatore; oggi, anche in questa nostra epoca segnata da inquietudine e incertezza, riviviamo l’evento della risurrezione che ha cambiato il volto della nostra vita, ha cambiato la storia dell’umanità.Da Cristo risorto attendono speranza, talvolta anche inconsapevolmente, quanti sono tuttora oppressi da vincoli di sofferenza e di morte.

Lo Spirito del Risorto porti, in particolare, sollievo e sicurezza in Africa alle popolazioni del Darfur, che versano in una drammatica situazione umanitaria non più sostenibile; a quelle della regione dei Grandi Laghi, dove molte piaghe sono ancora non rimarginate; ai vari popoli dell’Africa che aspirano alla riconciliazione, alla giustizia e allo sviluppo. In Iraq sulla tragica violenza, che senza pietà continua a mietere vittime, prevalga finalmente la pace. Pace auspico vivamente anche per coloro che sono coinvolti nel conflitto in Terrasanta, invitando tutti ad un dialogo paziente e perseverante che rimuova gli ostacoli antichi e nuovi, evitando le tentazioni della rappresaglia ed educando le nuove generazioni ad un rispetto reciproco. La comunità internazionale, che riafferma il giusto diritto di Israele di esistere in pace, aiuti il popolo palestinese a superare le precarie condizioni in cui vive e a costruire il suo futuro, andando verso la costituzione di un vero e proprio Stato. Lo Spirito del Risorto susciti un rinnovato dinamismo nell’impegno dei Paesi dell’America Latina, perché siano migliorate le condizioni di vita di milioni di cittadini, estirpata l’esecranda piaga dei sequestri di persona e consolidate le istituzioni democratiche, in spirito di concordia e di fattiva solidarietà. Per quanto riguarda le crisi internazionali legate al nucleare, si giunga a una composizione onorevole per tutti mediante negoziati seri e leali, e si rafforzi nei responsabili delle Nazioni e delle Organizzazioni Internazionali la volontà di realizzare una pacifica convivenza tra etnie, culture e religioni, che allontani la minaccia del terrorismo.

Il Signore risorto faccia sentire ovunque la sua forza di vita, di pace e di libertà. A tutti oggi sono rivolte le parole con le quali nel mattino di Pasqua l’angelo rassicurò i cuori intimoriti delle donne: “Non abbiate paura! … Non è qui. E’ risuscitato” (Mt 28,5-6). Gesù è risorto e ci dona la pace; è Egli stesso la pace. Per questo con forza la Chiesa ripete: “Cristo è risorto – Christós anésti”. Non tema l’umanità del terzo millennio di aprirGli il cuore. Il suo Vangelo ricolma pienamente la sete di pace e di felicità che abita ogni cuore umano. Cristo ora è vivo e cammina con noi. Immenso mistero di amore! Christus resurrexit, quia Deus caritas est! Alleluia !





Grazie Gaia, sei sempre gentile, nel sito ufficiale del Vaticano www.vatican.va , alla voce - Auguri al Santo Padre - ho trovato benedettoxvi@vatican.va .

Gioioso Lunedì dell'Angelo a tutte/i, Giuliana

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Rossana



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MessaggioInviato: Mar Apr 18, 2006 18:15    Oggetto: Rispondi citando


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MessaggioInviato: Mer Apr 19, 2006 09:30    Oggetto: Rispondi citando


Al nostro amato PAPA Benedetto XVI:
Sei GRANDE!!
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genziana



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MessaggioInviato: Mer Apr 19, 2006 10:26    Oggetto: PAPA BENEDETTO XVI Rispondi citando


VATICAN Official Site ha scritto:



BIOGRAFIA DI SUA SANTITÀ

BENEDETTO XVI





Il Cardinale Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, è nato a Marktl am Inn, diocesi di Passau (Germania), il 16 aprile del 1927 (Sabato Santo), e battezzato lo stesso giorno. Il padre, Commissario di polizia, proveniva da un’antica famiglia di agricoltori della Bassa Baviera, di condizioni economiche piuttosto modeste. La madre era figlia di artigiani di Rimsting, sul lago Chiem, e prima di sposarsi aveva lavorato come cuoca in vari hotels.

Trascorse l’infanzia e l’adolescenza in Traunstein, piccola località vicina alla frontiera con l’Austria, a 30 km. da Salisburgo. In questo contesto, che egli stesso ha definito “mozartiano”, ricevette la sua formazione cristiana, umana e culturale.

Non fu facile il periodo della sua giovinezza. La fede e l’educazione della famiglia lo prepararono ad affrontare la dura esperienza di quei tempi, in cui il regime nazista manteneva un clima di forte ostilità contro la Chiesa cattolica. Il giovane Joseph vide come i nazisti colpivano il parroco prima della celebrazione della Santa Messa.

Proprio in tale complessa situazione, egli ebbe a scoprire la bellezza e la verità della fede in Cristo; un ruolo fondamentale per questo svolse l’attitudine della sua famiglia, che sempre dette chiara testimonianza di bontà e di speranza, radicata nella consapevole appartenenza alla Chiesa.

Negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale fu arruolato nei servizi ausiliari antiaerei.

Dal 1946 al 1951 studiò filosofia e teologia nella Scuola superiore di filosofia e di teologia di Frisinga e nell’università di Monaco di Baviera.

Fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1951.

Un anno dopo intraprese l’insegnamento nella Scuola superiore di Frisinga.

Nel 1953 divenne dottore in teologia con la tesi “Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di Sant’Agostino”. Quattro anni dopo, sotto la direzione del noto professore di teologia fondamentale Gottlieb Söhngen, ottenne l’abilitazione all’insegnamento con una dissertazione su: “La teologia della storia di San Bonaventura”.

Dopo aver insegnato teologia dogmatica e fondamentale nella Scuola superiore di filosofia e teologia di Frisinga, proseguì la sua attività di docenza a Bonn, dal 1959 al 1963; a Münster, dal 1963 al 1966; e a Tubinga, dal 1966 al 1969. In quest’ultimo anno divenne cattedratico di dogmatica e storia del dogma all’Università di Ratisbona, dove ricoprì al tempo stesso l’incarico di vicepresidente dell’Università.

Dal 1962 al 1965 dette un notevole contributo al Concilio Vaticano II come “esperto”; assistette come consultore teologico del Cardinale Joseph Frings, Arcivescovo di Colonia.

Un’intensa attività scientifica lo condusse a svolgere importanti incarichi al servizio della Conferenza Episcopale Tedesca e nella Commissione Teologica Internazionale.

Nel 1972, insieme ad Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac ed altri grandi teologi, dette inizio alla rivista di teologia “Communio”.

Il 25 marzo del 1977 il Papa Paolo VI lo nominò Arcivescovo di Monaco e Frisinga e ricevette l’Ordinazione episcopale il 28 maggio. Fu il primo sacerdote diocesano, dopo 80 anni, ad assumere il governo pastorale della grande Arcidiocesi bavarese. Come motto episcopale scelse “collaboratore della verità”, ed egli stesso ne dette la spiegazione: “per un verso, mi sembrava che era questo il rapporto esistente tra il mio precedente compito di professore e la nuova missione. Anche se in modi diversi, quel che era e continuava a restare in gioco era seguire la verità, stare al suo servizio. E, d’altra parte, ho scelto questo motto perché nel mondo di oggi il tema della verità viene quasi totalmente sottaciuto; appare infatti come qualcosa di troppo grande per l’uomo, nonostante che tutto si sgretoli se manca la verità”.

Paolo VI lo creò Cardinale, con il titolo presbiterale di “Santa Maria Consolatrice al Tiburtino”, nel Concistoro del 27 giugno del medesimo anno.

Nel 1978, il Cardinale Ratzinger prese parte al Conclave, svoltosi dal 25 al 26 agosto, che elesse Giovanni Paolo I, il quale lo nominò suo Inviato Speciale al III Congresso mariologico internazionale celebratosi a Guayaquil, in Ecuador, dal 16 al 24 settembre. Nel mese di ottobre dello stesso anno prese parte al Conclave che elesse Giovanni Paolo II.

Fu relatore nella V Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 1980 sul tema: “Missione della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo”, e Presidente delegato della VI Assemblea Generale Ordinaria del 1983 su “La riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa”.

Giovanni Paolo II, il 25 novembre del 1981, lo nominò Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale. Il 15 febbraio del 1982 rinunciò al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga; il 5 aprile del 1993 venne elevato dal Pontefice all’Ordine dei Vescovi, e gli fu assegnata la sede suburbicaria di Velletri - Segni.

E’ stato Presidente della Commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, che, dopo sei anni di lavoro (1986–1992), ha presentato al Santo Padre il nuovo Catechismo.

Giovanni Paolo II, il 6 novembre del 1998, approvò la sua elezione a Vice Decano del Collegio cardinalizio da parte dei Cardinali dell’Ordine dei Vescovi, e, il 30 novembre del 2002, quella a Decano con la contestuale assegnazione della sede suburbicaria di Ostia.

Fu Inviato Speciale del Papa alle celebrazioni per il XII centenario dell’erezione della Diocesi di Paderborn, in Germania, che ebbero luogo il 3 gennaio 1999.

Dal 13 novembre del 2000 era Accademico onorario della Pontificia Accademia delle Scienze.

Nella Curia Romana è stato membro del Consiglio della Segreteria di Stato per i Rapporti con gli Stati; delle Congregazioni per le Chiese Orientali, per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per i Vescovi, per l’Evangelizzazione dei Popoli, per l’Educazione Cattolica, per il Clero e delle Cause dei Santi; dei Consigli Pontifici per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e della Cultura; del Tribunale Supremo della Segnatura Apostolica; e delle Commissioni Pontificie per l’America Latina, dell’“Ecclesia Dei”, per l’Interpretazione autentica del Codice di Diritto Canonico e per la Revisione del Codice di Diritto Canonico Orientale.

Tra le sue numerose pubblicazioni, occupa un posto particolare il libro: “Introduzione al Cristianesimo”, silloge di lezioni universitarie pubblicate nel 1968 sulla professione della fede apostolica; “Dogma e predicazione” (1973), antologia di saggi, omelie e riflessioni dedicate alla pastorale.

Ebbe grande eco il discorso che tenne davanti all’Accademia bavarese sul tema “Perché sono ancora nella Chiesa” nel quale, con la solita sua chiarezza, affermò: “Solo nella Chiesa è possibile essere cristiano e non ai margini della Chiesa”.

Continuò ad essere abbondante la serie delle sue pubblicazioni nel corso degli anni, costituendo un punto di riferimento per tante persone, specialmente per quanti volevano approfondire lo studio della teologia. Nel 1985 pubblicò il libro-intervista: “Rapporto sulla fede” e, nel 1996, “Il sale della terra”. Ugualmente, in occasione del suo 70° genetliaco, venne edito il libro: “Alla scuola della verità”, in cui vari autori illustrano diversi aspetti della sua personalità e della sua opera.

Numerosi sono i dottorati “honoris causa” che egli ha ricevuto: dal College of St. Thomas in St. Paul (Minnesota, USA) nel 1984; dall’Università cattolica di Lima nel 1986; dall’Università cattolica di Eichstätt nel 1987; dall’Università cattolica di Lublino nel 1988; dall’Università di Navarra (Pamplona, Spagna) nel 1998; dalla Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA) nel 1999; dalla Facoltà di teologia dell’Università di Breslavia (Polonia) nel 2000.





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Conte Francesco Gabriele



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MessaggioInviato: Mer Apr 19, 2006 12:24    Oggetto: Rispondi citando


AUGURI DI CUORE CARO PAPA BENEDETTO XVI. AUGURI DI UN BUON E FELICE ANNIVERSARIO DELLA TUA ELEZIONE COME SUCCESSORE DI PIETRO. AUGURI
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MessaggioInviato: Mer Apr 19, 2006 17:54    Oggetto: Rispondi citando


AUGURI CON TUTTO IL CUORE PER IL TUO 1° ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO: CHE IL SIGNORE TI PROTEGGA E TI DIA, CON ABBONDANZA, IL SUO SANTO SPIRITO E LA SUA SAPIENZA CHE TI AIUTI A GUIDARE LA CHIESA SECONDO LA SUA VOLONTA'.
CON AFFETTO SINCERO

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MessaggioInviato: Mer Apr 19, 2006 19:05    Oggetto: Rispondi citando



Cari fratelli e sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi del suo aiuto permanente andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà, Maria sua Santissima Madre sta dalla nostra parte......
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