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11 SETTEMBRE 2001... LA SPERANZA....PACE... PACE... PACE...
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Autore Messaggio
PattyRose



Registrato: 16/12/04 18:33
Messaggi: 3916
Residenza: Valle Santa

MessaggioInviato: Gio Set 14, 2006 17:35    Oggetto: Rispondi citando


Finché durerà lo spazio,
e finché rimarranno degli esseri umani,
possa rimanere anch'io fino ad allora a
scacciare la sofferenza del mondo.


Tenzin Gyatso



ESISTONO POPOLI...DIRITTI UMANI.... CULTURE... CONTINUAMENTE CALPESTATI... E' IL CASO DEL GENOCIDIO DELLA POPOLAZIONE TIBETANA...CHE LENTAMENTE SCOMPARE PER UN MALE CHE SI CHIAMA "POTERE"....

GRAZIE A DIO CI STA SEMPRE CHI CREDE NELLA PACE E VIVE PER LA PACE... CHI CONTINUA A LOTTARE CONTRO LA VIOLENZA CON LA NONVIOLANZA DEL DIALOGO E DELLA VERITA'.... CHI NONOSTANTE TUTTO SPERA CHE LA CONVIVENZA PACIFICA TRA I POPOLI...LE PERSONE....LE CULTURE.... E' SEMPRE POSSIBILE....

"Il Tibet, invaso dalla Cina da più di quarant' anni e violentemente tenuto sotto il dominio autoritario della Repubblica Popolare.
La mancanza di parola, pensiero e azione, la violazione di questi ed altri diritti umani non sono le azioni più gravi che il governo cinese permette in Tibet: i terribili lager tipici dei governi totalitari massacrano la vita di molti tibetani colpevoli di niente, magari aver cantato una lode al Dalai Lama. Gli abusi di potere vanno dalle forme più primitive di genocidio al terrorismo psicologico più sottile e alla propaganda martellante. Il popolo e la sua cultura specifica rischiano di scomparire".




PER ESSERE PIU' PRECISI STORICAMENTE "Il Tibet, una nazione indipendente con una storia che risale al 127 a.C., è stato invaso 47 anni fa, nel 1950, dalla Repubblica Popolare Cinese.

L'invasione e l'occupazione del Tibet è stata un atto di aggressione e una chiara violazione delle leggi internazionali. Oggi il Tibet è oppresso da una occupazione cinese, illegale e repressiva.

Sua Santità il Dalai Lama, capo di stato e guida spirituale del Tibet, un fermo apostolo della non-violenza, ha tentato per otto anni di coesistere pacificamente con i cinesi, ma la sistematica conquista del territorio del Tibet e del suo popolo da parte della Cina ha provocato ripetuti atti di repressione. Il 10 marzo del 1959, la resistenza tibetana è culminata in una insurrezione nazionale contro i cinesi. L'esercito di Liberazione (sic!) Cinese ha schiacciato l'insurrezione, uccidendo in quella data più di 87.000 tibetani, nel solo Tibet centrale.

Sua Santità il Dalai Lama, i membri del suo governo e circa 80.000 tibetani sono fuggiti dal Tibet e hanno cercato asilo politico in India, in Nepal e in Bhutan.
Oggi vi sono piu di 120.000 tibetani in esilio, inclusi oltre 5.000 che vivono al di fuori del subcontinente indiano.
Per sfuggire alle persecuzioni cinesi, dal Tibet continuano ad arrivare moltissimi rifugiati tibetani.
Le Nazioni Unite hanno approvato tre risoluzioni sul Tibet, nel 1959, nel 1961 nel 1965, che hanno espresso seria preoccupazione per la violazione dei diritti umani e che hanno invocato : «la cessazione di pratiche che privano il popolo tibetano dei suoi fondamentali diritti umani e libertà, incluso il proprio diritto all'auto-determinazione»".





Il mio piano di pace "Affinché sia possibile sviluppare una comprensione e armonia maggiori tra cinesi e tibetani - i primi definiscono ciò un rapporto d'unità con la madrepatria - la cosa necessaria per fornire una solida base allo sviluppo del reciproco rispetto è la smilitarizzazione, il che significa limitare inizialmente il numero dei soldati cinesi fino al ritiro totale. Ciò è fondamentale. Per mantenere la pace nella regione è essenziale ridurre le forze militari sui due versanti della catena Himalaiana. Per questa ragione una delle tesi da me avanzate è che il Tibet sia finalmente una zona in cui il criterio ispiratore sia la nonviolenza. Si sa che in Tibet ci sono depositi di scorie nucleari e industrie che fabbricano armi nucleari: una questione grave. Inoltre il paese subisce una deforestazione estremamente dannosa per l' ambiente, Il rispetto dei diritti umani e infine indispensabile".

"nella nostra lotta per la libertà, la verità è l'unica arma che possediamo".


(XIV Dalai Lama, premio Nobel per la pace)


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nanà



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MessaggioInviato: Ven Set 15, 2006 22:24    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Non solo genocidio...........E queste cifre, non sono forse l'uccisione dell'uomo verso l'uomo? Verso il suo fratello?
Dall'UNICEF.

-In Asia 1 bambina su 10 viene eliminata prima della nascita. Aborto selettivo.

-127 milioni di bambini non sono scolarizzati, due terzi sono femmine; sono sfruttati nelle fabbriche (soptratutto tappeti), nei campi, come piccoli domestici, nella prostituzione (l'industria più redditizia).

-In Cambogia, più di un terzo delle prostitute ha un'età tra i 12 e i 17 anni.

-In circa 20 Paesi le bambine adolescenti vengono rapite per diventare soldatesse, prostitute o vendute.

-5000 donne vengono uccise ogni anno per onore!! Anche se semplicemente sospettate di essere sdultere.

-In Somalia il 98 % delle donne subisce mutilazioni sessuali.

-In Francia, Svizzera, Stati Uniti.......1 donna su 10 è soggetta a violenza fisica, sessuale, coniugale, psicologica.

-In Messico, Guatemala...900 donne circa sono sparite o uccise solo perchè donne.

-In comunità islamiche o di stampo islamico le ragazze vengono uccise dai familiari per far rispettare le tradizioni.

A mio giudizio tutto ciò è un impedimento alla Pace.
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PattyRose



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Residenza: Valle Santa

MessaggioInviato: Sab Set 16, 2006 17:19    Oggetto: Rispondi citando


"LA MIA NOTTE NON HA OSCURITA' MA TUTTE LE COSE RISPLENDONO NELLA LUCE".

E' TUTTO VERO NANA'!!!!! GRAZIE PERCHE' TIENI SU IL TOPIC...E' NECESSARIO GUARDARE IN FACCIA LA REALTA' ...MA NON DIMENTICHIAMO....LA NOTTE CHE STA ATTRAVERSANDO IL NOSTRO TEMPO (HA GIA') E PUO' AVERE DA OGNUNO DI NOI DELLE RISPOSTE CONCRETE...POSSIAMO TUTTI ESSERE COSTRUTTORI DI PACE.... L'AMORE INDEBOLISCE L'ODIO....LA PACE E' POSSIBILE ANCHE SE OGNUNO DI NOI SI IMPEGNA CONCRETAMENTE PER LA PACE E PER UN MONDO PIU' GIUSTO...PER UN MONDO MIGLIORE...LE SFIDE SONO TANTE....MA LE RISPOSTE A QUESTE SFIDE SONO POSSIBILI...BASTA CREDERCI....ED AGIRE....

NON POSSIAMO RASSEGNARCI...SAREBBE LA FINE....


SONO A BUDAPEST.... ORA DOBBIAMO CORRERE IN AEROPORTO... (GLI AMICI MI RICORDANO CHE PERDIAMO L'AEREO) Laughing Razz HO PARTECIPATO AD UN INCONTRO INTERNAZIONALE....(PRESENTI I 5 CONTINENTI... TRADUZIONI IN 26 LINGUE) CHE HA EVIDENZIATO QUESTE REALTA' E PROPONE SOLUZIONI CONCRETE PER QUESTE SFIDE... INSERISCO AL VOLO QUALCHE IMG DEI MOMENTI DI SPETTACOLO.... NELLA PRIMA IMG CI SONO ANCHE I MIEI AMICI CHE HANNO CANTATO....





UN ABBRACCIO A TUTTI.....CIAO GIULY E CIAO PIERO Wink Wink Wink RAGAZZI ARRIVOOOOOOOOOO Confused Confused Confused Confused Confused

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nanà



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MessaggioInviato: Sab Set 16, 2006 20:55    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Torna presto tra noi e per favore fammi sapere le proposte di soluzioni che sono state discusse. Mi piacerebbe veramente, trovarne di concrete e attuabili.
Grazie Patty per i tuoi aggiornamenti.
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nanà



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MessaggioInviato: Mar Set 19, 2006 00:49    Oggetto: messaggio Rispondi citando


In nome della Pace è morta Suor Leonella a Mogadiscio.
Da 40 anni in Africa, insegnava alle giovani infermiere di un ospedale pediatrico. In Somalia sapeva di rischiare, ma ne valeva la pena, pur di cercare uno spiraglio che avvicinasse queste tormentate popolazioni alla pace.
E' mota dicendo "Perdono, perdono, perdono".
Forse una rappresaglia a lle parole del Papa.
Ma si può creare la Pace se, per dimostrare qualcosa, si spara alle spalle ad un essere indifeso che aiuta il popolo ad una vita dignitosa?
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PattyRose



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MessaggioInviato: Gio Set 21, 2006 09:33    Oggetto: Re: messaggio Rispondi citando


nanà ha scritto:
Torna presto tra noi e per favore fammi sapere le proposte di soluzioni che sono state discusse. Mi piacerebbe veramente, trovarne di concrete e attuabili.
Grazie Patty per i tuoi aggiornamenti.


ECCOMI Exclamation Exclamation Exclamation Exclamation Exclamation Laughing Razz Wink CERTO NANA' CHE VI AGGIORNERO' Wink APPENA RIESCO A SEDERMI CON CALMA Confused DAVANTI AL PC Wink Wink Wink

GRAZIE PER AVER RICORDATO SUOR LEONELLA....

CREDO CHE IL SUO IMPEGNO ( COME L'IMPEGNO PAGATO CON LA VITA DA ALTRE CENTINAIA DI PERSONE CHE CREDONO NELLA GIUSTIZIA SOCIALE E NELLA PACE) NON SIA VANO....
LE SUE ULTIME PAROLE "PERDONO" SONO IL SIGILLO DELLA SUA SCELTA RISCHIOSA...DELLA SUA COERENZA... DEL SUO IMPEGNO NEL CREARE LA PACE...

LEI CI CREDEVA!!!!! QUESTO E' GIA' CREARE LA PACE....

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PattyRose



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MessaggioInviato: Gio Set 21, 2006 09:48    Oggetto: Rispondi citando


OGGI E' LA GIORNATA INTERNAZIONALE DI PREGHIERA PER LA PACE... SIAMO TUTTI RESPONSABILI... TUTTI COSTRUTTORI DI PACE...NESSUNO ESCLUSO...

NON POSSIAMO RIMANERE INDIFFERENTI DI FRONTE ALL'EMERGENZA PIU' PRIORITARIA DEI NOSTRI GIORNI... "LA PACE"



21 Settebre 2006
Giornata Internazionale di Preghiera per la Pace
ONU - Consiglio Mondiale delle Chiese

Nel 2001, l'Assemblea Generale dell'ONU ha adottato la risoluzione A/RES/55/282 in cui si designa la giornata del 21 Settembre di ogni anno come Giornata Internazionale di Preghiera per la Pace. L'invito della risoluzione è che il mondo intero osservi e possa vivere un giorno di "cessate il fuoco" e in cui la nonviolenza possa essere vissuta come l'unica speranza per tutti.
Negli anni passati, un numero sempre crescente di persone e organizzazioni in tutto il mondo, rappresentanti di un'ampia varietà di tradizioni religiose e spirituali, si è coinvolto per creare una rete di rapporti e di coordinamenti per vivere insieme la Giornata Internazionale di Preghiera per la Pace dandosi il seguente obiettivo comune:
"incoraggiare ovunque nel mondo, il 21 settembre, l'osservanza di 24 ore in cui possano tacere le armi e in cui tutti, a partire dalla propria spiritualità, possano riproporsi di costruire la pace attraverso la nonviolenza. Che tutti gli uomini, le donne, i bambini, le famiglie, i luoghi di culto spiirutale di tutte le religioni possano partecipare a questo giorno!"
L'osservanza spirituale di queste 24 ore è un mezzo importante per dimostare la potenza della preghiera e di altre pratiche spirituali nel promuovere la pace e prevenire I conflitti.
Il Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC - World Council of Churches), il più grande organismo ecumenico mondiale, che riunisce 348 chiese protestanti, anglicane e ortodosse di 110 Paesi, ha aderito alla giornat del 21 settembre invitato tutti i Cristiani a dedicare il 21 settembre alla preghiera per la pace. In particolare l'osservanza del 21 settembre si inserisce all'interno delle iniziative del "Decennio per vincere la violenza" che il WCC ha lanciato dal 2001-2010; un periodo in cui porsi come obiettivo primario dell'azione, della riflessione e della spiritualità delle Chiese e della Congregazioni aderenti al WCC l'educazione alla apce e alla nonviolenza. Quest'anno il WCC ha invitato le chiese che lo compongono a pregare in modo particolare per la pace nell'America del Sud e nel Medio Oriente.

"Mentre la guerra devasta numerose regioni della Terra e la violenza e l'oppressione sembrano prendere il sopravvento in molti Paesi, può sembrare poco efficace pregare per la pace. In quanto cristiani, crediamo invece nella promessa di pace e nella potenza della preghiera. ... Durante il 21 settembre desideriamo allora che tutte le persone che nel mondo stanno lavorando per la Pace si sentano unite e vogliamo essere loro accanto; desideriamo incoraggiarle e sentirci in camminino con loro. Intercediamo per loro e ringraziamo Dio per la loro presenza e per il loro impegno", ha detto il segretario generale del WCC , pastore Samuel Kobia.


Consapevole dell'importanza dell'iniziativa dell'ONU e raccogliendo in spirito ecumenico l'appello del Pastore Kobia e del WCC, anche PaxChristi Italia aderisce alla giornata e la rilancia nel circuito dei propri PuntiPace e aderenti e nel circuito dei tanti Gruppi. Movimenti e Associazioni con cui cammina, chiedendo che la domenica successiva al 21 settembre durante le liturgie e le preghiere possa innalzarsi a Dio da tutto il mondo la supplica che la terra sia ancora benedetta con il dono della Sua Pace.


Il WCC suggerisce alcuni testi di preghiere che abbiamo tradotto e che riportiamo di seguito.



Preghiera per la pace

Dio da cui deriva ogni bene,
Tu sei stato il nostro rifugio di generazione in generazione.
La tua volontà è che la Pace risplenda in ogni luogo e tra tutti i popoli della terra.

Col tuo spirito, guida gli sforzi dell'umanità nel portare Pace e Giustizia alle nazioni della terra
e dona forza e sapienza a tutti coloro che governano e a tutti coloro che lavorano attivamente
per stabilire la Pace e la Giustizia nel mondo.

Ispira quelli che camminano insieme alla ricerca di modi nuovi per portare la Pace,
e attraverso la tua parola cambia i cuori di tutti i popoli
perchè, uniti, possano lottare per la pace e non per la guerra, per il bene comune e non per il benessere individuale, per la tua giustizia e non per la propria gloria.

Tu ci hai dato la tua Pace.
Rendici capaci di condividere la Pace con quelli intorno a noi!
Così che l'amore e l'armonia possano essere sempre presenti nella nostre vite.
Così che tutto il mondo possa conoscere la felicità autentica.
Così che possiamo vivere con dignità come fratelli e sorelle.
Così che tutti posano gioire della tua presenza.

Uniti nella diversità, invochiamo la tua grazia infinita, chiedendoti umilmente di accogliere la nostra preghiera e facci strumenti della tua Pace.

Amen.



---------------------------------------------


Dove sta andando il nostro cuore?

Dove sta andando il nostro cuore?
Dove sta andando il nostro cuore?
Il nostro mondo, pieno di pianto, dove sta andando?
Se l'amore è ucciso,
se restiamo divisi,
Dove sta andando il nostro cuore?

Signore dell'amore, perdonaci.

Niente può nascere di nuovo,
Niente può nascere di nuovo e vivere,
se i nostri pugni sono serrati,
se i nostri sforzi sono indirizzati male,
Niente può nascere di nuovo.

Signore dell'amore, perdonaci.

Per costruire la città,
Per costruire la città e festeggiare,
dobbiamo imparare a condividere,
condividere vino e sale e grano,
Per costruire la città.

Signore della condivisione, perdonaci.

In questo mondo immenso,
In questo mondo immenso oppresso dalle armi,
l'umanità è stata creata per amare,
e per lavorare per la pace,
In questo mondo immenso,

Signore della pace e dell'amore, perdonaci.

Mai più guerra!
Mai più guerra!
Ciò che vogliamo è l'amicizia.
Alziamo le nostre voci per sostenere l'unità.
Mai più guerra!

Signore, facci fratelli e sorelle, perdonaci.


WCC - World Council of Churches (Consiglio Mondiale delle Chiese)

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genziana



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MessaggioInviato: Gio Set 21, 2006 10:31    Oggetto: ... Rispondi citando


Patty grazie per aver aperto la
nostra finestra per far entrare:

la luce che incoraggia,
la musica che conforta
la parola che rafforza.

PACE PACE PACE

la Speranza viva nei nostri Cuori sempre,
dal sorgere del giorno al calar della sera,
un arcobaleno a fendere tempeste d'odio


E in più la felicità di ritrovarci con Voi,
Amiche care, un abbraccio circolare a
stringervi con Amore, Piero e Giuliana

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PattyRose



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MessaggioInviato: Sab Set 23, 2006 10:05    Oggetto: PACE Rispondi citando


Grazie a te Giuliana Wink e grazie a Piero Wink per l'impegno discreto che mettete nel progetto Adricesta...

Grazie per le parole che esprimete dal profondo del vostro cuore Wink Razz Laughing Credetemi!!!!! La felicità è anche mia nel ritrovarmi ogni volta con tutti voi...

E' importante guardare in faccia la realtà e non fare come gli struzzi che mettono la testa sotto la sabbia... ma sempre con la speranza che tutto può e deve cambiare....la PACE è possibile... ma è necessario non camminare da soli... E' necessario aprirsi al dialogo verso tutti... senza pregiudizi e presunzioni... perchè tutti abbiamo qualcosa di buono da esprimere....

In attesa del resoconto dell'incontro di Budapest inserisco qualche altra foto con rappresentanti Laughing Razz "simpaticissimi" Razz Laughing da tutto il mondo... Wink Razz Laughing Wink







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L'ultima modifica di PattyRose il Dom Set 24, 2006 16:36, modificato 1 volta
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PattyRose



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MessaggioInviato: Dom Set 24, 2006 16:35    Oggetto: Rispondi citando


UN ABBRACCIO, ED É LA PACE

...ma cosa fate, uomini violenti che procurate solo lutti e morte. Credete i vostri, atti di eroismo? Non è che sono atti di pazzia? Dite che siete martiri e la pace giorno per giorno più l'allontanate. I martiri son quelli che ammazzate senza pentirvi, senza aver pietà. Pensate mai al valore della fede, al domani, il futuro, la speranza? Perché non costruire tutti insieme qualcosa che dia scopo a questa vita.
Vedo ogni giorno quella Terra Santa sempre più rossa di sangue innocente, sento un dolore che mi stringe il cuore, vorrei gridare e, non so che fare. E mentre il pianto scende, un attentato forse la mente vostra già prepara. Pensate al profumo di una rosa, al sorriso grandioso dei bambini. Buttate questi ordigni ed un abbraccio si dia Israele con la Palestina! Gesù, vuole chiamarvi ancor "Fratelli " e stringervi sul Cuore Suo di Padre.

R. Vittozzi





Non c'è gioia in cielo se non c'è pace sulla terra. Finché ci sarà un solo uomo che muore di fame e tu non diventi pane per lui; finché ci sarà anche un solo essere umano che soffre di solitudine e tu non vai a trovarlo, Cristo non è ancora morto per te.

Gandhi


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PattyRose



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MessaggioInviato: Lun Set 25, 2006 17:57    Oggetto: Rispondi citando


CARA NANA’ E CARI TUTTI CHE LEGGERETE…..

SPERO DI RIUSCIRE A RENDERE L’IDEA DI CIO’ CHE HO VISSUTO….CERTO NON E’ FACILE…. SI TRATTA DI TRE GIORNATE MOLTO… MA MOLTO INTENSE…CI PROVERO’ CERCANDO DI FILTRARE IL TUTTO NEL MODO PIU’ SINTETICO POSSIBILE Laughing Razz Laughing

SIAMO RIMASTI MERAVIGLIATI (CON I MIEI AMICI) DEL FATTO CHE SOLO UN GIORNO PRIMA (16 SETTEMBRE ) STAVAMO NEL CENTRO DI BUDAPEST…E POI DAL 17 SONO SCOPPIATE LE RIVOLTE …. GLI SCONTRI VIOLENTI… PER I MOTIVI CHE TUTTI CONOSCIAMO… Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Crying or Very sad

Nell’incontro internazionale di Budapest - dal titolo “DENTRO LE SFIDE DELL’OGGI: APPROFONDIMENTI, PROPOSTE, ESPERIENZE PER COGLIERE NELLA STORIA I TANTI FRAMMENTI DI FRATERNITA” - i progetti, le testimonianze (anche da luoghi di guerra o di eccessivo divario tra classi povere e classi che vivono nel consumismo più sfrenato, quello che consuma il cervello e l’anima alle persone per trasformarle in maniaci degli acquisti… ma pur sempre infelici permanenti) i video di azioni concrete, che rappresentano una sfida al disordine generale dei nostri giorni, sono stati moltissimi. Eravamo più di 11.000 (non semplici spettatori ma in gran parte già impegnati nel costruire ponti fra le persone, le ideologie, le culture, le istituzioni) provenienti dall’ America del nord, America Latina, Africa, Asia, Oceania, Europa e moltissime dall’Ungheria che ci ha ospitati (presenti i rappresentanti di varie religioni ed anche persone con nessun credo religioso ma tutti uniti da un obiettivo comune: la fraternità).
Siamo tutti consapevoli del fatto che il mondo che ci ospita ci si presenta non nelle migliori condizioni… tanto che “rimane dolorosamente vero il lamento della filosofa Maria Zambrano: “stiamo vivendo una delle notti più buie che abbiamo mai visto”… ma è pur vero che se crediamo davvero nei valori quali la convivenza pacifica, il rispetto dell’ambiente, degli animali, delle persone… in un tempo nel quale anche una parola viene strumentalizzata per scatenare odio… e restiamo uniti (lavorando ognuno nel proprio ambito di azione) nel creare venti di pace contrapposti ai numerosi venti di guerra, nel promuovere l’evoluzione del buon senso e della tolleranza, nel non essere pieni di pregiudizi e semplici spettatori di un mondo che va sempre più alla deriva in ogni senso, allora molto si può fare e la speranza di un mondo nuovo non rimane un’utopia di pochi ma una realtà di molti. Della pace siamo tutti responsabili, nessuno escluso, ed ognuno di noi può creare dentro di sé i presupposti per essere testimone credibile in ogni contesto (la famiglia, la scuola, l’azienda, l’economia, la politica, l’arte….)
Numerose sono le piaghe sociali ma “una società diversa e più umana è possibile, se i rapporti interpersonali vengono trasformati in relazioni di reciprocità”.
Come testimoniò un grande costruttore di pace, quale Giovanni Paolo II, la prospettiva del mondo unito “è la grande attesa degli uomini di oggi (...) e, nello stesso tempo, la grande sfida del futuro”.
Si evidenziano quasi sempre i mali tipici del nostro tempo ma pochi sono coscienti del fatto che “nonostante tutto, oggi, paradossalmente, il mondo tende all’unità. La tensione all’unità è espressa oggi a vari livelli. La dice ad esempio nel mondo religioso la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace. La sottolinea in ambito cristiano la spinta presente nelle varie Chiese e comunità ecclesiali alla piena comunione dopo secoli di indifferentismo e di lotta. Nel mondo politico la dicono gli stati che tendono ad unirsi. La attestano i numerosi enti ed organizzazioni internazionali, così come favoriscono l’unità i moderni mezzi di comunicazione, che portano tutto il mondo in una comunità o in una famiglia. L’unità è il segno del nostro tempo. Lo testimoniano uomini e donne, veri protagonisti della storia, che sanno guardare a fatti e persone da un’altra prospettiva”.
Credo che oggi tutti sono capaci di parlare, di farsi sentire magari anche urlando (cosa che personalmente mi infastidisce molto) di far minacce…. ma pochi sono quelli che sanno ascoltare e dialogare, anche per cose banali emerge un’aggressività esagerata, una convinzione esasperata nel sentirsi migliore rispetto a tutti gli altri. Forse questo ha fatto dimenticare a molti che in ogni situazione “ciò che apre le strade, anche le più impensate e impervie, è sempre lo stesso spirito che spinge a dialogare con chiunque con grande lealtà ed estrema apertura… Il dialogo giusto è quello che mette le due parti sullo stesso piano per fare il vuoto e ascoltare, ascoltare finché si coglie quel qualche cosa di vero che c’è sotto e allora si mette in rilievo (…) assieme all’ascolto, nel dialogo, bisogna anche fare un certo annuncio, che deve essere un annuncio rispettoso, cioè che non impone mai”.
Proprio attraverso l’unità con la diversità, il dialogo e l’ascolto, si creano le basi di quelle che sono state definite “Inondazioni” (espressione presa da San Giovanni Crisostomo il quale dice che gli zampilli d’acqua viva, di cui parla il Vangelo, fanno delle inondazioni) e che sono già attive in tutto il mondo. “Le inondazioni sono prodotto d'un particolare dialogo, il dialogo con la cultura, l’economia, la sociologia, le scienze umane e naturali, la comunicazione, l'educazione, la filosofia, l’arte, la salute, l’ecologia, il diritto, e altri ancora.
Inondazioni che si mantengono tali solo se costantemente animate, inondate dalla luce che promana da Dio, pena il ricadere nel pensiero e nell'azione semplicemente umani".

Inizio col riportare parti dell’intervento di una sociologa brasiliana, studiosa e attiva in questa realtà di rinnovamento socio-culturale e di altri studiosi in vari settori e persone concretamente impegnate…. :

“Sappiamo bene che viviamo in tempi difficili, in tempi “notturni”, ma questa non è una prerogativa del nostro tempo. Tutti i tempi hanno avuto le loro difficoltà. L’importante è individuare, comprendere e trovare soluzioni alle nostre difficoltà.
La nostra società è stata descritta con espressioni lapidarie, ognuna delle quali mette in rilievo aspetti diversi del nostro vivere.
“Società complessa”: per indicare una convivenza non più unitaria, con più centri e più punti di riferimento;
“società del rischio”: per dire che le nostre vecchie certezze si sciolgono a contatto con un ‘nuovo’ che irrompe da tutte le parti;
“società cosmopolita”: per dire che locale e globale convivono all’interno delle nostre città, delle nostre nazioni;
“società liquida” perché frammentata e non più ordinata e sicura.
Possiamo raccogliere queste sfide in una serie di interrogativi, di questioni su cui fissare il nostro sguardo: non per deplorare gli attori sociali del presente, ma per riconoscere l’ampiezza dei problemi emergenti.
Come coniugare sicurezza personale e collettiva con l’esercizio delle libertà fondamentali, individuali e sociali, raggiunte o ancora da raggiungere?
Come far convivere identità personale e collettiva fondata sui concetti di nazione, patria, popolo, con la società multiculturale, multirazziale, multietnica che si va delineando con la più grande trasmigrazione di genti che la storia abbia conosciuto?
Come sanare il divario fra crescita di beni materiali, in misura mai sperimentata prima sul nostro pianeta, e l’espansione della povertà, della miseria, della fame?
Come esprimere e manifestare la democrazia, statuto della libertà, dei diritti e dei doveri, della partecipazione a livello nazionale, in istituzioni planetarie, dotate di autorità vera e di capacità legiferante?
Come affrontare, in un confronto creativo e rispettoso, la questione dei diritti umani e della democrazia rappresentativa con le diverse antropologie culturali e religiose?
Come salvaguardare la privacy, la capacità di “rendersi conto”, di “riflettere” nell’epoca della comunicazione globale?
Stiamo cercando insieme di calarci nel cuore della crisi, non con uno sguardo pessimista ma, al contrario, per rilevarne gli aspetti positivi, le potenzialità che ci sono; per inserirvi contenuti, valori forse antichi, ma che debbono essere rinnovati e ringiovaniti, e, se necessario, per crearne di nuovi.
E’ una sfida molto ampia fatta di varie sfide che chiedono risposte profonde, globali ma, che allo stesso tempo, vanno localizzate.
La spiritualità dell’unità (…) ci offre degli “strumenti spirituali e culturali” in grado di elaborare dei tentativi validi di comprensione e di possibile risoluzione di queste sfide.
Da anni ormai gruppi di persone di varie parti del mondo si stanno impegnando in una elaborazione culturale di grande respiro per enucleare dei concetti, delle teorie, alla luce di parametri inediti: l’unità, la fraternità, l’amore, il dono; il fine: offrire questo lavoro ai nostri contemporanei. Sono nati così veri e propri laboratori culturali nelle diverse discipline che si stanno misurando con le grandi questioni del nostro tempo.
In questo incontro quattro di loro ci offriranno un breve saggio del loro lavoro(...) che riguerda i campi della: ECONONIA; DIRITTO; SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE; POLITICA .
Lascio a loro, nel corso di questa giornata, il compito di illustrare il loro lavoro, ma permettetemi di sottolineare che, pur nella varietà delle discipline e dei saperi che saranno presentati, c’è un filo d’oro che lega tutti. (…) “Le forti contraddizioni che segnano la nostra epoca necessitano di un punto di orientamento altrettanto penetrante ed incisivo, di categorie di pensiero e di azione capaci di coinvolgere ogni singola persona, così come i popoli con i loro ordinamenti economici, sociali e politici. C’è un’idea universale, che è già un’esperienza in atto e che si sta rivelando in grado di reggere il peso di queste sfide epocale: la fraternità universale.”

La prima sfida presentata dal Prof. Bruni ( docente di economia politica e coordinatore del Progetto di Economia di Comunione) è stata appunto quella economica.

Questa sfida la conosco da tempo. Fin da bambina sono cresciuta con la speranza (di questo devo ringraziare mio padre che dal cielo continua a pregare per la sua Africa e per ogni angolo della terra senza giustizia…un padre “particolarmente sensibile” che mi ha portata con lui fin da piccola nei suoi viaggi e che mi ha educata - con il suo impegno in vari ospedali dell’Africa - a questo senso della condivisione con chi è meno fortunato) di un mondo con meno povertà, con più giustizia sociale….e così mi sono impegnata personalmente in questo progetto… Ho affiancato e collaborato negli anni ’90 un esperto in materia, progettista e realizzatore di numerose imprese in Brasile - attualmente attive – ed ora sono socia nel polo industriale italiano.

“ (…) Si tratta di imprese moderne, efficienti, che operano all’interno dell’economi di mercato, ma che vivono l’intera vita economica (…) come comunione. Quale lo scopo di questa nuova visione dell’economia? Arrivare a comunità, a società, e in futuro ad un mondo senza più indigenti. Certo, l’economia contemporanea è una realtà articolata e complessa. L’Economia di Comunione è un progetto particolare, necessariamente limitato, ma che tocca un aspetto cruciale del sistema economico globalizzato: il rapporto tra ricchezza e povertà.
Ma come, in concreto? (…) Gli utili suddivisi in tre parti; ognuna di queste parti contribuisce ad un mondo senza indigenza, e quindi più giusto e fraterno: creando lavoro, creando una cultura nuova (esistono già scuole di formazione) e con interventi per le situazioni di emergenza.
Oggi le imprese che in tutto il mondo si ispirano all’Economia di Comunione sono diverse centinaia, e si sono sviluppati sette “poli industriali”.
Numerosi gli studiosi e le persone attive in questo settore.


Riporto alcuni esempi di questa risposta innovativa, affascinante e concreta agli squilibri dell’economia di mercato.

- Ne parla con entusiasmo una giovane ricercatrice, una dei circa 200 giovani che hanno pubblicato tesi di dottorato sull’Economia di Comunione. “Ed ora – afferma – alcune università insegnano questa materia accanto ai nuovi modelli di economia sociale e civile”.

Così per la clinica “Agape”- “Era una novità nella città di Vargem Grande, la clinica “Agape” che D. Bomfin ha contribuito a far nascere. Un centro sanitario che oltre ad assolvere con professionalità la sua missione con i pazienti, è diventato addirittura un riferimento per la vita culturale della città. “Anch’io nella proposta dell’Economia di Comunione ho intuito una potenzialità nuova, perché riguarda l’uomo nella sua integralità. Tutta l’attività economica e produttiva deve essere orientata al “dare”, un dare che coinvolge i rapporti con le persone.
Volli subito partecipare a questo progetto e aderii di slancio all’idea di far nascere una clinica nella città di Vargem Grande con altri professionisti dell’ambito sanitario.
Sentivo che il progetto mi riguardava e così ne parlai con mio marito. Anche lui desiderava dare la vita per fare di questo progetto una realtà.
Sei mesi dopo ci siamo trasferiti con i nostri cinque figli a Vargem Grande, a circa 140 km dalla città dove abitavamo, per iniziare l’attività dell’impresa: la Policlinica Ágape.
Abbiamo lasciato alle spalle tutto: il nostro lavoro, la casa, gli amici.
Non è stato facile e le difficoltà sono state tante, ad esempio l’adattamento dei ragazzi nella nuova scuola.
All’inizio l’azienda è partita con un laboratorio d’analisi cliniche, perchè questa era la necessità più urgente della comunità locale. Poi, per rispondere al crescere dei bisogni della città, è stata creata una clinica, con tutte le specialità mediche.
Oggi la “Policlinica Agape” offre 17 specialità mediche, oltre al laboratorio di analisi cliniche, con diagnostica d’immagine, e ambulatori di psicologia, fonologia, fisioterapia .Vi sono occupate 54 persone.
La principale caratteristica della nostra azienda è riassunta nel suo nome: Agape, amore fraterno.

Così anche per un banchiere di professione, avvocato come specializzazione professionale, che nella sua banca attua un progetto di micro-finanza.
“Nel 1997, una forte crisi finanziaria ha scosso tutta l’Asia. Tante ditte hanno chiuso. La banca accanto a noi ha chiuso perché ` i clienti, presi dal panico, hanno prelevato tutti i soldi.
Anche la nostra banca ha tremato per il prelievo di parecchi soldi, ma la Provvidenza ci ha sempre assistito. In un’ occasione un cliente è venuto dopo l’orario di chiusura a depositare una somma superiore a quanto era stato prelevato.
E’ stato durante questo periodo che siamo venuti a conoscenza del progetto micro-finanza, o prestito ai poveri senza garanzia. Sembrava assurdo in quel momento che la banca potesse rischiare tanto. Ci sono stati momenti di perplessità se potevamo avventurarci in un simile progetto di implicazioni radicali. Ma, non volendo escludere i poveri dall’aver accesso al credito, abbiamo deciso di fare il passo nel buio, ed è così che è nata l’Agenzia di Credito Bangko Kabayan”.


Del progetto “Fraternità con l’Africa” ne parlano due professionisti, un medico, specialista in malattie infettive, da un quarto di secolo segue pazienti sieropositivi e malati di AIDS nel suo ospedale a Kinshasa, la capitale del Congo, ed un ingegnere civile del Camerun, per anni tra i più importanti funzionari del Ministero dei Trasporti del suo paese. "Si tratta di una possibilità aperta a tutti per contribuire ad una nuova economia. Il progetto ha lo scopo di far crescere risorse umane e professionali in Africa, affinché siano gli africani stessi a contribuire allo sviluppo sociale e culturale del proprio Paese. Saranno assegnate a giovani e adulti africani, privi di mezzi, borse di studio a livello universitario o per corsi di specializzazione professionale: coloro che usufruiranno di tali contributi si impegneranno, a studi terminati, a lavorare, almeno per un periodo, nel proprio Paese.

Abbiamo idealmente associato questo Progetto al Baobab, albero simbolo della savana africana, elemento di ristoro per i singoli e di aggregazione per tanti. Sostenere il progetto, vuol dire permettere la crescita e lo sviluppo di nuovi rami, nodosi e forti, che potranno presto offrire nuovo ristoro alle comunità africane".

Continua…..



Ci sono stati momenti di spettacolo davvero unici durante i quali ogni cultura presente ha evidenziato le ricchezze e i colori delle proprie tradizioni....e ha lanciato messaggi di unità...di rispetto...di speranza...per un mondo migliore.... DAVVERO FAVOLOSE LE COREOGRAFIE DELL'AFRICA Razz Razz Razz Razz E DELL'AMERICA LATINA Razz Laughing Razz







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Rossana



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GRAZIE PATTY! Wink Laughing
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PattyRose



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MessaggioInviato: Mar Set 26, 2006 17:19    Oggetto: Rispondi citando


GRAZIE A TE ROSS Wink Wink Wink Wink PERCHE' SEI SEMPRE UNICA Wink Wink Wink SPECIALE IN TUTTO CIO' CHE POSTI E SCRIVI Wink Wink Wink Wink Wink Wink GRAZIE DAVVERO... Wink Razz Laughing Wink



La seconda sfida quella della giustizia è stata presentata dal Prof. Borg docente di diritto internazionale, Università di Malta e Università di Leuven, Belgio.

“A causa delle tante minacce che incombono sulla nostra vita quotidiana, la società contemporanea si è guadagnata il titolo di “società globale del rischio”. Quando si pensa alle molte e diverse tensioni che affliggono sia le singole persone che l’intera comunità umana, ci vengono subito in mente la fame e la povertà, le tensioni geopolitiche, le guerre ed il terrorismo, la crisi ambientale e tanti altri mali che sussistono ancora oggi, dopo secoli o che sono apparsi proprio nella nostra epoca. Ma c’è anche un altro tipo di tensione, più sottile ma altrettanto nociva alla sicurezza personale e collettiva: la pratica dell’illegalità e la corruzione.. Possiamo citare qualche esempio: ricercare l'utile personale contro la giustizia verso gli altri; usare il potere pubblico per fini privati; fare disparità di trattamento; corrompere i pubblici funzionari per ottenere vantaggi ingiusti. Queste cose ed altre costituiscono l'illegalità.

Sappiamo che a volte queste pratiche sono così diffuse che vengono date per scontate e diventano per alcuni, perfino accettabili. Così diventa difficile alle persone discernere fra il bene e il male e questo comportamento equivoco, compromette indubbiamente la giusta convivenza sociale e civile ed il corretto svolgimento dei rapporti sociali. La pratica dell’illegalità in se stessa poi mina lo scopo della giustizia: custodire il bene comune salvaguardando la dignità del singolo.
Oltre alla necessità di rispettare la legalità, la giustizia richiede la promulgazione di leggi che assicurino l’uguaglianza e la libertà di tutti, dando a ciascuno le stesse opportunità.
L’uomo, come attore della giustizia, deve rispettare la legalità perché questo significa l’adempimento dei propri obblighi verso gli altri. Solo questo tipo di comportamento può liberare l’uomo dai condizionamenti dei propri interessi, favorendo la stabilità e la vitalità dei rapporti sociali.
Una società giusta è basata su due principi fondamentali: il rispetto per la dignità della persona e la tutela delle condizioni necessarie per la convivenza sociale. Come dice Papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica Deus Caritas Est, la giustizia, “deve reggere l’attività dei poteri pubblici ed é a fondamento dell’ordine sociale”.
L’illegalità e la corruzione attaccano ed annientano proprio questo scopo, minando il sistema giudiziario.
Dunque l’illegalità e la corruzione influiscono negativamente e direttamente su quest’ordine sociale, minacciando la pratica della giustizia. In altre parole, l’illegalità e la giustizia non possono coesistere perché l’una è la negazione dell’altra.
Si sente tanto parlare del bisogno di un’azione di contrasto alla corruzione e all’illegalità diffusa. Qui viene in mente subito l’attività repressiva. Certamente la repressione è uno strumento essenziale per custodire sia i diritti dell’individuo che il bene comune, ma da sola questa reazione non può essere la soluzione per eliminare le ingiustizie (...) Il senso della fraternità sollecita a farsi carico delle situazioni di sofferenza sociale del prossimo e adoperarsi per eliminarne le cause, al fine di un maggior beneficio di tutti. L’esperienza concreta della vita dimostra che queste finalità possono essere conseguite con comportamenti e rapporti animati dall’amore per l’uomo, sia come singolo che come collettività.
Quest’amore inoltre spinge non solo a non praticare l’illegalità ma anche a non tacere davanti alle ingiustizie. Ci richiede di essere protagonisti, se necessario, per sollecitare i poteri pubblici per la tutela dei diritti fondamentali, in primo luogo degli esseri umani più deboli e indifesi.
L’amore, soprattutto non permette che, in nome della presunta libertà dell’individuo, si metta in pericolo la giustizia dei rapporti nei comportamenti individuali e sociali, nelle leggi e nelle decisioni dell’autorità.
La fraternità non lascia spazio ad alcuna forma di ingiustizia”.

"La giustizia è infatti spesso una conquista. Per dare diritti a chi non ce l’ha bisogna talvolta rimboccarsi le maniche per dare voce a chi non ha voce.
Così ha fatto una giovane donna, laureata in Matematica, sposata, due figli. Viene da Rosario, seconda città della grande Argentina. Nella terra che ha già sofferto la piaga dei desaparecidos, le persone fatte sparire nel nulla negli anni del regime, un bambino che non torna a casa
rischia di diventare un’ombra, un fantasma cui nessuno dà la caccia. Una vicenda che forse sembra incomprensibile agli occhi di tanti europei dove la scomparsa di un bambino, diventa, magari per eccesso, un evento mediatico, oggetto di dirette e trasmissioni televisive che obbligano le forze dell’ordine a far presto per cercare lo scomparso. Non così in Argentina. Da un dolore straziante, ecco dunque come può nascere un’iniziativa per chiedere leggi più giuste.

“Un momento molto importante nella mia vita è stato il 2 Marzo 1997, giorno nel quale mio nipote, di 8 anni, è scomparso improvvisamente, mentre si trovava in vacanza con la sua famiglia.(…)
In Argentina non c’è una legislazione che garantisca l’immediata ricerca di un minorenne quando questo viene rapito.
Questo vuoto legale, che allontanava sempre più la possibilità di ritrovare il bambino, accresceva il senso d’impotenza, aggiungendosi al dolore della scomparsa. Intanto, i casi di rapimento di bambini si facevano sempre più frequenti. Cercando di andar al di là di questo dolore (...) è nata la campagna “Alerta Niño” (attenzione bambino), con l’obiettivo di richiamare l’attenzione del potere pubblico su questa grave situazione (…).
Nell’attesa di ottenere l’esito positivo sul piano legislativo nazionale, si sono presentate delle proposte a livello municipale e regionale.
La prima attuazione è avvenuta nel Municipio di Rosario, dove il Consiglio Deliberante, il 12 settembre 2002 ha approvato all’unanimità il nostro progetto, ed ha sancito una legge comunale, che ha istituito un “Registro Municipale di Bambini Scomparsi”.
E’ nata una linea verde per le denunce e per raccogliere informazioni che, oltre ad orientare e sostenere la famiglia, coordina azioni con le Forze dell’Ordine, e prevede la diffusione della foto del bimbo nelle pagine web del Municipio e sui mezzi di comunicazione.
Nel 2004, si è collaborato nella ricerca di quindici bambini scomparsi, con un esito positivo in tutti i casi, secondo i dati della Difesa Civile.
L’esperienza della città di Rosario si è poi diffusa ad altri Comuni ed oggi sono già più di venti quelli che hanno approvato una legge al riguardo, o sono sul punto di attuarla, non soltanto in Argentina ma anche in paesi vicini come Uruguay e Paraguay.
(…) Di recente è stato approvato da parte della legislatura Regionale un “Registro di Bambini e Adolescenti Scomparsi”, organismo col quale abbiamo collaborato fin dall’inizio.
In seguito a questo traguardo raggiunto, con il quale sono stati creati strumenti legali e si è ottenuta la coscientizzazione del popolo, anche le forze di sicurezza ora si muovono più celermente. Sentiamo che la realtà è cambiata. Ora sono diversi gli enti pubblici pronti ad intervenire in caso di rapimento di un bambino, e ci sono più possibilità di poterlo trovare
subito. Anche se mio nipote ancora non è stato trovato, sentiamo una grande e profonda gioia per questi altri bambini ritrovati”.

Ma non c’è solo la Giustizia con la maiuscola, quella delle grandi battaglie di principio. La giustizia ha anche a che fare con la nostra vita quotidiana, con cose spicciole.
Questo amore chiede infatti anche il nostro impegno per mettere al bando quei piccoli, diffusi, comportamenti di illegalità che senza che ce ne accorgiamo, finiscono per intossicare la società.
Prendete, ad esempio, il farsi raccomandare. In alcuni Paesi purtroppo è di norma.

Sentite invece cosa ci racconta Ngozi che viene da un grande paese africano, la Nigeria. Anche lì chiedere che si premi chi merita, è una conquista quasi storica.

"Nelle nostre scuole (…) Spesso capita che si è promossi se si hanno raccomandazioni, a prescindere dal merito e dalla preparazione. Ciò influisce negativamente sulla formazione dei giovani che si convincono che nella società si va avanti, non in base alle capacità umane e professionali, ma se si hanno appoggi.
A seguito di ciò abbiamo preso contatto con i responsabili dell’attività educativa della Chiesa locale e con loro abbiamo promosso un Forum per affrontare il problema.
Hanno partecipato 127 insegnanti e si è presa coscienza della necessità della trasparenza e dell’onestà nello svolgimento del compito di insegnante. Al termine del Forum sono stati formulati alcuni principi soprattutto per aiutare gli studenti a studiare con profitto, seguendoli
in modo continuativo, e per combattere ogni forma scorretta di svolgimento degli esami scolastici. Tutti hanno aderito con soddisfazione a questi impegni.
Successivamente si è svolto un grande incontro per tutti gli insegnanti della provincia. Hanno partecipato 2000 insegnanti, il Commissario del governo per l’Educazione, un rappresentante del Parlamento, diversi funzionari del Ministero e sacerdoti e religiosi impegnati nel campo
della scuola. Le proposte avanzate per il migliore svolgimento dell’attività scolastica e per la moralizzazione degli esami sono state accolte.
Certo, gli ostacoli sono stati e sono tuttora innumerevoli. A volte sembra di dover lottare contro una montagna , ma siamo pronti a tutto , anche a pagare di persona. Infatti alcuni di noi hanno avuto serie minacce, ma il futuro dei nostri ragazzi ci sta troppo a cuore!
Come conseguenza di questa azione, nell’ esame statale per l’ammissione all’Università di 600 studenti, gli insegnanti esaminatori si sono impegnati a svolgere gli esami correttamente. Al termine degli esami, gli stessi esaminatori hanno detto che tutto era stato condotto in modo legale. Anche gli studenti sono stati molto soddisfatti. (…)
Non siamo ingenui, è solo un inizio , ma ora non molliamo più!".





La terza sfida, quella della comunicazione viene presentata dal Prof. Bru, docente di scienze delle comunicazioni, Università San Pablo - CEU, di Madrid e membro attivo del gruppo Net One:

“Dalle tante e diverse esperienze nei vari mezzi di comunicazione che Net One sta raccogliendo da anni, esperienze nate dalla cultura dell’unità, sta nascendo la proposta di una comunicazione che ha come obiettivo il mondo unito tramite la fratellanza universale; come fine immediato una comunicazione “più” vera, ampia, positiva e bella; come presupposto il valore della dignità umana; come metodo il dialogo, strumento il
più idoneo di comprensione reciproca; e infine come regola l’amore, che può trasformare radicalmente la comunicazione.
Non pochi studiosi, allarmati dagli effetti di una globalizzazione mediatica impostata secondo la globalizzazione economica, auspicano che la società dell’informazione – che dirige e conduce i processi educativi, gli ambiti sociali, lo sviluppo, la trasformazione e il concetto stesso della cultura - diventi società della conoscenza. Questo può essere possibile attraverso un cambiamento non soltanto strumentale, ma strutturale della comunicazione in interattività, pluralità e dignità, invece di sfociare in un gigantesco strumento di dominio politico e culturale.
D’altra parte la proposta dell’unità non è solo etica, bensì culturale: suggerisce una nuova visione della comunicazione dando uguale dignità a chi fa e riceve la comunicazione; supera gli interessi ideologici, commerciali e sociali e mette in discussione gli stereotipi dello spettacolo.
A mio modo di vedere, senza essere le uniche, tra le principali chiavi di questa nuova cultura della comunicazione, sottolineo queste tre “coppie di valori”: empatia e positività; completezza e trasparenza; solidarietà e pluralismo:

Empatia e positività - Per questi nuovi operatori dei media è essenziale vivere l’interazione comunicativa in chiave di donazione, che parte dall’ascolto profondo dell’altro. La loro empatia li renderà capaci di meglio guardare la realtà di ogni essere umano.
La loro positività li porterà ad una speciale sensibilità nell’ evidenziare gli aspetti che danno speranza nelle varie situazioni, senza lasciarsi condizionare dalla notorietà o dalla grossolanità dell’interlocutore.
Tutti i campi della comunicazione sociale sono accessibili a questa novità, che risolve, tra l’altro, il solito dilemma tra obiettività e sincerità.
Se il comunicatore è obiettivo, deve essere freddo di fronte a ciò che vede, distante e, soprattutto, neutrale. Oppure, come è possibile essere obiettivi quando ci si interessa personalmente alla notizia, quando si è coinvolti nel rapporto umano con i suoi protagonisti?

Empatia e positività dimostrano che è possibile, che esiste un tipo di coinvolgimento disinteressato che non obbedisce a compromessi; e una capacità di ascolto che permette di entrare nella notizia nella sua massima ampiezza.

Completezza e trasparenza - Perché l’offerta comunicativa sia davvero un servizio offerto a tutti, deve partire da un patto tacito di sincerità e lealtà con la società stessa; patto che esige completezza di tematiche senza restrizioni ideologiche; trasparenza di prospettive senza ricerche sensazionaliste e, in definitiva, completezza e trasparenza degli elementi necessari per il rispetto scrupoloso della realtà. I comunicatori sanno che le tecniche professionali suppongono necessariamente una certa manipolazione della realtà perché questa possa passare nei linguaggi mediatici, ma gli “attori” di questa nuova comunicazione conoscono anche l’arte di riassumere i contenuti salvandone la completezza, di esporre in modo attraente e sintetico storie di vita senza banalizzarle; di
presentare i contenuti dei diversi formati, senza cambiare la realtà con la virtualità. Essi sanno ad esempio che la tendenza al trattamento pruriginoso dei “reality show ” non porta ad un “plus” di realismo, bensì ad una deformazione della realtà che diventa irriconoscibile, piegata senza scrupoli alle esigenze convenzionali dello spettacolo.

Solidarietà e pluralismo - I valori della solidarietà e del pluralismo costituiscono la base per lo sviluppo corretto della Società dell’Informazione.
Infatti, la giusta distribuzione delle risorse tecniche e materiali, e il rispetto della diversità culturale nei contenuti, possono frenare sia il “colonialismo culturale” sia la “frontiera digitale ”.

Lo sviluppo delle nuove tecnologie, infatti, invece di rappresentare un impulso alla diffusione generale dell’educazione e formazione professionale, sta divenendo in realtà un fattore di continua separazione tra i popoli. I “nuovi attori ” della comunicazione voglionopromuovere invece una comunicazione sensibile alla diversità culturale, una educazione alla solidarietà senza frontiere, senza pregiudizi ideologici e senza miopie localistiche.
Essi vogliono promuovere, tramite iniziative di vario livello, un positivo rinnovamento del processo di globalizzazione mediatica.

L’APPORTO DI NET ONE
La “mission” di Net One si può in sintesi identificare nella risposta di un orizzonte di “cultura dell’unità” alla domanda di prospettive dell’attuale mondo dei media. Questosta avvenendo da parte di molti comunicatori connessi a questo progetto in ogni paese.
Essi cercano di iniettare senso, contenuti, etica professionale nel lavoro e nei rapporti, avviando un programma di formazione ed educazione di comunicatori e recettori.
Inoltre l’apporto di Net One alle scienze della comunicazione sociale abbraccia tanti campi quanti sono i settori del mondo della comunicazione, potendo senza dubbio offrire prospettive nuove alla teoria della comunicazione, agli effetti sociali dei media, alle sfide etiche che toccano le politiche di comunicazione, gli interessi delle aziende dei media, laprofessionalità dei comunicatori e l’uso dei media da parte dei recettori.
Ma tutti questi contributi avranno radice e sviluppo nella proposta di una nuova cultura della comunicazione come cultura dell’unità, cioè come cultura, come si è accennato, che dà un’iniezione di empatia e positività al trattamento comunicativo, di completezza e trasparenza nei suoi processi e linguaggi, di solidarietà e rispetto della diversità, nella sua realizzazione globale”.


Questo sforzo di proporre una comunicazione rinnovata investe tutti gli ambiti: dall’informazione al cinema, dalla tv a internet. Nel campo delle tecnologie di informazione e comunicazione, meglio note come ICT, Net One sta collaborando ad un progetto di servizi comunicativi multimediali su scala mondiale e a basso costo, per organizzazioni non lucrative. Grazie a questi servizi è stata possibile la diretta, con Budapest, via satellite dall'Africa e dal Sud America. Il progetto vorrebbe mostrare come le risorse tecnologiche possano facilitare uno sviluppo solidale.

Due dei promotori, presenti al meeting, ci raccontano la loro l’esperienza:

“Net One - ICT è il settore di Net One specifico per le tecnologie di Informazione e Comunicazione. Nel corso di un Congresso internazionale del novembre 2004, i professionisti di ICT si sono confrontati su quanto e come la tecnologia possa aiutare lo sviluppo e la promozione umana. La comunità internazionale all’ONU ha affrontato questi stessi temi al
vertice Mondiale sulla Società dell’Informazione, un vertice conclusosi a Tunisi nel novembre
dello scorso anno, a cui una delegazione di Net One ha partecipato.
In quelle sedi si è ribadito come le ICT siano strumenti utili a perseguire quegli obiettivi di sviluppo con cui, nella Dichiarazione del Millennio, gli Stati si sono impegnati a combattere povertà, malattie e altre situazioni di degrado.
E’ stato anche sottolineato come l’obiettivo di creare una società dell’informazione orientata allo sviluppo, incentrata sulla persona e che non discrimina nessuno, possa essere raggiunto solo con la piena collaborazione dei governi, dell’industria privata e della società civile”.
La spiritualità dell’unità “da cui Net One è scaturito, aveva già una sua esperienza di collaborazione all’interno del progetto Media Space dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) e Alcatel, che è una multinazionale di telecomunicazioni”.

Dato che la spiritualità dell’unità già da molto tempo “è diffusa in tutto il mondo, per noi è sempre stato spontaneo cercare di utilizzare i mezzi più efficaci per mantenerci collegati a livello globale.
Per questo abbiamo accolto con molto interesse il progetto Media Space, che ha l’obiettivo di fornire alle organizzazioni no profit servizi di comunicazione multimediali a basso costo utili alle loro finalità umanitarie specie nei paesi in via di sviluppo, utilizzando reti satellitari e terrestri.
Questi servizi sono ad esempio, videoconferenze, insegnamento a distanza, applicazioni di telemedicina e lavoro collaborativo.
Attualmente abbiamo installato questi servizi in 18 punti in Europa, 10 nelle Americhe e 5 in Africa.
Proprio a Tunisi, dove nello stand Alcatel abbiamo dato una dimostrazione dal vivo di questi servizi, ci siamo resi conto che la nostra era una esperienza in linea con quanto auspicato dal vertice di Tunisi. Ce l’ha confermato il fatto che la nostra partecipazione a Media Space è
stata citata come esempio in un documento edito da UNESCO.

Jean-Christophe Honnorat di Alcatel ci ha detto che la collaborazione con le ONG come la nostra è importante, perché mette in contatto l’industria con esigenze reali di gente reale che ha come finalità non il business, ma la vita degli uomini concreti. Questo aiuta l’industria a cercare di usare la sua intelligenza per dare risposte intelligenti ai bisogni di una comunità.

“I lavori del WSIS- Summit Mondiale sulla Società dell’Informazione- a Tunisi hanno evidenziato come l’esclusione dalla società della conoscenza equivale a povertà, sottosviluppo, nuove schiavitù, tutte cose che minano alla base le speranze di fraternità e pace tra gli uomini.
Un processo di ‘inclusione’ comporta però non solo l’accesso fisico alle tecnologie, ma molto altro: istruzione e piani di sviluppo locali.
Un ruolo fondamentale in questo senso può essere svolto dalla ‘società civile‘, cioè da tutta quella serie di gruppi, ONG e associazioni, che operano con fini umanitari, ma non solo. La società civile, essendo a diretto contatto con i territori su cui opera, può farsi portavoce dei
reali bisogni della gente e indicare metodi di intervento più consoni alla cultura e alle situazioni locali.
Proprio per contribuire a potenziare la voce della Società Civile, Net One sta lanciando Act Now Alliance, un progetto di collaborazione tra ONG che potrebbe costituire un contesto per elaborare visioni comuni di programmi e strategie di ICT per lo sviluppo e per favorire una collaborazione con l’industria e gli organismi governativi e internazionali.
Ci siamo incontrati nel giugno scorso a Frascati presso la sede dell’ESA proprio perché ESA ha dimostrato vivo interesse al progetto.
E’ stato un confronto con 15 ONG ricco di interesse e prospettive e i lavori continuano a procedere per allargare la rappresentanza a livello internazionale..(…)

Continua……







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