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FALCONE|BORSELLINO impegno in memoria delle VITTIME DI MAFIE
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genziana



Registrato: 22/03/04 13:40
Messaggi: 37286

MessaggioInviato: Mar Lug 19, 2011 12:44    Oggetto: 1992 .19 LUGLIO. 2011 impegno e memoria per PAOLO BORSELLINO Rispondi citando






        PAOLO BORSELLINO. 1992 .19 Luglio. 2011

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L'ultima modifica di genziana il Mar Lug 19, 2011 12:50, modificato 1 volta
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Doni



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MessaggioInviato: Mar Lug 19, 2011 12:44    Oggetto: Per non dimenticare... Rispondi citando


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claudia_napoli



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Residenza: Roma (ma 'tengo' il cuore napoletano)

MessaggioInviato: Mar Lug 19, 2011 20:31    Oggetto: Rispondi citando


IN RICORDO DI 2 GRANDI UOMINI E DELLE LORO IDEE!!!


Arrow http://www.youtube.com/watch?v=NL0trFpyxOA&feature=player_embedded




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Con tutto l'oro del mondo non si può comprare il battito del cuore, nè un lampo di tenerezza-de Lamartine
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Adry



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MessaggioInviato: Mar Lug 26, 2011 20:43    Oggetto: Rispondi citando


PER RITA....PER NON DIMENTICARE...


http://www.youtube.com/watch?v=ThyYacPYHek&feature=related

26 LUGLIO '92
26 LUGLIO 2011
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Gloria93



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MessaggioInviato: Mer Lug 27, 2011 19:17    Oggetto: 27/07 IL CITTADINO film- doc su BORSELLINO a Lodi Rispondi citando


ha scritto:



Il fratello del magistrato presenta stasera il film-documentario
«Verità su una strage di Stato»: la sfida di Salvatore Borsellino «Da alcuni anni giro l’Italia per parlare di quella che io continuo a ritenere una strage di Stato, com’è stato suffragato da recenti elementi giudiziari». A parlare è Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, il magistrato anti-mafia ucciso il 19 luglio 1992 in via d’Amelio a Palermo, insieme agli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Un attentato che, a diciannove anni di distanza, presenta ancora troppi punti oscuri. Dov’è finita la famosa agenda rossa del giudice? E cosa sapeva Borsellino della trattativa tra Stato e Cosa nostra? Domande che continuano ad affollare la mente del fratello Salvatore, ideatore del sito internet 19luglio1992.com e del movimento “Agende rosse”, nato per rivendicare il diritto a conoscere la verità su quel periodo, proprio a partire dai fatti di via D’Amelio. Un movimento che ha dato vita anche al film-documentario 19 luglio 1992 - Una strage di Stato, in programma questa sera (a partire dalle ore 21.30, ingresso gratuito) presso il cinema all’aperto nel cortile del Teatro alle Vigne. L’opera (distribuita in edicola grazie alla collaborazione con Il Fatto Quotidiano), è firmata proprio da Salvatore Borsellino, che animerà anche il dibattito di stasera dopo la proiezione, e Marco Canestrari: due ore di filmato in cui le inchieste giornalistiche (con interventi tra gli altri di Marco Travaglio, Giuseppe Lo Bianco e Nicola Biondo) si sommano alle testimonianze di colleghi come Antonio Ingroia e alle toccanti parole di Salvatore, il tutto per cercare di ricostruire le falle ancora aperte dopo 19 anni di indagini. «In questi anni ho incontrato soprattutto giovani che hanno sete di verità e che vogliono conoscere la realtà del nostro Paese e i motivi per cui ci troviamo in una situazione dal futuro sempre più precario - dice Salvatore Borsellino, già ospite a Lodi qualche anno fa durante un incontro nel carvere di via Cagnola -. La redazione del sito 19luglio1992.com è composta soprattutto da giovani e da loro è partita l’idea di proderre questo film, che vogliamo possa rappresentare un appoggio ai magistrati che stanno portando avanti le indagini». A che punto siamo arrivati? «La procura di Caltanissetta sta indagando sulla strage di via d’Amelio e sui depistaggi riscontrati nei primi processi. Quella di Palermo è impegnata sul fronte della trattativa tra Stato e mafia, che io ritengo essere la causa scatenante dell’uccisione di mio fratello. La procura di Firenze indaga invece sulle stragi avvenute fuori dalla Sicilia, come quella di via dei Georgofili (27 maggio 1993 a Firenze, ndr)». Quando emergerà la verità? «Credo che i tempi non possano essere tali perché io possa conoscerla. Penso però che le procure siano sulla strada giusta. Per esempio sembra che la procura di Caltanissetta, grazie a nuovi elementi, abbia individuato altre persone coinvolte nella sparizione della famosa agenda rossa di mio fratello. Oggi a mio parere ci troviamo in una situazione simile a quella del 1992: un sistema di potere che sta collassando e la necessità di passare a un altro equilibrio di potere». E il nome di Paolo Borsellino continua a essere oggi un punto di riferimento per chi ha sete di giustizia, tra i quali tantissimi giovani: «Nella figura di mio fratello i ragazzi identificano il magistrato che ha continuato a fare il suo lavoro fino all’ultimo e a servire lo Stato, nonostante sapesse che sarebbero stati anche pezzi di quello stesso Stato a ucciderlo».Fabio Ravera

Da IL CITTADINO 27 luglio 2011, pag.27 cultura e spettacoli

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Adry



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MessaggioInviato: Mer Lug 27, 2011 23:40    Oggetto: Rispondi citando


26 luglio 2011

Rita Atria, la “picciridda” dell’antimafia
19 anni fa moriva la giovane testimone di giustizia siciliana. Commemorazioni a Roma e a Scandicci.



Liberainformazione - Una giovane donna coraggiosa, che ha sfidato Cosa nostra e la sua stessa famiglia. Si è tirata fuori dall’asfissia mafiosa collaborando con la giustizia. Ha perso i suoi affetti. E’ stata costretta a vivere isolata, protetta da uno Stato che si è dimostrato incapace di tutelarla. Ma non è mai tornata indietro nella sua scelta di legalità e giustizia. Rita, “Rituzza” come veniva chiamata, è morta sola. Ha deciso di togliersi la vita pochi giorni dopo la strage di via D’Amelio a Palermo. Con Paolo Borsellino aveva stretto un rapporto umano, molto stretto. Il magistrato palermitano era diventato per Rita un appoggio, un punto di riferimento. Con la morte di Boorsellino Rita è sprofondata nella soluti dine in una città, Roma, dove non poteva avere alcun legame. Il 26 luglio del 1992 Rita decise di farla finita. Fu una sconfitta per lo Stato incapace di proteggere una ragazza innamorata della giustizia.

Il coraggio e l’esempio della “picciridda” dell’antimafia, tuttavia, continua a vivere nella memoria e nell’impegno di molti. Oggi, nel diciannovesimo anniversario della morte di Rita Atria, due importanti appuntamenti. A Roma, in via Amelia, l’associazione Rita Atria organizza una cerimonia di commemorazione. A Scandicci, invece, uno spettacolo teatrale conclude il secondo Raduno dei giovani di Libera. Il tema scelto per l’appuntamento romano è: “Diventa anche tu un testimone di giustizia”.

Sono 72 i testimoni di giustizia in Italia, ma le Istituzioni continuano a dimostrare lacune e disattenzioni, anche gravi. Una tra le ultime vicende è quella di Lea Garofalo, la testimone di giustizia calabrese a cui è stata revocata la protezione. Lea è stata rapita, uccisa e il suo corpo è stato sciolto nell’acido. A Milano. Proprio in queste settimane è iniziato il processo contro il marito e i componenti della ‘ndrina Cosco di Petilia Policastro. «Bisogna prosciugare l'acqua in cui i pescecani della mafia nuotano. Noi della società civile – sottolineano i rappresentanti dell’associazione Rita Atria - da intimiditi o collusi o semplicemente indifferenti quali siamo, dobbiamo invece diventare intransigenti verso ogni forma di prepotenza e di corruzione che vediamo laddove lavoriamo o viviamo. E' così – aggiungono - che dimostreremo fattivamente la nostra solidarietà ai testimoni di giustizia che, come Rita Atria e la cognata Piera Aiello, hanno osato sfidare la mafia».

A Scandicci, invece, i giovani del raduno di Libera metteranno in scena lo spettacolo teatrale “Picciridda” di Pietra Selva Nicolicchia. Il ricordo di Rita Atria è diventato memoria collettiva e impegno delle nuove generazioni.
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Adry



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MessaggioInviato: Mer Lug 27, 2011 23:44    Oggetto: Rispondi citando


19° anniversario
Roma ricorda Rita Atria


Commemorazione nel nono municipio, in via Amelia dove la testimone di giustizia si buttò dal settimo piano del numero 23. Dalla finestra dell'appartamento è stato esposto uno striscione che recita “Grazie Rita”. Don Luigi Ciotti in collegamento telefonico: "La Costituzione è in assoluto il primo testo antimafia"

Il 26 Luglio del 1992 moriva Rita Atria, testimone di giustizia contro la mafia, esattamente una settimana dopo la strage di Via D’Amelio a Palermo, buttandosi dal settimo piano del numero 23 di Via Amelia a Roma, proprio lì dove ieri si è svolta una commemorazione in occasione del 19° anniversario della sua scomparsa.
Durante la manifestazione, organizzata dal presidio romano dell’associazione Rita Atria, il gruppo “Teatro in Azione”, costituito per l’occasione da alcuni artisti tra cui Emanuele Cerman, ha letto alcuni brani tratti da “Canti di donne in lotta”, una raccolta di poesie e scritti fra i quali un pezzo del diario di Rita.
Fra gli interventi quello di Michela Buscemi, prima donna a testimoniare contro la mafia nel maxi-processo del 1996, che ha ricordato commossa: “Mi definisco una donna del popolo, sono figlia della povertà e la mafia ha ucciso i miei due fratelli”.
Era presente anche Pino Maniaci, direttore di Telejato, emittente siciliana in prima linea nella denuncia contro la criminalità organizzata che ha affermato: “Oggi la mafia è qui a Roma, siede fra i banchi di Montecitorio e palazzo Madama. La ribellione deve partire da noi e non di certo dai politici che ci governano. Oggi – ha proseguito Maniaci – il nuovo capo mafia è Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni per associazione mafiosa e in attesa della sentenza definitiva della Cassazione “, e ricordando una frase di Rita Atria che disse “l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento verranno uccisi” Maniaci ha dichiarato: “Io sono uno di quei poveri scemi di qui parlava Rita, perché penso che questa battaglia vada combattuta sul serio”.
In collegamento telefonico da Firenze Don Luigi Ciotti ha fatto appello alla corresponsabilità delle persone, insistendo sulla necessità dell’impegno da parte di tutti, di maggiore onestà e trasparenza aggiungendo: “Non possiamo prescindere dalla nostra Costituzione, che oggi rappresenta in assoluto il primo testo antimafia”.
A conclusione della commemorazione, la presidentessa dell’Associazione Rita Atria, Nadia Furnari ha dichiarato: “Per sconfiggere la mafia c’è bisogno che tutti noi esercitiamo appieno i nostri doveri di cittadini, senza catene, restituendo il senso civico al voto”.
Presenti alla commemorazione anche le associazioni Libera e daSud.

di Gianluca Palma
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genziana



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MessaggioInviato: Ven Ago 19, 2011 12:36    Oggetto: 1978 - 2011 ___ PEPPINO IMPASTATO, una vita contro la mafia Rispondi citando



ha scritto:



Mafia: a Cinisi la tre giorni all'insegna dell'antimafia



Palermo - (Adnkronos) - Tre giornate sotto il segno dell'impegno antimafia nel palermitano. Il 17, il 18 e il 19 agosto l'associazione ''Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato'', organizza alcune iniziative nel Comune di Cinisi, nella sede di Casa Memoria, dell'ex Casa Badalamenti e della pizzeria Impastato. Il programma parte domani, in occasione della ''Notte Bianca'' di Cinisi. Le porte di ''Casa Memoria'' rimarranno aperte. Le persone cosi' potranno visitare la casa e conoscere e approfondire la storia di Peppino Impastato. Anche l'ex Casa di Badalamenti, nel corso principale di Cinisi, sara' aperta e all'interno verranno allestite tre mostre per immagini.

La prima ritrae il lavoro delle cooperative di Libera che si occupano dei terreni confiscati a Giovanni Brusca, a cura dell'associazione Asadin di Cinisi; la seconda, invece, affronta il tema degli sbarchi a Lampedusa con il titolo: ''Storia di barche, braccia e bare''. E la terza raccoglie opere di un giovane artista cinisense Beny Vitale e porta il titolo ''Trebel art''.

Nei suoi collage Trebel non affronta tematiche particolari, assembla le figure in modo inusuale. L'artista non cerca di dare significato alle sue opere, stimola invece l'osservatore a provare una sensazione nuova, nel vedere accostamenti nuovi, di forte impatto visivo ed emotivo. Quest'ultima iniziativa si pone nell'ottica di ospitare a Casa Badalamenti i prodotti del genio artistico locale, per donare nuovo respiro e nuove forme di espressione al territorio. Casa Memoria a questo proposito aspetta nuovi suggerimenti e nuove proposte.

Il 18 agosto, nei locali della pizzeria Impastato, alle 21 verra' proiettato il film ''Io ricordo'' di Ruggero Gabbai. Si tratta di un film a cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dedicato una Targa per il valore della coscienza e dell'impegno. Nel decimo anniversario della morte di Giovanni Falcone un padre, Gianfranco Jannuzzo, spiega al bambino Piero La Cara, che quel giorno compie 10 anni, cos'e' la mafia e chi era Giovanni Falcone, perche' lui ne porta il nome e perche' ci sono persone, in Sicilia, che oggi vogliono responsabilmente assumersi l'eredita' morale di Paolo, Giovanni, Boris, Cesare, Gaetano, Rocco, Beppe, Ninni, Carlo Alberto, Piersanti, Libero, Rosario. A seguire l'incontro con l'attore protagonista Gianfranco Iannuzzo.

Il 19 agosto, sempre nei locali della pizzeria Impastato, alle 21, verra' proiettato il trailer del documentario ''Zona Espansione Nord, Libera Repubblica dello Zen''. Il film affronta i problemi di un quartiere, lo Zen zona espansione nord uno dei cosiddetti quartieri satellite, insediamenti popolari per palermitani confinati a Palermo. E' la storia di questo luogo, dei suoi abitanti strappati dai catoi del centro, fuggiti dal terremoto del '68 e dell'occupazione delle case popolari che ne segui'. A seguire, incontro con Giovanni Impastato, Anna Reiter, Vincino Gallo, Giuseppe Barbera, Ciccio Meli e alcuni abitanti dello Zen. Poi performance musicali e recital con Costanza Licata, Rosmary Enea e Salvo Piparo.

16/08/2011







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MessaggioInviato: Ven Ago 19, 2011 13:53    Oggetto: Rispondi citando


Giorno 23 Maggio sono stata a Palermo dove vi era la manifestazione "Falcone e Borsellino Due Italiani". È stata un'esperienza bellissima....

Per Non Dimenticare....
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genziana



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MessaggioInviato: Lun Ago 29, 2011 23:24    Oggetto: LIBERO GRASSI, 1991 - 29 Agosto - 2011 impegno civile Rispondi citando



      LIBERO GRASSI... 1991 - 29 Agosto - 2011


ha scritto:



      A 20 anni dalla morte di Libero Grassi


Palermo, 29 agosto 2011 - (Adnkronos) - A Palermo la commemorazione dell'imprenditore Libero Grassi, ucciso il 29 agosto del 1991 per essersi opposto platealmente al racket. Il sottosegretario all'Interno: "E' stato un sacrificio che ha avuto risultati importanti".

-“Chi oggi paga il pizzo deve convincersi che fa un atto stupido. La resistenza al pizzo che fino a vent'anni fa era un gesto eroico, pagato con un prezzo così elevato come quello della vita, oggi non è qualcosa di lieve, ma che vede a fianco le istituzioni, vede operative norme che vent’anni fa non c’erano e vede a fianco l’associazionismo e le categorie che vent’anni fa, come attesta la storia dell’epoca, non erano così pronte”. Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, è intervenuto così a Palermo alla commemorazione dell’imprenditore Libero Grassi, ucciso il 29 agosto di vent’anni fa per essersi opposto platealmente al pizzo. “Questo non fa parlare di una guerra vinta - avverte Mantovano -, ma di battaglie vinte di una guerra che si dovrà concludere”.

Durante la cerimonia, per la diciannovesima volta consecutiva la figlia di Libero Grassi, Alice ha sistemato un manifesto bianco sul muro di via Alfieri a Palermo, dove alle 7.30 di vent'anni fa, il 29 agosto 1991, il padre, venne ammazzato a colpi di pistola dai sicari di Cosa nostra. “Qui - si legge - è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia e dall'omertà dell'associazione industriali, dall'indifferenza dei partiti, dall'assenza dello Stato”. Con uno spray rosso, la donna ha poi spruzzato la vernice sul marciapiede, proprio nel punto in cui il padre cadde sotto i colpi degli assassini. E ancora una volta ha ribadito: “Non vogliamo lapidi di marmo”.

Accanto ad Alice Pina Maisano Grassi, vedova dell’imprenditore, con un mazzo di fiori in mano e il figlio Davide. “Dobbiamo continuare con la nostra presenza attiva. Non dobbiamo mai dimenticare, ma sempre parlare e parlare e ricordarci i tre valori di Libero: lavoro, libertà dignità”, ha detto la vedova parlando con i giornalisti. Nella lotta contro il pizzo, ha aggiunto il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, “sarebbe necessaria una partecipazione maggiore degli enti locali, è importante instaurare un diffuso senso di legalità e molto dipende dai rappresentanti delle istituzioni locali, non soltanto dalla burocrazia. Fare sentire che c’è maggiore legalità aiuta tutto il contesto sociale. Ci vogliono molti anni ma siamo sulla buona strada”. Parlando di Confindustria e del Codice etico, che prevede l’espulsione dei società che pagano il pizzo, Grasso ha detto: “Già il fatto di essersi imposta la regola di espulsione di chi non denuncia è un grosso passo avanti. È un’idea che ha un forte valore etico, ma oltre all’etica bisogna cercare l'utilità e la convenienza di partecipare perché quando non si comprende che l’etica può risolvere alcune situazioni è necessaria una spinta ulteriore, quindi si è pensato a potere fornire ad esempio delle detassazioni per chi denuncia il pizzo”.

Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, l'assessore regionale Giosuè Marino, in rappresentanza del Governatore Lombardo, il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, il presidente onorario della federazione antiracket Tano Grasso, il Commissario per i Beni confiscati Giancarlo Trevisone, il sindaco di Palermo Diego Cammarata e altri esponenti politici, militari e delle forze dell'ordine. Oltre ai giovani di Addio Pizzo e Libero Futuro. Il prefetto al termine della cerimonia ha consegnato alla vedova Grassi tre messaggi dei presidenti di Camera e Senato e del presidente della Repubblica. Alla fine della cerimonia un lungo applauso ha salutato la donna e i figli.


Il presidente di Confindustria Sicilia: ''Dopo la sua morte ci fu un risveglio sociale, un cambiamento anche come forma di riscatto. E adesso c’è un pezzo di Sicilia, di imprenditoria siciliana che crede nelle regole, nel libero mercato, che ha capito che solo così ci può essere reale sviluppo''.

Nella storia di Confindustria Sicilia c’è un prima e un dopo Libero Grassi”. A vent’anni dall’uccisione dell’imprenditore siciliano morto in un agguato di Cosa nostra il 29 agosto del 1991 perché si era ribellato al racket, il presidente degli industriali siciliani Ivan Lo Bello racconta a Ign, testata on line del gruppo Adnkronos i passi avanti compiuti grazie a un uomo "diventato un’icona e un esempio di lotta alla mafia”.

“Libero Grassi è morto per ciò che diceva, per la sua battaglia, ma è morto anche perché Confindustria lo lasciò solo: veniva irriso, considerato uno scocciatore che diceva cose che non andavano dette. Si raggiunse in quegli anni- ricorda Lo Bello - il momento più basso dell’associazione. Allora vigeva una collusione sistematica all’interno di Confindustria fatta di vigliaccheria, silenzi, complicità”.

Dopo la sua morte e quello che seguì l’anno successivo con l’uccisione dei giudici Falcone e Borsellino, “io ero un ragazzo e ricordo che ci fu una sorta di risveglio sociale. Nel 2004 nacque l’associazione ‘Addiopizzo’ che ha sempre avuto il suo punto di riferimento in Pina Grassi, ‘la zia’ – dice sorridendo - e l’anno dopo ci fu un forte cambiamento anche all’interno di Confindustria fino all’istituzione del codice etico. C’era bisogno di un riscatto dell’associazione da quelle colpe che c’erano state per la morte di Libero Grassi”.

E il riscatto c’è stato. “Oggi la stagione è positiva – afferma il capo degli industriali siciliani – anche se con molte contraddizioni. Non sono un appassionato di numeri ma posso dire che se prima le denunce erano zero oggi sono alcune decine. Ma soprattutto un filo d’ottimismo – afferma - mi viene da un dato strutturale: c’è un pezzo di Sicilia, di imprenditoria siciliana che oggi crede nelle regole, nel libero mercato, che ha capito che solo così ci può essere reale sviluppo perché il mondo è cambiato”. Nessuna giustificazione invece dal vertice di Confindustria Sicilia per chi continua a pagare la protezione di Cosa nostra.

“Si poteva parlare di paura vent’anni fa, oggi chi paga lo fa per convenienza ma è miope perché non si rende conto che l’impresa che accetta il giogo della mafia è destinata a morire. E questo tipo di imprese trovano in noi una totale inflessibilità”. Insomma le cose sembrano davvero cambiate da quel 29 agosto 1991. “La mafia non è sconfitta – chiarisce Lo Bello - è ancora forte, soprattutto quella imprenditoriale, borghese che è la più pericolosa e ha un ruolo crescente perché evita la violenza e agisce sulla concorrenza. Ma la mafia militare, grazie al continuo ed efficace contrasto delle forze dell’ordine e della magistratura, è in difficoltà e su questo si può incidere”.








Rai Due, "LIBERO NEL NOME", a quest'ora soltanto in onda
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