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ALE su NETFLIX nel film di Capucci MIO FRATELLO, MIA SORELLA
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Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Forum Alessandro Preziosi
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genziana



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MessaggioInviato: Dom Dic 05, 2021 17:51    Oggetto: PREZIOSI solo su NETFLIX nel film: MIO FRATELLO, MIA SORELLA Rispondi citando








"MIO FRATELLO, MIA SORELLA" è solo su NETFLIX

ALESSANDRO PREZIOSI è coprotagonista del FILM

con CLAUDIA PANDOLFI regia: ROBERTO CAPUCCI








CAST artistico: Alessandro Preziosi, Claudia Pandolfi, Ludovica Martino, Francesco Cavallo, Caterina Murino, Stella Egitto, Frank Gerrish

sceneggiatura: Roberto Capucci, Paola Mammini

fotografia: Andrea Arnone
montaggio: Francesco Galli
costumi e musica: Valerio Calisse







produttore: Marco Belardi
produzione: Lotus Production - Leone Film Group,
in associazione con Mediaset / Italia, 2021

distribuzione: Netflix [tutto il mondo]




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genziana



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MessaggioInviato: Gio Feb 03, 2022 20:01    Oggetto: MIO FRATELLO, MIA SORELLA film di ROBERTO CAPUCCI recensione Rispondi citando


ha scritto:



MIO FRATELLO, MIA SORELLA il film NETFLIX

con Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi




Roberto Capucci, regista di Ovunque tu sarai, ritorna con Mio fratello, mia sorella, film drammatico, disponibile su Netflix.


Protagonisti di questa nuova storia sono Tesla e Nik, due fratelli, interpretati rispettivamente da Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi.

A causa di un curioso atto successorio, dopo la morte del padre, i due, a distanza di vent’anni, sono costretti a dover convivere sotto lo stesso tetto, ma la convivenza inizierà a manifestare fin da subito le prime criticità.

La separazione come punto di incontro

La differenza delle personalità e delle abitudini quotidiane dei fratelli è abissale. Sono agli antipodi e la loro convivenza forzata, già difficile così, è resa ancor più complessa dai figli di Tesla. In casa vivono infatti anche Sebastiano (Francesco Cavallo), un ragazzo talentuoso che suona il violino, affetto da schizofrenia, al quale la donna ha dedicato tutta la sua vita in modo quasi ossessivo, e Carolina (Ludovica Martino), con la quale Tesla ha invece un rapporto astioso.

Si creeranno così continui conflitti, che paradossalmente andranno a ricreare una sorta di equilibrio, ma solo mediante il passaggio necessario del fare i conti con i propri ostacoli e le proprie paure, messe a nudo dai continui screzi. In questa famiglia, rimasta separata a lungo, l’incomunicabilità all’inizio prevale. Nessuno, tuttavia, si accetta e si comprende da solo, e a volte è meglio un acceso confronto che un assordante distacco. Così, dopo 20 anni di separazione, Tesla e Nik capiranno che, per potersi ritrovare, bisogna prima perdersi.

Il controllo che disorienta

La grande interpretazione di Claudia Pandolfi materializza l’amore viscerale e la disperazione di una madre nei confronti di un figlio palesemente fragile. Una madre pronta ad annullare se stessa dedicandosi interamente al figlio Sebastiano, affetto da un disturbo con cui è difficile convivere, la schizofrenia.

Il senso di protezione compulsivo di Tesla, nasce da una volontà di voler mantenere tutto sotto controllo con un unico fine, quello di fare da scudo fra Sebastiano e il mondo esterno.

L’ossessione tramutata in controllo, è un passaggio delicato che viene messo in risalto dal regista e lascia intendere che molte volte, il voler sempre gestire le situazioni porta esattamente all’effetto contrario. Qualsiasi cosa scivola via e per quanto si possa essere ossessionati dal voler controllare pedissequamente la propria vita, alla fine questa scorre tra le dita senza possibilità di poterla recuperare. Il troppo controllo nei confronti di Sebastiano porta in realtà scompiglio e disorientamento, proprio come accade nel rapporto con la figlia Carolina. Quest’ultima porta infatti su di sé il peso opposto. Si sente messa nell’ombra, non valorizzata ed amata quanto vorrebbe, tanto da non riuscire nemmeno ad utilizzare la parola mamma.

In Mio fratello, mia sorella, Capucci sottolinea il concetto, che il costruire un recinto di protezione attorno alla persona fragile, fa solo ricordare a quest’ultima le sue fragilità, facendola sentire diversa.

Nik, il fratello salvifico

Nik, in un primo momento accusato di portare scompiglio e disagio nell’esistenza ordinata di Sebastiano. In realtà si scoprirà essere il personaggio salvifico, che riuscirà a ridare equilibrio all’intera famiglia. Può definirsi portatore sano di normalità, quella normalità che, seppur imperfetta, rappresenta la terapia più adeguata per il nipote.

Con il suo arrivo, Nik non solo riesce ad alleviare il pesante carico della vita di Tesla, Nik e Carolina, ma diventa l’anello mancante e imprevedibile che rimette insieme la famiglia stessa.

Lo si comprende bene nella domanda che Sebastiano rivolge infine allo zio: Continui a scappare, ma dove scappi? È una famiglia fragile, strana, imperfetta, ma è la tua. Fermati e respira. Un’immagine di accettazione e appartenenza, pur se nell’imperfezione: l’unica cura possibile, non solo per il ragazzo ma per lo stesso Nik e per questo nucleo familiare finalmente rimarginato.



recensione di Annamaria Martinisi, 25/10/21; via FRAMEDmagazine.it





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genziana



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MessaggioInviato: Sab Feb 05, 2022 17:21    Oggetto: MIO FRATELLO, MIA SORELLA film 2021 regia di ROBERTO CAPUCCI Rispondi citando



ha scritto:


VIVERSANI e belli magazine 03/02/22 Le pillole della salute pag. 10




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genziana



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MessaggioInviato: Mar Feb 08, 2022 19:53    Oggetto: MIO FRATELLO, MIA SORELLA film di ROBERTO CAPUCCI recensione Rispondi citando



ha scritto:



MIO FRATELLO, MIA SORELLA : la morte del

padre come motore di riconciliazione e riavvio




Il nuovo film di Roberto Capucci “Mio fratello, mia sorella” è disponibile su Netflix. Racconta una storia ricca di conflitti: quello tra fratelli, tra genitori e figli, oltre che quello tra due generazioni diverse che, inevitabilmente, si scontrano. I personaggi rappresentati si agitano spesso in preda a sfoghi isterici e sono costretti a compiere un viaggio verso il perdono di sé stessi, dall’altro e, in alcuni casi, dei fantasmi incastrati nel passato di ognuno di loro.
La morte del padre, illustre professore di fisica quantistica, riporta a Roma Nick, il fratello “marziano” che da ormai vent’anni ripiomba nella vita della sorella Tesla, una donna chiusa nel suo dolore, costretta nelle sue emozioni e nell’ansia di dover crescere due figli a carico, Sebastiano e Carolina, avuti da un ex marito che, scappando, si è rifatto una vita altrove.
I due fratelli, Nik e Tesla, sono gli opposti: due nomi bizzarri nati dalla mente vivace del padre-professore in omaggio a Nikola Tesla, due caratteri forti con sfumature diverse che incombono sulla vita dei protagonisti e due vite che, per più di vent’anni, non si sono incrociate.
Il film affronta vari temi: a partire dalla morte del genitore, passando per una convivenza forzata tra i due fratelli, ma anche la ribellione e la voglia di crescere di Carolina, vittima principale della malattia psichica del fratello Sebastiano.
Nik e Tesla, per tutto il film, affrontano di petto il conto che la vita gli presenta e le contingenze del momento spingono per farli riavvicinare e creare una nuova vita familiare: degno di nota il ritrovato rapporto tra zio Nick (interpretato magistralmente da Alessandro Preziosi) e Sebastiano, che riuscirà a portare il giovane in una situazione di semi normalità.
Il film si articola principalmente attorno ai due speculari e principali rapporti: da un lato Nik e Tesla, dall’altro Carolina e Sebastiano: rapporti in cui le due figure maschili si configurano come outsider della situazione. Nik, sfrontato, ribelle, anarchico che, un bel giorno e senza un apparente motivo, decide di mollare tutto per vivere di mare, vento, kitesurf e belle donne; Seba, dall’altra parte, è talentuoso violoncellista affetto da schizofrenia e convinto di essere “prescelto” per un viaggio su Marte, vive di cieli stellati, musica e voci immaginarie che invoca durante le sue crisi.
La schizofrenia diventa quindi il cuore della vicenda e il regista Roberto Capucci prova a metterla in scena senza ricorrere alle consuete materializzazioni allucinatorie, ma, anzi, si affida al realismo e al talento del giovanissimo Francesco Cavallo che riesce, senza particolari forzature, a portare a termine la missione seppure con qualche ingenuità.
Il film, ambientato nella Roma Trasteverina, porta una ventata di verità e autenticità – anche grazie alla controparte femminile nelle figure di Claudia Pandolfi e Ludovica Martino – mostrando dei personaggi imperfetti, fragili, strani, incompatibili tra loro e spesso, purtroppo, attaccati a degli sterili stereotipi.
“Mio fratello, mia sorella”, seppure con alcune criticità, riesce nel suo intento portando in scena un film autentico e realistico in cui la malattia viene affrontata in modo limpido all’interno del circuito familiare in cui la trama si sviluppa: la cronaca dei legami irrisolti, le riconciliazioni attese per anni, gli ambienti romani noti allo spettatore riescono a fotografare la vita di una famiglia sull’orlo di una crisi di nervi.



recensione di Flavia Arcangeli, 25/10/21; pubblicata via CINEmonitor.it





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Margherita44



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MessaggioInviato: Gio Feb 24, 2022 17:00    Oggetto: Grazie Rispondi citando


Ho cercato questo film per molto tempo.
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Romano Luchese
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genziana



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MessaggioInviato: Ven Mar 11, 2022 19:41    Oggetto: MIO FRATELLO, MIA SORELLA film di ROBERTO CAPUCCI recensione Rispondi citando



ha scritto:



MIO FRATELLO, MIA SORELLA : su NETFLIX

un film necessario che infrange i tabù




L’8 ottobre 2021 su Netflix è uscito “Mio fratello, mia sorella”, film con Claudia Pandolfi, Alessandro Preziosi, Ludovica Martino, Francesco Cavallo, Caterina Murino e Stella Egitto. Diretto da Roberto Capucci, al centro del racconto una famiglia disfunzionale in cui il peso del passato schiaccia il presente e rischia di non garantire un futuro leggero, migliore. E’ una famiglia che sopravvive al dolore, ai ricordi, ai non detti, alle ferite mai rimarginate.

LA TRAMA

Tesla e Nick Costa (Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi) sono due fratelli che si ritrovano dopo 15 anni al funerale del padre, un professore stimato, che ha sempre esercitato il ruolo di padre severo. Non con i nipoti, però. Con i figli di Tesla è stato un nonno presente e amorevole, li ha aiutati a crescere, sopperendo alla mancanza della figura paterna.

Al momento della lettura del testamento i due fratelli scoprono che il padre lascia la casa a entrambi e sono così costretti a vivere tutti insieme sotto lo stesso tetto. Sin da subito le frizioni tra i due rendono difficile la convivenza. Nick è un giramondo che ha detto addio alla famiglia e a Roma quindici anni prima senza dare spiegazioni. Quindici anni di silenzi in cui non si è fatto sentire neanche con la sorella.

Dall’altra parte vi è Tesla, una donna con due figli, Carolina e Sebastiano, separata dal marito e che combatte da sola tutte le sue frustrazioni e le sue paure. Una su tutte, la schizofrenia di Sebastiano. Ed è proprio attorno alla malattia del ragazzo che si snoda tutto il film.

RECENSIONE

“Mio fratello, mia sorella” ha il pregio di infrangere un tabù e di affrontare il tema della schizofrenia con delicatezza, senza ricercare l’effetto sorpresa, ma anzi tentando di normalizzare un argomento ancora troppo trascurato.

La normalizzazione della malattia è uno degli elementi portanti della pellicola. Da un lato c’è Tesla, schiacciata dalle responsabilità e dalla paura di non saper proteggere il figlio.
Si sente una madre inadeguata, esposta al giudizio altrui e spaventata dalle crisi che potrebbero travolgere Sebastiano. Dall’altro c’è Nick, che con il suo approccio noncurante e scevro dai pregiudizi riesce a instaurare un dialogo con il ragazzo, un ponte che fino ad ora nessuno dei familiari è stato in grado di costruire.

A sintetizzare bene i meriti di Nick è Emma (Stella Egitto): ‘Anche io da quando ho saputo della malattia sono cambiata’, dice. ‘Sono iperprotettiva, attenta ad ogni parola che dico, ma tu lo capisci che noi a differenza di Nick gli ricordiamo tutti i giorni che è malato?’. Ed è su questo che vuole focalizzarsi il film: il modo in cui la società tratta i malati di schizofrenia.

A dare vita a Sebastiano è un formidabile Francesco Cavallo. Un’interpretazione credibile in ogni fotogramma, toccante e struggente fino alla fine. In generale, “Mio fratello, mia sorella” è un film eccezionale. Pandolfi e Preziosi interpretano due personaggi complessi, che comunicano con lo sguardo ancor più che con le parole. Sono due anime disperate, ferite, sole, ma ancora tremendamente bisognose l’una dell’altra. E’ il sangue che li lega, lo stesso sangue che li ha allontanati, ma che ora prova a riavvicinarli.

Infine, “Mio fratello, mia sorella” è un film necessario. Di schizofrenia e malattie mentali in genere si parla ancora troppo poco e forse il film di Capucci apre uno spiraglio a un nuovo tipo di racconto, attuale, diretto e veritiero.



recensione di Alice Penzavalli, 20/10/2021; pubblicata via APmagazine.it





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genziana



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MessaggioInviato: Mar Nov 15, 2022 19:57    Oggetto: Prima tv su CANALE 5 ven. 25/11/22 MIO FRATELLO, MIA SORELLA Rispondi citando




PRIMA TV in Prima Serata !!! ore 21:21 su CANALE 5

venerdì 25 novembre
"MIO FRATELLO, MIA SORELLA"

coprotagonisti del FILM sono ALESSANDRO PREZIOSI

con CLAUDIA PANDOLFI - regia di ROBERTO CAPUCCI









cast artistico: Alessandro Preziosi, Claudia Pandolfi, Ludovica Martino, Francesco Cavallo, Caterina Murino, Stella Egitto

sceneggiatura: Roberto Capucci, Paola Mammini

fotografia: Andrea Arnone
montaggio: Francesco Galli
costumi e musica: Valerio Calisse








distribuzione: Netflix
produttore: Marco Belardi
produzione: Lotus Production - Leone Film Group,
in associazione con Mediaset / Italia, 2021






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genziana



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MessaggioInviato: Sab Nov 19, 2022 12:39    Oggetto: MIO FRATELLO, MIA SORELLA film di ROBERTO CAPUCCI recensione Rispondi citando



ha scritto:




storie in pellicola Nik e Tesla fratelli agli antipodi



Storie di fratelli, di vite che fanno i conti con paure e segreti, di rapporti familiari delicati e conflittuali, in cerca di equilibri affettivi difficili da ritrovare.
Il fil rouge di MIO FRATELLO, MIA SORELLA, di Roberto Capucci, è la famiglia e le sue incomprensioni e malintesi, quegli ostacoli alla felicità che non dovrebbero mai esserci.

Alla morte del padre, un singolare patto successorio obbliga Tesla ( Claudia Pandolfi) e suo fratello Nikola/Nik (Alessandro Preziosi) a una convivenza forzata: vivere sotto lo stesso tetto dopo non essersi visti per oltre vent’anni non sarà semplice. Tanto più se, fra quelle mura domestiche, vi sono anche due figli-nipoti, ciascuno con le proprie difficoltà: Sebastiano/Seba (Francesco Cavallo, vera rivelazione), un violoncellista di talento affetto da schizofrenia, al quale Tesla ha dedicato la vita e un’ossessiva e soffocante protezione, e Carolina (Ludovica Martino), con la quale ha un rapporto difficile e conflittuale.

Il film inizia con il funerale di Giulio Costa, stimato professore e luminare della fisica, pianto dai colleghi e dalla sua famiglia. La figlia Tesla è triste e attonita, quando all’improvviso in chiesa entra un uomo, con un paio di zaini e vestito come se arrivasse dalla spiaggia: è il fratello Nikola (i due fratelli hanno, in due, il nome dello scienziato Nikola Tesla), che da vent’anni ha mollato tutto per andare a fare kitesurf in Costa Rica.

Tesla, che è divorziata e manda avanti la famiglia da sola, non è entusiasta di vedere il fratello, ma il notaio spiega loro che l’ultima volontà del padre, che non ha lasciato soldi come invece si aspettavano tutti, è che i figli convivano per un anno nella casa in cui Tesla vive con Sebastiano e Carolina, che ne approfitta subito per trasferirsi da Emma (Caterina Murino), amica di famiglia, nonché pianista della scuola frequentata da Seba, con cui hanno in programma un concerto a due.

Inizia quindi la difficile convivenza tra fratello, sorella e il sensibile e delicato Seba, con i suoi disturbi e la sua ferma convinzione di trasferirsi su Marte per portarvi la musica.

La storia è commovente, coinvolgente ed empatica, con tanti ingredienti: dolore, storie di rapporti e relazioni familiari, diversità, disabilità mentale, disagio, sofferenza, incomprensione, conflitti, malintesi, senso di libertà, protezione, ossessione, accettazione, dipendenza reale e affettiva, senso di responsabilità, conflitti, amore. Molto bella anche la musica, quasi esclusivamente classica, dal potere quasi taumaturgico, in particolare "Al chiaro di luna" di Beethoven suonata da Nik e Seba, insieme.

Sarà un difficile, ma intenso e bellissimo, viaggio verso il perdono, l’accettazione di sé stessi e dei forti e indissolubili legami affettivi e familiari. Prende il cuore.

MIO FRATELLO, MIA SORELLA, di Roberto Capucci, con Alessandro Preziosi, Claudia Pandolfi, Ludovica Martino, Caterina Murino, Francesco Cavallo, Italia, 2021, 110 mn.



Simonetta Sandri, 18/11/22; pubblicato via Periscopio FerraraItalia.it





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Helena x



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MessaggioInviato: Lun Nov 21, 2022 12:23    Oggetto: CIAO.... Rispondi citando


MIO CARO ALESSANDRO,CHE BELLO....

HELENA...
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marystone



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MessaggioInviato: Lun Nov 21, 2022 13:38    Oggetto: Rispondi citando


Film molto bello.....lo rivedrò volentieri!!!
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genziana



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MessaggioInviato: Mar Nov 22, 2022 17:54    Oggetto: Prima tv su CANALE 5 ven. 25/11/22 MIO FRATELLO, MIA SORELLA Rispondi citando



ha scritto:





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genziana



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MessaggioInviato: Mer Nov 23, 2022 18:39    Oggetto: colonna sonora originale del film: MIO FRATELLO, MIA SORELLA Rispondi citando



la colonna sonora di "MIO FRATELLO, MIA SORELLA"

musiche originali: Valerio CALISSE, Daniele Bonaviri




ancora 48 ore per la visione in tv! e allora che ne dici d'ingannare l'attesa ascoltando la fantastica colonna sonora originale del film? clicca sull'immagine e scegli lo streaming che preferisci: YouTube Music è gratuita, Spotify, Apple Music, Amazon Music, accedi e ascolta!






come nasce un brano: Born Again by Valerio Calisse, Daniele Bonaviri, Roberto Capucci, Octave Pierre Lucas Lissner
"Questa canzone ha una storia intensa. Sono state vagliate varie cover per la scena finale, ma amavo troppo quella scena e volevo scrivere un brano apposta, alla fine con l'aiuto di Roberto Capucci naturalmente di Daniele Bonaviri e con la voce ed l'incredibile talento di Octave Lissner, e' uscita una delle canzoni piu' belle che ho mai scritto!!"



Sky Lift by Valerio Calisse, Marco Conidi
"Un'altra scena molto intensa del film. Con Roberto Capucci abbiamo provato a guardare attraverso la mente di uno schizofrenico, e abbiamo visto una mente aperta, proiettata nello spazio. Lui mi ha dato delle bellissime immagini, e tra queste e' uscito fuori l'ascensore per il cielo (skylift) a quel punto la canzone e' fluita spontaneamente, e Chiara Castiglione Chiara Castiglione con la sua voce ha magnificamente espresso esattamente quello che sentivo in ogni nota e parola!!"






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genziana



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MessaggioInviato: Ven Nov 25, 2022 13:18    Oggetto: MIO FRATELLO, MIA SORELLA film di ROBERTO CAPUCCI, inteviste Rispondi citando



ha scritto:




Per chi si fosse persa "MIO FRATELLO, MIA SORELLA", la pellicola già approdata su Netflix nel 2021, con Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi, diretta dal regista Roberto Capucci, potrà godere della visione comodamente dal proprio divano di casa venerdì 25 novembre 2022, IN PRIMA SERATA SU CANALE 5.

Si tratta di uno dei temi più universali di sempre, quello sul rapporto tra fratello e sorella, e proprio in questi giorni Mediaset ci propone il remind dell’atteso appuntamento. Non vogliamo dire molto sulla trama, cercando di mantenere l’effetto sorpresa che ogni visione dovrebbe onorare. Del resto il titolo è di per sé didascalico: il film, scritto da Roberto Capucci con Paola Mammini e prodotto da Lotus, mette al centro il rapporto tra due fratelli, marcando l’emotività sulla differenza di genere. E non deve esser stato facile mettere insieme tutti gli ingredienti di questa torta, ricucire ad arte il puzzle introspettivo dei personaggi.



Lo stesso regista Capucci racconta a ildigitale.it: Mio fratello, mia sorella mi ha davvero cambiato la vita. Mi ha dato consapevolezza artistica e attenzione dal pubblico e dagli addetti ai lavori. Umanamente mi ha fatto capire cosa vuol dire attraversare davvero il dolore e rinascere. Lo guardo ancora con orgoglio e un po’ di nostalgia. Ogni attore ha donato le proprie capacità e il proprio talento, ma soprattutto ha lasciato un pezzo d’anima a questa storia tra lacrime, gioie ed emozioni realmente vissute. E di questo non posso che esserne profondamente grato”.

Nìkola e Tesla sono due fratelli attraverso i quali percorreremo il gioco di ruoli, il contrasto tra maschile e femmile, le implicazioni emotive, ma anche un indissolubile legame, non è un caso che i due nomi dei protagonisti insieme rievochino l’identità univoca e inconfondibile di uno dei personaggi più iconici della scienza. L’umiltà e la profondità con cui gli attori si sono approcciati a questa esperienza hanno permesso al film di essere emozionante e credibile.

Ma c’è molto altro, non solo è stata particolarmente centrata la scelta degli attori, il successo del fim dal punto di vista della costruzione dei personaggi è stato possibile anche attraverso tanti consulti, incontri e osservazioni con psichiatri, pazienti e caregivers, come ci ha raccontato il regista.



Mio fratello, mia sorella: la scelta catartica di Preziosi e Pandofi

La scelta degli attori è per il regista un evento catartico per il suo film. Racconta il regista Roberto Capucci:

Con Alessandro è stato un colpo di fulmine. Era difficile trovare un’interprete per Nik che avesse tutte le caratteristiche che cercavo, che fosse credibile nel ruolo, ma che allo stesso tempo avesse un bagaglio umano di emozioni anche contrastanti.

Una mattina mentre stavo già pensando a lui come protagonista, portando a scuola mia figlia, mi capita davanti il cartellone dello spettacolo di Alessandro su Van Gogh.
Inchiodo l’auto rischiando di essere tamponato: in quel momento avevo capito di aver trovato Nik! Quando poi l’ho incontrato credo gli sia arrivata chiara la mia determinazione: o lui o nessun altro.

Con Alessandro abbiamo parlato tanto. Si può dire che abbiamo “preparato” il film a cena. Ci siamo raccontati e scambiati pezzi di vita. Lui aveva un taccuino dove si scriveva tutto.
Ogni personaggio nasce sempre dal connubio attore e regista, ma in questo caso ancor di più si può dire che Nik è davvero figlio d’entrambi!


Mentre sulla scelta di Claudia Pandolfi, il regista ci spiega come sia stato spontaneamente il film a scegliere lei. Continua Capucci:

Claudia è stata un incontro del destino. Non l’ho neanche dovuta scegliere: è stato il film a farlo, perché Claudia è di un’onestà umana e artistica mai vista prima.

Con lei ci capiamo anche solo con lo sguardo, intesa che non ho avuto con tanti professionisti con cui ho molta più confidenza.
Claudia ha subito voluto dare una voce chiara alla sua Tesla. L’ha profondamente capita e amata, le ha dato dignità, senza paura di mostrarla nella sua sofferenza, con coraggio e grande rispetto.

Un’ulteriore considerazione importante che viene da fare è che Roberto Capucci ha diretto Claudia e Alessandro in un momento in cui sono all’apice della loro carriera, al culmine del loro percorso professionale e sono attori richiestissimi. Ci siamo chiesti se sia stato difficile dirigere due interpreti così esperti e importanti del panorama italiano. Racconta il regista:

No, anzi. È stato davvero facile capirci e trovarci, perché tutti volevamo fare il meglio per questo film.
Alessandro e Claudia sono le colonne su cui ho edificato il mio film, e dirigerli, oltre ad essere un’esperienza meravigliosa, è un grande onore, perché credo siano tra gli attori più completi, capaci e profondi del panorama italiano.
Entrambi hanno messo molto di loro nel film, donandosi e facendo squadra e “famiglia”, e tutto questo nel film traspare in maniera limpida.
Ma per la par condicio abbiamo voluto ascoltare anche Claudia e Alessandro e addentrarci nelle loro idee del film “Mio fratello, mia sorella”.



Mio fratello, mia sorella: l'intervista a Claudia Pandolfi

Claudia come sei approdata a questo film?
Allora, io sono rimasta subito colpita dal lavoro in cui Roberto aveva deciso di coinvolgermi, in un progetto che era così importante per lui e al quale si era già dedicato e preparato moltissimo. Quando un regista ha una visione già così cristallina di cosa vuole raccontare è più facile per me. Roberto è stato subito completo nella descrizione del personaggio e del mondo che andavamo a rappresentare. E così io mi sono fatta condurre. Basta farsi condurre.

Come è stato lavorare insieme ad Alessandro Preziosi? Qui vi siete davvero “donati”.
Con Alessandro avevamo già lavorato, ma qui ci siamo “donati”, come dite voi, vero. Grazie innanzitutto a Roberto, che ci ha permesso di arrivare a quel punto di generosità tale che ci consentisse uno scambio autentico. Con Alessandro prima di questo film, diciamo, c’eravamo solo sfiorati, e invece qui- ed io per questo lo ringrazierò sempre- siamo potuti proprio arrivare ad un livello di intimità che ha sorpreso anche me. Tra l’altro, Roberto non ci ha fatti frequentare prima di iniziare il film e, quindi, l’arrivo di Alessandro e del suo personaggio sul set è stato proprio uno tsunami. Lui è stato non solo bravissimo, ma anche generosissimo.

Quanto conta la mano del regista?
Per me è tutto. Diciamo che tutto ha senso soltanto se c’è quella mano che ti conduce, il regista che decide di lasciarti fare delle cose. E quando questa concessione avviene, vuol dire che sto aderendo al personaggio così come lo immaginava lui, avendo a disposizione così tante informazioni da poterlo fare con naturalezza. Questa mano del regista è fondamentale.

Claudia, come reputi il lavoro fatto con Roberto?
Sono una persona molto empatica, questo non vuol dire che tutti i registi chiedano da me lo stesso tipo di interazione, e invece Roberto mi ha fatto sentire immediatamente parte integrante del progetto e io mi considero uno strumento nelle mani di un regista che decide come suonarmi e invece lui mi ha fatto sentire come se potessi essere a mio modo anch’io una direttrice d’orchestra.

In qualche modo mi ha assegnato la sessione ritmica, cioè ha deciso che il mio lavoro poteva essere non soltanto quello di interpretare, di fare l’attrice: mi ha dato la possibilità di intervenire anche umanamente nel rapporto con i figli, di essere, in quanto attrice più grande dei ragazzi, a mia volta una piccola guida per loro ed era la prima volta che mi accadeva.

È stato molto molto interessante. Inoltre Roberto è stato chiaro da subito nel chiedermi di non operare per cliché, di approfondire tutto quello che era già stato fatto sull’argomento e ci ha tenuto moltissimo che io e gli altri vivessimo sulla nostra pelle il racconto delle testimonianze dirette. Abbiamo fatto un lavoro d’osservazione che era importantissimo e non era scontato, l’ascolto tra me e Roberto non era scontato, è stato davvero approfondito e poi molto utile al risultato.


Cosa hai provato quando ti sei rivista?
Vivo un distacco da questo lavoro che fa sì che io riesca ad un certo punto ad essere una spettatrice nuda e cruda e in questo film ho visto una donna forte e mi sono fatta tanta tenerezza. Ho rivisto il lavoro di tutti. Diciamo, non riesco proprio a mettere a fuoco, così egoisticamente soltanto il mio lavoro: riesco a vedere un lavoro d’insieme e, quindi, mi sono rivista all’interno di un racconto e tutto funzionava. Ero commossa e anche molto grata a Roberto e ai miei colleghi.

Ero orgogliosa di quello che avevamo fatto e diciamo che mi sono rivista più che altro nelle parole delle persone che hanno commentato il mio lavoro e soprattutto le persone direttamente coinvolte in quelle storie lì e insomma il loro giudizio è quello che ha dato senso a tutto.

Consideri questo film qualcosa di diverso nella tua carriera?
A suo modo sì, perché ogni film ha un approccio diverso, una storia diversa, un livello di comunicazione interno differente. Però poi alla fine servono sempre tutti a raccontare l’umanità delle persone, poi c’è qualche film che lo fa meglio, qualche film che lo fa peggio. Però insomma, ecco, credo che poi lo scopo non è diverso dagli altri, lo è sicuramente stata l’esperienza: è stata bellissima, se posso riassumerlo con una parola banale, questo film per me è stato ‘bellissimo’. È stato bellissimo farlo ed è stato bellissimo il lavoro che Roberto mi ha permesso di fare.



Mio fratello, mia sorella: passiamo la parola a Preziosi

Come ti ha convinto Roberto a interpretare questo ruolo?
La storia che mi è stata proposta non aveva bisogno di qualcuno che mi convincesse, in un primo momento, avevo bisogno di cogliere non solo la definizione del mio personaggio, ma anche del messaggio che questo film si proponeva di dare allo spettatore: quando Roberto è venuto a vedermi a teatro ho capito subito che c’era la possibilità di raggiungere un obiettivo insieme.

Cosa più ti ha colpito di questa storia?
La storia mi ha colpito su un tema molto preciso che è quello del perdono, a me molto caro e ho creduto dal primo momento che attraverso questo film si potesse approfondire in maniera tragicomica cosa ci spinge a volte a non avere la forza di perdonarci.

La strategia per tirare fuori il meglio dal tuo personaggio?
La strategia utilizzata è stata quella di creare più confidenza possibile tra me, Claudia e Roberto, cercando quindi di creare quel sentimento di fratellanza che è stata nel bene e nel male la molla di tutta la faccenda raccontata nel film.

Sei un attore che ha spesso cambiato “sfida”, dalla televisione al teatro, fino al cinema. La tua è ricerca personale e professionale o altro?
Diciamo che la sfida più grande è quella di sentirsi veramente libero di entrare nel personaggio, attraverso la guida, la sensibilità e la forza di un regista: in questo film la mia sfida è stata totalmente vinta perché ho trovato Roberto, che è un regista, un artista capace di capire cosa tirarmi fuori e credo che l’obiettivo più grande di un attore sia riscoprire il suo talento, capace e mutevole, attraverso soprattutto la longa manu del regista.



Mio fratello, mia sorella, l’ultima riflessione spetta al pubblico

Dopo il lungo excursus nell’esperienza sul set di attori e regista, non ci resta che godere di una buona visione, per lasciare spazio al tempo della riflessione e fare del film una esperienza propria e personale, da spettatori: è questo il grande dono del cinema.


INTERVISTE a cura di Silvia Buffo, 23/11/22; pubblicato via Cultura ilDIGITALE.it





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MessaggioInviato: Ven Nov 25, 2022 17:27    Oggetto: Sarà un piacere Rispondi citando


Sarà un piacere vederlo come sempre in tutti questi anni anche in questo personaggio
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MessaggioInviato: Ven Nov 25, 2022 20:06    Oggetto: Prima tv su CANALE 5 ven. 25/11/22 MIO FRATELLO, MIA SORELLA Rispondi citando




PRIMA TV in Prima Serata !!! ore 21:42 su CANALE 5

venerdì 25 novembre
"MIO FRATELLO, MIA SORELLA"

AL CINEMA con CANALE 5 un film che sfiora il CUORE







ha scritto:




A poco più di un anno dal debutto su Netflix Mio fratello, mia sorella arriva in prima tv su Canale 5: ecco perché guardare il film. La pellicola segue il legame di due fratelli, Nikola e Tesla, interpretati da Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi, che si riavvicineranno dopo l’improvvisa morte del padre.



Lo scorso ottobre 2021 ha fatto il suo debutto e ora, a distanza di oltre un anno, approderà in chiaro su Canale 5. Si tratta di Mio fratello, mia sorella , film italiano prodotto da Mediaset e Netflix, che si avvale della regia di Roberto Capucci.

Il progetto, che andrà in onda venerdì 25 novembre in prima serata, è incentrato, come si è detto, sul combattuto rapporto tra due fratelli, ovvero Nikola e Tesla, interpretati rispettivamente da Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi. I due protagonisti non si sentono da anni, ma sarà la morte del padre, lo stimato professore Giulio Costa, a riunirli. E proprio con il funerale dell’uomo si aprirà la pellicola, che vedrà coinvolti anche Ludovica Martino nei panni di Carolina, Francesco Cavallo nel ruolo di Sebastiano e Stella Egitto, nelle vesti di Emma. Nel bel mezzo del funerale dello stimato professore Giulio Costa, presenziato dalla figlia Tesla e dai nipoti Carolina e Sebastiano, in chiesa farà irruzione un uomo, in tenuta da spiaggia: si tratta di Nikola, fratello di Tesla. Tra i due figli del defunto docente non scorre buon sangue, dal momento che hanno chiuso i rapporti dopo che Nik ha scelto di abbandonare la propria famiglia e la moglie per recarsi in Costa Rica. Ciononostante, per via delle ultime volontà del padre, i due dovranno riavvicinarsi, intraprendendo un’inaspettata e difficile convivenza dai risvolti inediti.

Sin dall’uscita su Netflix, Mio fratello, mia sorella ha riscosso un notevole successo di pubblico, piazzandosi nella top 10 dei titoli più visti in Italia. Un clamore dovuto a una molteplicità di fattori che rendono il progetto meritevole dell’attenzione. Oltre che per i due interpreti protagonisti, il lungometraggio merita di essere recuperato anche per la partecipazione di Ludovica Martino, Caterina Murino, Stella Egitto e Francesco Cavallo. Quest’ultimo in particolare, nei panni di un giovane affetto da schizofrenia, offre una performance sensibile e delicata, che raggiunge l’apice nel finale.

Degna di nota anche la colonna sonora, che scandisce il ritmo del film e impreziosisce alcune scene, tra cui quella che vede “Seba” e “Nik” intenti a suonare Al chiaro di luna di Beethoven. Chiunque però si approcci alla pellicola con l’intento di vedere un film “leggero”, però, potrebbe rimanere deluso, dal momento che il dramma non è certamente assente dalle dinamiche di Mio fratello, mia sorella .



di Lorenzo Cosimi, 22/11/22; pubblicato via VELVETmag.it Primo piano - Tv





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L'ultima modifica di genziana il Mer Dic 07, 2022 01:48, modificato 1 volta
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