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I VICERE' : IL FILM !!!
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Autore Messaggio
Gloria93



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MessaggioInviato: Mar Nov 20, 2007 18:42    Oggetto: Rispondi citando


quanti articoli!!!!!........grazie 1000 Wink Wink
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sere91



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MessaggioInviato: Mar Nov 20, 2007 20:04    Oggetto: Rispondi citando


Very Happy Very Happy
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SERENA

"La bambina a scuola di danza potrà non diventare mai una ballerina professionista, ma la cortesia e la grazia così come la gioia del movimento, la toccheranno sempre.."
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Kikk@



Registrato: 01/10/07 16:05
Messaggi: 8

MessaggioInviato: Mar Nov 20, 2007 20:42    Oggetto: Rispondi citando


Skusatemi, ma io nn ci sto kapendo più niente , ma xkè mettete qs artikoli vekki, ma per leggere gli artikoli recenti e le recensioni del film di quante pag devo tornare indietro?

Bho nn si kapisce più niente, ma tt qs artikoli nn erano nel topic vekkio, xkè riportarli pure qui!!!! bhò!!!!
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nanà



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Messaggi: 7578

MessaggioInviato: Mar Nov 20, 2007 21:14    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Ho visto il film. Credetemi sono rimasta incollata al grande video fino alla fine e in automobile, con la mia amica ancora eravamo trasportate in quel capolavoro. Laciatemelo dire: ca-po-la-vo-ro Exclamation Non posso tecnicamente giudicare , ma scenografia, fotografia, ambientazione e costumi mi sembrano eccellenti.
Attori: dò la mia ammirazione ad un grande, grande Lando Buzzanca, che dalla commediola italiana anni '70 si è elevato ad una parte suggestiva, piena di contorte sfumature, dall'impatto forte sullo spettatore e di difficile interpretazione.
Che dire di Alessandro...un magnifico Consalvo (non avevo dubbi); si è calato nel personaggio come solo lui sa fare; già ho avuto modo di dire che per me è l'unico giovane talento del momento e lo confermo ancor di più; in teatro coinvolge, sul grande schermo ammalia, in Elisa è il Conte, la tele lo riduce, appanna ma non lo fa sparire. Il suo carisma è grande.lLa grande attrice del passato ha aggiunto un cammeo a queso film: Lucia Bosè, donna non facile e attrice attenta.
Bravi tutti gli attori, un cast indovinatissimo. Spero in una crescita maggiore della Capotondi, che se pur trovo brava è ancora acerba di interpretazione.
Le scene che mi hanno suggestionato: lo sguardo tra padre e figlio dopo l'annuncio della "nuova madre": era come se fossi io trafitta tra quei due sguardi di sfida, odio, tentata sopraffazione; il pianto di Consalvo dopo questa scena: Ale è riuscito a essere adulto creando un pianto quasi infantile, quello che il piccolo Consalvo non ha mai potuto fare, commovente; il discorso finale, incredibile, quasi un monologo che ha riassunto l'essenza del film.
La scena che mi ha fatto piangere: Consalvo piccolo che cammina sulle ginocchia....da mamma ho sofferto!
I contenuti del film, attualissimi se si pensa a quando risale il romazo: denuncia al malcostume della Chiesa, gli intrighi e gli approfittamenti dello Stato, la società puritana e nello stesso tempo lasciva dell'epoca, la chiusura mentale con i figli, la sottomissione delle donne e il potere del maschio. Non credo che oggi ne siamo lontani, situazioni smussate, ma non lontane.
La mia emozione è stata forte, non andrò a rivedere questo film, perchè, come per Elisa (la prima), l'emozione è stata troppo travolgente, il mio animo ha recepito e dato tutto, si è svuotato e ricolmato ancora, non si può ripetere due volte le stesse intensità, lo stesso coinvolgimento. Sperto di non avervi annoiato.
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genziana



Registrato: 22/03/04 13:40
Messaggi: 37920

MessaggioInviato: Mer Nov 21, 2007 02:25    Oggetto: I VICERE' IL FILM !!! NUOVO TOPIC il film IN SALA dal 9/11 Rispondi citando


Carla ha scritto:



amiche care...
questo non è il mio topic... E IL NOSTRO TOPIC... DEL FORUM.
L'ho aperto (come si fece per quello sul romanzo, a seguito della richiesta di ALE ), per iniziare a parlare del FILM.... e per "donare" a tutto il forum una opportunità di conoscenza, discussione e incontro.
Ora parleremo non più del rapporto Romanzo - FILM ma del rapporto FILM - Romanzo, che riguarda il nostro padrone di casa, l'associazione e la correlazione (grazie alla conoscenza approfondita che tutte noi ne abbiamo ora ) tra il romanzo ed il film... Quindi le nostre impressioni, le nostre emozioni ed i nostri pensieri e sentimenti dopo la visione del film .... così come quelli nati dopo la lettura del testo. (...)








        IL FILM E' DAL 9/11, con successo, NEI CINEMA ITALIANI


        E' un grande evento in cui ci sarà posto anche per il Progetto ADRICESTA:
        per questo è stato aperto un nuovo topic. Ricordo che stiamo trasferendo
        qui in ordine cronologico articoli e interviste dal precedente topic
        aperto
        da Adry (grazie sempre!) che continuerà ad essere disponibile nel Forum
        anche se non prosegue allo scopo di unificare l'argomento film
        I VICERE'






          Al fine di non frammischiare informazioni datate 2005-2006 e 2007

          la RASSEGNA STAMPA AGGIORNATA
          ( Very Happy in tempo reale o quasi Rolling Eyes )

          E' CONSULTABILE come sempre NEL TOPIC dedicato AI GIORNALI:

          www.alessandropreziosi.tv/forum/viewtopic.php?t=6191&start=705

          nelle pagine precedenti o seguenti a questa! NOTIZIE su I VICERE'

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genziana



Registrato: 22/03/04 13:40
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MessaggioInviato: Mer Nov 21, 2007 02:26    Oggetto: 2006, AGOSTO, il set de I VICERE' si trasferisce IN SICILIA Rispondi citando


ha scritto:



martedì 8 agosto 2006 - autore: Emilia Costantini


Indro Montanelli gli aveva detto: «La Rai non te lo farà realizzare, perché non ne ha il coraggio». Ostinato, il regista Roberto Faenza ci ha messo otto anni a costruire il suo progetto e alla fine ce l'ha fatta: portare «I Viceré» di Federico De Roberto per la prima volta sia sul grande schermo, sia in tv, proprio su Raiuno nella prossima stagione. Lo produce la Jean Vigo con Rai Cinema e Rai Fiction con la collaborazione della spagnola Icc: un kolossal da 8 milioni e mezzo di euro, che sarà distribuito nelle sale come film di due ore da 01 Distribution, quindi sul piccolo schermo in due puntate da cento minuti. Protagonisti Alessandro Preziosi e Lando Buzzanca, con Cristiana Capotondi, Lucia Bosè, Pep Cruz, Franco Branciaroli e Sebastiano Lo Monaco. I costumi sono del premio Oscar Milena Canonero (per Barry Lyndon e per Momenti di gloria).
Racconta il regista, impegnato attualmente sul set: «Nel febbraio 1998, mentre già lavoravo alla sceneggiatura, lessi una lettera a Montanelli sul Corriere della Sera, dove si lamentava l'oblio in cui era caduto questo grande romanzo verista, al contrario della fortuna e del successo cinematografico che aveva avuto il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, che pure aveva un immenso debito di riconoscenza verso il capolavoro di De Roberto, da cui aveva attinto. Il giornalista, concordando con il lettore, rispondeva che I Viceré, pur avendo denunciato molto prima del Gattopardo il fallimento dell'ideale del Risorgimento, aveva un linguaggio più duro, meno consolatorio: in Rai, di fronte al tribunale dell'audience, non avrebbe mai trovato spazio e ottenuto la giustizia che meritava. Fu così — continua Faenzache andai a parlare con Montanelli, rivelandogli il progetto che intendevo realizzare: mi sconsigliò».
Una lunga e travagliata storia, quella del romanzo datato 1894, di cui è protagonista l'aristocratica famiglia Uzeda: stroncato da Benedetto Croce come romanzo d'appendice, accusato anche di anticlericalismo, non ha avuto fortuna neanche come libro di testo nelle scuole e, nonostante vari tentativi per farne film o sceneggiati, non ha mai visto la luce di alcuna ribalta. Per citare solo qualche esempio, Gesualdo Bufalino aveva scritto una sceneggiatura che avrebbe dovuto produrre la Rai, così come Sandro Bolchi. Perfino Luchino Visconti tentò l'avventura sul grande schermo, mai riuscita. Ma ora finalmente si compie il miracolo e, curiosamente, in questi giorni si girano le prime scene nel palazzo Chigi di Ariccia, lo stesso dove Visconti ambientò il suo Gattopardo.
Racconta Faenza: «Fu proprio Visconti, tanti anni fa, a spingermi a leggere l'opera, di cui stava scrivendo la sceneggiatura. Mi raccontò anche che sulla realizzazione del film esistevano veti da ambienti religiosi: nel romanzo, infatti, si racconta anche la vita dentro a un convento catanese dei benedettini, con terribili scene di esorcismi. Trovarmi ora qui ad Ariccia, per concretizzare quello che era un suo desiderio, lo vivo come un ideale passaggio del testimone».
La storia narra della nobile famiglia siciliana degli Uzeda, discendenti dei Viceré di Spagna, nell'arco di tempo che va dai primi moti dell'isola alle elezioni del 1882. Gli Uzeda sono dilanianti da accaniti contrasti d'interesse, che oppongono il Principe Giacomo (Buzzanca), duro e avido, al figlio Consalvo (Preziosi), caparbio e ambizioso, ultimo erede della casata, che rimprovera al padre la morte della madre, e alla figlia Teresa (Capotondi), che sarà costretta a sposare un uomo che non ama; il cinico e corrotto don Blasco (Pep Cruz), zio del Principe, alla sorella donna Ferdinanda (Bosè).
Spiega il regista: «È il più grande affresco laico dell'Italia risorgimentale e proprio per questo, nel nostro paese di matrice cattolica, è stato sempre osteggiato, al contrario per esempio dei Promessi sposi. Ma, soprattutto, De Roberto descrive per la prima volta il "trasformismo" del popolo italiano, la pratica dei "voltagabbana": gli Uzeda stessi, pur di continuare a mantenere il potere, non esitano a candidarsi nel neonato Parlamento».
Anche il giovane Consalvo si darà alla carriera politica ed è attraverso il suo percorso esistenziale che Faenza ha scelto di sviluppare l'intreccio. Dice Preziosi: «Una volta tanto non interpreto un eroe positivo. Il mio personaggio viene seguito dai 20 ai 60 anni, dunque dall'ingenuità e una primitiva purezza alla maturità e al cinismo. Se all'inizio egli cerca di essere migliore della sua famiglia, e per questo entra in conflitto col padre che lo chiuderà per un periodo di tempo anche in convento pur di piegarlo alla propria volontà, crescendo si convincerà che nella vita conta solo il potere e il denaro. Per ambizione personale, pur di farsi eleggere, quindi per non soccombere alla nuova Italia, prometterà cose che non rispetterà. In pratica, un opportunista».
Mentre Teresa, invece, è vittima della sua purezza. Spiega la Capotondi: «È solare e spontanea. Mi fa venire in mente la principessa Sissi, il personaggio immortalato da Romy Schneider. Teresa è innamorata dell'amore, ma si piegherà al volere del padre, sposando un uomo orribile. È vittima dell'epoca in cui vive». Un affresco laico e crudele, che non risparmia scene violente. Conclude il regista: «Sto scrivendo una sceneggiatura per il film e un'altra per la fiction. Ci sarà anche una sequenza terribile, dove la giovane Teresa subisce la violenza sessuale da parte del marito, sgorbio e rozzo, imposto dal padre, mentre una suora prega dietro la porta. E francamente ancora non so se questa scena si vedrà anche in tv».


Lando Buzzanca torna al suo amato «odore di Sicilia». Dice: «Il principe Giacomo rappresenta quello che, a mio avviso, è il vero e più profondo spirito mafioso, l'essenza della mafiosità. È un prepotente, avido di potere, apologeta dell'odio ed è anche superstizioso, tanto da considerare il figlio Consalvo, che gli si ribella, come simbolo della sua malasorte. Questi personaggi, aristocratici, con potere di vita e di morte sugli altri, e non i derelitti hanno creato la mafia in Sicilia. Un Gattopardo, ma nell'accezione più negativa del termine».
Nella lunga e variegata carriera dell'attore siciliano, è la prima volta che affronta un ruolo da cattivo a tutto tondo: «È vero. La maggioranza dei miei personaggi è sempre stata quella se non dei buoni veri e propri, quanto meno dei bonaccioni. In questo caso, lo spessore è addirittura shakespeariano. La sua complessità ricorda Macbeth, Riccardo III...».
Ma in fondo, anche questo malvagio principe, padre-padrone nei confronti dei figli e carnefice dei propri fratelli e sorelle, ha una scusante morale: «È stata la madre a insegnargli l'odio».







La pagina del Corriere della Sera in formato maggiore è disponibile al link:
http://img220.imageshack.us/img220/2449/20060808corseraox9.jpg

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genziana



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MessaggioInviato: Mer Nov 21, 2007 02:50    Oggetto: 2006, AGOSTO, il set de I VICERE' si trasferisce IN SICILIA Rispondi citando


ha scritto:


La pagina del GDS (scansionata da Rossana) in formato 1470x2270 è scaricabile al link:

http://img291.imageshack.us/img291/6500/gsicilia14081470x2270okeb1.jpg

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genziana



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MessaggioInviato: Mer Nov 21, 2007 03:39    Oggetto: 2006, AGOSTO, il set de I VICERE' si trasferisce IN SICILIA Rispondi citando


ha scritto:



lunedì 14 agosto 2006 - autore: Maria Lombardo


Roberto Faenza torna alla Sicilia dell'aristocrazia, a quasi dieci anni da «Marianna Ucria» film ispirato al romanzo di Dacia Maraini. «Alla luce del sole» su Don Pino Puglisi è il suo ultimo film, anch'esso sulla Sicilia. L'operazione cinematografica «I Vicerè» dal romanzo di Federico De Roberto (concluse le riprese a Roma, a giorni set a Catania e Ragusa) è una delle più imponenti della stagione (il film uscirà nella primavera del 2007 nelle sale e alla televisione, in due puntate su Raiuno, fra un anno). Faenza (fra gli altri suoi film «Jona nel ventre della balena», «Sostiene Pereira» e «Prendimi l'anima»), che sentiamo al telefono dalla capitale, ci racconta di un progetto che viene da lontano, dal grande Luchino Visconti. Questa sceneggiatura è firmata dallo stesso Faenza con Filippo Gentili, Andrea Porporati, Francesco Bruni e la collaborazione di Tullia Giardina, Renato Minore, Sandra Bonella e Antonio Di Grado.

Come è passato il progetto da Visconti a lei?
«Avevo sentito tanti anni fa Visconti parlare di un suo progetto ispirato a questo romanzo. All'epoca lavorava a “L'innocente”. Non avevo letto il libro. Mentre giravo Marianna Ucria un'insegnante siciliana, Tullia Giardina di Vittoria, mi parlò di questo romanzo che nel frattempo la stessa Maraini aveva indicato come fonte di “Marianna Ucria”. Mi misi a leggerlo e mi venne l'idea di farne un film. Sapevo che altri registi avevano lavorato o lavoravano alla sceneggiatura. Roberto Rossellini, il più importante. Il figlio Renzo conserva la sceneggiatura del padre con tutte le chiose. Lasciai cadere l'idea per poi riprendenderla con Mediaset. Il progetto fu accolto ma dopo due anni Mediaset decise di non fare più il film. Non ho mai saputo perché. Sono dieci anni che ci lavoro».

C'è qualche rapporto con quella sceneggiatura di Rossellini?
«No. Non l'ho neanche letta. Renzo Rossellini ha detto che me la manderà».

E Visconti le risulta che avesse scritto qualcosa?
«Ho letto un'intervista pubblicata da un giornale siciliano in cui Luchino Visconti e Sandro Bolchi parlavano dei “Vicerè”. Però non ricordo se avesse scritto già qualcosa. So che Bufalino aveva scritto una sceneggiatura de “I Vicerè” per la Rai. E però non se ne fece nulla. Mi sono chiesto perché questo film non si sia mai fatto finora. Mi sono dato delle risposte. Non so quanto vere. La prima è che si tratta di un feroce e impietoso ritratto non soltanto di una famiglia ma dei vizi degli italiani. La seconda è che sicuramente la Chiesa non ama questo romanzo, sbagliando. Tutta la parte dentro il monastero è un atto d'accusa che va portato alla luce del sole. La terza - forse più consistente - è che il nostro Paese ha sempre esaltato una letteratura buonista o molto filocattolica - come “I Promessi Sposi” - e non ha mai amato la cultura laica. Questo è forse il primo grande affresco laico del nostro Paese».

Politicamente scorretto?
«Sì. Anche oggi resta politicamente scorretto. E' un ritratto impietoso delle compromissioni, dei vizi degli italiani. Sembra di vedere il presente: politici che da destra vanno a sinistra e da sinistra a destra, per opportunismo. E' proprio il grande romanzo sul trasformismo. E' forse per questo che non si è mai riusciti a farne un film. Forse ora i tempi sono più maturi, anche se ugualmente mi aspetto censure».

Il romanzo può essere affrontato su diversi piani di lettura. Su quale concentra la sua attenzione?
«Ho lavorato molto sui rapporti interpersonali, sulla conflittualità fra Consalvo e il padre. Passando attraverso i loro rapporti è più facile anche dare un connotato storico. Attraverso le loro conflittualità basate sul denaro, sul potere, sulle proprietà, sulla terra, sull'osservanza di certe regole assurde, sui pregiudizi, si racconta la nascita del nostro Paese. Secondo me “I Vicerè” è un po' come il film di Griffith “La nascita di una nazione”: là gli Stati Uniti, qua dell'Italia. Credo che attraverso questi personaggi si racconti molto bene il nostro Paese. Sembra un romanzo d'oggi. Faccio cominciare il film con una scena presa dall'altro romanzo di De Roberto “L'Imperio” in cui Consalvo entra al Parlamento. “L'Imperio” è un romanzo di una attualità sconvolgente. Bisognerebbe farne un altro film. Ci ho già pensato: la storia di Consalvo parlamentare, il Parlamento e le beghe politiche. Dopo quella scena iniziale, vado indietro nel tempo, a quando lui è bambino, e da lì parte la vicenda».

Alessandro Preziosi è un volto amato dal pubblico femminile e consacrato da “Elisa di Rivombrosa” a ruoli in costume. Questi fattori hanno influito nella scelta dell'attore?
«Qui è un eroe che nella cultura tradizionale verrebbe considerato negativo. Il pubblico è abituato ad eroi postivi. In realtà un personaggio molto contraddittorio che parte da idee rivoluzionarie e poi si accorge che in un Paese come questo, se tu non vai a patti, non puoi farcela. Secondo me, un'idea molto moderna. Situazione molto diversa da “Rivombrosa”. Penso che molti affezionati fans potrebbero rimanere delusi del cambiamento. Però credo che dia una prova d'attore molto interessante. Colpirà l'attenzione più di tutti però Lando Buzzanca, attore che finora ha fatto ruoli leggeri, comici, perfino risibili, e qui fa un personaggio di spessore shakespeariano. Mi ha molto colpito la trasformazione anche fisica di Buzzanca».

Lucia Bosè si cimenta con Donna Ferdinanda, a detta dell'attrice il più impegnativo ruolo da lei mai fatto.
«Essendo l'attrice mezza spagnola ed essendo gli Uzeda di origine spagnola, parlerà spesso in spagnolo con i bambini. Anche la Bosè ha saputo trasformarsi alla perfezione: una donna Ferdinanda, molto sarcastica, perfetta».

Nel cast Cristiana Capotondi (Teresa), Guido Caprino (Giovannino), Pep Cruz (Don Blasco), Franco Branciaroli (Conte Raimondo) e molti attori siciliani, fra i quali Sebastiano Lo Monaco, Biagio Pelligra. A Catania si girerà nel Monastero dei Benedettini, a Palazzo Biscari, via Etnea, piazza Duomo, via Crociferi un po' in tutto il centro storico dove meno sono visibili i segni della modernità. Poi nel Ragusano: Castello di Donnafugata e Villa Fagotto dove si girò “Marianna Ucria”: qui si faranno le scene di Consalvo bambino con la sorellina.

C'è un interesse morale nella scelta de «I Vicerè»?
«Quando un regista s'ispira ad un romanzo, quello diventa canovaccio. M'ispiro a De Roberto ma non faccio De Roberto. Non lo vedo come un film a tesi. Non voglio distribuire nessun messaggio: sarà un film che offrirà allo spettatore diversi spunti di riflessione. E poi è molto spettacolare e c'è da divertirsi».

In De Roberto è presente anche una vena ironica. Lei la rispetta?
«Sì. Per esempio il personaggio del sindaco è quasi comico nella sua ingenuità. C'è una scena tra lui e la moglie molto divertente. Ci sono anche spunti di leggerezza. Non è un film cupo. E però è crudele».
I dialoghi riprendono quelli del libro? La lingua di De Roberto è rispettata?
«La lingua di De Roberto è abbastanza moderna. Mi ha colpito che ci sia così poco siciliano anche nei dialoghi del popolo. Non ho fatto grandi manipolazioni. Mi sono trovato un materiale molto attuale, molto vivo. Vengono ripresi dalle pagine del romanzo molti dialoghi e la parte proverbiale che è divertente
».

La visione del mondo che viene fuori, se vale per l'Italia di oggi, vale ancor di più, secondo lei, per la Sicilia di oggi?
«La Sicilia per me è una terra misteriosa. Ho già fatto, con questo, tre film sulla Sicilia. Perché è così attraente? Intanto ci si dovrebbe domandare come mai il novanta per cento della più bella letteratura italiana è siciliana. L'elenco degli scrittori siciliani supera in maniera straripante quelli di ogni altra regione. Forse perché la Sicilia è una terra che è stata occupata da tanti, ha più vitalità. Credo che sia il laboratorio dell'Italia. Molti la vedono tanto distante ma secondo me non lo è affatto. De Roberto ha intuito prima di tutti quello che stava nascendo nel nostro Paese, le contraddizioni, i lati oscuri. Non conosco altri scritti lucidi come “I Vicerè”».

Sono stati fatti raffronti col “Gattopardo” naturalmente.
«E' un errore. Intanto l'unica cosa che andrebbe detta è il debito che il Gattopardo ha nei confronti dei “Vicerè”. Poi se si vuole fare un confronto, bisogna dire che sono due storie all'opposto: il “Gattopardo” è l'elegia dei tempi passati, dell'aristocrazia; “I Vicerè” è l'accusa più feroce che si possa immaginare nei confronti sia di questa classe che ha dominato la Sicilia che di quella che dominerà il Paese. Secondo me l'unico raffronto che si può fare è per evidenziarne le differenze».

Il film si pone, grazie alla produzione spagnola I.C.C.(assieme a Elda Ferri per Jean Vigo Italia, Rai cinema e Rai fiction) come operazione di respiro europeo a cominciare dalla sua doppia versione per le sale e per la televisione.
«Speriamo che il film possa essere distribuito in tutto il mondo non solo in Europa. Abbiamo già sentito interesse dai tedeschi, dai francesi, anche dagli americani. Secondo me è un po' quello che all'estero vogliono vedere di noi. Piace vedere i nostri intrighi di palazzo. Quanto alle due versioni, sono molto diverse. Quella che si vedrà al cinema non si vedrà in televisione. Ho fatto due sceneggiature diverse, anche il linguaggio e il modo di girare sono diversi. Nella stessa giornata giriamo la stessa parte in duplice versione».




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genziana



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MessaggioInviato: Mer Nov 21, 2007 03:42    Oggetto: 2006, AGOSTO, il set de I VICERE' si trasferisce IN SICILIA Rispondi citando


ha scritto:





lunedì 21 agosto 2006


Cominciano oggi a Catania le riprese de «I Viceré», tratto dal romanzo di Federico De Roberto, per la regia di Roberto Faenza. Le riprese hanno avuto inizio a Roma il 17 luglio scorso e proseguiranno in questi giorni nella provincia di Catania per poi spostarsi nella provincia di Ragusa, per un totale di 11 settimane di lavoro. Le riprese a Catania dureranno cinque settimane e coinvolgeranno diverse zone della città come Piazza Duomo e Via Crociferi, Palazzo Biscari e il Monastero dei Benedettini, di cui De Roberto ci ha lasciato pagine indimenticabili sulla vita e le abitudini dei monaci dell’epoca.
Al periodo di riprese sono da aggiungersi i doppi tempi di post-produzione: la casa di produzione, la Jean Vigo Italia, infatti, oltre al proprio apporto e a quello della Rai ha definito una coproduzione con lo spagnolo Institut del Cinema Català ideando quello che di fatto è anche un esperimento produttivo: il film avrà una versione per l’uscita nelle sale cinematografiche a marzo 2007 e una versione tv in due puntate per la prima serata di Raiuno, a settembre 2007.
L’attesa è più che giustificata. Il cast vanta nomi di spicco. Vecchie e nuove stelle delle scene nazionali che impersoneranno i numerosi e ben caratterizzati membri della famiglia Uzeda, concepiti da De Roberto: ventidue personaggi principali tra uomini e donne. Una vera galleria di menti viziate da turbe e fissazioni patologiche che vivono il tramonto del Regno Borbonico in Sicilia, in un’atmosfera di fasto e di rovina. Il tutto filtrato da uno sguardo dal basso - quello del disincantato e crudele De Roberto - che osserva la lenta e inevitabile decadenza fisica e morale della nobiltà locale. Fino alla ribalta trasformista del giovane Consalvo, protagonista del film di Faenza e interpretato da Alessandro Preziosi. Accanto a lui nel ruolo della fragile sorella Teresa, la giovane e ormai affermata Cristiana Capotondi, già avvezza a film d’ambientazione e crinoline, reduce com’è dal successo televisivo della fiction di Raiuno, "Orgoglio".
Lando Buzzanca sarà, invece, il principe Giacomo, padre di Consalvo, primogenito degli Uzeda e vittima della madre.
Giustamente atteso il ritorno di Lucia Bosè, scomparsa dalle scene cinematografiche da sette anni: l’ultima apparizione risale ad "Harem soireè" (1999) di Ozpetek. La Bosè ama le sfide e avrà il ruolo intenso e difficile della perfida e determinata Donna Ferdinanda.
I numeri e le premesse per dare vita a un’opera in grande stile ci sono tutti. L’atmosfera ottocentesca, le ricercatissime location, curate da Milena Canonero, una trama che si presta alla trasposizione cinematografica, attori sulla cresta dell’onda e professionisti navigati. E soprattutto l’attenzione alla ricostruzione storica e alla sceneggiatura per cui Faenza si è avvalso della consulenza di "esperti sul campo" quali Tullia Giardina, Renato Minore, Sandro Bonella e Antonio Di Grado. Antonio Di Grado, docente di Letteratura Italiana presso la facoltà di Lettere e Filosofia di Catania, ha dedicato molti anni della sua vita agli studi derobertiani, pubblicando vari scritti: «Ho conosciuto Faenza a un convegno di junghiani, all’uscita del suo "Prendimi l’anima". E subito si è parlato di De Roberto, cui ho dedicato anni di studio e dai cui Vicerè lui progettava da tempo di ricavare un film, innamorato com’era al pari di me di quel libro grande e terribile - dice Di Grado - Da allora ci siamo scritti e scambiati impressioni, finché il suo progetto è andato in porto. A quel punto mi ha chiesto di svolgere un ruolo di consulenza storico-letteraria: ho lavorato sui copioni sia dell’edizione cinematografica sia di quella televisiva, ho dato consigli e ho suggerito correzioni, condividendo la scelta della centralità della figura di Consalvo e del rapporto padre-figlio. Come dire vecchio e nuovo»
A questo punto non resta che attendere l’uscita nelle sale di un film difficile, consapevole del confronto con un altrettanto difficile eredità: letteraria e cinematografica.

ALESSANDRA BELFIORE



Tra grandi maestri e cinema civile

Roberto Faenza, torinese, classe 1943, scrittore e regista con 13 film all’attivo. Tra questi, sette sono ispirati ad altrettante opere letterarie: «Jona che visse nella balena»(1993), basato su «Anni d’infanzia» di Jona Oberski; «Sostiene Pereira» (1995), dal romanzo di Tabucchi; «Marianna Ucrià» (1997), dall’opera della Maraini: sono solo alcuni tra gli esempi più noti. Dopo «Prendimi l’anima» (2003), sulla relazione tra lo psicanalista Jung e la sua paziente Sabina Spielrein, e «Alla luce del sole» (2005), dedicato a Don Puglisi - Faenza aveva già manifestato i primi sintomi di un ritorno a una parola letteraria da cui trarre i propri lungometraggi, con «I giorni dell’abbandono» (2005), tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante. Solo una prima avvisaglia di un progetto assai più impegnativo che stava covando da tempo. Quello di ritornare alla letteratura in grande stile con i «Vicerè» di De Roberto, collegandosi a uno dei filoni principali non solo del cinema, ma anche dei vecchi sceneggiati italiani che ripescavano le loro trame nei capisaldi della letteratura mondiale, oltre che italiana.
«La realizzazione dei Vicerè - ha dichiarato Faenza - è un omaggio a Visconti che, come Rossellini, tentò di portare sullo schermo il romanzo derobertiano, dopo essersi già cimentato nella regia del Gattopardo: un affresco immortale della società e della storia italiana segnato da rimpasti e trasformismo».
Ma ancor prima di Tomasi di Lampedusa che guardava alla fine dell’età borbonica con l’occhio lucido e malinconico di un principe esautorato, c’è stato l’occhio crudele e torturatore di De Roberto a raccontare la fine di un mondo. Con un romanzo che è annoverato tra i tre massimi capolavori della letteratura italiana insieme a «I Promessi Sposi» e alle «Confessioni di un italiano» di Ippolito Nievo (romanzo, quest’ultimo, ancora oggi poco noto e troppo trascurato).
Non è difficile immaginare i messaggi molto poco subliminali che anche un pubblico poco attento potrà cogliere in questo film. «Reperire fonti diverse dalla realtà è stata una necessità», ha dichiarato il regista anni fa. E’ bene non dimenticare che Faenza ha diretto un film di montaggio di satira politica, "Forza Italia!" (1977) che sparì nel nulla dopo l’assassinio Moro e solo da poco è stato nuovamente redistribuito e reso acquistabile in dvd. Cinema civile da un lato e un occhio ai grandi maestri dall’altro. Faenza ha guardato alle pagine di uno dei nostri profeti per continuare a raccontarla la realtà. E la storia di sempre. «La storia siamo noi, nessuno si senta offeso. La storia siamo noi, nessuno si senta escluso». Ma questo è De Gregori.

ALESSANDRA BELFIORE



IL CONTESTO STORICO

Il film che Roberto Faenza sta girando sullo spunto del grande romanzo di De Roberto sarà un grande affresco della cultura dell’Ottocento, ma anche il ritratto di comportamenti spregiudicati e di intrecci indebiti tra politica e affari privati che non hanno data, né scadenza. Indagare sull’opportunismo dei ceti dirigenti è atto di lodevole impegno artistico, ma per il suo primo autore, Federico De Roberto (nato a Napoli da una madre nobildonna catanese, Marianna degli Asmundo e poi quasi sempre vissuto nella nostra città) l’impegno era ancora più audace: egli era amico molto stretto dei personaggi che rappresentava nel romanzo con solo qualche cambiamento di nome. La corrispondenza delle figure era tanto veristica che i contemporanei non avrebbero avuto difficoltà a riconoscere i furbetti e i furboni di allora esposti alla pubblica considerazione. Forse fu questo uno dei motivi del sostanziale insuccesso del libro, troppo aderente alla cronaca per essere gradito alla classe dirigente che vi si riconosceva.
Ma De Roberto, persona schiva e di cristallina onestà, non aveva scritto le sue pagine con acredine. Il suo costume di verista lo spingeva a cercare il documento umano, a fare di ogni libro una indagine su un caso umano. Per ricostruire i rami delle famiglie aristocratiche dell’Isola studiò attentamente i volumi del Mugnòs, per dare conto della permanenza di Garibaldi in città non si accontentò di leggerne le carte, ma andò chiedendo a quelli che erano stati a più stretto contatto con l’Eroe, e quando si trattò di coronare il libro con la irresistibile campagna elettorale di Consalvo (in verità il marchese Antonino di San Giuliano che fu ministro degli esteri nel delicato gioco di alleanze e contrasti che precedette la Prima Guerra Mondiale) attinse alle carte del suo illustre amico, ma anche alle cronache locali. Una delle scene più significative dell’epico romanzo è il comizio che Consalvo tiene nel convento dei Benedettini (roccaforte dei Viceré in tonaca). Nella realtà il Marchese Antonino lo tenne nell’Arena Pacini, ma i dettagli sono gli stessi: «Una fila di palchi e l’intero palcoscenico per dar posto alle signore, alle rappresentanze dei comuni del collegio, alla stampa ed ai sottoscrittori (gli sponsor del partito) lasciando a disposizione degli elettori il resto della sala teatrale..." (dal Corriere di Catania del 15 settembre 1882). Nel romanzo De Roberto aggiungeva note di colore: «Duemila seggiole erano disposte in bell’ordine nell’arena... trofei di bandiere abbracciavano le colonne... fiorivano gli ombrellini di molte signore che non avevano trovato posto giù...». Lo scrittore fa anche lo scenografo, ma poi diventa cronista nel riportare molti dettagli del discorso politico in cui risuonavano frasi di grande effetto che però l’autore sarcasticamente commenta (per bocca di un personaggio): «Adesso che ha parlato mi sapete ripetere che ha detto?».
A De Roberto una scrittura del genere costò molta fatica e una continua tensione dato che il ritratto letterario sconfinava continuamente nella polemica politica e morale. La tesi di fondo era sconfortante: la classe dirigente aveva cambiato la casacca, ma era rimasta la stessa e nel romanzo risuona la frase significativa: «Quando c’erano i Viceré, gli Uzeda erano Viceré, ora che abbiamo i deputati lo zio siede in parlamento...». E perché non ci fossero dubbi sull’identità delle persone ad apertura di libro vengono descritti gli stemmi araldici del vero palazzo San Giuliano, di fronte al Siculorum Gymnasium. Il romanzo era una coraggiosa inchiesta di politica contemporanea, negli intendimenti dei realizzatori anche il film intende raffigurare «una giovinezza scapestrata, simile nello spirito a quella di tanti giovani di oggi».

SERGIO SCIACCA



IL ROMANZO - Un libro capolavoro sul mondo che cambia

I Viceré (1894) è il romanzo fiume della letteratura verista che prosegue ne L’Imperio apparso postumo nel 1929.
Per molti versi si può considerare l’integrazione del Ciclo dei Vinti verghiano interrotto proprio dove lo scrittore catanese intendeva alzare lo sguardo dalla condizione dei pescatori o dei braccianti arricchiti verso le classi di potere.
I Viceré, nella finzione letteraria sono gli Uzeda, principi di Francalanza (ma in effetti ritraggono le vicende del marchese Antonino di San Giuliano). La trama di fondo è lineare: i ricchi aristocratici che un tempo spadroneggiavano in Sicilia curando gli interessi del re di Spagna e ovviamente i propri, con il sopraggiungere del regime liberale e l’unità d’Italia, si adeguano, assumendo atteggiamenti popolari e democratici, ma mirando nella sostanza alla conservazione del potere.
E’ la tesi che continuerà nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e che era già accennata nel Mastro-don Gesualdo di Verga.
Su questo impianto storico il vasto libro (circa 700 pagine) si divide in tre parti, segnate da importanti tappe politiche: 1860, caduta del regime borbonico quando don Gaspare viene eletto deputato; 1870 fine del potere temporale della Chiesa, quando don Blasco (monaco benedettino) professa apertamente idee liberali non conformiste; 1882 prime elezioni a suffragio esteso, quando il giovane rampollo della dinastia, Consalvo, esce trionfatore dalle urne grazie a una accorta campagna elettorale.
Ma attorno a questa triplice trasformazione lo scrittore indaga sulle personalità della vasta casata con sguardo impietoso. Lo stesso De Roberto era indagatore sottile di passioni, debolezze e vizi erotici che scandagliò in una trattazione "scientifica", intitolata L’Amore (1895). La matriarca principessa Teresa, il cui funerale apre il racconto è una donna dura, temuta più che amata da marito e figli. Il vedovo liberato da quell’ingombro dà sfogo ai suoi capricci, mentre cerca di tenere a bada gli appetiti degli altri familiari. Suo fratello Raimondo conduce una vita da libertino. Don Blasco, che si è fatto monaco vive da epicureo (amanti e gozzoviglie) nel convento di S.Nicolò: conservatore accanito, quando le cose si mettono male per la Chiesa è pronto a farsi democratico e acquistare i latifondi espropriati agli ordini religiosi. E così le donne: la zitellona acida donna Ferdinanda; Chiara che cerca inutilmente di diventare madre; Lucrezia caparbia e dispotica nell’amore; Teresa che si piega alla volontà paterna rinunciando ai propri sentimenti, Lucia l’esuberante amante del monaco... Una galleria straordinaria di figure colte dal vero, un affresco di vita che vale oltre lo scorrere degli anni.

SERGIO SCIACCA



L'AUTORE

Federico De Roberto (1861-1927) fu scrittore e giornalista, amico e discepolo del Verga (con il quale collaborò nella redazione di vari libretti per melodrammi), visse a Catania piuttosto appartato dalle correnti letterarie e anche dagli ambienti mondani. Non si sposò mai e fu sempre stretto alla madre (che era presto rimasta vedova) da un legame quasi ossessivo di dipendenza. Delle sue angosce dà attestazione in un fitto epistolario che costituisce il laboratorio sperimentale delle sue creazioni narrative. Oltre al grande romanzo I Viceré (1894) sono rilevanti prove narrative L’illusione (1891) e L’imperio (1929). Autore di novelle, tra cui apprezzate quelle raccolte sotto il titolo Processi verbali, (altre ne sono state di recente riscoperte da Rosario Castelli, allievo dello specialista derobertiano Antonio Di Grado che partecipa alla sceneggiatura del film) scrisse anche un saggio "scientifico" dal titolo L’amore (1895) in cui il sentimento viene analizzato nella sua patologia. Era un poco il ritratto di lui stesso che anche nelle questioni di cuore non sapeva decidere senza il parere della mamma: e morì pochi mesi dopo la scomparsa di lei.





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              CATANIA: LANDO BUZZANCA SUL SET DE "I VICERÈ",
              SARÀ IL PRINCIPE GIACOMO (FOTO O. SCARDINO)

              22 agosto 2006


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sabato 26 agosto 2006






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mercoledì 13 settembre 2006



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