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Autore Messaggio
genziana



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MessaggioInviato: Gio Gen 15, 2015 20:51    Oggetto: DON GIOVANNI : dal 14 al 18/01/2015 - Il Rossetti di TRIESTE Rispondi citando






DON GIOVANNI è in tour! regia di Alessandro Preziosi





Trieste, dal 14 al 18 gennaio, sarà ad accoglierci nel foyer del Politeama Rossetti un

Desk di Beneficenza dell'Associazione ADRICESTA Onlus per promuovere e raccogliere

sostegno al fine di realizzare i
Progetti in aiuto dei Bambini Ospedalizzati "Un Buco Nel

Muro" e "Un Sogno In Corsia" nei reparti pediatrici di lungodegenza a livello Nazionale.


L'artista Alessandro Preziosi è dal 2004 testimonial ufficiale ed esclusivo per Adricesta.






      Calendario della Prima Tournée 2014-2015



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genziana



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MessaggioInviato: Gio Gen 15, 2015 21:42    Oggetto: DON GIOVANNI : recensione TELE4 Trieste, di Umberto Bosazzi Rispondi citando



Da ILROSSETTI - pagina Facebook ufficiale: Grande successo e tanti giovani a teatro per il debutto di Alessandro Preziosi ieri sera al Politeama Rossetti di Trieste con Don Giovanni. Si replica fino a domenica 18 gennaio! Non perdete lo spettacolo a teatro!!




      La recensione di Umberto Bosazzi per TELE4, la TV del FVG

      '' IL "DON GIOVANNI" DI PREZIOSI SEDUCE IL ROSSETTI ''

'' Ottimo. Un personaggio trasformato in maschera che non è mai se stesso. ''





Umberto Bosazzi intervista Alessandro Preziosi: tema il "DON GIOVANNI" in onda su "Trieste in diretta" di TELE4 orari 18.00 / 23.55 / 01.20 www.telequattro.it/live.aspx




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genziana



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MessaggioInviato: Sab Gen 17, 2015 17:59    Oggetto: DON GIOVANNI, Rossetti TRIESTE - recensione TEATRIonline.com Rispondi citando



ha scritto:




DON GIOVANNI” al Teatro Rossetti di Trieste

Alessandro Preziosi e Nando Paone in scena al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia dal 14 al 18 gennaio 2015





Tra tutte le rivisitazioni del “DON GIOVANNI”, Alessandro Preziosi ha scelto quella firmata da Moliére per salire sul palco e dare ancora una volta mostra della sua bravura.
Un pubblico non eccessivamente caloroso, nel primo atto, ha seguito con molta attenzione tutti i movimenti, le sfumature di voce, i cambi di tono del protagonista per poi elargire uno spumeggiante applauso finale che ha richiamato più volte l’apertura del sipario.
La traduzione e l’adattamento del testo è di Tommaso Mattei, le scene di Fabien Iliou, i costumi di Marta Crisolini Malatesta, le luci sono create da Valerio Tiberi, le musiche da Andrea Farri. Preziosi che aveva già interpretato, nel 2013, al Rossetti il Cyrano de Bergerac, ritorna a Trieste ancora con un classico e regala al pubblico una passione bruciante sia nella regia che nell’interpretazione.
Il donnaiolo che vediamo sul palco è un uomo mai divorato dal rimorso, un uomo bello ed affascinante che fa del suo vivere un eterno piacere. Sapiente l’ambivalenza tra Don Giovanni e il suo servitore Sganarello interpretato magistralmente da Nando Paone. La figura dritta e fintamente allampanata di Paone incarna un sublime arlecchino dibattuto costantemente tra il proprio senso di giustizia e la lealtà verso il padrone. Una sinergia perfetta l’alternanza della sfrontatezza del protagonista e la moralità del suo servitore; sinergia perfetta anche il movimento, dell’alzarsi di Sganarello nel momento in cui diviene “coscienza” del padrone e l’abbassarsi di Don Giovanni nell’essere vile accusato, per poi ribaltare l’azione nell’attimo della presa di coscienza dei ruoli.
A Preziosi va riconosciuta la bravura nella regia di un adattamento moderno, frizzante e coinvolgente. Nei panni della disperata Donna Elvira una brava Lucrezia Guidone, altri interpreti dello spettacolo Roberto Manzi, Matteo Guma, Daniele Paoloni, Barbara Giordano e Daniela Vitale.

Don Giovanni – dice Alessandro Preziosi con la sua frenesia, il suo essere oltre, il suo slancio vitale e il suo destino di morte, attira tutti gli altri personaggi, sia uomini che donne; anche quando lo odiano o lo negano, non fanno che pensare a lui, parlare di lui, agire per lui.Preziosi che è sempre in scena, tranne che per brevissimi cambi d’abito, tiene lo spettacolo, di più di due ore, con passione e determinazione e dà una prova d’attore ricca di variegate sfaccettature ed esaltanti monologhi.


di Giada Caliendo, 15/01/2015; pubblicato via TEATRIonline.com







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genziana



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MessaggioInviato: Sab Gen 17, 2015 18:06    Oggetto: IL MIO DONO Solidarietà-UNICREDIT 2014|15 VOTA per ADRICESTA Rispondi citando



    con Alessandro Preziosi e il Forum di Alessandro

    vota e fa votare in favore dell'ADRICESTA Onlus

    iniziativa IL MIO DONO - UNICREDIT|Solidarietà




invia messaggi speciali a parenti, amici e conoscenti

trascrivi: www.ilmiodono.it/it/votazione/?idorg=653

in aiuto dei Bambini Ospedalizzati: 2015 voto gratis!









abbiamo ancora tanti abbracci e auguri da distribuire, non dimentichiamo di scambiarci

il link per assegnare gratuitamente tante preferenze all'Associazione ADRICESTA Onlus

come ci ha invitato a fare Alessandro, sorprendiamo il nostro Capitano! Solidale Anno!!



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angela01



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MessaggioInviato: Lun Gen 19, 2015 12:20    Oggetto: Rispondi citando


intervista di Nadia Pastorcich © centoParole Magazine

Alessandro Preziosi: il teatro e la cultura classica - centoparole Magazine
In occasione de “La notte nazionale del Liceo Classico” Alessandro Preziosi ha raccontato le sue esperienze di studente del Liceo Classico al pubblico ...
CENTOPAROLE.IT

http://www.centoparole.it/2015/01/alessandro-preziosi-il-teatro-e-la-cultura-classica/

centoparole Magazine
racconti in immagini
http://www.centoparole.it
Alessandro Preziosi: il teatro e la cultura classica
Si sono appena concluse, al Politeama Rossetti di Trieste, le repliche dello spettacolo teatrale
“Don Giovanni” che ha visto come
regista e attore protagonista Alessandro Preziosi. Una pièce che non segue totalmente l'opera
originale, ma che riesce pur sempre a creare un legame tra la classicità del passato e la
modernità del presente, trascinando lo spettatore in un mondo magico senza tempo, dove Don
Giovanni diventa una figura immortale.
In occasione de “La notte nazionale del Liceo Classico”, tenutasi il 16 gennaio, Alessandro
Preziosi ha raccontato le sue esperienze di studente del Liceo Classico al vasto pubblico
presente nell'Aula Magna del Liceo Dante Alighieri di Trieste, evidenziando l'importanza della
cultura classica italiana e delle potenzialità che può avere se percepita e assimilata
correttamente. Preziosi ha subito catturato l'attenzione del pubblico precisando che nella sua
carriera liceale è stato rimandato in molte materie, sottolineando come ciò l'abbia costretto a
studiarle meglio e, con il tempo, a capirne l'enorme importanza. Dopo il Liceo, Preziosi ha
proseguito gli studi presso la facoltà di legge laureandosi in poco tempo e con ottimi risultati, per
poi dedicarsi al mondo dell'arte.
Probabilmente molti studenti si sono più volte chiesti se il Liceo Classico possa essere una
scelta utile anche ai giorni d'oggi. A rispondere a questa domanda è stato proprio Alessandro
Preziosi:
“Il classico non è una perdita di tempo. Il classico per noi italiani ha un senso profondamente
umanistico: l'uomo viene esaminato, indagato dal punto di vista emotivo, intellettuale. Chi studia
il classico ha la possibilità di accedere ad una cultura umanistica che non ha eguali in
nessun'altra parte del mondo. Noi italiani abbiamo creato attraverso la cultura umanistica e
classica quanto di più diffuso c'è in tutte le culture: in quella mitteleuropea, americana, sud
americana, australiana, orientale. E non dobbiamo permettere che questo nostro patrimonio
venga disperso.
La cultura classica è una ricchezza che, una volta acquisita, rimane immagazzinata dentro di
noi, senza che noi ce ne accorgiamo. Essere italiani, triestini, napoletani – come me – vuol dire
impossessarsi di quella cultura letteraria, che è fatta di lettura e di consapevolezza che quello
che noi leggiamo, corrisponde non solo a noi come cittadini della società del 2015, ma a tutta
una cultura sociale, umanistica, che è il nostro paese e la nostra storia.
Noi culturalmente, teatralmente proveniamo da quella cultura lontana che ci lega alle tragedie
greche ad Ovidio, a Metastasio. Tutte le cose noiosissime che si studiano a scuola, tutto ciò che
voi studenti ingoiate malvolentieri, è il frutto del vostro rapporto tra ciò che siete e avete studiato
e ciò che la società vi dà.
Spesso, nel cinema, noi apprezziamo molto di più i film stranieri – che non c'entrano nulla con
noi – che quelli italiani. Ci abbeveriamo di una cultura che non è la nostra; gli italiani non sanno
più rappresentare la loro classicità. Io sono profondamente orgoglioso di essere italiano,
cristiano e di aver fatto il Liceo Classico”.
Alla fine di questo intervento alcuni studenti hanno potuto fare un paio di domande all'attore;
anche centoParole Magazine ha avuto modo di scambiare con lui qualche parola.
˜
I suoi esordi teatrali risalgono a molti anni fa, con il regista Antonio Calenda – ex direttore del
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Com'è Calenda come regista, e che cosa le ha
trasmesso?
Sono passati tanti anni da allora. Calenda è una persona che mi ha insegnato molto, mi ha dato
molto, ed era tanto esigente, anche se rispetto a lui io lo ero di più...con me stesso. Ho avuto la
possibilità di lavorare con un uomo molto in gamba e, anche se è passato tanto
tempo, conservo il ricordo di una persona molto esigente ed intransigente, prima di tutto con se
stessa, e poi anche con gli attori con i quali lavora.
Antonio Calenda mi ha instillato in maniera profondamente intellettuale, culturale e, per quanto
mi riguarda, anche a livello sociale e umano, un senso pratico del classico, che può sembrare
così lontano, nuvoloso, astratto e invece, inaspettatamente, è così vicino. Questo è il classico.
Lei nel “Don Giovanni” è sia attore che regista. Come ha impostato il lavoro?
Ho cercato di farmi aiutare da molte persone – da tutte quelle i cui nomi si leggono nella
locandina – come il supervisore Alessandro Maggi, l’adattatore Tommaso Mattei e gli altri. Lo
spirito è profondamente collaborativo, quindi alla base c'è un’idea di regia molto molto forte,
che aveva bisogno di essere tradotta e concretizzata. In questo caso particolare è stato
faticoso: l’obiettivo che volevo raggiungere era di un certo tipo e non l’avrei eluso o reso
posticcio per nulla al mondo, e così è stato. Non è stata una cosa facile.
Ma è abbastanza semplice gestire due ruoli così importanti?
No, per niente: bisogna avere una grandissima pazienza. È una questione di fiducia in te
stesso: man mano che davo ai miei colleghi delle indicazioni, sapevo che il significato di ciò che
trasmettevo a loro sarebbe stato la base del mio lavoro, e poi sarebbe venuto il mio momento.
Il teatro una volta era molto frequentato sebbene l'istruzione non fosse tanto diffusa; ora ho
notato che, nonostante ci sia una buona istruzione, tanta gente non ci va più. È vero, secondo
lei?
Sì, vero. È una delle migliori osservazioni che abbia mai sentito in questi anni, complimenti. Il
teatro è una giusta annotazione di cronaca. C’è meno bisogno di teatro, allora? Non lo so, io
non sono un opinionista. Da quello che vedo io, e da quello che osservo attraverso i miei
spettacoli, mi sembra che la gente ci sia e che ci sia anche un ottimo passaparola; forse il
pubblico è più diffidente: l'istruzione che si ha oggi, a volte, sarebbe meglio non averla,
considerando la maniera un po' raffazzonata e approssimativa con la quale si studia.
Secondo lei, come si potrebbe avvicinare al teatro un pubblico più giovane?
Di giovani a teatro ce ne sono abbastanza, ma non sono sufficienti. Si potrebbero avvicinare
attraverso la musica, attraverso scenografie più accattivanti, attraverso l'illusionismo che
comunque fa parte del teatro, anche di quello semplice.
Secondo Peter Brook si può fare teatro con nulla o quasi, quindi soltanto utilizzando la parola;
anche lei la pensa così?
Bella questa domanda! Lo spettacolo “Don Giovanni” è quello che dici tu: riuscire a creare, tra
l’occhio dello spettatore e lo spettacolo che lo spettatore vede, una sorta di speranza. Io non
vedo niente, ascolto la storia e con nulla ho la sensazione di essere catapultato in un altro
mondo. Tempo fa ho visto “Il flauto magico” di Peter Brook: al posto del flauto, l'attore aveva in
mano una canna di bambù, e sul palcoscenico non c'era quasi niente. I primi trenta minuti si
può dire che ho dormito, ma gli altri mi sono profondamente commosso. Noi però siamo italiani
e ci piacerebbe tanto essere degli spettatori che sanno apprezzare unanimemente, invece
ognuno pensa a se stesso.
Io – essendo italiano – ho cercato di rendere il “Don Giovanni” una via di mezzo: la prima parte
senza nulla in scena e un secondo tempo con qualche oggetto. Ho provato; mi sono ispirato a
Peter Brook, Bob Wilson, a tutto ciò che non c’è e che io attore ti devo far vedere.
Lo spettatore italiano però non è disincantato verso l'arte: se non vede niente dice: “Caspita!
Questo non ci ha proposto nulla!”, se vede troppo: “Beh, ha voluto solo raccontare...”. Gli
spettatori triestini e italiani sono, a volte, un po' snob. Il Pop – che sta per popolare – vuol dire
riuscire ad avere un giusto equilibrio: essere capaci di raccontare al pubblico qualcosa che sia
una via di mezzo tra ciò che non si vede ed è accennato, e ciò che spudoratamente si vede; e
così ho cercato di fare io. Lo spettatore va compiaciuto.
Lei nel “Don Giovanni” non ha utilizzato una scenografia tradizionale, bensì si è avvalso della
collaborazione dell'artista francese Fabien Ilieu che, grazie all'uso dei mezzi tecnologici, ha
creato degli effetti meravigliosi...
Desideravo che lo spazio fosse completamente vuoto: non volevo nessuna forma di
scenografia. L'attore doveva essere libero di muoversi, di sentire ciò che recitava senza un
elemento che distraesse lo spettatore; invece poi ho trovato una scenografia che colpisce, e se
l’attore non è sufficientemente presente a se stesso, rischia di essere inghiottito dalla scena.
Questa scelta è nata dall’“amore” che ho per l’arte moderna e contemporanea; mi piace molto
l’arte visiva da de Chirico in poi. Per questo spettacolo avevo bisogno di profondità e credo che
questa scena, con questo tipo di geometria, ce l’abbia, ne abbia moltissima.
Il teatro per lei che cos’è?
È una casa, una famiglia, il mio luogo di lavoro – come l’officina per un meccanico, come un
laboratorio per un pasticcere o per un fornaio – è il luogo dove secondo me si celebra la vita, sia
fuori che sopra il palcoscenico.
Prova ancora emozioni quando sale sul palcoscenico?
Sempre.
Quanto conta per lei la tecnica e quanto conta invece l’esperienza?
L’esperienza fa mettere a frutto la tecnica. La tecnica da sola non porta da nessuna parte,
come la forza senza il controllo. L'importante è non avere fretta a lasciarsi condurre solo dalla
tecnica.
Ho notato che a teatro, nei film e nelle serie televisive che ha fatto, ha scelto sempre dei ruoli
legati a personaggi di altre epoche, che non appartengono ai giorni d’oggi. Come mai questa
scelta?
Molto spesso siamo scelti; non sempre si è in condizione di scegliere. Credo che per
rappresentare la vita di oggi si debbano avere più esperienze, ma per mio interesse culturale mi
affascina di più sapere, contestualizzando il personaggio che faccio: in quale mondo, in quale
ambiente, con quali abitudini si viveva nelle epoche passate - dal modo in cui ti siedi al modo in
cui parli. Con questo non voglio dire che sono un uomo d'altri tempi.
Ho saputo che lei ama molto la musica; da dove nasce questa sua passione?
È impossibile che l’uomo resista alla musica, e su questo credo che non ci sia il minimo dubbio.
Su tante cose noi possiamo non trovarci, ma non sull’amore per la musica. Io ho scelto di
cambiare mestiere per la musica: la musica – come mi ha detto una volta mia madre – è
sinonimo di libertà.
Nei miei spettacoli cerco di mettere sempre della musica; nel “Don Giovanni”, per esempio, il
secondo tempo inizia con la Sonata n. 20 di Mozart. La musica è un beneficio fondamentale per
tutti.
Lei ha composto le ballate per il film “La seconda notte di nozze” di Pupi Avati. Come’è stato
lavorare con lui?
Lui non c’era; ho lavorato con i suoi produttori artistici ed esecutivi. È stata un’esperienza
molto estemporanea come piace a me. Non essendo musicista mi posso permettere di potermi
liberare, di poter vivere la musica come posso; non ho l’obbligo di dover dimostrare qualcosa e
penso che questa sia la forma migliore per continuare, per tutta la vita, a coltivare l’amore
verso la musica.
Lei che non è di Trieste, come vede questa città?
Sempre meglio. Tutte le volte che passo per il centro storico mi accorgo che ci sono tante cose
che dieci anni fa non c'erano: tanti bar, gelaterie, pizzerie, pizze al taglio, molti negozi nuovi.
Una volta, quando c'era un po' di sole, non si vedevano così tante famiglie in centro. Credo che
sia una città in straordinario rispolvero. È una città di mare che potrebbe offrire tante opportunità
e vedo che si stanno facendo dei piccoli passi; quindi esorto i giovani a non andarsene – anche
se verrebbe spontaneo farlo – ma di restare per coltivare quello che i loro predecessori hanno
fatto e creare un nuovo futuro.
Le piacerebbe curare la regia di in un'opera lirica?
Magari, se conosci qualcuno… (sorride). Sì, sì mi piacerebbe molto. Trovo che la musica lirica
sia il massimo: il punto di arrivo della carriera di un regista. È quanto di più visionariamente
oggettivo si possa offrire allo spettatore, sia per quello che è l’udito, si per quello che puoi
costruire intorno.
L’opera lirica che le piace di più?
Il flauto magico.
Ringrazio Alessandro Preziosi per la sua disponibilità e simpatia.
Nadia Pastorcich © centoParole Magazine – riproduzione riservata
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angela
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angela01



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MessaggioInviato: Lun Gen 19, 2015 13:59    Oggetto: Rispondi citando


Alessandro ha frequentato lo stesso liceo classico Umberto I di Napoli dove abbiamo studiato anche io e i miei figli (uno avvocato penalista e l'altro archeologo orientalista), a me invece ha fatto capire di avere un amore non corrisposto per le lettere classiche e quindi mi sono laureata in matematica e la insegno felicemente da molti anni all' università Federico II di Napoli, facoltà di Ingegneria, comunque è servito il liceo classico!
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genziana



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MessaggioInviato: Lun Gen 19, 2015 14:01    Oggetto: topic riservato alla rassegna stampa del FORUM DI ALESSANDRO Rispondi citando



    Gentili Utenti, questo Topic è riservato alle notizie da me

    selezionate:
    la rassegna stampa del Forum di Alessandro




    nota: chi desideri segnalare articoli e interviste, o inserire

    commenti -> il topic DON GIOVANNI di Alessandro Grazie


> www.alessandropreziosi.tv/forum/viewtopic.php?t=7875&start=450


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genziana



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MessaggioInviato: Lun Gen 19, 2015 16:55    Oggetto: DON GIOVANNI : dal 14 al 18/01/2015 - Il Rossetti di TRIESTE Rispondi citando



ha scritto:



.TRIESTE _ TEATRO _ PREZIOSI AL ROSSETTI

.con la sua interpretazione del “Don Giovanni




Trieste - Protagonista e regista della celebre pièce teatrale datata 1665 un Alessandro Preziosi sempre in scena, che riesce bene nel rappresentare la figura di Don Giovanni, personaggio seducente, ricco di chiaroscuri, che sembra cambiar pelle ad ogni nuova conquista ed incarna, nel suo continuo muoversi tra il vero ed il falso, il vizio dell'ipocrisia con una leggerezza che paradossalmente gli regala spessore e gentilezza.

Seduce continuamente Don Giovanni, lo fa con le donne che non riescono a non amarlo ed infine impazziscono per lui, ma anche con gli uomini che riesce a raggirare con sapiente destrezza e che non riescono mai a pretendere da lui il conto dei suoi raggiri.

E' un personaggio datato, ma pur sempre attuale quello di Preziosi, un uomo dall'estrema vitalità che corre verso il godimento dei sensi anche se paradossalmente questa propensione vitale sembra scaturire da un incolmabile vuoto interiore.

Viene quasi spontaneo perdonarlo, al giorno d'oggi, quest'uomo irrequieto e leggero avvinto da un'inquietudine esistenziale, da un male di vivere travestito con sapiente ipocrisia di leggerezza e simpatia, cosa che non fece a suo tempo il clero, che trovò riprovevole sia il ritratto del libertinaggio incarnato dal protagonista, sia l'opportunismo mostrato da Sganarello, il suo servo, sempre in scena anche lui, ed efficacemente interpretato dal bravo Nando Paone.

Infine trova la morte Don Giovanni, anch'essa in linea con la sua leggerezza di vivere, sottolineata appena da un rapido incendio nelle belle scene costruite dall'immaginazione di Fabien Iliou.

Applausi scroscianti per Preziosi e Paone a fine spettacolo, attribuiti anche alla numerosa compagnia composta da Lucrezia Guidone (nei panni di Donna Elvira, amante ripudiata), Roberto Manzi, Matteo Guma, Daniele Paoloni, Barbara Giordano e Daniela Vitale.



Scritto da Cristina Degrassi, 17/01/2015 per ilFriuliVeneziaGiulia.it





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MessaggioInviato: Lun Gen 19, 2015 18:03    Oggetto: DON GIOVANNI : dal 14 al 18/01/2015 - Il Rossetti di TRIESTE Rispondi citando



ha scritto:



      C’è un Don Giovanni in ognuno di noi


el sunto
Un personaggio che ci affascina proprio per queste contraddizioni, che sono anche un po' le nostre.
B-Kultur, Trieste




I classici non muoiono mai. Un successo di pubblico e di critica per la tappa triestina del DON GIOVANNI di Molière proposto da Alessandro Preziosi, in scena al Rossetti fino a ieri. Un successo dovuto non solo alla presenza di Preziosi, in qualità di attore protagonista e regista, ma anche alla scelta di mettere in scena un testo teatrale ancora molto attuale.

Lo spettacolo, prodotto da KHORA.teatro e dal Teatro Stabile d’Abruzzo, rispetta alla lettera il personaggio così come lo aveva pensato e descritto Molière. Non un banale donnaiolo o collezionista di femmine, ma un uomo assetato dal potere e dall’affermazione di sé, per riempire in qualche modo un vuoto esistenziale. In realtà Don Giovanni si dimostra essere una vittima inconsapevole della società in cui vive.

Un personaggio che ci affascina proprio per queste contraddizioni, che sono anche un po’ le nostre.

DON GIOVANNI, oltre alla regia e all’interpretazione di Alessandro Preziosi, può vantare la presenza di Nando Paone, nel ruolo del fedele Sganarello. Assieme a loro compongono la numerosa compagnia Lucrezia Guidone (Donna Elvira), Roberto Manzi (Gusman/Don Alonso/Il Signor Domenica), Matteo Guma (Don Carlos/Ramon), Daniele Paoloni (Francisco/Pierino/Ragotin), Barbara Giordano (Carlotta/Uno Spettro), Daniela Vitale (Maturina/Violetta).

Le scene sono di Fabien Iliou, i costumi sono di Marta Crisolini Malatesta, le luci sono create da Valerio Tiberi e le musiche da Andrea Farri. La supervisione artistica è a cura di Alessandro Maggi, mentre firma la traduzione e l’adattamento Tommaso Mattei.



di Sara Matijacic, 19 gennaio 2015; pubblicato via BORA.La / B-Kultur





a corredo dell'articolo, viene riproposto questo video di 8' (pubblicato dal Verdi di Firenze, ma non si riferisce a quel palcoscenico)



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genziana



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MessaggioInviato: Gio Gen 22, 2015 15:01    Oggetto: DON GIOVANNI: recensione FREAKS blog/ Il Rossetti di TRIESTE Rispondi citando



ha scritto:



      Don Giovanni” al Rossetti di Trieste


All’apertura del sipario, la scena si presenta incorniciata da una bordura dorata. Lo spettacolo che sta per svolgersi è un grande classico del quale Alessandro Preziosi vanta la regia e anche il ruolo principale.
La scena è impreziosita da un grandissimo effetto scenico dato dalla combinazione di un muro con tre arcate, formate da un telo, e dalle successive proiezioni che ne aumentano la tridimensionalità.
La musica dei Pink Floyd arricchisce il tutto con un senso di immortalità, perché il vero Don Giovanni, non è mai morto.
Don Giovanni è colui che inganna non solo in amore, ma soprattutto nella società. Vive a confronto con valori errati e spesso si erge a giudice, quando invece dovrebbe vernir giudicato. Il suo comportamento ingannevole non si evidenzia nei suoi affari d’amore, ma soprattutto in quelli economici e politici. Il suo fedele servitore Sganarello che veste la voce della coscienza sempre repressa da contrapposizioni di opportunismo, è impersonato dal grande Nando Paone.
Una prova di recitazione davvero importante quella che Preziosi offre al pubblico che si è recato ad assisterlo. Un pubblico che lo ha applaudito non solo per il nome che ha saputo crearsi grazie alla ribalta ottenuta dal successo televisivo nelle soap opera, ma anche per la sua preparazione artistica, scoperta da Antonio Calenda per il quale ha recitato nel ruolo di Amleto, e poi proseguita prima nel piccolo e poi nel grande schermo.


A mio avviso Alessandro Preziosi però non è soltanto questo, ma soprattutto si evidenzia nel sostenere attraverso la sua immagine in vendita nei banchetti del foyer del teatro, chi è meno fortunato.


©Laura Poretti Rizman - 14 gennaio 2015 - pubblicato via

FREAKSonline.it Blog interculturale del Centro delle Culture di Trieste






    commenti -> il topic DON GIOVANNI di Alessandro Grazie

> www.alessandropreziosi.tv/forum/viewtopic.php?t=7875&start=465


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genziana



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MessaggioInviato: Gio Gen 22, 2015 15:04    Oggetto: DON GIOVANNI : dal 14 al 18/01/2015 - Il Rossetti di TRIESTE Rispondi citando




ha scritto:



Preziosi in scena fino a domenica fa Don Giovanni



Alessandro Preziosi è Don Giovanni, protagonista e regista del capolavoro di Molière ospite del cartellone Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia da oggi a domenica 18 gennaio 2015, a Trieste.
Accanto a lui, nei panni di Sganarello applaudiremo Nando Paone.

La sua ultima interpretazione al Politeama Rossetti, lo vedeva rinunciare a se stesso, ad ogni desiderio in nome della donna amata, nei panni di Cyrano de Bergerac. Per la sua nuova sfida teatrale, Alessandro Preziosi sceglie un personaggio dal segno praticamente opposto: quello di Don Giovanni, che interpreterà alla Sala Assicurazioni Generali. In veste di regista e protagonista – affiancato dall'efficace Nando Paone nel ruolo di SganarelloPreziosi indaga l'archetipo del seduttore. (Info: 0403593530).



MESSAGGERO VENETO ed. Nazionale 14/01/15 pag. 22





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MessaggioInviato: Gio Gen 22, 2015 15:05    Oggetto: DON GIOVANNI : dal 14 al 18/01/2015 - Il Rossetti di TRIESTE Rispondi citando



ha scritto:



IN BREVE - Al Rossetti di Trieste questa sera alle 21, venerdì e sabato sempre alle 21, domenica alle 16. (040.3593555) teatro Il "DON GIOVANNI" diretto da Preziosi



La traduzione e l'adattamento sono di Tommaso Mattei, scene a cura di Fabien Iliou e costumi di Marta Crisolini Malatesta. Luci: Valerio Tiberi e musiche di Andrea Farri. La regia è affidata ad Alessandro Preziosi, interprete assieme a Nando Paone nel ruolo di Sganarello. Al Rossetti di Trieste, il "DON GIOVANNI" va in scena questa sera, venerdì e sabato alle 20.30, domenica alle 17. (040.3593555). - IN BREVE -



IL MATTINO di Padova – LA TRIBUNA di Treviso – CORRIERE delle Alpi - sez. Nazionale 15/01/15 - pag. 26






    commenti -> il topic DON GIOVANNI di Alessandro Grazie

> www.alessandropreziosi.tv/forum/viewtopic.php?t=7875&start=465


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MessaggioInviato: Gio Gen 22, 2015 15:07    Oggetto: DON GIOVANNI - recensione TELE4 TRIESTE : seduce il Rossetti Rispondi citando




      La recensione di Umberto Bosazzi per TELE4, la TV del FVG


      '' IL "DON GIOVANNI" DI PREZIOSI SEDUCE IL ROSSETTI ''


E’ intelligente, bella e riuscita la lettura del “DON GIOVANNIdi Molière che Alessandro Preziosi porta in giro per l’Italia e che resterà al Rossetti fino a domenica. Testo tutto sommato poco frequentato nel nostro Paese, e bene fa l’attore e regista a mettere la propria indubbia popolarità al servizio di una simile operazione, splendido esempio di “teatro di parola” questo Don Giovanni racconta, verrebbe da dire, quasi elenca le imprese del protagonista fino all’inquietante conclusione resa sublime ed indimenticabile dall’opera mozartiana. Nella concezione di Preziosi non vi è un giudizio esplicito sul personaggio anche perché paradossalmente il personaggio vero proprio non ce l’hai, neanche quando riceve l’abbraccio mortale del Commendatore; giocando ammirevolmente ed abilmente con la voce, Preziosi fa di Don Giovanni una maschera continua e sfuggente, tributo all’intraprendenza ma anche all’ipocrisia che se dilagava nel XVII secolo, non per questo è assente ai giorni nostri, anzi. Aiutato dalla scenografia digitale di Fabien Iliou, e da un formidabile, perché contenuto, Nando Paone nei panni del servitore Sganarello, archetipo dell’opportunismo, Preziosi incassa un meritatissimo successo, e per una volta un titolo fin troppo ovvio, del quale chiediamo scusa, si rivela più che azzeccato e veritiero. Trieste, 15 gennaio 2015


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MessaggioInviato: Gio Gen 22, 2015 15:08    Oggetto: TRIESTE 16/1/2015 La Notte del classico Liceo DANTE, Trieste Rispondi citando






16/01/ 18.00 prima dello spettacolo al Rossetti, Alessandro Preziosi ha incontrato gli studenti nell'Aula Magna del Liceo Dante Alighieri di Trieste, invitato per celebrare “La notte nazionale del liceo classico”, viaggio tra prosa, cultura e tradizioni letterarie; come in un centinaio di istituti sparsi in Italia, pensato da docenti, autorità del panorama culturale ma soprattutto studenti ed ex studenti degli istituti coinvolti.





ha scritto:



      . Trieste: La Notte del liceo classico,
      . esperienza straordinaria al "Dante"


La lettera del giorno: venerdì 16 gennaio 2015

Un'esperienza straordinaria! La Notte nazionale del liceo classico, vissuta al Dante, ha largamente superato le aspettative del copioso uditorio composto da genitori, amici, ex allievi, insegnanti.
Durante sei ore, introdotte magistralmente dal dirigente scolastico Oliva Quasimodo, gli allievi della scuola hanno intrattenuto i presenti con una serie di prestazioni artistiche che hanno suscitato gioia, soddisfazione, apprezzamento e compiacimento in tutti i presenti.

L'attore Alessandro Preziosi ha introdotto la serata con un intervento volto a riaffermare l'importanza assoluta e il contributo insostituibile del liceo classico nell'ambito della cultura italiana e del mondo professionale. Mediante aneddoti tratti dalla sua vita artistica, l'attore napoletano ha offerto numerosi spunti di riflessione che avevano come origine immancabile gli studi classici.

Interventi di docenti e professionisti hanno anche valorizzato la funzione della musica tratta dall'epoca dell'antica Grecia, mediante ricerche sui suoni, sulla metrica, sull'armonia e sul ruolo di quel personaggio insostituibile della tragedia e della commedia greca che era il coro. Gli allievi hanno poi deliziato il pubblico con una serie di brevi recite da loro stessi composte e preparate, tratte dai classici della letteratura greca e latina. Il tutto introdotto da una magistrale recitazione di alcuni passi scelti e itineranti della Divina Commedia del sommo poeta Dante Alighieri. È così che da Giulio Cesare a Cornelia, da Paolo e Francesca a Caronte, da Antigone a Lisistrata, dalle commedie di Plauto al satiricon di Petronio, da Filippide ad Alcmane, i giovani e brillanti allievi del Dante hanno ripercorso con straordinaria efficacia espositiva e grande pathos emotivo quel periodo storico che tutti noi consideriamo gelosamente archiviato nella memoria targata studi classici. Per chi da trentacinque anni non rileggeva alcuni versi, tutta un'epoca si è risvegliata magicamente aprendo nella mente e nello spirito una serie di ricordi densi di affetto e di nostalgia per quegli studi, che sempre di più confermano quanto importante sia il ruolo svolto dal liceo classico nel nostro Paese.

Stefano Pilotto, ex allievo del Dante




IL PICCOLO ed. nazionale - pag. 59; domenica 18/12/15





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MessaggioInviato: Gio Gen 22, 2015 15:09    Oggetto: Trieste 16/01/15 CentoPAROLE.it Magazine intervista PREZIOSI Rispondi citando



ha scritto:




    INTERVISTE TEATRO


        ALESSANDRO PREZIOSI :

        il teatro e la cultura classica


Si sono appena concluse, al Politeama Rossetti di Trieste, le repliche dello spettacolo teatrale “Don Giovanni” che ha visto come regista e attore protagonista Alessandro Preziosi. Una pièce che non segue totalmente l’opera originale, ma che riesce pur sempre a creare un legame tra la classicità del passato e la modernità del presente, trascinando lo spettatore in un mondo magico senza tempo, dove Don Giovanni diventa una figura immortale.

In occasione de “La notte nazionale del Liceo Classico”, tenutasi il 16 gennaio, Alessandro Preziosi ha raccontato le sue esperienze di studente del Liceo Classico al vasto pubblico presente nell’Aula Magna del Liceo Dante Alighieri di Trieste, evidenziando l’importanza della cultura classica italiana e delle potenzialità che può avere se percepita e assimilata correttamente. Preziosi ha subito catturato l’attenzione del pubblico precisando che nella sua carriera liceale è stato rimandato in molte materie, sottolineando come ciò l’abbia costretto a studiarle meglio e, con il tempo, a capirne l’enorme importanza. Dopo il Liceo, Preziosi ha proseguito gli studi presso la Facoltà di Legge laureandosi in poco tempo e con ottimi risultati, per poi dedicarsi al mondo dell’arte.

Probabilmente molti studenti si sono più volte chiesti se il Liceo Classico possa essere una scelta utile anche ai giorni d’oggi. A rispondere a questa domanda è stato proprio Alessandro Preziosi:

Il classico non è una perdita di tempo. Il classico per noi italiani ha un senso profondamente umanistico: l’uomo viene esaminato, indagato dal punto di vista emotivo, intellettuale. Chi studia il classico ha la possibilità di accedere ad una cultura umanistica che non ha eguali in nessun’altra parte del mondo. Noi italiani abbiamo creato attraverso la cultura umanistica e classica quanto di più diffuso c’è in tutte le culture: in quella mitteleuropea, americana, sud americana, australiana, orientale. E non dobbiamo permettere che questo nostro patrimonio venga disperso.
La cultura classica è una ricchezza che, una volta acquisita, rimane immagazzinata dentro di noi, senza che noi ce ne accorgiamo. Essere italiani, triestini, napoletani – come me – vuol dire impossessarsi di quella cultura letteraria, che è fatta di lettura e di consapevolezza che quello che noi leggiamo, corrisponde non solo a noi come cittadini della società del 2015, ma a tutta una cultura sociale, umanistica, che è il nostro paese e la nostra storia.
Noi culturalmente, teatralmente proveniamo da quella cultura lontana che ci lega alle tragedie greche ad Ovidio, a Metastasio. Tutte le cose noiosissime che si studiano a scuola, tutto ciò che voi studenti ingoiate malvolentieri, è il frutto del vostro rapporto tra ciò che siete e avete studiato e ciò che la società vi dà.
Spesso, nel cinema, noi apprezziamo molto di più i film stranieri – che non c’entrano nulla con noi – che quelli italiani. Ci abbeveriamo di una cultura che non è la nostra; gli italiani non sanno più rappresentare la loro classicità. Io sono profondamente orgoglioso di essere italiano, cristiano e di aver fatto il Liceo Classico
”.

Alla fine di questo intervento alcuni studenti hanno potuto fare un paio di domande all’attore; anche centoParole Magazine ha avuto modo di scambiare con lui qualche parola.

˜

I suoi esordi teatrali risalgono a molti anni fa, con il regista Antonio Calenda – ex direttore del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Com’è Calenda come regista, e che cosa le ha trasmesso?

Sono passati tanti anni da allora. Calenda è una persona che mi ha insegnato molto, mi ha dato molto, ed era tanto esigente, anche se rispetto a lui io lo ero di più…con me stesso. Ho avuto la possibilità di lavorare con un uomo molto in gamba e, anche se è passato tanto tempo, conservo il ricordo di una persona molto esigente ed intransigente, prima di tutto con se stessa, e poi anche con gli attori con i quali lavora.
Antonio Calenda mi ha instillato in maniera profondamente intellettuale, culturale e, per quanto mi riguarda, anche a livello sociale e umano, un senso pratico del classico, che può sembrare così lontano, nuvoloso, astratto e invece, inaspettatamente, è così vicino. Questo è il classico.


Lei nel “Don Giovanni” è sia attore che regista. Come ha impostato il lavoro?

Ho cercato di farmi aiutare da molte persone – da tutte quelle i cui nomi si leggono nella locandina – come il supervisore Alessandro Maggi, l’adattatore Tommaso Mattei e gli altri. Lo spirito è profondamente collaborativo, quindi alla base c’è un’idea di regia molto molto forte, che aveva bisogno di essere tradotta e concretizzata. In questo caso particolare è stato faticoso: l’obiettivo che volevo raggiungere era di un certo tipo e non l’avrei eluso o reso posticcio per nulla al mondo, e così è stato. Non è stata una cosa facile.

Ma è abbastanza semplice gestire due ruoli così importanti?

No, per niente: bisogna avere una grandissima pazienza. È una questione di fiducia in te stesso: man mano che davo ai miei colleghi delle indicazioni, sapevo che il significato di ciò che trasmettevo a loro sarebbe stato la base del mio lavoro, e poi sarebbe venuto il mio momento.

Il teatro una volta era molto frequentato sebbene l’istruzione non fosse tanto diffusa; ora ho notato che, nonostante ci sia una buona istruzione, tanta gente non ci va più. È vero, secondo lei?

Sì, vero. È una delle migliori osservazioni che abbia mai sentito in questi anni, complimenti. Il teatro è una giusta annotazione di cronaca. C’è meno bisogno di teatro, allora? Non lo so, io non sono un opinionista. Da quello che vedo io, e da quello che osservo attraverso i miei spettacoli, mi sembra che la gente ci sia e che ci sia anche un ottimo passaparola; forse il pubblico è più diffidente: l’istruzione che si ha oggi, a volte, sarebbe meglio non averla, considerando la maniera un po’ raffazzonata e approssimativa con la quale si studia.

Secondo lei, come si potrebbe avvicinare al teatro un pubblico più giovane?

Di giovani a teatro ce ne sono abbastanza, ma non sono sufficienti. Si potrebbero avvicinare attraverso la musica, attraverso scenografie più accattivanti, attraverso l’illusionismo che comunque fa parte del teatro, anche di quello semplice.

Secondo Peter Brook si può fare teatro con nulla o quasi, quindi soltanto utilizzando la parola; anche lei la pensa così?

Bella questa domanda! Lo spettacolo “Don Giovanni” è quello che dici tu: riuscire a creare, tra l’occhio dello spettatore e lo spettacolo che lo spettatore vede, una sorta di speranza. Io non vedo niente, ascolto la storia e con nulla ho la sensazione di essere catapultato in un altro mondo. Tempo fa ho visto “Il flauto magico” di Peter Brook: al posto del flauto, l’attore aveva in mano una canna di bambù, e sul palcoscenico non c’era quasi niente. I primi trenta minuti si può dire che ho dormito, ma gli altri mi sono profondamente commosso. Noi però siamo italiani e ci piacerebbe tanto essere degli spettatori che sanno apprezzare unanimemente, invece ognuno pensa a se stesso.
Io – essendo italiano – ho cercato di rendere il “Don Giovanni” una via di mezzo: la prima parte senza nulla in scena e un secondo tempo con qualche oggetto. Ho provato; mi sono ispirato a Peter Brook, Bob Wilson, a tutto ciò che non c’è e che io attore ti devo far vedere.
Lo spettatore italiano però non è disincantato verso l’arte: se non vede niente dice: “Caspita! Questo non ci ha proposto nulla!”, se vede troppo: “Beh, ha voluto solo raccontare…”. Gli spettatori triestini e italiani sono, a volte, un po’ snob. Il Pop – che sta per popolare – vuol dire riuscire ad avere un giusto equilibrio: essere capaci di raccontare al pubblico qualcosa che sia una via di mezzo tra ciò che non si vede ed è accennato, e ciò che spudoratamente si vede; e così ho cercato di fare io. Lo spettatore va compiaciuto.


Lei nel “Don Giovanni” non ha utilizzato una scenografia tradizionale, bensì si è avvalso della collaborazione dell’artista francese Fabien Iliou che, grazie all’uso dei mezzi tecnologici, ha creato degli effetti meravigliosi…

Desideravo che lo spazio fosse completamente vuoto: non volevo nessuna forma di scenografia. L’attore doveva essere libero di muoversi, di sentire ciò che recitava senza un elemento che distraesse lo spettatore; invece poi ho trovato una scenografia che colpisce, e se l’attore non è sufficientemente presente a se stesso, rischia di essere inghiottito dalla scena. Questa scelta è nata dall’“amore” che ho per l’arte moderna e contemporanea; mi piace molto l’arte visiva da De Chirico in poi. Per questo spettacolo avevo bisogno di profondità e credo che questa scena, con questo tipo di geometria, ce l’abbia, ne abbia moltissima.

Il teatro per lei che cos’è?

È una casa, una famiglia, il mio luogo di lavoro – come l’officina per un meccanico, come un laboratorio per un pasticcere o per un fornaio – è il luogo dove secondo me si celebra la vita, sia fuori che sopra il palcoscenico.

Prova ancora emozioni quando sale sul palcoscenico?

Sempre.

Quanto conta per lei la tecnica e quanto conta invece l’esperienza?

L’esperienza fa mettere a frutto la tecnica. La tecnica da sola non porta da nessuna parte, come la forza senza il controllo. L’importante è non avere fretta a lasciarsi condurre solo dalla tecnica.

Ho notato che a teatro, nei film e nelle serie televisive che ha fatto, ha scelto sempre dei ruoli legati a personaggi di altre epoche, che non appartengono ai giorni d’oggi. Come mai questa scelta?

Molto spesso siamo scelti; non sempre si è in condizione di scegliere. Credo che per rappresentare la vita di oggi si debbano avere più esperienze, ma per mio interesse culturale mi affascina di più sapere, contestualizzando il personaggio che faccio: in quale mondo, in quale ambiente, con quali abitudini si viveva nelle epoche passate – dal modo in cui ti siedi - al modo in cui parli. Con questo non voglio dire che sono un uomo d’altri tempi.

Ho saputo che lei ama molto la musica; da dove nasce questa sua passione?

È impossibile che l’uomo resista alla musica, e su questo credo che non ci sia il minimo dubbio. Su tante cose noi possiamo non trovarci, ma non sull’amore per la musica. Io ho scelto di cambiare mestiere per la musica: la musica – come mi ha detto una volta mia madre – è sinonimo di libertà.
Nei miei spettacoli cerco di mettere sempre della musica; nel “Don Giovanni”, per esempio, il secondo tempo inizia con la Sonata n. 20 di Mozart. La musica è un beneficio fondamentale per tutti.


Lei ha composto le ballate per il film “La seconda notte di nozze” di Pupi Avati. Come è stato lavorare con lui?

Lui non c’era; ho lavorato con i suoi produttori artistici ed esecutivi. È stata un’esperienza molto estemporanea come piace a me. Non essendo musicista mi posso permettere di potermi liberare, di poter vivere la musica come posso; non ho l’obbligo di dover dimostrare qualcosa e penso che questa sia la forma migliore per continuare, per tutta la vita, a coltivare l’amore verso la musica.

Lei che non è di Trieste, come vede questa città?

Sempre meglio. Tutte le volte che passo per il centro storico mi accorgo che ci sono tante cose che dieci anni fa non c’erano: tanti bar, gelaterie, pizzerie, pizze al taglio, molti negozi nuovi. Una volta, quando c’era un po’ di sole, non si vedevano così tante famiglie in centro. Credo che sia una città in straordinario rispolvero. È una città di mare che potrebbe offrire tante opportunità e vedo che si stanno facendo dei piccoli passi; quindi esorto i giovani a non andarsene – anche se verrebbe spontaneo farlo – ma di restare per coltivare quello che i loro predecessori hanno fatto e creare un nuovo futuro.

Le piacerebbe curare la regia di in un’opera lirica?

Magari, se conosci qualcuno… (sorride). Sì, sì mi piacerebbe molto. Trovo che la musica lirica sia il massimo: il punto di arrivo della carriera di un regista. È quanto di più visionariamente oggettivo si possa offrire allo spettatore, sia per quello che è l’udito, si per quello che puoi costruire intorno.

L’opera lirica che le piace di più?

“Il flauto magico”.

˜


Ringrazio Alessandro Preziosi per la sua disponibilità e simpatia.

Nadia Pastorcich © centoParole Magazine - riproduzione riservata -


18 gennaio 2015 - pubblicato via

www.centoparole.it/2015/01/alessandro-preziosi-il-teatro-e-la-cultura-classica/










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